Prossimo appuntamento dal 28 al 30 settembre. La presidente Spada: «Il settore cambia in fretta, vogliamo creare un luogo di confronto stabile»
Il sottosegretario Crippa all’Omc 2019
Fino ad oggi l’appuntamento con Omc (divenuto da quest’anno Omc-Med Energy Conference) era biennale, alternato a Rem (Renewable Energy Mediterranean Conference Exhibition). Ora diventa annuale, nell’ottica di creare a Ravenna un momento di dialogo e confronto fitto sui temi dell’energia a 360 gradi nel Mediterraneo. La prossima edizione della fiera dedicata al mondo offshore e all’energia in generale è dal 28 al 30 settembre 2021 (dopo lo slittamento da marzo).
Al momento non è ancora nota la data prevista per il 2022 ma è probabile che torni nel periodo primaverile come era sempre stato. Sede degli eventi resterà il Pala De Andrè e il secondo palazzetto dello sport di cui si attende la ripresa del cantiere. L’impianto, secondo gli annunci del Comune, doveva essere ultimato proprio prima dell’edizione 2021 di Omc programmata un mese fa.
«Il settore dell’energia – commenta Monica Spada, presidente dell’evento – sta affrontando un momento di grande trasformazione legato alla transizione energetica e alla volatilità di scenario di breve. Per questo pensiamo che avere un luogo di incontro stabile dove confrontarsi sulle priorità del settore coinvolgendo tutti gli attori dell’industria in modo inclusivo, stakeholder e policy maker possa essere un volano per allinearsi su obiettivi condivisi e trovare occasioni di sviluppo comune». Un obiettivo che sarà perseguito, già da quest’anno, con le sessioni plenarie strategiche e i panel tecnici e con il contributo che verrà dall’Innovation Room, dall’hackathon e dalla call for ideas dedicate ai giovani coinvolgendo università, aziende e investitori interessati alle nuove idee per l’innovazione da trasferire all’industria.
Nei guai la società importatrice, che non è riuscita a fornire la documentazione adeguata
Sequestrate 500 lampade per la cattura degli insetti (e 40 pezzi di ricambio) al porto di Ravenna.
Si trovavano in un container proveniente dalla Cina, dentro a 102 scatole di cartone, controllato dai militari della 2a Compagnia della Guardia di Finanza e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane.
Sebbene gli apparecchi fossero stati marcati “CE”, l’importatore (una società di Forlì) ha fornito ai militari una documentazione tecnica incompleta e “non idonea ad attestare la conformità rispetto agli standard comunitari di sicurezza previsti per i prodotti elettrici”.
A specifica richiesta di integrare il carteggio, lo stesso imprenditore ha dichiarato di non essere in possesso di altra documentazione e pertanto l’intera partita di merce, da ritenersi potenzialmente pericolosa in quanto non testata da alcun ente certificatore comunitario, è stata sequestrata.
L’importatore forlivese dovrà ora rispondere – scrivono i finanzieri in una nota inviata alla stampa – di falsità ideologica dei documenti presentati in Dogana, del tentativo di frode in commercio e dell’apposizione di segni mendaci sui prodotti (il falso marchio “CE”).
Tamara Fagnocchi realizza audiolibri, pubblicità («Fate l’amore con il sapore»), documentari, cartoni animati. «Con Cinquanta sfumature di grigio mi è venuta la nausea…»
«Fate l’amore con il sapore». La voce dietro uno dei claim più famosi e riconoscibili della pubblicità è di Tamara Fagnocchi, da Solarolo, che quella voce la usa come strumento del proprio lavoro.
«Sono partita dal teatro – ci racconta al telefono – e poi un po’ per caso sono incappata nello speakeraggio pubblicitario, che all’epoca nemmeno sapevo cosa fosse. Non avrei mai pensato di avere la voce adatta, se ne sono accorti alcuni colleghi: ho fatto i primi provini, sono andati bene. E mi sono resa conto che a teatro ero bravina, ma non certo eccezionale, mentre con la voce il lavoro mi veniva facile e funzionava tutto subito».
Da lì è partita una carriera che l’ha (oltre che portata a Milano) vista protagonista come doppiatrice, soprattutto per documentari (ma anche reality, film e cartoni animati, come l’ultimo Made in Abyss, per cui ha prestato la voce al ragazzino protagonista) e appunto negli spot. «Da Volkswagen ad Arca Planet, da Eurospin fino a Intimissimi (è sua, tra le altre, anche la voce del celebre “Kinder Colazione Più, al mattino chi ci dà di più”, ndr). Ad ascoltarmi sono però soprattutto gli altri, perché io a casa non ho neppure la televisione…». Senza tv, ma con una passione per le pubblicità. «Mi diverto molto, sono sempre esperienze diverse. E oltre che essere un lavoro remunerato bene, nel mondo della pubblicità trovo grande qualità, una vera ricerca della bellezza».
