Giallo paglierino o rosso rubino? Meglio fidarsi di naso e palato…

L’analisi del colore serve a poco per una reale identificazione e qualificazione di un vino: non a caso per non farsi condizionare ci sono i “bicchieri neri”

Vino Analisi Visuale

Come molti di voi appassionati sapranno, il colore, è uno dei passaggi dell’esame organolettico del vino. Ci sono regole, infatti, seguite dai sommelier per meglio decifrare le tonalità del liquido vinoso.
Oggi, però, che l’offerta lega i vini anche allo stile del produttore e non più solo al territorio, è più difficile leggere un vino dal solo esame visivo.

Questa, l’introduzione. La premessa, invece, sarà da parte mia ancora più chiara e fondamentale per comprendere quanto leggerete. Ho sempre affermato, già in tempi non sospetti, che l’analisi del colore del vino serve a ben poco se non a darvi delle conferme di ciò che avete, prima, percepito al naso e al palato. Non crediate, insomma, di capire un vino solo dal colore. La tinta può trarre in inganno.

Detto questo, partiamo dalle basi: giallo paglierino e rosso rubino. Da qui le sfumature delle tonalità s’intrecciano e si combinano nei nostri occhi e talvolta potrebbero creare confusione nella mente di chi degusta. L’assaggio non è arte ma scienza memorizzata, quindi, quanto segue è per soddisfare le vostre curiosità.
Dovete capire se il colore coincide con la tipologia del vino e con la sua annata. Un Trebbiano di Romagna 2021 non avrà lo stesso colore di un’Albana passita. Ciò vuol dire che se il Trebbiano è paglierino con riflessi verdognoli potete stare tranquilli; se invece ha il colore di un passito, dobbiamo farci qualche domanda.

VinoIl vino deve essere limpido, privo di sospensioni e velature. Se piegando il calice su una superficie bianca la luce si rifrange regalando un senso di bellezza, i sommelier definiranno il vino “brillante”. E qui abbiamo il primo problema. Se il vino fosse un Trebbiano macerato e l’Albana solo una vendemmia tardiva? E se la vinificazione fosse quella “ancestrale” dove è prevista la presenza di sospensioni dei lieviti, come facciamo? Capite, ora, il motivo della mia premessa. Finché non hai capito che vino stai degustando e non lo hai prima annusato e assaggiato, il colore serve a poco. Non a caso esistono i “bicchieri neri” che servono proprio per non farsi condizionare dal colore stesso.

Ora, invece, per gli ostinati osservatori del colore svelerò un trucco da prendere sempre con il beneficio del dubbio. Siete voi, un vino bianco, il foglio, dove inclinerete il bicchiere, e una fonte luminosa. Vedrete tre colori riflettersi nel foglio bianco.
Uno è centrale, l’altro nella zona più sottile verso l’unghia e infine un terzo colore nei margini dell’immagine che si riflette nel foglio. La lettura in questo caso è la seguente: vedi la vita passata del vino osservando la punta, com’è oggi al centro e come sarà ai lati.

Nei vini rossi è diverso. Il riflesso centrale ti svela com’è oggi e, ai lati, la tendenza futura. I riflessi esterni nei rossi rappresentano la tendenza del vino. Se la luce riflette sul foglio un colore ancora violaceo indica una tendenza alla freschezza. Da qui i ragionamenti per comprenderne l’età e cosa succederà; un’equazione, questa, che nulla vale senza l’esame olfattivo e gustativo.
Attenzione agli inganni. Ci sono vini con colori cupi e meno piacevoli alla vista ma comunque ottimi e, di contro, ci sono tinte vivaci, che regalano fascino al vino anche se poi, all’assaggio, risulteranno pessimi.

Fate tesoro di alcune informazioni: età del vino, stile di vinificazione e zona di provenienza. Uno Chardonnay della Sicilia sarà più colorato dello stesso se vinificato in Romagna. È il territorio che fa la differenza in questo caso. Il colore, in Sicilia, avrà probabilmente una tonalità che tenderà al giallo intenso e una fittezza maggiore di colore, invece che un paglierino di minore intensità. In questo caso, occorre essere bravi a leggere le sfumature per capire l’età ma sarà la freschezza di certi odori al naso e il gioco acido al palato a dare conferma di quanto visto.

Chiudiamo con la nota dolente: gli archetti o lacrime, chiamatele come volete. Sono gli archetti che scendono dalle pareti del bicchiere e sono legate alla quantità di alcol nel vino. Mai la glicerina! La lenta discesa degli archetti, in realtà, indica la persistenza al palato. Ma questo è un altro modo di leggere il bicchiere.

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