La caduta di Fetonte in terra romagnola abita nel labirinto effimero

Alfonsine partecipa alla manifestazione “Ravenna Mosaico 2019” con un’opera d’arte sul figlio di Apollo.

 

Il Gruppo Di Lavoro Associazione Dis ORDINE

L’Associazione Dis-Ordine ha di recente inaugurato ad Alfonsine un’installazione dedicata al mito di Fetonte, il giovane discendente di Apollo che per tracotanza si procurò la morte cadendo dal carro paterno. L’evento, in collaborazione con lo studioso di storia locale Luciano Lucci, ha lo scopo di proporre un’ interpretazione dell’episodio mitologico attraverso il segno di un cerchio, una ruota del carro del Sole, dal quale si irradiano fasci luminosi in granoturco e tessere d’oro recanti all’estremità arti umani in gesso, a simboleggiare i resti dello sventurato semidio. L’opera, realizzata da Greta Tosi, Steven Bortolussi e Riccardo Mariotti con la supervisione di Mariella Busi, Elena Pagani, Marcello Landi e Federico Zanzi, è il frutto di un lungo lavoro di ricerca e preparazione di calchi anatomici combinati con frammenti di un carro agricolo di Maddalena Venturi. In particolare, per il calco di mani, piedi e facce sono stati coinvolti i giovani artisti del Dis-Ordine, giudicati un modello ideale per l’attinenza con l’età del personaggio.

Secondo le ricerche di Lucci, Fetonte sarebbe atterrato proprio sulle piatte terre alfonsine, le allora rive dell’antico Eridano, nel punto che oggi è il centro di un labirinto, unico al mondo, costituito da 30.000 canne palustri appese a un reticolato di filo in dialogo costante tra terra e cielo, un’opera di land art concepita da Carlo Galassi nell’omonima azienda: trattasi del Labirinto effimero sospeso dedicato a Dante – che pure  in più occasioni cita il mito di Fetonte all’interno della sua Commedia – da ora inserito dal Comune di Ravenna tra i luoghi delle celebrazioni dantesche in vista del 2021.

 

Fetonte cade giù attraversando il cielo come una stella cadente verso la foce dell’Eridano – leggenda narra nei pressi dell’attuale Alfonsine – a quei tempi selva di sterpi e canne palustri. Le Eliadi, sorelle di Fetonte, disperate per la perdita del fratello, saranno trasformate dal padre in pioppi e le loro lacrime in ambra.
L’Alfonsine di oggi si trova su quel territorio che in un tempo lontano era un intrico di dune sabbiose e vie d’acqua, dorsali ghiaiose e valli, un territorio povero di materiali che deve il suo destino, fin dal tempo delle migrazioni greche del 1500/1000 a.C., al passaggio commerciale dei traffici dell’ambra, sacra al dio Sole, e all’attività di caccia e pesca, contese prima dalle tribù celtiche che tentarono una prima bonifica poi, dopo secoli di vicissitudini, dall’antica Schola Piscatorum (oggi “Casa Matha”, ancora proprietaria di diversi fondi in zona) e in seguito da veneziani, padroni a Ravenna, dai Calcagnini di Fusignano e infine dagli Estensi di Ferrara. Un territorio che ancora oggi, con il suo bagaglio di storia, tradizioni e mito, è in grado di produrre bellezza e cultura.

 

 

 

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