Fagnocchi è poi entrata negli ultimi anni nel settore degli audiolibri, in forte espansione. «Per me essere pagata per leggere libri è un lusso sfrenato. Come essere pagati per andare a giocare a calcetto, tanto per farmi capire da tutti…». Sono una quarantina i libri che sulle principali piattaforme streaming prendono vita grazie alla voce di Fagnocchi. «Non li leggo mai prima. Innanzitutto perché credo sia importante mantenere l’autenticità della prima lettura, quella emotività. Quando si ha la tecnica rodata della lettura a prima vista le emozioni risultano più vere, meno scontate. E poi perché non si ha il tempo. Gli errori possono capitare, certo, ma è il bello del non essere in diretta: si può rifare».
Tra i libri “interpretati”, anche uno di cui non va particolarmente fiera. «Tre anni fa – ci racconta – mi chiamarono per un provino, cosa abbastanza inusuale nell’ambito degli audiolibri. Poi ho scoperto che era per Cinquanta sfumature di grigio, di cui avevo solo sentito parlare in maniera vaga, a quei tempi. Sono stata presa, anche se non subito, e ho iniziato a lavorare: non era certo un capolavoro, ma avevo già lavorato su romanzi rosa di basso livello. Con il passare delle pagine però ha iniziato a venirmi la nausea. Di erotico c’era ben poco secondo me; il problema erano i messaggi terribili che il libro lancia alle ragazzine. A quei tempi voleva leggerlo anche mia nipote quindicenne e mi sono immaginata tutte le ragazzine che per colpa di quel libro avrebbero potuto pensare che in fondo se uno è ricco, figo e giovane può permettersi di importi un po’ tutto. È l’unica volta che mi è capitato, ma ho rifiutato quel lavoro, abbandonando gli altri due libri della trilogia (Cinquanta sfumature di nero e Cinquanta sfumature di rosso, ndr) che avrei dovuto invece completare. La Mondadori non la prese benissimo, mi fece terra bruciata attorno, tanto che per un po’ non ho più ricevuto offerte per audiolibri. Poi hanno iniziato a cercarmi gli stessi autori e ho fortunatamente ripreso».
Quanto conta, oltre alla voce, l’interpretazione? «Sicuramente la mia esperienza teatrale è un plus rispetto ad altri colleghi. Più in generale, la voce va allenata, esattamente come un atleta allena i muscoli. Fortunatamente lavoro ininterrottamente e quindi non ne ho praticamente bisogno, ma non appena resto due giorni senza lavorare sento che ho bisogno di “riscaldarmi”».
E se arriva un raffreddore? «È sempre stato uno spauracchio per tutti noi, ma io avevo già iniziato a igienizzarmi anche prima del Covid, riuscendo già a far sparire i raffreddori. D’altronde in questo lavoro non è che ti aspettano: i tempi sono serrati e la voce è l’ultimo tassello di un lunghissimo percorso, o ci sei o non ci sei. Devi garantire un’estrema disponibilità e grande reperibilità. Come un chirurgo, con la differenza che noi non salviamo nessuna vita».
Lavorare con la voce, può avere anche delle controindicazioni… «Ho delle amiche che non mi chiamano perché dicono che tanto mi sentono tutti i giorni (ride, ndr). E poi c’è sempre l’effetto sorpresa, di chi ti conosce solo per la voce: ricordo che vinsi un casting della Suzuki e poi quando mi presentai a Milano l’agente mi guardò come se qualcosa non le tornasse. Con la voce, in effetti, puoi essere chi preferisci, anche una bionda, alta e con gli occhi azzurri…».
Si registrano anche due nuovi ricoverati in terapia intensiva. In Emilia-Romagna i vaccinati sono quasi 1 milione e 700mila
In provincia di Ravenna oggi si sono registrati 68 casi di cui 35 maschi e 33 femmine; 41 asintomatici e 27 con sintomi; 65 in isolamento domiciliare e 3 ricoverati. I contagi sono stati rilevati 44 da contact tracing; 18 per sintomi; 5 per test volontario; 1 test per rientro dall’estero.
I tamponi eseguiti sono stati 1.598.
I decessi registrato oggi sono 3 pazienti di sesso femminile di 70, 71 e 92 anni.
Sono state comunicate anche 45 guarigioni.
I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate a tuttoggi sono 29.382.
Per quanto riguarda il territorio regionale i casi di positività rilevati sono 950 in più rispetto a ieri, su un totale di 9.852 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è pari al 9,6%, L’età media dei nuovi positivi di oggi è 38,8 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 213 nuovi casi seguita da Reggio Emilia (151), Modena (134), Parma (110), Rimini (79), Ravenna (68), quindi Piacenza (59), Cesena (51), Forlì (42), Ferrara (30). Infine, il Circondario imolese (13).
