Stop concessioni balneari, i bagnini: «Le proteste farebbero chiudere le spiagge»

Rustignoli (Fiba): «Non dal 2024. Disposti invece a parlare dei canoni, ma qui gli stabilimenti pagano 20 mila euro all’anno, compreso il salvamento»

Concessioni Balneari1«Prova a pensare a un imprenditore che ha ricevuto nel 2019 l’estensione della concessione fino al 2033, con un timbro e la tassa da pagare, dopo che il Comune aveva fatto tutte le verifiche del caso. E prova a pensare poi che con quel titolo in mano quell’imprenditore sia andato in banca e abbia investito 5-6-700 mila euro, ipotecando la casa, per il proprio stabilimento balneare. E prova a pensare ancora, tre anni dopo, con una pandemia nel mezzo, che qualcuno alla fine gli dica che era tutto uno scherzo. Che quella concessione non è più valida. Ora, come potrà mai reagire?».

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Il presidente della Coop Spiagge Rustignoli

Usa un esempio molto concreto Maurizio Rustignoli, presidente nazionale delle imprese balneari di Fiba Confesercenti, per far capire lo stato d’animo dei bagnini che rappresenta (a livello locale anche come presidente della Cooperativa Spiagge di Ravenna). Bagnini che hanno incassato a suo tempo dal Governo gialloverde la proroga della concessione e che ora si trovano davanti la sentenza del consiglio di Stato che impone invece a partire dal 2024 di mettere all’asta tutti gli stabilimenti balneari.

«Siamo d’accordo sul fatto che siano necessari bandi di evidenza pubblica, questo non lo contestiamo. Ma entro il 2024 non è possibile. Si rischierebbe di bloccare un intero settore, perché è evidente che chi ha in mano una concessione  fino al 2033 non potrebbe fare altro che fare ricorsi su ricorsi e si aprirebbe così un mega contenzioso per tutte le spiagge, con danni soprattutto per gli utenti finali, i turisti».

Ecco quindi che Rustignoli lancia un appello in primis alla Regione Emilia-Romagna, la più importante in Italia dal punto di vista del turismo balneare, affinché si faccia promotrice di un tavolo di confronto con anche le associazioni di categoria, «per poter giungere a trovare l’equilibrio che è venuto a mancare. Da un lato bisognerà intraprendere un percorso di armonizzazione dei principi europei, dall’altro trovare un modo di riconoscere le certezze alle imprese balneari che in questi anni hanno investito, una premialità. Ancor più in Emilia-Romagna che è un esempio come modello di servizio e di accessibilità alle spiagge, in qualsiasi tratto». Un percorso graduale, chiedono i bagnini, che deve partire da una vera mappatura del territorio e che non sarebbe in grado di portare i Comuni a emettere bandi di gara così complessi già entro il 2023.

«Un’occasione per mettere mano a tanti aspetti, dall’interesse collettivo alla tutela ambientale, per una riforma seria del demanio che si deve fare senza colpi di spugna né posizioni politiche, come politica mi è parsa invece quest’ultima sentenza».

Un’occasione anche per ridiscutere dell’entità dei canoni annuali, in alcune zone d’Italia risibili (ci sono stabilimenti in Costa Smeralda che spendono poche centinaia di euro in media l’anno, a fronte di incassi presumibilmente milionari).

«Gli importi al metro quadro sono gli stessi in tutta Italia ed è quindi l’ampiezza della concessione a fare la differenza. Nel Ravennate, per esempio, non abbiamo un sistema ricettivo importante sulla spiaggia, c’è la pineta, negli stabilimenti siamo “costretti” a offrire più servizi, a partire dalla ristorazione, necessitando di molti più metri rispetto ad altri territori. Ecco perché in provincia di Ravenna i canoni possono variare dagli 8 ai 15mila euro l’anno, a cui si devono aggiungere dagli 8 ai 10mila euro l’anno per stabilimento come contributo al servizio di salvamento, per cui solo nel litorale ravennate assumiamo un centinaio di persone ogni stagione e ci facciamo carico di manutenzioni e materiali. Sui canoni, però, siamo disponibili a parlare di un aumento, a rivedere le regole; per esempio credo sia giusto fare una classificazione delle spiagge: Forte dei Marmi non può valere come Casal Borsetti. Ma tutto questo non c’entra nulla con la Bolkestein, nonostante quello che si legge in giro».

Lo stop annunciato alle concessioni, secondo Rustignoli, rischia di avere effetti già sulla prossima stagione balneare. «Non aumenteranno i prezzi, come si è letto in giro, ma si azzereranno gli investimenti, a danno di tutti. Rispetto alle previsioni della fiera Sun di Rimini dello scorso ottobre, la recente sentenza ha portato alla disdetta del 60 percento degli ordini. Le banche stanno alzando le antenne e dopo un paio d’anni di pandemia ora a far paura è soprattutto il pessimismo…».

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