Interrogazione del consigliere Mastacchi (Rete Civica) in Emilia-Romagna. Perplessità sulle metodologie per la gestione dell’appalto
Un rendering del nuovo palazzetto dello sport di Ravenna nell’area del Pala De Andrè
«A quanto ammontano i contributi erogati dalla Regione Emilia-Romagna al Comune di Ravenna per la costruzione del nuovo palazzetto dello sport? E La Giunta è già intervenuta per verificare la corretta gestione dei contributi?». Lo chiede Marco Mastacchi, consigliere regionale per Rete Civica, con un’interrogazione che ripercorre le tappe di questo complesso appalto del valore totale di 15,5 milioni di euro (la Regione, come più volte annunciato dalle istituzioni, partecipa con un milione).
Affidata la costruzione del Palazzo delle Arti e Sport di Ravenna al Consorzio Stabile Research, Mastacchi informa come i lavori si siano interrotti quando una consociata al gruppo aggiudicatario ha ricevuto un’interdittiva antimafia con relativa sospensione dei lavori. «Nell’ottobre 2020 Stabile Research designa una seconda azienda (CEAR – Consorzio Edili Artigiani Ravenna soc. coop.) quale nuova esecutrice dell’appalto, ma la delibera di ammissione a socio del CEAR nel Consorzio Stabile Research è stata adottata in data 7 gennaio 2021 e quindi l’assegnazione dei lavori alla CEAR Ravenna è avvenuta prima della sua ammissione in qualità di socio».
Secondo rilievi dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac), continua ancora il consigliere, le procedure utilizzate a Ravenna «eluderebbero le norme generali che regolano gli appalti pubblici al fine di attribuire direttamente, ovverosia senza alcuna procedura competitiva, quote di servizi oggetto di appalto».
In forza della situazione creatasi, Mastacchi chiede all’esecutivo regionale anche «se e quando sono state richieste proroghe per la conclusione dei lavori».
E gli over 60 possono prenotare la monodose Johnson&Johnson per la sera di venerdì 9 luglio
Gli under 60 già prenotati per il vaccino anti Covid hanno la possibilità di anticipare la somministrazione sia della prima che della seconda dose (nei limiti consentiti pari a 21 giorni per Pfizer e 28 giorni per Moderna). È una possibilità messa a disposizione dall’Ausl per cercare di ampliare la platea dei vaccinati.
I cittadini che hanno già effettuato la prima dose di vaccino nelle sedi vaccinali di Ausl Romagna e vogliono anticipare la somministrazione della seconda dose, possono contattare direttamente il Cuptel (800002255) e spostare la data nello stesso punto vaccinale in cui è avvenuta la prima somministrazione.
I cittadini che desiderano anticipare la somministrazione della prima dose possono rivolgersi ai seguenti canali: sportelli Cup dell’Ausl, Farmacup, Telefonando al Cuptel al numero 800002255.
Inoltre sono aperte le prenotazioni per la serata di venerdì 9 luglio, dalle 19.30, nelle principali sedi vaccinali di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, con l’ open day con vaccino monodose Johnson&Johnson rivolto ai cittadini di età pari o superiore ai 60 anni che potranno così immunizzarsi contro il virus con una sola dose vaccinale. È possibile prenotarsi tramite sportelli Cup dell’Ausl, Farmacup, Telefonando al Cuptel al numero 800002255.
Nessuno decesso registrato. Il totale dei casi è 30.575
Per il territorio provinciale di Ravenna oggi, 8 luglio, si sono registrati due nuovi casi di coronavirus: uno sintomatico e uno asintomatico; entrambi in isolamento domiciliare. I tamponi eseguiti sono stati 849. Oggi la Regione non ha comunicato decessi in provincia. Sono state comunicate 7 guarigioni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 30.575.
Giovedì 8 luglio lo spettacolo in musica “Amici fragili” allo Stadio dei Pini di Milano Marittima
Federico Buffa
Durò dalla notte all’alba, tra whisky, sigarette e fiumi di parole l’unico incontro tra Gigi Riva e Fabrizio De André, nel 1969: il campione aveva appena giocato allo stadio Marassi, in quella stessa Genova dove Faber tirava tardi con la sua chitarra.
Una sola occasione, mai più ripetuta, nel corso della quale i due ragazzi, idoli l’uno dell’altro, ai quali l’Italia aveva consegnato il proprio immaginario, riconobbero una comunanza di spirito, in grado di trasformare quei pochi attimi in un’amicizia immortale: al racconto di quell’incontro fortuito è dedicato lo spettacolo Amici fragili di Federico Buffa, in programma giovedì 8 luglio alle 21.30 all’Arena dello Stadio dei Pini di Milano Marittima, nell’ambito della rassegna Il Trebbo in musica 2.1 di Ravenna Festival.