Si registrano anche 13 nuovi decessi: 2 in provincia di Modena; 2 in provincia di Bologna; 2 a Ferrara; 3 a Ravenna; 1 in provincia di Forlì- Cesena e 2 in provincia di Rimini. Nessun decesso nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia. Si registra anche il caso di un uomo di 71 anni proveniente da Andalo (Trento) e deceduto a Ferrara.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in Emilia-Romagna sono stati 12.906.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 217 (+1 rispetto a ieri), 1.671 quelli negli altri reparti Covid (+31). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 9 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 16 a Parma (-1), 29 a Reggio Emilia (+1), 33 a Modena (invariato rispetto a ieri), 57 a Bologna (+1), 11 a Imola (invariato), 23 a Ferrara (-1), 12 a Ravenna (+2), 6 a Forlì (invariato), 6 a Cesena (-1) e 15 a Rimini (invariato).
Per quanto riguarda l’attività di vaccinazione alle ore 15 di oggi 2 maggio in Emilia-Romagna sono state somministrate complessivamente 1.698.223 dosi di queste, 560.664 sono seconde dosi di chi ha completato il ciclo vaccinale.
I giallorossi ai play-out salvezza contro il Legnago (il 15 e il 22 maggio)
All’ultimo respiro dell’ultima partita del campionato il Ravenna sorpassa l’Arezzo grazie a un gol di Sereni (al 92′ contro il già salvo Carpi, battuto 2-1) ed evita l’ultima posizione in classifica e quindi la retrocessione diretta in serie D. E deve ringraziare anche i cugini del Cesena, che hanno battuto (3-1) i toscani, permettendo il sorpasso.
Ora il Ravenna dovrà affrontare in una sfida di andata e ritorno (il 15 e il 22 maggio) il Legnago (quintultimo in classifica) nei play-out salvezza. Gli stessi play-out che un anno fa condannarono momentaneamente i giallorossi alla serie D, prima del ripescaggio in estate che “sanò” quella dolorosa retrocessione.
Questi gli altri verdetti del girone B del campionato nazionale di calcio di serie C: Perugia promosso in serie B, Arezzo retrocesso in serie D insieme alle perdenti dei play-out (Imolese-Fano e, appunto, Legnago-Ravenna); dirette ai play-off Padova, Sudtirol, Modena e Feralpisalò, mentre i primi spareggi sulla (lunga e difficoltosa) strada per la promozione in B (solo un posto a disposizione) Triestina-Virtus Verona, Matelica-Sambenedettese e Cesena-Mantova.
Il foniatra ravennate visita e cura i più importanti artisti nazionali: da Jovanotti a Tatangelo, da Bocelli a Pausini
Il dottor Fussi con Anna Tatangelo
Mentre l’ex premier Giuseppe Conte illustrava i Dpcm c’era un’Italia che cercava di capire cosa poteva e non poteva fare e c’era il dottor Franco Fussi che riconosceva una probabile anomalia alle corde vocali dell’avvocato: «Con quella voce non potrebbe fare il cantante lirico ma di blues sì».
Il medico di Ravenna è specialista in foniatria e otorinolaringoiatria, docente al corso di laurea di Logopedia, e salvatore di parecchie celebri ugole infiammate. Cesare Cremonini e Fiordaliso sono solo gli ultimi artisti che ha visitato. Ma nel suo ambulatorio sono passati Laura Pasini, Jovanotti, Tatangelo, Ligabue, Emma, Alessandra Amoroso…
Dottor Fussi, cominciamo da una definizione della voce per voi addetti ai lavori.
«La voce è il prodotto dell’integrazione di tre apparati: il fiato è la benzina fornita dall’apparato respiratorio, la laringe è il motore con le corde vocali che vibrano e producono la frequenza fondamentale, le cavità di risonanza amplificano l’onda sonora fornendo le caratteristiche timbriche e la capacità di proiettare il suono a distanza».
Che cosa caratterizza una voce?
«I parametri sono tre. La frequenza fondamentale cioè la nota che emettiamo, data dalla tensione della corda vocale. L’intensità quindi il volume gestito dalla pressione con cui facciamo vibrare le corde. Il colore o timbro ottenuto dalla modificazione degli spazi di risonanza con i movimenti degli organi mobili come lingua, labbra, laringe, palato molle…»
Fussi con Elio
Il risultato finale quanto è determinato dalla conformazione fisica del corpo e quanto dalle capacità di utilizzo?
«Se parliamo di estensione si può dire che grazie alla tecnica si può raggiungere il massimo che la corda vocale può esprimere. Ma ci sono anomalie congenite che danno caratteristiche al suono. Se la corda ha delle pieghettature sula superficie c’è più rigidità e viene quella voce un po’ legnosa, un po’ stimbrata. L’esempio che tutti possono avere in mente è l’ex premier Giuseppe Conte: non potrebbe fare il cantante lirico ma il blues sì».
