Un nuovo finanziamento da 250mila euro per il restauro della Barca di Teodorico Seguici su Telegram e resta aggiornato I lavori dovrebbero terminare entro la fine del 2026, anno “teodoriciano” Poi l’esposizione al Museo Classis Si apre un nuovo capitolo – auspicabilmente l’ultimo – per la “Barca di Teodorico”: il reperto rinvenuto nel 1998 durante i lavori di riqualificazione del Parco Teodorico godrà infatti di un nuovo finanziamento di 250mila euro, elargito dal Ministero della Cultura sulla base delle indagini diagnostiche preliminari svolte negli ultimi anni, per il completamento delle operazioni di restauro del bene. Superate le prime fasi di impregnazione e rinforzo della struttura, si passerà oggi all’essiccazione dei legni, passaggio finale prima dell’esposizione dell’imbarcazione al Museo Classis, dove potrà tornare sotto lo sguardo di turisti e cittadini. La fine dei lavori di ripristino è prevista entro la fine del 2026, anno “teodoriciano”, dove ricorreranno i 1500 anni dalla morte del sovrano. La storia della “Barca di Teodorico” è stata tutt’altro che lineare: a causa della sua composizione in legno, materiale organico e capace di conservarsi solo in alcuni contesti specifici, e del ritrovamento in ambiente sommerso, l’iter di ripristino volto alla collocazione negli spazi del museo Classis ha subito diversi arresti e riprese. «Il miglior ambiente per la conservazione di un reperto è quello in cui è stato ritrovato – commenta la Soprintendente Federica Gonzato -. Le particolari condizioni del ritrovamento però, ci hanno costretti a un recupero immediato, senza poter attendere le tempistiche per l’assegnazione di fondi e di un luogo per la collocazione». Nel 2000 infatti prende ufficialmente il via il progetto di restauro, con una prima fase di lavori dal 2000 al 2005, con una fase di impregnazione della struttura con una soluzione di polietilen glicol (PEG), al fine di stabilizzare il legno prima della fase di essiccazione ed evitare collassi. Poco dopo, un periodo di fermo nei magazzini di Comacchio, protetta da un guscio di vetroresina, e il ritorno in città nel 2023, con destinazione i nuovi spazi espositivi del museo Classis, pensati appositamente per ospitare l’imbarcazione tardo-antica grazie all’impegno della fondazione RavennAntica. Negli ultimi anni, il ministero ha stanziato fondi annui (dai 20 ai 40mila euro circa) utilizzati per gli interventi di ordinaria manutenzione, mentre quest’ultima tranche di fondi dovrebbe finalmente arrivare consentire la pubblica fruizione della barca. Proprio a causa delle condizioni inusuali e delicate del reperto, la soprintendenza si avvarrà delle competenze del professor Marco Fioravanti del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze: «La “Barca di Teodorico” entrerà a fare parte di una grande “flotta” immaginaria che ha avuto inizio con il ritrovamento della nave Vasa, a Stoccolma – precisa l’esperto -. Una serie di preziosi in legno antico conservati grazie alla totale immersione in acqua. La stessa acqua che però ha sovrassaturato la struttura, minacciandone il collasso e portandoci ad operare per tentativi, come sempre si procede in questi casi, alla ricerca del metodo di conservazione e stabilizzazione di un materiale vivo e delicato come il legno». Le ultime fasi di essiccazione si svolgeranno nel corso di un anno, in una sede individuata dai tecnici del Comune a Savarna. «Non si tratta solo della restituzione al territorio di un suo importante bene culturale – precisa Gonzato -. ma anche di un importante progetto di ricerca scientifica sulla conservazione di ritrovamenti tanto rari e delicati. La storia della barca di Teodorico racconta di commerci, di paesaggi, di contatti, e rappresenta la differenza tra storia e archeologia. Non ci sono parti scritte, ma racchiude comunque la storia della città». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Al Parco Teodorico cinque serate da vivere con tutta la famiglia La Consar interrompe la serie positiva e scivola al secondo posto Torna la fiaccolata al Capanno di Garibaldi, per ricordare la Trafila Seguici su Telegram e resta aggiornato