Uno spettacolo in cui parole e musica si intrecciano intimamente, con la presenza sul palcoscenico di Marco Caronna, che ne è anche regista, alla voce, chitarra e percussioni e del pianista Alessandro Nidi, assieme al prezioso cameo video di Paolo Fresu, con una densa interpretazione del brano sardo No potho reposare.
Il racconto di Federico Buffa, uno dei più amati storyteller italiani, ci rende spettatori di quel tavolo che non ebbe telecamere, selfie, giornalisti e taccuini. Un incontro che terminò all’alba, quando i due si scambiarono in dono la maglia numero 11 indossata durante Sampdoria-Cagliari e la chitarra, presagendo forse che non ci sarebbe stata una seconda occasione: una notte che Riva avrebbe conservato gelosamente come uno dei suoi ricordi più preziosi, anche dopo la morte di Faber.
Federico Buffa, Marco Caronna e Alessandro Nidi
Federico Buffa oltre alla sua attività di telecronista di basket e commentatore sportivo, ha condotto alcune trasmissioni antologiche a tema sportivo, nelle quali ha dimostrato – secondo Aldo Grasso – di “essere narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni”, in possesso di uno stile avvolgente ed evocativo.
Marco Caronna è regista teatrale e di video, autore, attore, musicista.
Come chitarrista vanta una lunga collaborazione, studio e live, con Endrigo, Dalla, Venditti, Ron, Barbarossa. Ha costruito, diretto e partecipato a spettacoli e concerti con Neri Marcorè, Luca Zingaretti, Dario Vergassola, Carlo Lucarelli, Mogol, Francesco Guccini, Antonella Ruggero, I Nomadi.
Alessandro Nidi è compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra e pianista. Nel 1985 è finalista al concorso internazionale di direzione d’orchestra Arturo Toscanini, iniziando una collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Toscanini. Ha diretto la prima mondiale dell’opera Genesi di Franco Battiato. Compone musiche di scena per teatro, spettacoli e canzoni. A Parma, la sua città, svolge un’intensa attività come insegnante.
Taglioni e Ugolini scelti dall’azienda pubblica per dirigere le unità operative
Due nuove nomine nell’Ausl Romagna. Mauro Taglioni alla direzione Infermieristica e Tecnica e Giampaolo Ugolini direttore di chirurgia generale di Ravenna. «Questi due nuovi incarichi – ha esordito Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna – testimoniano la nostra volontà di presidiare punti strategici dei nostri servizi e al contempo promuovere i professionisti che ne esercitano la qualità».
Carradori prosegue: «La nomina di Ugolini, già nostro primario nella Chirurgia dell’ospedale di Faenza, ha una caratteristica essenziale e produce valore aggiunto perché unisce alla funzione assistenziale, anche la conoscenza e la rilevanza dell’attività di ricerca e didattica rappresentate dall’Università. Taglioni andrà a ricoprire un ruolo chiave, anche nell’ottica del “Piano Nazionale di Resilienza” che prevede lo sviluppo dei servizi assistenziali sul territorio, in termini di presa in carico della cronicità e dell’integrazione fra territorio ed ospedale. Dovrà occuparsi della distribuzione equa del personale e del fabbisogno dei servizi territoriali, in modo da garantire a tutti i cittadini lo stesso trattamento».
Bolognese, professore associato dal 2014 all’Università di Bologna, il professor Giampaolo Ugolini è nominato direttore dell’unità operativa di Chirurgia Generale dell’ospedale di Ravenna, mantenendo l’interim della direzione della Chirurgia Generale di Faenza. Dopo la laurea nel 1990, lavora prima a Boston, al dipartimento di Chirurgia del Massachusetts General Hospital, Harvard University, e successivamente alla Divisione di Chirurgia Colo-Rettale, Rhode Island Hospital, Brown University, a Providence (Usa). Tornato in Italia, dal 2000 al 2009 è dirigente medico al Policlinico Sant’Orsola, presso l’U.O. di Chirurgia d’Urgenza e successivamente nell’UO di Chirurgia Generale.
Nel corso della sua attività professionale ha ricoperto diversi incarichi istituzionali: è stato membro del Comitato di Bioetica dell’Università di Bologna, segretario della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale dell’ Università di Bologna, Membro della Task Force Internazionale “Surgery in the elderly” della S.I.O.G. (Società Internazionale di Oncologia Geriatrica) e componente dell’Editorial Board dell’European Journal of Surgical Oncology. È autore di oltre 80 lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali con “peer review process”, con 2136 citazioni.