Come avere una voce ottimale?
«Occorre una buona tonicità della muscolatura addominale per agire sull’apparato respiratorio, un sufficiente numero di ore di sonno prima della performance e mantenere un buono stato di idratazione delle mucose cordali: più sono idratate e meno faticano a vibrare quindi ci si stanca meno».
Fussi con Arisa
Come si idratano?
«Ci sono vaporizzatori caldo-umidi, acido ialuronico attraverso aerosol, pasticche o spray, tenere una garza bagnata sotto al naso prima del canto per inspirare goccioline. Poi è utile la pectina, un carboidrato indigeribile che si trova soprattutto nelle mele o nell’albedo, la parte bianca nella buccia degli agrumi. Non è un caso che Pavarotti prima di entrare in scena mangiasse uno spicchio di mela acerba con la buccia».
Quali infortuni di natura traumatica possono capitare?
«Uno sforzo vocale protratto nel tempo per scarsa capacità di guidare la propria voce può portare dei noduli sulle corde vocali. È lo stesso fenomeno del callo che si forma per sfregamento. Sono disturbi frequenti per chi fa lavori in cui parla molto e magari in ambienti rumorosi: il tipico esempio è l’insegnante. Facendo riabilitazione si impara a moderare il trauma da contatto e quindi i noduli si riducono e possono anche andare via. Lo sforzo acuto legato a un’evenienza occasionale limitata nel tempo è come un urto secco sulla corda che può anche rompere un capillare: in questo caso si forma un polipo. È come un’ernia da sforzo che va asportata chirurgicamente, di solito anche in day-hospital. Capita di vederne diversi al lunedì come conseguenza delle urla allo stadio».
Cosa può fare chi deve usare molto la voce per lavoro?
«Se si sentono fastidi, prima che la lesione diventi patologica, è importante cercare di imparare la modalità più economica di gestione: cioè massima resa con minima spesa, trovare il miglior rapporto fra respirazione, laringe e risuonatori. Un ciclo di logopedia può servire».
Fussi con Giusi Ferrero
Un abbassamento di voce è capitato a tutti. Qualcuno è più predisposto di altri? A cosa è dovuto?
«È la conseguenza di uno stato infiammatorio che crea disidratazione. Può avere diverse origini: allergie, l’acido cloridrico che risale con il reflusso gastroesofageo, virus, batteri, miceti, oppure comportamenti e stili di vita».
Sanremo 2018. Laura Pausini canta come ospite ma pochi giorni prima dell’esibizione era senza voce e sembrava dovesse rinunciare. È noto che ha curato lei la sua gola. Come ha fatto il miracolo?
«Un potente antinfiammatorio e cortisone, insieme ad altre cose che sono preferibili quando si ha più tempo a disposizione come come la bromelina, un enzima naturale estratto dal gambo dell’ananas. Certo sarebbe meglio cantare con accortezza. E invece quella sera la Pausini finì a cantare fuori dall’Ariston nel freddo di febbraio. Da medico non glielo avrei consigliato».
Pausini è solo una dei cantanti e attori che segue. Che percorso si fa? Contatti costanti o solo in caso di necessità?
«Una volta all’anno si fa il tagliando all’auto anche se va bene. Lo stesso vale per le corde vocali: ogni tanto è bene dare una controllata. Poi c’è chi viene per curare infiammazioni o difficoltà tecniche che non sanno risolvere».
Un tagliandino sarebbe utile anche a chi non deve esibirsi su un palco?
«Diciamo che se una disfonia come l’abbassamento di voce resiste per 15 giorni è il caso di farsi vedere perché una normale laringite in 7-10 giorni passa. Più in generale però è vero che un percorso con un logopedista può aiutare a guidare meglio la propria voce e scoprire anche migliori modalità espressive».
Il progetto di rilancio dell’area di un ettaro in via Don Carlo Sala affidata al consorzio Il Solco e per la gestione alla coop La Pieve
Alla presentazione del progetto di riqualificazione dell’ex Kirekò il sindaco De Pascale e i dirigenti delle cooperative sociali aderenti a Confcooperative
Il nuovo RicreAzioni, che i ravennati conoscono come ex Kirekò in via Don Carlo Sala, tornerà a nuova vita diventando un centro ricreativo e culturale per la comunità, grazie alla collaborazione con diverse realtà associative del territorio, ma anche un centro polivalente diurno e pomeridiano per persone con disabilità, all’interno di un grande “polmone” verde.
