Il Parco cerca aziende interessate alla carne di daino, la procura apre un fascicolo

L’ente che tutela il Delta vuole ridurre il nucleo di 700 esemplari nella pineta di Classe e pubblica un’indagine di mercato: il ricavato per chi svolgerà le catture saranno gli animali stessi con una stima di circa 4 euro al kg. La magistratura vuole chiarire i contorni della procedura dopo aver ricevuto un esposto

Daini Pineta Classe Ph Willy Maurizio Cazzanti

Foto di Willy Maurizio Cazzanti

La procura della Repubblica di Ravenna ha aperto un fascicolo, al momento solo conoscitivo quindi senza indagati, su un avviso pubblico del Parco del Delta del Po per la ricerca di aziende interessate a occuparsi del piano triennale per catturare e delocalizzare i daini della pineta di Classe, stimati in circa 700 esemplari. La procura si è mossa dopo aver ricevuto un esposto da un’associazione e un comitato che chiedono di valutare l’esistenza di condotte penalmente rilevanti nell’atto.

L’avviso pubblicato il 29 agosto – una procedura esplorativa che non impone alcun affidamento a seguire – fissa a zero la base d’asta da sottoporre a rialzo: il guadagno per le aziende sarà la carne degli animali stessi. È proprio il Parco stesso che fa i conti come al banco di una macelleria: si stima un peso utile di 25 kg per i maschi e 20 per le femmine a un valore tra 4 e 4,3 euro al kg. «La stima del valore lordo della concessione derivante dagli introiti dell’attività è stimata in 83.700 euro oltre all’iva a decorrere dall’anno 2023». Si considera di riuscire a catturare al massimo 300 capi all’anno tra Pineta di Classe e Pineta di Volano dove dovrebbero esserci circa altri 450 animali. L’operatore economico aggiudicatario dovrà occuparsi anche delle costruzioni dei due recinti per le catture in zone indicate dal Parco. Il 15 settembre scade il termine per la presentazione delle candidature che verrebbero poi invitate all’eventuale gara per la concessione (ipotizzando l’avvio delle catture dal 15 ottobre).

È giusto segnalare che il documento (qui il pdf) non fa riferimento esplicito alle attività di macellazione, ma formalmente parla di «cattura e delocalizzazione». Al tempo stesso però si mette nero su bianco che l’unica entrata per chi dovrà svolgere le attività sta nel valore della carne dei daini.

Nelle premesse dell’avviso pubblico, la dirigenza del Parco si richiama alle guide nazionali che prevedono l’eradicazione del daino dalla pianura Padana dove i due nuclei di ungulati (nel Ravennate e nel Ferrarese) hanno origine artificiale, frutto di fughe dalla cattività di un ridotto numero di esemplari oltre vent’anni fa.

La Rete a tutela dei daini sottolinea che all’origine dell’intervento per ridurre la presenza dei daini ci siano danni alle colture agricole e incidenti stradali ma «i dati della Regione parlano di incidenti zero, danni alle colture irrisori, dissuasori lungo le strade non installati, censimenti con numeri ballerini e nessuna valutazione sulla famiglia dei lupi presenti che si cibano di daini. Si parla, invece, tra le altre cose, di daini che interferiscono con le attività venatorie, disturbando col loro odore i cani. Daini al macello e operazione pagata vendendo la carne».

La consigliera regionale Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) ha presentato un’interrogazione per chiedere come si conciliabile la destinazione dei daini ad allevamenti da carne con le precedenti dichiarazioni e promesse dei componenti la giunta regionale dell’Emilia-Romagna riguardo alla salvaguardia degli stessi animali e sull’utilizzo di metodi di contenimento non cruenti.

A giugno del 2021, in risposta a un’altra interrogazione della stessa Gibertoni, l’assessore Alessio Mammi aveva detto che si stava «valutando quali strutture ospiteranno i daini che attualmente si trovano nelle pinete di Lido di Classe e Lido di Volano. Il piano di prelievo è realizzato in base alle decisioni di tecnici specialistici e ogni selettore potrà distinguere grazie a un particolare distintivo quali sono i daini provenienti da queste aree. Questi animali non possono essere abbattuti». A ottobre del 2020 lo stesso assessore Mammi era stato ancora più esplicito: «Vogliamo affrontare il tema del sovraffollamento dei daini in un modo che non preveda alcun abbattimento dei capi – era il virgolettato riportato da un comunicato stampa della Regione –. Per questo abbiamo chiesto la collaborazione di Ispra perché valuti un piano sperimentale per lo spostamento degli animali dalle pinete degli areali storici, ad altre aree della regione dove possono trovare habitat privilegiati e dove la loro presenza si situa in un contesto di ecosistema in equilibrio: per noi è l’unica soluzione in campo, peraltro già adottata in altri territori italiani. Non corrisponde perciò al vero quanto diffuso in queste ore sui social e riportato anche da un giornale locale, su presunte riunioni in Regione per un piano straordinario di abbattimento degli animali».

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