Da mesi i carabinieri della compagnia di Cervia-Milano Marittima erano sulle tracce di Tibor Simon, considerato un «pericoloso» latitante rumeno, condannato in via definitiva dal tribunale di Urbino per furto in abitazione, che già dalla scorsa estate, in almeno due occasioni, aveva forzato un posto di controllo dei carabinieri e ingaggiato fughe ad alta velocità (e a suo carico sono al vaglio anche diversi furti in abitazioni e aziende verificatisi in questi mesi).
Durante il pomeriggio di martedì (1 marzo), un brigadiere e un appuntato dei carabinieri, a passeggio per Cervia fuori servizio con le loro famiglie, lo hanno notato mentre saliva a bordo di una utilitaria nel parcheggio di un supermercato. I due militari sono così saliti a bordo delle loro auto private per iniziare un pedinamento allertando, nel contempo, la centrale operativa.
Simon – accompagnato da quello che sarà poi identificato nel pregiudicato napoletano Mario Cuomo – ha raggiunto (pedinato dai carabinieri) un elegante complesso residenziale di Pinarella di Cervia, entrando in un appartamento con le tapparelle abbassate e apparentemente disabitato.
Nel giro di pochi minuti sono giunte sul posto numerose pattuglie e, circondata la casa, gli uomini dell’Arma hanno fatto irruzione nell’appartamento, al pian terreno, scoprendo l’inaspettato: intorno a un tavolo – allestito con quattro computer, dispositivi elettronici, carte di credito e documentazione bancaria di vario genere – otto persone, secondo una prima ricostruzione, stavano di fatto derubando conti correnti on line di ignari vittime di phishing, la truffa informatica che permette mediante mail ingannevoli di recuperare i codici segreti dei conti. Il bottino veniva poi trasferito all’estero, attraverso un canale di riciclaggio. Attorno al tavolo c’erano due donne rumene – Maria Sociu, fidanzata del latitante, e Diana Florina Chiorean – due italiani – Mario Russo e Stefano Soresini – e quattro uomini romeni – Rares Alexandru Mavrodinescu (che durante il blitz dei carabinieri in un ultimo disperato tentativo ha tentato di far sparire la documentazione presente sul tavolo), Felix Cristian Bogdan, George Mitu e Mihai Grecu.
Senza perdere di vista l’obiettivo iniziale, i carabinieri hanno poi perquisito l’appartamento scovando, nella stanza da letto, Simon Tibor che, in compagnia di uno dei connazionali, stava esaminando alcuni attrezzi da scasso, utilizzati per i furti in abitazione.
Le dieci persone complessivamente presenti sono state arrestate. Oltre ai dispositivi elettronici (computer, telefonini e lettore di carte magnetiche), i carabinieri hanno sequestrato numerosi documenti falsi, carte d’identità italiane e rumene, codici fiscali e contratti ottenuti a partire dagli stessi documenti falsi. Uno degli arrestati era in possesso di due carte d’identità, munite della sua foto, ma con generalità di altre due persone inesistenti.
È stato individuato anche un conto corrente acceso alcuni giorni prima all’ufficio postale di Pinarella di Cervia con documenti e generalità false e i carabinieri hanno scoperto che la banda aveva tentato di aprirne altri due sempre con documentazione falsa. Sul conto attivato è stato verificato che, in pochi giorni, sono transitate somme di denaro, poi trasferite verso conti correnti su piattaforma internazionale, in corso di individuazione.
Secondo una prima ricostruzione, Soresini, della provincia di Como, noto alle forze dell’ordine per la specifica tipologia di crimine, già condannato e arrestato in passato, forniva il know how all’organizzazione criminale, soprattutto dal punti di vista informatico; Cuomo e Russo, soprattutto il primo (con precedenti al pari di Soresini), provvedevano invece al reperimento dei documenti falsi, fondamentali per sottoscrivere contratti di conto corrente intestati a soggetti inesistenti e dunque non rintracciabili e ottenere carte di credito prepagate munite di Iban (tipologia di recente introduzione che consente di ricevere e fare bonifici); mentre Simon rappresentava l’organizzazione in Romagna, curando i rapporti con gli italiani. Per quanto riguarda gli altri cittadini romeni, alcuni dei quali non si esclude possano rappresentare il livello direttivo dell’organizzazione, viene ipotizzato che si occupassero di effettuare, soprattutto dagli sportelli Atm utilizzando le carte di credito fittiziamente intestate, l’operazione di trasferimento all’estero delle somme derubate agli ignari correntisti.
Il volume di denaro che è stato accertato essere stato movimentato in soli 10 giorni, con le prime 3 carte esaminate, ammonta a circa 50mila euro (con otto vittime derubate) ma i carabinieri non hanno dubbi nello stimare il valore del traffico nell’ordine di milioni di euro.
Le indagini, dirette dal sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna, Lucrezia Ciriello, serviranno a individuare gli altri responsabili e a cercare di interrompere il pericoloso fenomeno. Una piccola parte delle somme sottratte è stata intanto bloccata su un conto illecito e potrà essere restituita agli aventi diritto.
Questa mattina, sabato 5 marzo, il Gip del Tribunale di Ravenna ha convalidato gli arresti e ha disposto le misure cautelari in carcere per otto di loro mentre per le due donne è stato applicato l’obbligo di dimora nella Provincia di Ravenna.