«Grazie al coinvolgimento di numerose realtà a livello comunale – afferma il sindaco di Ravenna Michele de Pascale –, rilanciamo un luogo importante della città attraverso tre importanti valori: solidarietà, innovazione e sostenibilità ambientale». A seguito di un’asta pubblica gestita dallo studio commerciale tributario Enrico Montanari di Ravenna, il Consorzio Solco si è aggiudicato l’area e l’immobile, nel rispetto dei termini della convenzione stipulata con il precedente gestore, fino al 2063. «È stato un percorso articolato e non semplice – spiega il presidente del Consorzio Solco Antonio Buzzi – ma, alla fine, siamo riusciti ad arrivare a un progetto di integrazione umana a 360 gradi, che prevede la creazione di un luogo aperto alla comunità e ai ragazzi con disabilità, in un contesto ad alto contenuto ecologico. Per noi è una grande responsabilità, ma faremo di tutto per diventare un punto di riferimento in città per rafforzare il senso comunitario e sperimentare nuove e più sostenibili forme di inclusione sociale».
Nel nuovo centro RicreAzioni, dunque, bambini, anziani, giovani e meno giovani, persone con disabilità, sportivi, amanti della natura, potranno trovarsi e passare del tempo insieme. Nello specifico, la gestione sarà affidata alla cooperativa La Pieve che da anni si occupa di disabilità, collaborando con enti, associazioni e imprese. «Il cuore nevralgico del progetto – spiega il vicepresidente de La Pieve, Christian Rivalta – sarà il centro diurno per persone con disabilità. Sul fronte formativo, utilizzeremo la cucina e il bar già presenti all’interno dell’immobile per attività occupazionali legate alla ristorazione. Ma non mancheranno anche laboratori di orticoltura e di manutenzione del verde, volte alla promozione di filiere a basso impatto ambientale».
RicreAzioni si trova infatti in un’area completamente verde di circa un ettaro, con un bosco di 170 alberi messi a dimora nel 2017, proprio a ridosso dell’immenso Parco Cesarea che sarà inaugurato a breve. Nell’ottica di diventare un centro ricreativo e culturale polifunzionale, RicreAzioni si aprirà poi al territorio, a cominciare dalla rete già creata dalla cooperativa, che comprende gli oratori, i gruppi scout, il Csi, la Consulta sociale del Volontariato e la cooperativa Atlantide per le iniziative ambientali.
Quali sono le tempistiche di realizzazione? «Entro l’estate – rivela Rivalta –, termineremo i lavori necessari a rendere subito abitabile la struttura. Bisogna finire le banchine, sostituire gli infissi, rifare la scala interna che non è a norma, inserire un montacarichi e ultimare la bonifica della torretta, creando una seconda entrata. Poi vorremmo aggiungere alcuni vani funzionali e uno spazio spogliatoio, così da essere pronti in autunno per le attività».
In Emilia-Romagna i positivi tornano sotto i mille casi. E continua il calo dei ricoverati nelle strutture ospedaliere. Olte 1milione e seicentomila i vaccinati
Nel territorio ravennate oggi 1 maggio si sono registrati 71 casi di contagi al Coronavirus, riguardano 37 maschi e 34 femmine; 32 asintomatici e 39 con sintomi; 66 in isolamento domiciliare e 5 ricoverati. Nel dettaglio si tratta di 49 persone individuate da contact tracing; 16 per sintomi; 6 per test volontario. I tamponi eseguiti sono stati 2015.
Si riscontrano anche 2 decessi: un uomo e una donna entrambi di 63 anni. Peraltro sono state comunicate 95 guarigioni.
I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio in provincia di Ravenna sono 29.314.
Nell’ambito più vasto dell’Emilia-Romagna si sono registrati 941 di positività in più rispetto a ieri, su un totale di 34.343 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 2,7%. L’età media dei nuovi positivi di oggi è 37,9 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Modena con 205 nuovi casi, seguita da Reggio Emilia (158) e Bologna (147); poi Parma (105); Rimini e Ravenna (entrambe con 71 nuovi casi), quindi Cesena (62), Forlì (52), Piacenza (36), Ferrara (28), infine, il Circondario imolese (6).
Sono stati riscontrati anche 17 nuovi decessi: 8 in provincia di Bologna; 3 in provincia di Reggio Emilia; 2 a Ravenna; 2 in provincia di Forlì-Cesena; 1 in provincia di Modena e 1 uomo di 72 anni nel riminese. Nessun decesso nelle province di Parma, Piacenza e Ferrara.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 12.893.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono complessivamente 216 (-10 rispetto a ieri), 1.640 quelli negli altri reparti Covid (-92). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 9 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 17 a Parma (-5), 28 a Reggio Emilia (invariato), 33 a Modena (-1), 56 a Bologna (invariato), 11 a Imola (invariato), 24 a Ferrara (-1), 10 a Ravenna (-2), 6 a Forlì (invariato), 7 a Cesena (invariato) e 15 a Rimini (-1).
Per quanto riguarda la campagna vaccinale operativa anche durante i giorni festivi, alle 15 di oggi in Emilia -Romagna sono state somministrate complessivamente 1.673.183 dosi; sul totale, 548.497 sono le seconde dosi delle persone che hanno completato il ciclo vaccinale.
