Cgil: «Ripresa? Il tasso di occupazione è in calo, in tanti hanno smesso di cercare»

Il segretario Ricci: «Le aziende non trovano lavoratori? Se a un laureato offri un tirocinio da 400 euro al mese magari preferisce andare all’estero…»

Costantino Ricci

Costantino Ricci

La disoccupazione è in calo ma non è l’unico numero a cui guardare per leggere lo stato di salute del mercato del lavoro sul territorio. Così ci dice il segretario provinciale del sindacato Cgil, Costantino Ricci: «Ad esempio io noto che sono in calo anche il tasso di occupazione e il numero assoluto degli occupati. Non c’è stato un corrispondente calo della popolazione e allora mi viene da dire che c’è una fetta di popolazione che non cerca più lavoro e questo mi preoccupa». E poi guardando ai vicini di casa c’è poco da stare allegri: «Il dato ravennate è comunque peggiore di quello regionale».

Infine le imprese: «Se facciamo base cento nel 2008, prima della crisi, per le imprese attive registrate alla Camera di Commercio di Ravenna, oggi vediamo che quelle manifatturiere e minerarie sono 73, nell’agricoltura sono 76 e nella logistica sono 69. Insomma non vedo dei segnali che autorizzino a parlare di inversione di tendenza. Segnali importanti di miglioramento sì ma andrei piano a festeggiare».

Tra i dati sicuramente positivi ci sono i 529 dipendenti che usufruivano di ammortizzatori sociali al 31 dicembre 2017: «Si può dire che sia un numero fisiologico, siamo ben lontani dai picchi di 7.700 nel 2008 e 7.900 nel 2013. Però è anche vero che con le modifiche di legge sono diminuite le aziende che possono richiedere la cassa integrazione».

C’è poi da tenere in considerazione la differenza tra attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro, di qualunque tipo e durata: al terzo trimestre del 2017 il saldo era negativo di 64. «Non può essere un dato incoraggiante se si chiudono più contratti di quanti se ne aprono. E nei prossimi mesi arriveremo alla fine dei tre anni di incentivi per le nuove assunzioni, questo avrà effetti sui numeri». Eppure ogni tanto si sente dire di aziende che non trovano lavoratori. Ricci sorride: «Ho qualche difficoltà a capire che cosa si intenda. Se pensiamo di retribuire certe professionalità offrendo a un giovane laureato un tirocinio formativo a 400 euro mese poi dobbiamo mettere in conto che se ha qualche offerta diversa all’estero preferisca quella». E così una risorsa su cui ha investito lo Stato finisce per entrare nel mercato del lavoro altrove: «Siamo un Paese senza politica industriale. Se vogliamo davvero impostare una formazione finalizzata alle assunzioni in Italia occure decidere oggi che industria avremo fra tre-quattro anni per dare un indirizzo ai percorsi di studio». E a proposito di formazione, il sindacalista non risparmia critiche al mondo aziendale: «Non c’è più la propensione di un tempo a formare i proprio lavoratori. Cercare personalità già formate sul mercato del lavoro dopo otto anni di crisi forse non è così facile».

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