Il ravennate Taglioni, già direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica dell’ambito territoriale di Ravenna, consegue il diploma di Infermiere presso la Scuola per Infermieri Professionali di Ravenna nel 1986. Dopo l’abilitazione a funzioni direttive nell’assistenza infermieristica presso la Scuola per Infermieri di Imola, frequenta la Scuola speciale per Dirigenti dell’Assistenza Infermieristica “F. Olgiati” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – Facoltà di Medicina e Chirurgia – Policlinico Universitario “A. Gemelli” dove consegue, con lode, il titolo accademico di “Dirigente dell’assistenza infermieristica”. Successivamente nel 2008, presso la stessa Università, si laurea anche in Scienze Infermieristiche e Ostetriche.
La sua carriera professionale inizia a Bologna e dopo diverse esperienze in qualità di Infermiere Professionale, caposala e coordinatore, dal 2003 al 2006 è “Dirigente Responsabile del Servizio dell’Assistenza Infermieristica, Tecnica, Ostetrica e della Riabilitazione” presso l’ospedale di Forlì, e dal 2006 al 2011 ricopre l’incarico Dirigenziale in qualità di “Dirigente Responsabile del Servizio Infermieristico e Tecnico Aziendale” dell’allora Azienda Usl di Ravenna. Successivamente assume il ruolo di Dirigente delle Professioni Sanitarie con incarico di Struttura Complessa di “Dirigente Responsabile del Servizio Infermieristico e Tecnico Aziendale”. Nel 2014, a seguito della nascita dell’Azienda Usl della Romagna, è responsabile del Servizio Infermieristico e Tecnico – Ambito Territoriale di Ravenna nonché coordinatore della Direzione Infermieristica e Tecnica di Area Ospedaliera. Dal 2015 al 2016 ricopre anche l’incarico pro-tempore di direttore della struttura complessa ‘Sviluppo Organizzativo, Formazione e Valutazione’.
Opera di scuola ravennate, da un disegno di Stefano Babini, è stata realizzata per lo storico Capanno sulla valle Baiona
È stato consegnato il 3 luglio scorso al Capanno Garibaldi a Ravenna, un mosaico raffigurante Giuseppe Garibaldi, realizzato dai giovani mosaicisti del DisOrdine, Lorenzo Baruzzi, Giulia Baschetti, Matteo Castelvetro, Marika Dall’Omo, Davide Laghi, Sofia Laghi, Chiara Sansoni, Beatrice Santi, Angela Aurora Tramarin da un progetto di Stefano Babini con il coordinamento di Elena Pagani, Marcello Landi e Edoardo Missiroli.
Il Vice Sindaco del Comune di Ravenna Eugenio Fusignani ha ringraziato Giannantonio Mingozzi per l’impegno a sostenere tali iniziative che legano il mosaico alla Ravenna risorgimentale, Maurizio Mari per la Società Conservatrice del Capanno e Mingozzi, hanno ricordato che per la prima volta un’opera musiva dedicata a Garibaldi viene posta, nell’anniversario della sua nascita, all’interno del Capanno, una delle mete risorgimentali e patriottiche più visitate d’Italia.
Un sito che ben si addice a rappresentare anche la storia delle scuole di mosaico ravennati che vanno rilanciate e tutelate, hanno sottolineato Fusignani e Vasi, rinnovando l’impegno in questa direzione, per non disperdere un patrimonio straordinario della nostra storia. Elena Pagani docente al Liceo Artistico di Ravenna ha riaffermato una richiesta di aiuto per la tutela dell’insegnamento del mosaico a Ravenna con l’ufficializzazione del codice e anche con l’istituzione di un organo di controllo a garanzia della qualità del mosaico bizantino ravennate.
Il professore Marcello Landi, presidente dell’Associazione Dis-ORDINE ex-preside dell’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna, nel presentare l’opera in mosaico ne ha enfatizzato le caratteristiche materiali e l’introduzione della bioplastica, donata all’associazione DisOrdine da Novamont che per la sua linearità si presta perfettamente a rappresentare i segni grafici del progetto pittorico del fumettista Sefano Babini. Ex-allievo dell’Istituto d’Arte, Babini vanta collaborazioni fin dai primi Anni Novanta con disegnatori come Hugo Pratt e importanti testate nazionali, oltre a far parte dello staff dei disegnatori di Diabolik.
In occasione dell’incontro è stato donato alla Società del Capanno Garibaldi anche un disegno di Antonio Rocchi, tra i fondatori dell’Istituto d’Arte e anche partigiano, raffigurante Garibaldi a Teano.
Il mosaico che raffigura Garibaldi, in marmo bianco di Carrara, smalto vetroso, smalto d’oro e bioplastica sarà posizionato all’interno del Capanno assieme a tantissimi altri cimeli legati alle vicende dell’Eroe dei Due Mondi.
