“Siderale”: la pittura sapiente, elegante e fantasmatica di Massimo Pulini

In mostra a Ravenna, le opere recenti dell’artista cesenate, su lastre radiografiche. Fino al 7 giugno nella Sala del Mosaico della biblioteca Classense

Sderale PuliniAl passaggio di ogni stagione si rinnova l’appuntamento nella Sala del Mosaico della Classense in cui viene esposta un’opera d’arte contemporanea. Nell’equinozio di questa primavera è stato il turno del lavoro di Massimo Pulini, artista cesenate, docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna e studioso d’arte. I suoi interventi critici nell’ambito della storia dell’arte, in particolare quella del ‘600, sono noti a cominciare dagli approfondimenti sul Sassoferrato, Ginevra Cantofoli e Benedetto Gennari, sugli artisti seicenteschi cesenati – Razzani, Serra, Savolini – fino all’ultimo e interessante intervento su un dipinto passato in asta (e poi velocemente ritirato) l’anno scorso a Madrid che Pulini ha attribuito con convinzione a Caravaggio. Queste ricerche testimoniano uno sguardo critico, attento e molto colto che non può non riverberare nel lavoro artistico di Pulini, condotto da ormai una trentina di anni.

I suoi lavori non sono mai stati semplici ma frutto di una stratificazione complessa dettata da studi, letture e dall’esperienza di un grande connoisseur. Astrologia e astronomia, mondo classico, mitologia, dimensione storica e filosofica di tempo e spazio, storia della tecnica e dell’arredo fino alla storia del gusto sono le tracce coinvolte nella serie Siderale esposta oggi a Ravenna: 49 piccole opere realizzate a pittura su lastre radiografiche, più una sciolta e collocata vicino ad un imponente orologio meccanico di fattura neoclassica cercano di esplorare la considerazione del tempo in un punto storico preciso, coincidente al passaggio dalla dimensione classica e mitologica a quella moderna e laica.

Saxl e Warburg, grandi studiosi d’arte e cultura classica e rinascimentale, così come in tempi più recenti Eugenio Garin, hanno raccontato in scritti appassionanti come il crollo del paganesimo non avesse definitivamente coinvolto l’astrologia e l’iconografia classica ad essa collegata che sopravviveranno se pur trasformati nel Medioevo e nel Rinascimento. Gli umani di quel tempo, le loro attività e inclinazioni, si pensavano in gran parte determinati dagli influssi astrali nominati tramite complesse narrazioni e iconografie mitologiche. Nel ‘400 – filosofia e medicina ancora unite – un medico come Marsilio Ficino spiega le principali complessioni, fra cui la malinconia o umor nero, come effetti dichiarati del proprio tema astrale di nascita e degli influssi ciclici dei pianeti nel corso delle vite. Neanche la proibizione di alcuni libri – come De vita di Ficino – da parte della chiesa in epoca di Controriforma potrà sopprimere fino al secolo successivo la potenza del racconto mitologico e astrologico che in varie forme narra tramite miti e allegorie la complessità delle vite.

Questa splendida dimensione narrativa del mondo comincia a incrinarsi e a fluttuare come reperti di un naufragio in epoca moderna. Non so se il punto di crisi sia stato più nutrito dal razionalismo di Cartesio o dalla necessità economica di un tempo meccanico e laico imposta dalla prima rivoluzione industriale a fine ‘700: fatto sta che i pianeti e le loro personificazioni mitologiche, le narrazioni classiche e gli influssi astrali tramontano per sempre, proprio nel momento della nascita degli orologi settecenteschi che hanno ispirato il lavoro di Pulini. L’artista ricompone in queste opere le spoglie di un mondo di memorie dipingendo su lastre radiografiche, un supporto che rende metaforicamente la profondità, l’aspetto di ciò che non è apparentemente visibile, e contemporaneamente dà spazio al nero. Questo colore rimanda ai modelli reali degli orologi ed esalta la pittura veloce sovraimpressa, classicamente compendiaria, che tratteggia miti e figure allegoriche, costellazioni e simboli di un mondo che non è più. Pulini esercita una pittura sapiente, elegante e fantasmatica che onora maliconicamente un mondo sconosciuto alla maggior parte dei contemporanei. Rimane la storia a guardare, scandagliare il passato e sorvegliare il presente. Rimane l’arte – quella di Pulini, fra altri – a coltivare le memorie in un esercizio importante di bellezza e pensiero critico.

Massimo Pulini. Siderale. Biblioteca Classense (Sala del Mosaico) Ravenna; fino al 7 giugno; orari: Mar-Sab 9-18.30; chiuso Dom e Lun e giovedì 2 giugno.

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