“Noi”, un horror potentissimo, da vedere e rivedere

Noi

Noi (di Jordan Peele, 2019)

Dopo il sorprendente e premiato (Oscar alla Miglior Sceneggiatura) esordio con Scappa – Get Out (recensito favorevolmente su queste pagine), l’ex comico di colore (va specificato perché, come Spike Lee, il regista ha sempre protagonista/i di colore) torna con un altro horror ancora più politico e ancora più incentrato sul tema del diverso, e ancor più convincente rispetto al film precedente.

La protagonista di Noi quando era bambina si era persa per quindici minuti in un castello di specchi dentro al Luna Park dove vede (o crede di vedere) il suo doppio. Trent’anni dopo con la sua famiglia va in vacanza in quei luoghi e si ritrova di nuovo alle prese con una sensazione che man mano diventa un’incredibile realtà.

Fare un elogio di un film bellissimo senza poterne spiegare a fondo le ragioni per non rovinare la visione non è facile, ma innanzitutto diciamo che ci troviamo di fronte a un’opera molto complessa, piena di tematiche e significati nascosti. Il motivo principale, quello del doppelgänger non è nuovo nel cinema horror, ma il regista aggiunge nuovi elementi come forbici, conigli, il numero 11 e tanti altri simboli che qui vi butto a caso sempre per non svelare nulla, ma che acquistano un senso compiuto all’interno di questo quadro complesso, dove ogni particolare, ogni scena è da considerarsi un tassello di un puzzle.

La storia prende le pieghe dell’horror apocalittico, condito continuamente da un’ironia che a volte sfocia in risate e grande musica e che in una scena con sottofondo “Good Vibrations” dei Beach Boys e “Fuck The Police” degli NWA raggiunge vette altissime di cinema e divertimento pure.

Cast tutto perfetto, con una menzione per gli attori bambini, e soprattutto per la straordinaria protagonista, la magnetica e inquietante Lupita Nyong’o, il cui sguardo mi resterà impresso per giorni.

Verso il finale il film svela la sua natura e i suoi misteri, con l’unico difetto di rivelarsi troppo verboso (e lunghetto) nel far capire tutta la storia ai protagonisti e allo spettatore, ma la danza finale (e l’ambientazione) sono qualcosa di sublime che al cinema si vedono raramente, con virtuosismi registici da brividi.

Un film potentissimo, disturbante, di difficile ma necessaria visione per ogni madre, e un messaggio a favore delle classi disagiate più potente di ogni tweet possibile.

E la sorpresa finale, che a mente fredda si potrebbe definire prevedibile, è un coraggiosissimo atto di scrittura.

Noi andrebbe visto e rivisto da tutti, dall’adolescenza in poi, andrebbe capito e conservato seppure con la difficoltà di un horror a tutti gli effetti nella memoria collettiva. Meno male che ha dei difetti, altrimenti sarebbe il miglior film degli ultimi 30 anni, e comunque poco ci manca.

Lo vedrete, mi auguro, nelle Arene, oppure in Dvd o Blu-ray.

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