Secondo un’indagine Cgil aumenta il tasso di inattività. Le categorie più colpite sono le donne fino ai 24 di età e gli uomini dai 35 ai 54 anni
Cameriera al lavoro (foto di repertorio)
Venti milioni di ore di cassa integrazione, tasso di occupazione sceso di tre punti percentuali, aumento delle persone che non lavorano e non cercano occupazione da 62mila a 66mila. I numeri elaborati dall’ufficio studi e ricerche della Cgil di Ravenna possono aiutare a comprendere l’impatto del Covid sul mondo del lavoro nel territorio provinciale.
Cassa integrazione. Da marzo a dicembre 2020 sono stati 46mila i lavoratori che hanno avuto accesso alla cassa integrazione. La parte più consistente numericamente è il settore del commercio, dei servizi e del turismo (15.361 lavoratori colpiti) e da quello metalmeccanico (12.694). Ancora a inizio aprile 2021 sono più di settemila i lavoratori “in cassa”.
Occupazione. Gli occupati in provincia di Ravenna sono passati dai 175.592 del 2019 ai 167.442 del 2020, mentre il tasso di occupazione, che era faticosamente risalito a un 70,6 percento che non si vedeva dagli anni precedenti la crisi iniziata nel 2009, è ripiombato al 67,5%, inferiore anche al dato regionale (68,8). È esploso il numero di persone in cerca di lavoro (da 8.474 a 12.352), con il tasso di disoccupazione balzato dal 4,6 al 6,9 percento.
Inattività. Quello che preoccupa maggiormente è l’aumento del numero degli inattivi (da 62.417 a 66.011), ovvero delle persone che non lavorano e che, scoraggiate, non cercano più una occupazione. Il tasso di inattività, ovvero il rapporto tra il numero di inattivi nella classe di età 15-64 e il corrispondente segmento di popolazione, passa dal 26 al 27,5%. Le fasce maggiormente coinvolte sono le donne nell’intervallo dai 15 ai 24 anni (dal 70 al 78%) e gli uomini dai 35 ai 54 anni, che dal 7% raggiungono il 13%. Un andamento che sembra indicare come stiano aumentando le giovani donne che non cercano nemmeno più di entrare nel mondo del lavoro e gli uomini che, espulsi dal posto di lavoro proprio nella fascia di età della maturità lavorativa, disperano di potervi rientrare.
Marinella Melandri, segretaria generale della Cgil di Ravenna ha commentato: «Ci sarà un prima e un dopo il 2020, l’accelerazione forzata imposta dall’emergenza in alcuni ambiti – smartworking e didattica a distanza per citare solo i capitoli sotto gli occhi di tutti – rivoluzionerà probabilmente l’organizzazione del lavoro post-pandemia»
«I mesi che abbiamo di fronte saranno ancora difficili per il mondo del lavoro – ha sottolineato Melandri –. La campagna vaccinale entro poche settimane dovrebbe consentire di mettere al sicuro la parte più fragile della popolazione; c’è la consapevolezza che dovremo ancora fare i conti con la necessità di prevenire i contagi, con tutto ciò che questo significa per il lavoro. A questo si aggiunge la scadenza del blocco dei licenziamenti per i settori industriali a fine giugno. Se non sarà prorogato dovremo evitare licenziamenti unilaterali, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, dai contratti di solidarietà a quelli di espansione alla cassa ordinaria nelle situazioni di crisi, per mantenere i lavoratori collegati alle loro imprese, spingendo sulla formazione e sulla sicurezza sul lavoro. Poi come sempre accade nei momenti di difficoltà, torna la tentazione di scaricare sul lavoro le fragilità: c’è già chi chiede il ritorno dei voucher, del tempo determinato senza causali, senza parlare del rischio di un’impennata del lavoro nero e grigio, in particolare nel nostro territorio caratterizzato dalla stagionalità. Dobbiamo combattere un’idea di ripresa basata sulla precarietà. È un’esperienza già fatta, di cui abbiamo misurato le conseguenze con la pandemia. Gli ingenti investimenti di cui il Paese potrà disporre devono servire a uno sviluppo di qualità, che guardi al futuro, e contemporaneamente bisogna adottare misure di sostegno e accompagnamento, a cominciare da una riforma degli ammortizzatori sociali in senso universalistico e solidaristico. Per questo le risorse del Recovery fund devono essere condizionate a produrre effetti qualitativi e quantitativi sull’occupazione».
Aggiornate le regole da rispettare in caso di positività in classe
Quarantena fissata a 10 giorni per gli studenti con tampone negativo, considerati sempre contatti stretti dei propri compagni di classe, mentre per gli insegnanti che hanno rispettato le misure anti-Covid di fronte a un caso di positività in aula è sufficiente un tampone molecolare negativo per poter tornare in cattedra. Tampone che sarà effettuato con la massima rapidità.
