Un film dell’orrore su un virus… Come questo 2020

Train To BusanTrain to Busan (di Yeon Sang-ho, 2016)
La trama potrebbe ricordarci qualcosa: un virus nuovo venuto dal nulla si diffonde rapidamente in Corea, mutando le persone colpite in zombi famelici, aggressivi e veloci (quest’ultima caratteristica è diventata ormai una corrente di pensiero sul fronte dei morti viventi).
Un agente di borsa divorziato promette alla sua bimba, con cui vive e che trascura a causa del lavoro, di accompagnarla in treno nella città di Busan a trovare la madre. Nel treno arriva all’ultimo istante una donna infetta e ovviamente scoppia l’epidemia in viaggio. Non ci sarebbero più parole per riuscire a recensire uno zombi movie a ben 52 anni dall’uscita de La notte dei morti viventi e dopo centinaia di film sul genere, ma Train To Busan di questi tempi è un film di stringente attualità e mostra, pur attraverso la metafora degli zombie (che si distinguono comunque decisamente dai contagiati per Covid), all’interno di un microcosmo come il vagone di un treno, come i personaggi interagiscono nella crisi e reagiscono nei confronti dell’attacco virale.

Nel dramma si incontrano e scontrano i valori umani basati sulla solidarietà e le loro antitesi create dalle paure, che portano lo stesso genere umano ad autoeliminarsi. Il “treno” è un veicolo fortemente sociologico e psicologico, e le gesta umane rendono ogni individuo diverso dal proprio prossimo, così difficile da accogliere e da accettare.
Il film ha una grande carica di azione e adrenalina tanto da far tenere sulle spine lo spettatore fino all’ultimissima scena, è divertente nella sua drammaticità e pur tracciando solo superficialmente i suoi protagonisti si tende a parteggiare per alcuni e desiderare senza mezzi termini la fine di altri, in particolare Yon-suk risulta per chi scrive, uno dei personaggi più demenzialmente crudeli degli ultimi anni, e che paradossalmente andava sfruttato maggiormente verso il finale.

C’è qualche lungaggine soprattutto all’inizio quando si presenta il “solito” rapporto padre/figlia, c’è un po’ troppa attenzione al meccanismo del dramma familiare che qui c’entra poco e fondamentalmente bisogna dire ai coreani che se snellissero i loro bellissimi film di una ventina di minuti sarebbero ancor più straordinari. Accolto da una standing ovation in una visione notturna del Festival di Cannes, Train To Busan è un horror, c’è azione, c’è una tecnica registica, soprattutto negli inseguimenti di massa, da leccarsi i baffi, e soprattutto tra le righe si legge tutto questo inizio 2020 che sembra esattamente quello che quest’opera è: un film dell’orrore.
C’è anche un prequel animato (Yeong è principalmente un regista di animazione) ed è in uscita un sequel in estate. Sia il film che il prequel sono disponibili in Dvd.

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