La Romagna nel calice regala soddisfazioni a Vinitaly

Da un padiglione completamente rinnovato è arrivato un messaggio dai produttori di rossi e bianchi: la regione è pronta per dare battaglia a quelle più blasonate

Vinitaly2La Romagna, alla cinquantaduesima edizione di Vinitaly a Verona dal 15 al 18 aprile, si è distinta più di ogni altra regione. Non ho mai mancato un’edizione negli ultimi venticinque anni e direi che conosco abbastanza bene ogni retroscena della fiera più amata e discussa d’Italia. Ho vissuto la fiera come operatore alla ricerca di vini da selezionare, come “Brand Ambassador” per qualche cantina partecipante, operatore internazionale, e delle volte anche come semplice “turista” del vino alla ricerca di novità.
Ho vissuto Vinitaly frenetici, deliranti e altre volte tranquilli e piacevoli. Quest’anno la fiera, però, sarebbe stata un po’ noiosa se non fosse stato per il padiglione numero uno. Il padiglione che da anni accoglie le aziende dell’Emilia-Romagna.

Rinnovato in ogni aspetto, il “nostro” padiglione ha attratto per bellezza e senso di ampiezza. Sala stampa all’entrata con postazione di radio “Rcb”, dove Giorgio Menna, conosciuto per il suo format enogastronomico “Enogà”, trasmetteva in diretta le novità della fiera. Spalti dedicati a eventi e presentazioni. Angoli riservati alla cultura. Coloro che volevano approfondire potevano dedicarsi ad assaggi mirati e conoscere così tutta la produzione in ogni singolo vino prodotto in una determinata area.
Nel padiglione Emilia-Romagna si è assistito a uno scatenarsi di degustazioni mirate, micro eventi, momenti culturali, spazi dedicati allo studio dei suoli emiliani e romagnoli con tanto di bacheche che contenevano i terreni delle varie aree in modo da poterli distinguere per tipologia, colore e comprendere meglio le differenze delle produzioni.
Insomma, una svolta nella comunicazione di un territorio, il nostro, spesso declassato dagli operatori nazionali e internazionali come un’area di produzione di seconda scelta.

La Romagna e la regione tutta è stata in grado di trasmettere il senso dell’insieme che prima mancava. Produttori uniti che hanno saputo trasmettere la particolarità del territorio con le proprie produzioni coinvolgendo, così, tanti operatori. Molti gli stranieri, tanti i cinesi, e non sono mancati, come ogni anno, americani e importatori dei Paesi del nord Europa.
L’impressione avuta al Vinitaly al padiglione Romagna è di un territorio coeso e pronto a dar battaglia a regioni notoriamente più blasonate.
Quali potrebbero essere i motivi di tanto interesse? Di sicuro quanto visto è il risultato delle operazioni istituzionali svolte dagli enti predisposti: Enoteca Regionale e Consorzio dei Vini di Romagna. Mi permetto di aggiungere, grazie anche al tanto lavoro dei piccoli produttori che con la valigia in mano hanno passato molto tempo in viaggio per incontrare importatori internazionali.
Negli anni, l’andirivieni di produttori romagnoli ha sicuramente contribuito a diffondere il messaggio che in Romagna si producono vini di qualità e non solo dozzinali.

Vinitaly1La mia impressione, avuta dai confronti con stranieri e operatori nazionali, è che il nostro territorio è destinato ad attrarre sempre più grazie anche alla riscoperta del Sangiovese romagnolo che nulla ha da invidiare, come spesso scritto su queste pagine, a quelli prodotti in Toscana. Il Sangiovese romagnolo è in grado di surclassare molte produzioni toscane. “In Toscana si va per i grandi nomi”, mi dice un operatore americano, “mentre in Romagna si viene per il rapporto qualità/prezzo e per avere qualcosa di nuovo che possa fare la differenza”.
Aziende romagnole come “Nicolucci”, “Tenuta la Viola” di Bertinoro, “Palazzona di Maggio”, “ Fattoria Monticino Rosso”, “ Celli”, “ Fattoria Paradiso”, “Villa Papiano”, “Casali”, “Braschi”, “ La Spinetta” e “Tenuta Uccellina” sono state tra le più visitate. Perché? I motivi sono diversi. Sono aziende che sono sempre andate all’estero per far conoscere i propri vini e si distinguono per l’innovazione e per la ricerca su vitigni autoctoni.
La cosa ancor più interessante e curiosa di questo Vinitaly è che molti operatori sono venuti in Romagna non solo per i rossi ma anche per i vini bianchi. La produzione di vini bianchi in Romagna è sempre stata un calvario cui molti produttori non hanno mai potuto sottrarsi. Negli anni tante le sperimentazioni su Albana, Trebbiano e Pagadebit cui si è unita la “recente” Rambela da uve Famoso. Tanti i produttori che hanno fatto da “apripista” e diverse le aziende premiate anche per i bianchi nel corso della fiera. Dalle premiazioni emerge l’Albana, che finalmente sta avendo un ritorno d’interesse da parte di appassionati e operatori. In Romagna si possono trovare tante piccole e interessanti espressioni di questo vitigno da cui si comprende come ai nostri produttori non manchi inventiva, qualità e atteggiamento di ricerca.

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