L’artista di strada a Ravenna rende omaggio al poeta. I disegni comparsi in via Pasolini, via Carrara, via Mordani e via Mazzini
About Ponny Via Mordani
About Ponny Via Carrara
About Ponny Via Pasolini Foto
About Ponny Via Mazzini
Nuova incursione visiva legata alla street art e all’anniversario dantesco questa volta firmata da About Ponny che recentemente ha lasciato in città – ovviamente operando in incognito – quattro scene ispirate alla Commedia, nelle vie del centro Pasolini, Carrara, Mordani e Mazzini.
About Ponny è un street artist italiano la cui identità rimane non del tutto chiara.
Legato al concetto di graffiti come libera espressione, manifestazione autonoma ed indipendente, ha dipinto in buona parte dell’Europa e negli ultimi anni soprattutto a Roma.
Percorre per ore strade e vicoli, in costante ricerca di dialogo con essi; vive l’arte come un’espressione contemplativa, tormentato dalle superfici urbane e dalle cornici che la città può offrire. Dipinge volti di persone comuni, sguardi, espressioni; il suo intento è quello di suscitare un emozione.
Utilizza Stencils e sprays come prediletti strumenti espressivi. Accumula e sedimenta in studio quantità impressionanti di immagini, cartoncini e ritagli che sopravvivono nel tempo in attesa di prendere forma.
Ripartono i Vespri il 7 e l’8 luglio, alle 19.30, nella Basilica di S. Francesco con le animazioni di Gianluigi Toccafondo
Animali reali e immaginari: cerbero, colubro, aquila, allodola, ape, pellicano, cigno, astore e gru: tra le pieghe infinite della Commedia abita uno straordinario bestiario poetico, fantastico e irto di simboli.
Da queste fiere immaginarie, tramite tra gli uomini e la divinità, ripartono i Vespri danteschi, una seconda settimana di appuntamenti dedicati al Poeta nella Basilica di S. Francesco.
Proprio qui, dopo la prima del 7 luglio, giovedì 8 luglio, alle 19.30, si replica lo spettacoloVox in bestia – Un prontuario di animali divini, che unisce la voce di soprano di Laura Catrani, autrice dell’intero progetto, su musiche di Fabrizio de Rossi Re, Matteo Franceschini e Alessandro Solbiati rispettivamente per Inferno, Purgatorio e Paradiso, a quella di uno dei più arguti e originali narratori italiani, Tiziano Scarpa, che firma anche i testi. Ad accompagnarli attraverso nove quadri le animazioni video dell’artista Gianluigi Toccafondo.
Sono storni, gru e colombe le anime dei lussuriosi nel V canto dell’Inferno e gli angeli nell’Empireo (Paradiso, XXXI) sono paragonati ad api; ma le similitudini (e non solo) con il mondo animale, reale o immaginario, contano decine di occorrenze nelle tre cantiche.
La loro funzione, come dimostra la frequenza con cui affiorano anche nel Purgatorio e nel Paradiso, non è esclusivamente quella di sottolineare il degrado bestiale dei dannati né – sostiene il dantista Giuseppe Ledda ne Il bestiario dell’aldilà (Longo, 2019) – possono essere ridotti a semplici quadretti naturalistici. Sono piuttosto le tracce di una cultura medievale che nei bestiari e nelle enciclopedie elencava le caratteristiche e virtù degli animali, offrendone poi un’interpretazione simbolica, morale e allegorica.
Il riferimento a questa tradizione si trasforma così in complesse e rivelatorie strategie di costruzione del significato, un altro volto dell’inesauribile Commedia.
Il progetto di Laura Catrani, pensato proprio in occasione del VII centenario dantesco, si articola su testi intonati per voce sola, lungo nove quadri, ognuno dei quali è introdotto da una miniatura letteraria che racconta l’essenza simbolica di ciascun animale dantesco, composta per l’occasione da Tiziano Scarpa. Intrecciati al canto, gli animali danteschi prendono vita e forma attraverso le visionarie video animazioni originali di Gianluigi Toccafondo. In questo continuo rinvio fra passato e presente sta il vero orizzonte di Vox in bestia, vale a dire la costante e persistente universalità di Dante, le risonanze infinite della sua opera.
Laura Catrani (foto Luca Meneghel)
Il soprano Laura Catrani è una voce di riferimento per il repertorio del Novecento e contemporaneo, che esplora nella doppia veste di cantante e attrice.
Formatasi al Conservatorio Verdi e alla Paolo Grassi di Milano, è stata interprete di prime di Azio Corghi, Alessandro Solbiati, Silvia Colasanti, Matteo Franceschini. Ha inoltre approfondito la danza e la sperimentazione del movimento, su cui offre lezioni ai cantanti lirici per accrescerne la consapevolezza corporea e la predisposizione attoriale.
