Le ibridazioni di Monika Grycko e i mixed media di “Rave 1836” al MAG

In via Mazzini riaprono la personale dell’artista polacca e una collettiva più “pop”, a conferma del panorama eclettico di una galleria apprezzata sia ad ArtVerona che alla recente Arte Fiera di Bologna

Monika Grycko Rat Mother

Monika Grycko, “Rat Mother” (scultura)

Passato l’esame ad ArtVerona in ottobre dove la galleria MAG è stata inserita dalla rivista Artribune fra i migliori 10 stand presenti, è stata la volta di Arte Fiera a Bologna, manifestazione appena conclusa, dove la responsabile della galleria ravennate Alessandra Carini ha scelto di presentare una selezione rappresentativa del lavoro e della filosofia del proprio spazio mettendo in esposizione opere di Joseph Beuys, Chiara Lecca, Giorgia Severi e Matteo Lucca. Ed è stato di nuovo un bel successo che conferma la qualità dell’itinerario del MAG.
Al ritorno a Ravenna, hanno riaperto quindi le due esposizioni inaugurate nella sede di Via Mazzini lo scorso dicembre, in cui sono presenti lavori di artisti e artiste della squadra della galleria.

La personale “Fortitude” di Monika Grycko – artista di origine polacca residente in Romagna da 30 anni – raccoglie sculture in ceramica e dipinti degli ultimi anni fino a lavori recenti, imbastiti – al di là dei diversi materiali impiegati – su temi lungamente attesi dall’artista, concentrati principlamente sui concetti di ibridazione e metamorfosi. Che sia la figura umana di Lili o l’animale umanizzato di Rat Mother poco cambia: il senso di incertezza inquieta che si prova davanti a queste nitide opere si mantiene; anzi, viene amplificato dal contrasto fra le algide superfici ceramiche, perfettamente levigate, e i soggetti rappresentati che sfuggono alla norma della realtà. La scultura di Lili mantiene per la quasi totalità una figura umana elegante, uno sguardo espressivo e un sorriso accattivante nonostante la sua ambigua fattura di grande bambola. Ma la testa è coronata da una serie di protuberanze simili a organi interni in modo da causare una forte sensazione di disturbo: quel che è dentro è fuori, e non è al suo posto. La stessa ambiguità attraversa Rat Mother in posa composta, piedi e mani acconciati in modo signorile, qualche piega sul ventre dovuta ad un leggero sovrappeso. Di nuovo, ciò che delude le aspettative alzando lo sguardo è la visione di un muso aninale muto e vitreo dagli occhi spenti.
Cervi, pecore, umani e lupi compaiono su grandi tele ad acrilico. Qui non è il processo di ibridazione a rendere incerto il panorama della realtà ma la posizione astratta degli animali, il set dello sfondo – glaciale o monocromo – e la gamma dei colori, tutti virati teneramente al rosa e azzurrino. Il lavoro si trasforma in una specie di bomba avvolta dalla confezione di confetti. Ancora altre opere: crani di animali modificati, trofei di musi sintetizzati in forme extraterrestri, oggetti rituali composti da pezzi anatomici. Le ambigue visioni interiori di Monika attraversano i territori del post umano, vincendo soprattutto quando nell’opera viene mantenuta confinata la sensazione di mortifero e l’eleganza tampona alcuni eccessi visivi.

Anna Never Last Revival Party

Anna Never, “Last Revival Party” (olio su tela)

Del tutto diversa è la collettiva di Rave 1836 in cui sono inseriti i lavori di artiste e artisti della galleria fra cui Anna Never, Lucia Nanni, Roberto Beragnoli & Elisabetta Cardella, Mia Pulcini, Dissenso Cognitivo, Margherita Paoletti, Riffbalst, Deco Rabiscando, Nic Alessandrini, Matteo Sbaragli e Riccardo Garolla.
Sculture, dipinti e molti lavori in mixed media rendono bene il panorama eclettico della galleria che mantiene un filone pop e in dialogo con fumetto, street art, pubblicità, stencil e writing, realizzati con piglio ironico o eleganti derive decorative.
È presente anche una seconda linea di lavori che invece si richiamano alla tradizione e che variano da un linguaggio volutamente naïve a sperimentazioni con le intelligenze artificiali, dalla narrazione di frammenti di vita quotidiana a ritratti e ambienti completamente spaesanti. Il campo artistico è ampio e restituisce la vivacità di questi anni e una dimensione immaginativa complessa.

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