A una settimana dal rientro in classe al 70% per le scuole superiori, e a tre da quello di chi frequenta i servizi per l’infanzia, le elementari e le medie – ripartite in presenza al 100% lo scorso 7 aprile – la Regione Emilia-Romagna aggiorna con una ordinanza il protocollo per la gestione di casi Covid-19 confermati in ambito scolastico.
Nello specifico, nelle scuole dalle primarie in poi, i docenti non vengono considerati contatti stretti quando viene rilevata una positività tra gli alunni: verrà invece effettuato con “elevatissima priorità”, quindi al massimo entro le 24 ore, da parte dei Dipartimenti di sanità pubblica un test molecolare che in caso di esito negativo permette agli insegnanti di tornare immediatamente a insegnare nelle altre classi dove fanno lezione. Nel caso il personale docente scelga di rifiutare questo tampone, scatta automaticamente la quarantena.
Per quanto riguarda gli alunni, la quarantena resta automatica quando viene confermato un caso di Covid-19 tra i compagni di classe, ma può ora concludersi dopo 10 giorni con un tampone molecolare negativo alla fine del periodo. Nel caso l’alunno non si sottoponga al tampone, la quarantena viene invece prolungata fino al quattordicesimo giorno, e in quel caso si potrà essere riammessi senza screening.
Quando è l’insegnante ad essere positivo al Covid-19, fermo restando il rispetto delle misure come il distanziamento e l’utilizzo della mascherina, le lezioni sono sospese per tutti i suoi alunni fino all’esito negativo di un test di screening, che può essere sia antigenico che molecolare e sarà a carico dei Dsp.
Si applicano invece norme diverse per i servizi educativi 0-3 anni e scuole dell’infanzia: lo stato di contatto stretto, che comporta da parte del Dipartimento di sanità pubblica la quarantena sempre di 10 giorni, viene esteso dai compagni di classe anche agli insegnanti e a tutto il personale che abbia avuto una “presenza prolungata” e una “significativa interazione”, presso la sezione stessa, nelle 48 ore precedenti all’emergere del caso (esordio dei sintomi/effettuazione del tampone del caso confermato), dal momento che i piccoli non indossano mascherine e non sono adeguatamente distanziati fra loro né con i docenti.
Tutte le altre misure dell’ordinanza
L’ordinanza conferma tutte le misure di contenimento da adottare in ambito scolastico: le finestre aperte durante le lezioni e le porte ogni cambio d’ora, la possibilità di svolgere l’educazione fisica solo all’aperto e senza spogliatoi, la sospensione delle lezioni di canto e strumenti a fiato, il divieto di assembramenti all’entrata, all’uscita e a ricreazione.
Confermata poi la possibilità per il Dipartimento di Sanità pubblica di estendere lo screening con tamponi anche ad altre classi e sezioni della scuola, in base alle informazioni raccolte attraverso l’indagine epidemiologica dei contatti stretti, e anche di richiedere il provvedimento di chiusura di una scuola, se ritenuto necessario a fronte del numero dei contagiati. Così come si ribadisce la possibilità, sempre da parte del Dsp, di proporre indagini a campione in ambito scolastico in ambiti territoriali in cui vi sia evidenza di una elevata circolazione del virus Sar-Cov-2, utilizzando test antigenici/molecolari.
Il personale scolastico vaccinato deve continuare a utilizzare rigorosamente i dispositivi di protezione individuale e a rispettare tutte le misure, a partire dall’igiene delle mani e dal distanziamento fisico. Se un vaccinato viene in contatto stretto con un caso positivo, deve essere comunque considerato un contatto stretto, e in questo caso devono quindi essere adottate tutte le disposizioni prescritte dalle Autorità sanitarie
La regista Giorgina Pi in scena al Rasi con il suo dramma sul mito di Tiresia, primo spettacolo a Ravenna dopo la lunga chiusura dei teatri
Giorgina Pi e Gabriele Portoghese (foto Lau Chourmo)
La giornata “Ricominciamo dal Primo Maggio”, organizzata da Ravenna Teatro con diversi eventi, che riapre dopo lunghi mesi di chiusura i sipari ravennati, si concluderà in serata con l’arrivo sul palco del Rasi di Tiresias, una produzione Angelo Mai/Bluemotion con Gabriele Portoghese e la regia di Giorgina Pi.
Tiresias – tratto da Hold your own/resta te stessa della drammaturga (e tantissimo altro) londinese Kate Tempest – ha debuttato la scorsa estate al Paolo Pini di Milano ed è stato salutato come uno degli spettacoli più interessanti del 2020. La regista romana Giorgina Pi è al secondo affondo su Kate Tempest dopo Wasted del 2019, e a lei chiediamo di raccontarci lo spettacolo.
Per quello che è stato finora il tuo percorso artistico (la riscrittura del mito, le drammaturghe contemporanee) il testo di Kate Tempest sembrava proprio lì ad aspettarti. Come ti sei approcciata a Hold your own?