Ha inciso per le etichette Naxos, Stradivarius e Ulysses Arts.
Tiziano Scarpa è romanziere, drammaturgo e poeta, vincitore nel 2009 del Premio Strega e del SuperMondello per Stabat Mater.
I suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue, collabora alla rivista online Il primo amore ed è stato uno dei fondatori del blog collettivo Nazione indiana.
È inoltre molto attivo come lettore sia delle proprie opere che di quelle altrui, un impegno che l’ha portato a dividere la scena con musicisti e artisti come Enrico Rava, Stefano Bollani, Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia, Marlene Kuntz.
La rassegna dei Vespri continua dal 9 all’11 luglio con Le ultime sette parole di Cristo sulla croce di Haydn nella versione autografa per quartetto d’archi, con il Quartetto Leonardo fresco di Premio Farulli, mentre Eunoè. Paradiso terrestre è un oratorio contemporaneo di Stefano Dalfovo su libretto di Francesco di Giorgio, in prima con il coro cesenate Ecce Novum diretto da Silvia Biasini (12, 13 luglio).
Come per tutti gli appuntamenti dei Vespri il costo del biglietto è 1 euro.
Giovedì 8 luglio, alla chiesa di Santa Maria dell’Angelo, presentazione del volume d’arte e finissage della mostra
Termina giovedì 8 luglio, alle ore 20. 45, con la presentazione di un libro d’artista sul progetto “Dante è vivo” la mostra di Felice Nittolo, a cura del Museo Diocesano di Faenza.
L’installazione, allestita nella splendida cornice della chiesa di Santa Maria dell’Angelo, in Via Santa Maria dell’Angelo a Faenza, presenta una riflessione sulla Divina Commedia affidata alla potenza del colore e delle forme.
Nel corso della serata sarà presentato il libro d’arte sul progetto artistico realizzato in occasione dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta nel quale interverranno Giovanni Gardini, vice direttore del Museo Diocesano, e l’artista Felice Nittolo.
La serata sarà accompagnata da interventi musicali di chitarra classica di Paolo Santi.
Il volume bilingue, italiano e inglese, a cura di Gianfranco Traverso, si avvale del patrocinio della Società Dante Alighieri di Roma, e del Comune di Ravenna / 700 Viva Dante – edito dalla Italic arte di Ancona; accompagnano le opere testi di Franco Gabici, presidente comitato Dante Alighieri di Ravenna, Graziano Campanini, responsabile del complesso monumentale di Santa Maria della Vita di Bologna e Riccardo Betti, curatore d’arte.
In occasione della presentazione del libro d’arte, sarà possibile visitare la mostra. Ingresso libero, nel rispetto delle normative anti Covid-19.
L’attore, scrittore e regista ospite della rassegna letteraria, l’8 luglio alle 18.30, al chiostro del Carmine
Nel programma negli incontri di ScrittuRa Festival a Lugo, giovedì 8 luglio spicca l’ultimo romanzo di Marco Baliani La pietra oscura, edito da Bompiani. L’autore ne parlerà con Matteo Cavezzali, ideatore e animatore della rassegna letteraria, alle 18.30, al chiostro del Carmine.
Marco Baliani è attore, autore e regista. Con lo spettacolo Kohlhaas del 1989 dà vita al teatro di narrazione. Figura eclettica e complessa del teatro italiano contemporaneo, ha sperimentato drammaturgie corali creando spettacoli-evento per molti attori, come Antigone delle città, spettacolo di impegno civile sulla strage di Bologna, o Come gocce di una fiumana (premio IDI per la regia), o ancora dirigendo progetti come I Porti del Mediterraneo con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea e Pinocchio Nero con i ragazzi di strada di Nairobi. Tra gli ultimi lavori teatrali sono da menzionare Sette contro Tebe andato in scena al Teatro Greco di Siracusa (2017) e per Marche Teatro Una notte sbagliata (2019). Per il cinema è stato diretto da Francesca Archibugi, Roberto Andò , Saverio Costanzo, Cristina Comencini, Daniele Vicari e Mario Martone.
Come scrittore ha pubblicato romanzi, racconti e saggi tra cui Nel regno di Acilia, L’occasione, La metà di Sophia, Corpo di Stato e Ogni volta che si racconta una storia.
La pietra oscura racconta di cinque personaggi inseparabili: c’è Ulisse che viene dal Senegal, Inco grande, grosso e trasognato, Ago il minuscolo, Gemma magra magra e con una memoria invidiabile, e Giorgio, detto Stampa per via delle stampelle: insieme in terza media, in questa fine di primavera che è l’ultima da passare come una banda. Poi le loro strade si divideranno, è inevitabile, e fa un po’ male.
