Troppi predecessori per “Il rituale”. Con “Love” si ride e sorride

Serie TV Love

Immagine dalla Serie tv “Love”

Il rituale (di David Bruckner, 2017)

Difficile nei film horror trovare una trama originale: dopo la morte improvvisa e violenta di uno di loro, alcuni amici vanno a sfogare il loro dolore in un’impegnativa passeggiata tra le montagne svedesi. 
A causa di un infortunio occorso a uno dei ragazzi, il gruppo opta per una scorciatoia, che ovviamente rivelerà delle sorprese assai amare e dolorose.
Horror ambientati in montagna e soprattutto nei boschi non mancano, e alcuni di questi sono fatti bene, a partire da Non aprite quella porta e La casa, fino ai più recenti e affini, come Quella casa nel bosco, Wrong Turn, A Lonely Place To Die e Vertige (questi ultimi due ancora incredibilmente inediti); allora, cos’altro aspettarsi dal genere?
La risposta c’è ma svelerebbe qualcosa di troppo nella trama del film, ma si può comunque dire che si ritaglia un piccolo spazio tutto suo e in qualche maniera diverso dagli altri horror boscaioli, tanto da somigliare quasi più a un The Descent, con cui condivide in parte l’atmosfera e in pieno la nazionalità britannica.
Aggiungiamo inoltre che è ben realizzato come il connazionale appena citato, ma senza possedere l’onda d’urto che aveva investito (in positivo) i suoi spettatori al momento dell’uscita. Tutti questi elementi però non mi sono bastati a dargli un senso, perché sono troppi i predecessori e le piccole innovazioni sono insufficienti a tendere il pollice verso l’alto.
Ci sarebbe da dire che non ho citato film così noti, e allora la comoda visione direttamente a casa vostra in streaming senza particolari fatiche potrebbe risultare conveniente e potrebbe lasciare (sempre e soprattutto ai fans del cinema d’orrore) più di un’impressione positiva.
Ma per chi ama il connubio monti – boschi – horror, siamo fuori tempo massimo.

Love (Serie Tv, 3 stagioni)
Il creatore della serie Judd Apatow è un ottimo commediografo, e il suo stile, da buon ebreo newyorkese qual è, ricorda molto Woody Allen, con un tocco di Steve Martin. Non particolarmente noto da noi, dopo aver scritto show per Ben Stiller, ha realizzato (e a volte diretto) un buon numero di film, tra cui 40 anni vergine, Molto incinta, Zohan e il più completo e malinconico Funny People.
Love è il suo debutto nel mondo delle serie e fa subito centro con una divertente commedia romantica che racconta la relazione tra il nerd Gus e la ribelle Mickey, e soprattutto lo fa chiudendola in 3 stagioni non lunghe (10-12 episodi).
Molto vicino alle dinamiche di un film, Love accontenta una vasta fascia di pubblico, che va da chi cerca romanticismo, fino allo spettatore amante della comicità politicamente scorretta, ma non troppo.
Ottimi i due semisconosciuti (sempre da noi) protagonisti, Gillian Jacobs e il co-autore Paul Rust, un vero e proprio novello Woody anche nel look.
Basta parole e andiamo a ridere, sorridere e un po’ sognare sotto l’ombra della Grande Mela. La serie, prodotta da Netflix, è disponibile online in streaming.

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