«Bisogna marcare la nostra ricchezza e unicità territoriale»

Conversazione sulla valorizzazione di vitigni e vini romagnoli con Filiberto Mazzanti, direttore del Consorzio vini di Romagna

I “vini romagnoli e la Romagna all’estero”, ne parlo con Filiberto Mazzanti incontrato pochi giorni fa al “Prowein,” importante fiera internazionale che si svolge nella città tedesca di Dusseldorf. Filiberto è il direttore del “Consorzio vini di Romagna” e uomo di riferimento per i produttori romagnoli. Conosco il suo impegno e apprezzo da sempre il suo lavoro nel cercare di tenere unito il “gruppo” e stimolare tutti a fare sempre meglio per comunicare i vini della Romagna. Un lavoro non facile. Il Consorzio, il cui simbolo con l’immagine del Passatore è raffigurato nelle retro etichette, raccoglie 114 aziende associate tra cooperative, imbottigliatori e vitivinicoltori per una produzione rappresentativa pari alľ 83 percento del totale della Romagna. Il Consorzio gode dell’autorizzazione ministeriale ad amministrare le politiche di tutela e valorizzazione di tutte le denominazioni d’origine e indicazioni geografiche romagnole con lo scopo, come lo stesso Filiberto mi spiega, di promuovere il territorio attraverso una strategia mirata fatta di organizzazione di seminari informativi, partecipazione a fiere nazionali e internazionali e naturalmente la comunicazione necessaria per diffondere la conoscenza dei vini romagnoli e delle realtà produttive.

Filiberto MazzantiOggi abbiamo zone vinicole produttrici mondiali con aziende sui mercati molto agguerrite. Cosa suggerisce ai romagnoli per affrontare tutto questo?
«L’unione fa la forza. La Romagna, storicamente ha visto i produttori lavorare sempre individualmente, purtroppo, una volta aggregati soprattutto in cooperative, è avvenuta una concentrazione di produzioni quantitative che ci ha resi meno in grado di competere con le altre zone vitivinicole italiane, da sempre strutturate per muoversi assieme e con produzioni distinte. Oggi a “Prowein”, vediamo aree vinicole importanti che si presentano unite. Anche ľEmilia-Romagna lo ha fatto in questa edizione ma è la prima volta. C’è ancora molto lavoro da fare per continuare a presentarci insieme con la nostra multiforme rosa di vini territoriali per promuovere un originale percorso di conoscenza. Intanto la qualità non ci manca».
Come è visto il Sangiovese all’estero?
«All’estero è considerato un vino importante ed è noto per essere un grande interprete territoriale, amato da molti estimatori che desiderano sempre più prodotti autentici, di buona bevibilità e narrabili con semplicità. Abbiamo tutto, qualità dei vini, storia, territorio, accoglienza, gastronomia e simpatia universalmente riconosciuta. Un’idea di lifestyle sintetizzata dallo slogan che adottiamo nei nostri tour europei: “Romagna, la vita ha un altro sapore”».
Albana, un risorgimento o una moda?
«L’Albana è oggi una realtà, ripartita faticosamente grazie all’ostinazione di chi l’ha sempre amata. È un vino che sta crescendo e affermandosi come simbolo e orgoglio territoriale. Le vie interpretative di questo vitigno sono tante e motivo di fascino grazie alle tante versioni e stili. Un vitigno eclettico e ricco di personalità in ogni versione».
Possiamo parlare di un ruolo da leader della Romagna nel mondo del vino o è troppo presto?
«In realtà, è forse il nostro peggior difetto è aver invidiato e inseguito leadership del mondo del vino che ci hanno distratto dal vero tema in gioco: capire chi eravamo e chi siamo, prendere una nostra via e perseguirla con coraggio e ostinata passione. Non dovremmo ambire a una posizione da leader ma nemmeno da gregari. Dobbiamo divenire consapevoli di poter giocare la nostra partita originale. Cosi facendo, in pochi anni saremmo tra le grandi regioni italiane del vino».
Quali suggerimenti per meglio valorizzare il territorio?
«Sinergia territoriale e relazione tra storia, arte, architettura e ambiente legate, però, dalle produzioni agricole, risaltando gastronomia e vino. Impossibile pensare di non marcare questa ricchezza per affermare la nostra unicità. Forse la Regione ha colto troppo poco la centralità dei vini Dop come marcatori del territorio e punto di memoria regionale fondamentale per il turista e l’operatore. In tal senso il vino è un servizio a tutto il territorio e al suo successo».
La domanda che nessuno le ha mai fatto ma che vorreste che qualcuno facesse…
«“Questo Consorzio siamo sicuri che serva a qualcosa?” Ecco cosa vorrei sentirmi chiedere. E potrei rispondere che sempre più aziende si stanno unendo al consorzio perché notano l’impegno nell’ascoltare, progettare, investire e comunicare insieme con coraggio. Nessuno ci regalerà il successo, ma insieme possiamo farcela. Il Consorzio ha in questo la sua unica missione».

Viti RomagnaVinitaly, nel padiglione “1“ i vini di Romagna protagonisti in fiera

Il prossimo 15 aprile si inaugura il Vinitaly 2018 a Verona. Un momento importante non solo per gli operatori del vino ma anche per gli appassionati.
Nel Padiglione “1” come ogni anno la Romagna è protagonista. È qui che potrete assaggiare le produzione emiliane e romagnole.
Un’occasione per passare dal Lambrusco al Sangiovese senza dimenticare le produzioni minori raccolte in regione. Dai Colli di Parma e Piacenza passando da quelli di Bologna tra Pignoletto, Barbera, Bonarda e Malvasia. Vinitaly è una delle fiere che più è legata ai ricordi di “studente” del vino, dove i miei maestri erano direttamente i produttori che mi spiegavano quello che all’epoca non si trovava in nessun manuale. Affidatevi a questi maestri della vigna, della cantina non senza un sottile spirito critico utile per confrontarsi, capire e soprattutto crescere.

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