Intanto condividono tempo e passioni: i giochi di ruolo nel negozio di fumetti di Sebastiano, e anche i fumetti, certo, i silenzi e le chiacchiere. E poi un gioco che li prende tantissimo, un gioco inventato da loro, in cui invece di trasformarsi in eroi potranno restare quello che sono. Un lago che custodisce oscure leggende, una cavità nella roccia, dentro il bosco: una grotta, un rifugio, forse il varco per un altro mondo. E là, nella grotta, una pietra che si stacca dalle altre, scotta, lampeggia.
In città salta la luce, gli allarmi delle auto partono. Poi buio e silenzio. E un manipolo di militari decisi a scoprire da dove irradia la straordinaria energia di cui è intrisa la grotta e a setacciare le scuole alla ricerca dei ragazzini che hanno lasciato tracce ovunque.
Comincia così questa storia di fughe e inseguimenti, misteri e ipotesi, in cui è chiaro che “le cose impossibili sono collegate fra di loro” e che l’anima del mondo, la forza che tiene vivi i vivi, è in pericolo. Una moria di pesci, antiche maledizioni, storie ancora più antiche, universi lontani e comunicanti, statue sacre, adulti ostili e adulti complici per un’avventura che ha la concretezza dell’amicizia vera e il brillio di un’equazione che lega i mondi.
Potere al Popolo archivia l’ipotesi Ravenna in Comune che si presentò nel 2016
L’elenco dei candidati sindaco alle elezioni di Ravenna di ottobre 2021 arriva a sette nomi. L’ultimo che si è aggiunto alla contesa è Gianfranco Santini che sarà sostenuto da Potere al Popolo. E così diventano tre le liste a sinistra del Pd.
Potere al Popolo ritiene che non ci siano le condizioni per la presentazione della lista di Ravenna in Comune – il soggetto che nel 2016 appoggiò Raffaella Sutter – ma ritiene anche necessaria la presenza di «un soggetto politico che sia sempre stato alternativo al PD e ai suoi alleati, e che dia garanzie di esserlo nel futuro».
Gianfranco Santini nasce a Verghereto (Forlì-Cesena) nel 1963. Trasferitosi a Ravenna con la famiglia nel 1967 si diploma all’Itis di Cesena con specializzazione Elettronica Industriale nel 1982. Lavora con la qualifica di Operaio dal marzo 1989 nel settore vendita di pitture e materiali edili. Sposato e padre di una figlia.
Dal 1977 al 1982 partecipa all’azione del movimento studentesco di quegli anni, anche come rappresentante di classe degli studenti per tutti i 5 anni e nell’ultimo anno come rappresentante studentesco di Istituto. Dopo il servizio militare in Marina si iscrive alla Fgci e nel 1985 al Pci ove svolge attività politica, anche di responsabilità, nella sezione Scintilla.
Dopo alcuni anni di sosta della militanza aderisce nel 2015 al progetto Ravenna in Comune con cui ritorna a militare politicamente per essere ancora oggi nel suo Gruppo organizzazione e tesoriere della lista medesima. Nel 2017 partecipa alla fondazione a Potere al Popolo in cui continua ad essere attivo nelle attività organizzative e politiche.
Gli altri sei candidati sono Michele de Pascale (Pd e centrosinistra), Filippo Donati (Lega e Fdi), Veronica Verlicchi (Pigna), Emanuele Panizza (M3v), Alessandro Bongarzone (Comunisti uniti), Lorenzo Ferri (Pc). Potrebbero aggiungersi altri due nomi: Alberto Ancarani per Forza Italia e Alvaro Ancisi o qualcuno per lui per il polo civico Lpr. Questi ultimi due potrebbero non esserci in caso il centrodestra dovesse trovare una candidatura unica.
Guida alla mostra nella chiesa di San Romualdo, curata da Massimo Medica, aperta fino all’11 luglio
Allestimento della mostra nell’ex chiesa di San Romualdo
Per celebrare il centenario della morte di Dante ad aprile è stata inaugurata a Ravenna la mostra Le arti al tempo dell’esilio nell’antica chiesa camaldolese di San Romualdo: realizzata dal Comune – Assessorato alla Cultura e MAR in collaborazione con la Galleria degli Uffizi di Firenze, la piccola ma interessante esposizione – aperta fino all’11 luglio – si concentra sul tema della vivacità artistica contemporanea al poeta e si avvale di alcuni prestiti internazionali.