«La cosa è nata parlandone con Gabriele Portoghese, quando stavamo facendo le repliche di Wasted, visto il grande interesse comune per i testi di Tempest, e comunque la figura di Tiresia mi risultava molto affascinante. In Hold your own c’è questo senso di aggrapparsi a sé, di trovare dentro se stessi una forma di salvezza e di apprezzare le tante vite che abbiamo in una sola vita, rimanendo sempre noi. Tempest ha la capacità straordinaria di riportare le caratteristiche principali di Tiresia: per esempio a me affascina tantissimo – e lo si può dedurre proprio dallo spettacolo – la questione del Tiresia anziano, quello delle Baccanti, che è anziano ma è come se fosse giovane, che ricomincia un ciclo di vita».
A pensarci bene, Tiresia è davvero una figura attualissima, per mille aspetti…
«È sempre molto difficile risalire ai motivi esatti che scatenano la passione per un dato interesse, però sicuramente la figura di Tiresia ha tanti elementi che mi risuonano, almeno in questa fase della mia vita. Quando ho iniziato a studiare questa figura non avevo ben chiaro l’obiettivo, se non quello di indagare quello che è un cosiddetto “mito minore” ma che in realtà secondo me è invece un mito di snodo. Tiresia tiene insieme la questione del tempo, inteso come dimensione in qualche modo ciclica e non verticale, e la questione del corpo come dimensione ciclica, grazie alla sua doppia transessualità nel mito. C’è sempre un cerchio che torna, la cosa straordinaria di Tiresia è che quando è donna è completamente donna, quando è uomo è completamente uomo, lo stesso quando è giovane e poi anziano, la sua attualità sta nel fatto di sentirsi e vivere per ciò che si sceglie di essere».
Dopo la pandemia e tutto ciò che ha comportato, cosa cambierà, in generale, per le compagnie teatrali?
«Come al solito ci si dividerà tra chi non sta bene nel proprio presente e chi invece cerca di accomodarsi sui divani più comodi, è la storia del mondo e, purtroppo, anche di molti artisti. Credo che ci saranno sicuramente delle compagnie che riusciranno a fare riflessioni molto profonde sull’accaduto, ma il tema vero è il sistema: se questo nostro sistema teatrale non cambia, se non si trovano delle forme di finanziamento differenti rispetto al passato, c’è un impedimento reale affinché il teatro possa avere il ruolo fondamentale che deve assolutamente avere dopo un’esperienza traumatica come la pandemia».
Manifestazione non autorizzata, con striscioni e cori. Il sindaco: «In nome della libertà ribaltata panchine e rotto vetri»
Piazza Baracca piena di gente nonostante la pioggia, ieri sera (venerdì 30 aprile) a Lugo, subito dopo le 22, per protestare contro il coprifuoco. Erano soprattutto giovani, in diversi senza mascherina, a gridare “Libertà-libertà” e a intonare l’inno di Mameli e “Romagna mia” con tanto di striscioni, per una manifestazione non autorizzata fortemente criticata stamattina anche dal sindaco Davide Ranalli.
Sul posto sono giunte pattuglie delle forze dell’ordine che hanno filmato la scena e chiesto documenti ai presenti, in vista di inevitabili sanzioni.
«Ci siamo messi in contatto con giuristi e avvocati che forniranno supporto legale nell’evenienza in cui vengano fatti dei verbali ai partecipanti – scrive sui social il gruppo che ha organizzato l’evento, senza bandiere politiche, 22.01 NoCoprifuoco -. Le recenti sentenze hanno dimostrato quanto sia difficile arrivare a pagare una multa se ci si muove seguendo pochi e semplici passi».
«Il primo maggio è rappresentato dall’operatore ecologico che ho incontrato poco prima delle otto, in una piazza deserta e ancora assonnata – è invece il commento del sindaco Davide Ranalli -; ha fermato il suo camioncino e mi ha esclamato “Sindaco, spero si possa fare qualcosa”. Ho capito subito che aveva passato ore a rigirare panchine rovesciate e raccogliere vetri rotti dopo la manifestazione non autorizzata di ieri. Immagini di una Lugo che non è quella che conosciamo di folle urlanti che provano a farsi beffe delle forze dell’ordine e della polizia locale che hanno dovuto evitare scontri in una “lotta” impari fra loro e i tanti manifestanti, molti venuti da fuori. Ci saranno un giorno in cui dovremo raccontare a qualcuno che, in nome della libertà, ci si fece beffa dello Stato e delle istituzioni e, sempre in nome della libertà, si ribaltarono panchine e ruppero vetri per poi chiedere, a volte gli stessi, di tenere più pulito il Pavaglione. Ieri non ho visto difensori della libertà ma ultrà che dicono di amare il calcio e girano le spalle alla partita».