Il curatore Massimo Medica è uno fra i maggiori esperti di arte medievale in Italia: allievo di Carlo Volpe, da 20 anni dirige il complesso dei Musei civici di Bologna dove ha allestito numerose mostre dedicate all’arte del Due e Trecento. La curatela è una garanzia e la selezione delle opere in mostra una conferma, a cominciare dalla scultura in bronzo dorato di Bonifacio VIII di Manno di Bandino da Siena che come un guardiano apre il percorso espositivo ravennate. Dopo “il gran rifiuto” e l’abdicazione di Celestino V, Bonifacio della potente famiglia dei Caetani assunse il ruolo di guida della Chiesa: era il Natale del 1294 e mai scelta fu così infelice data la corruzione e la mancanza di scrupoli che caratterizzavano la personalità del nuovo pontefice. Odiato da Dante al punto da predirgli un posto all’Inferno fra i simoniaci quando il Caetani era ancora in vita, le motivazioni appaiono giustificate: il papa lo aveva attirato con l’inganno a Roma mentre a Firenze veniva rovesciato il governo dei Guelfi bianchi – a cui il poeta apparteneva – avverso al papato. A questi avvenimenti era seguita poi nel 1302 la confisca dei beni e la condanna all’esilio perpetuo dalla propria città natale per i figli e per Dante stesso che forse, nel suo passaggio come esule a Bologna attorno al 1304, vide l’effigie del proprio nemico sulla facciata del Palazzo della Biada, oggi Palazzo comunale in Piazza Maggiore. Ordinata a Manno di Bandino, la scultura del Caetano in tiara e mozzetta è presentata attraverso una volumetria semplice e quasi squadrata mentre benedice con la mano destra – probabilmente non originale – e tiene nell’altra le chiavi, oggi perdute. Altrettanto probabile è che Alighieri abbia potuto vedere una seconda opera – il busto ritratto di Bonifacio eseguito dal famoso scultore Arnolfo di Cambio fra il 1296 e il 1299 – presente oggi in mostra grazie ad un calco dell’originale in marmo nei Palazzi Vaticani. Di nuovo, il papa si presenta in tiara e mantello mentre tiene le chiavi in una mano e con l’altra accenna una benedizione. La posa ieratica della scultura venne poi riproposta dallo scultore toscano sia nel tuttotondo predisposto per la facciata del Duomo di Firenze che nel ritratto del monumento funebre a Roma, ordinato dal Caetani mentre era ancora in vita.
Cimabue, I santi Crisante e Abbondio, Gubbio, Museo Civico Palazzo dei Consoli
Giotto di Bondone, Polittico di Badia, 1295-1297, Firenze, Gallerie degli Uffizi
Negli ultimi anni vissuti a Firenze Dante aveva sicuramente visto i lavori di Cimabue e di Giotto, citati nella Commedia in modo lapidario e moraleggiante per chiarire l’alternarsi di una personalità all’altra nel successo ottenuto fra i mortali. Il suo occhio guardava al mondo ultraterreno mentre decideva il silenzio sulle novità introdotte dai due grandi artisti. Nelle due miniature a penna e colore di Cimabue rappresentanti i santi Abbondio e Crisante, ritagliate e applicate ad un tabernacolo-reliquiario, le figure mantengono la frontalità e staticità tradizionali bizantine ma manifestano una volumetria inedita, ripresa poi nella cosiddetta Madonna di Castefiorentino, un’opera arricchita da una gestualità affettuosa ancora poco praticata nell’arte medievale.
Questa ricerca spaziale e volumetrica insieme all’indagine sul mondo delle emozioni calate in un contesto più prossimo al vero diventa il fulcro della ricerca del nuovo astro nascente Giotto: nella Madonna di San Giorgio alla Costa la monumentalità della figura e l’evidenza tridimensionale superano in fretta il mondo simbolico bizantino mentre i quattro santi del Polittico di Badia creano un’alleanza emotiva con lo spettatore attraverso un semplice gioco di sguardi. Da Firenze – su cui è incentrata la prima sezione della mostra ravennate – a Roma, prima del forzato esilio, Dante avrà la possibilità di vedere non solo i lavori di Arnolfo ma anche le ricerche di Jacopo Torriti, un artista senese di formazione romana che preparava la stessa rivoluzione volumetrica già imbastita a Firenze da Cimabue.
Dopo Roma, sono le ricche città del nord e del centro ad ospitare l’esule, rette da signori che fanno delle arti un mezzo per essere ricordati dai posteri. Dopo i forlivesi Ordelaffi – al cui periodo rimanda un trittico con le Storie della Vergine realizzato dal Maestro di Forlì nell’ultimo decennio del ‘200 – sono gli Scaligeri di Verona ad accoglierlo per due volte, nel 1303-04 e poi nel 1313-18. Per la città si tratta di un momento di forte rilancio artistico segnato dalla produzione di tessuti, oreficerie, dipinti e sculture fra cui si distingue il Cristo crocefisso del Maestro di Sant’Anastasia: qui l’urlo del dio morente si unisce ai volti sfigurati e quasi grotteschi della Vergine e san Giovanni in un linguaggio quasi vernacolare che mantiene intatta una potente forza espressiva.
Cimabue, Madonna col Bambino, 1285, Castelfiorentino (Firenze), Museo di Arte Sacra “Santa Verdiana”
Maestro di San Francesco Bardi, Le Stimmate di San Francesco
Per quanto volutamente silenzioso sugli accrediti dell’arte di questi tempi, Dante si reca a Padova proprio nel momento in cui Giotto finisce le pagine indimenticabili della Cappella degli Scrovegni, potenti per il realismo inedito che coinvolge l’analisi dello spazio, delle espressioni, dei contesti urbani e naturali. L’avvolgente mondo giottesco non passa inosservato a Francesco da Barberino, letterato amico di Dante che con lui condivide la stessa sorte dell’esilio da Firenze e che incontra proprio a Padova. In mostra è il suo prezioso Offiziolo, attualmente il più antico Libro d’Ore italiano che si conosca, in cui Francesco cita per la prima volta la Commedia: le preziose miniature del codice – affidate a maestri romagnoli e veneti – si alimentano delle forti suggestioni della Commedia mentre studiano e riprendono le novità giottesche appena introdotte nel ciclo padovano.
Ma per il poeta il successo degli uomini non è che un sole che tramonta sul sorgere di un successivo astro nascente: anche il soggiorno a Bologna (1304-06) e la conoscenza del lavoro di un grande miniatore – Oderisi da Gubbio – diventa un motivo di appunto morale nel ritenere la sua fama superata nel breve spazio di una generazione dalla bravura di Franco bolognese. L’arte della miniatura – con prestiti eccezionali come la Bibbia proveniente dall’Escorial di Madrid – è quindi centrale nella sezione dedicata alla città felsinea che fra Due e Trecento gareggia con Parigi proprio per questa preziosa produzione specialistica.
Di nuovo girovago fra la Marca Trevigiana, la Lunigiana, il Casentino, poi Lucca e Pisa, Dante ritorna ad ammirare le opere dei grandi scultori toscani come Nicola e Giovanni Pisano. E’ una scelta di campo a favore delle arti plastiche che più volte vengono meglio considerate nella Commedia a discapito delle altre tecniche artistiche. Di Nicola in mostra è il calco della lunetta con la Deposizione dalla Croce proveniente da Pisa mentre del figliolo si può ammirare la personificazione della Giustizia, eseguita per il monumento funebre di Margherita di Brabante, moglie di Enrico VII di Lussemburgo, incoronato imperatore col nome di Arrigo VII. Proveniente da Genova dove Margherita muore nel 1311, la scultura rende le fattezze reali della imperatrice, venerata come una santa per le sue virtù mostrate in vita, ripresa nell’ancheggiamento suggerito dalle tendenze della scultura francese. Due anni dopo la morte della moglie, anche l’imperatore scompare e con lui tutti i sogni di Dante di vedere ristabilita in Italia una pace duratura fra le fazioni sotto l’egida imperiale.
Giovanni Pisano, Giustizia, 1313-1314, Genova, Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola
Maestro veneziano-ravennate (fine XIII sec.), Madonna in Trono con Bambino, Parigi, Museo del Louvre
L’ultima sezione della mostra è dedicata a Ravenna – dove il poeta giunge nel 1319 ponendosi al servizio del benevolo signore Guido Novello da Polenta – così come a Venezia che proprio in questi anni comincia ad stringere i rapporti con la città romagnola in previsione del futuro controllo. Ravenna non può competere con le corti venete per commissioni artistiche anche se la presenza di opere di Giovanni, Giuliano e Pietro da Rimini sottrae la cittadina ad una eccessiva marginalità artistica consegnandole alcune rivisitazioni delle novità giottesche fra slanci espressivi e alcune semplificazioni linguistiche. Venezia invece prepara il suo salto artistico da qui a pochi decenni ma l’esule, al lavoro come diplomatico in laguna, non avrà tempo di accorgersene finendo i suoi giorni in una notte di settembre del 1321. Sepolto nella Cappella della Madonna lungo il muro del convento francescano, sulle sue spoglie mortali vigilava una splendida Madonna col Bambino, una scultura realizzata tra la fine del Due e l’inizio del Trecento, oggi tornata a Ravenna grazie al Louvre, che omaggia il poeta con questo prestito eccezionale.
Le arti al tempo dell’esilio; fino all’11 luglio 2021; Chiesa di San Romualdo (via Baccarini e via Rondinelli), Ravenna; orari: 9/18, chiuso lunedì.