mercoledì
20 Agosto 2025

Eni: «Versalis punterà sull’economia circolare con il rispetto dell’occupazione»

Incontro fra sindacati e multinazionale per affrontare il futuro del ramo che conta uno stabilimento a Ravenna. Annunciata la chiusura del cracking di Marghera

Versalis 797711Versalis investirà nello sviluppo della chimica legata all’economia circolare puntando su prodotti da riciclo meccanico di alta qualità, tecnologie di riciclo chimico delle plastiche miste e impiego di materie prime da fonti rinnovabili. È il piano annunciato dai vertici aziendali di Eni, che controlla Versalis, nel corso dell’incontro tenuto ieri, 9 aprile, con i sindacati nazionali e territoriali per illustrare la strategia di sviluppo e rafforzamento. Tra i rappresentanti dei lavoratori era forte la preoccupazione dopo l’annuncio della chiusura dell’impianto di cracking di Marghera.

«Versalis realizzerà la sua trasformazione – afferma Eni in una nota successiva all’incontro in videoconferenza – facendo leva sulle sue competenze, i centri di ricerca e gli asset del proprio sistema produttivo per continuare a sviluppare tecnologie innovative e importanti iniziative industriali finalizzate alla specializzazione e diversificazione del portafoglio della chimica. Questo avverrà puntando su un più ampio portafoglio di prodotti che consentano una crescente partecipazione in mercati a più alta profittabilità».

Versalis ha tenuto a evidenziare che ogni progetto sarà realizzato nel rispetto degli equilibri occupazionali e delle filiere produttive collegate. In particolare, a Porto Marghera, Versalis realizzerà iniziative industriali sostenibili nell’ambito di un più ampio piano di Eni per la transizione energetica sul territorio. La tempistica di implementazione sarà oggetto di costante confronto con le parti sociali.

L’Emilia-Romagna torna arancione: le novità per scuole, parrucchieri, negozi, sport

A partire dal 12 aprile. Tra le altre cose, si potrà fare di nuovo visita ad amici e parenti

ERArancionehomepage 54 49884 54 50677Era nell’aria da qualche giorno e ora è arrivata l’ufficialità. Il ministero della Salute – si legge infatti in un’agenzia dell’Ansa – comunica che a partire dal 12 aprile l’Emilia-Romagna tornerà in zona arancione (insieme a Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana).

Le principali novità sono rappresentate dalla riapertura di tutte le scuole in presenza (in questi giorni di zona rossa il limite era la prima media), seppure con una percentuale ridotta di studenti per quanto riguarda le superiori.

Potranno inoltre riaprire tutti i negozi e le attività di servizio alla persona, come parrucchieri e centri estetici.

Sono di nuovo consentite le visite a parenti o amici (al massimo due persone alla volta, esclusi minori), così come gli spostamenti all’interno del comune. Possono riprendere anche gli allenamenti nei centri sportivi all’aperto, ma sempre in forma individuale per quanto riguarda gli sport di contatto (a eccezione delle categorie di rilevanza nazionale).

Restano chiusi – operativi invece sono con asporto e consegne a domicilio – bar e ristoranti.

L’esperto dell’Iss: «Il vaccino Astrazeneca contestato per ignoranza scientifica»

Il ravennate Giacomo Farneti fa parte della task force Covid-19 istituita l’anno scorso dal Governo: «Immunità di gregge? Solo a fine anno»

Giacomo Farneti
Giacomo Farneti

Il 34enne ravennate Giacomo Farneti, responsabile sanitario di Santa Teresa, è membro della task force Covid 19 istituita l’anno scorso dal ministro per l’Innovazione tecnologica in collaborazione con quello della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità, per cui tra l’altro svolge attività di ricerca e monitoraggio.

Lo abbiamo intervistato per fare il punto sulla campagna vaccinale.

Sul sito dell’Iss, con cui collabora, è presente una vera e propria guida sulle fake news diffuse in questi mesi sui vaccini. Cosa ne pensa di questo tema?
«Sono convinto che tutte le fake news sul tema Covid-19 e vaccini siano state create e costantemente alimentate dalla disinformazione (intesa come erogazione di informazioni quasi mai complete, ma spesso “ritagliate” ad hoc al solo scopo di raccogliere pubblico) e dall’assenza di cultura. Un’ignoranza intesa come non-conoscenza ma soprattutto come scarsissima capacità – e intenzione – di rendersi consapevoli e conseguentemente responsabili delle nostre scelte. Un mio vecchio maestro diceva che “gli italiani sono un popolo contemporaneo, perché senza memoria”».

Ed ecco perché le fake news funzionano…
«Paradossalmente le persone hanno bisogno – comprensibilmente – di sicurezza, di certezze. Ma spesso dimenticano la storia, da dove veniamo e soprattutto come siamo arrivati a questo punto. Le scelte in ambito sanitario, di prevenzione e di cura, sono state storicamente drastiche, talvolta penalizzanti, ma il rapporto tra rischio e beneficio è estremamente reale quando si parla di farmaci. Siamo riusciti a eliminare il vaiolo con un vaccino pericolosissimo – 1 caso grave ogni 10mila mi pare -, il vaccino antipolio provocava poliomelite – credo 1 caso ogni 500mila – eppure hanno aderito tutti. A mio avviso, l’unico vero modo per avere chiarezza è attraverso l’impegno unico e capillare delle istituzioni e dei canali comunicativi, evitando così “isterie” di massa».

Vaccino Astrazeneca 1A proposito di isterie, come valuta le sospensioni ai danni del vaccino AstraZeneca?
«È stato “messo in croce” per pura ignoranza scientifica. Il vero problema è rappresentato dal fatto che le agenzie e le organizzazioni che associano gli effetti collaterali al solo vaccino AstraZeneca non sono indipendenti e l’unico “difetto” che ha questo vaccino è forse il costo: 1,78 euro contro i 12 del Biontech/Pfizer o i 18 dollari del Moderna. Nessuno vuole risparmiare sulla salute dei cittadini, ma occorre conoscere bene i dati scientifici prima di emettere sentenze».

Da addetto ai lavori, ci spiega esattamente cos’è successo in questi giorni con AstraZeneca? E perché consigliarlo in Italia solo agli over 60?
«Il comitato tecnico scientifico dell’Ema ha eseguito un’analisi approfondita sui casi di trombosi rilevati e la combinazione caratterizzata da trombi e livelli bassi di piastrine che è stata segnalata rimane estremamente rara e i benefici della vaccinazione superano considerevolmente i rischi degli effetti indesiderati. La scelta di indirizzare questo vaccino alle persone di età superiore a 60 anni è data unicamente dal fatto che il basso rischio di reazioni avverse a fronte di un’elevata mortalità nelle ormai note fasce a rischio (pazienti con patologie pregresse preesistenti e età avanzata) rappresentano una raccomandazione a quella stessa fascia di cittadini. Per questo motivo, a mio avviso, la campagna vaccinale non verrà “limitata” data la percentuale di italiani con età superiore a 60 anni».

Lei quindi, in linea teorica, si farebbe somministrare comunque anche AstraZeneca.
«Io mi sono vaccinato il 6 gennaio con Pfizer ma personalmente accetterei ed esprimerei il consenso di fronte a qualsiasi vaccino esistente. In questo momento la soluzione rimane, a mio parere, solo una: responsabilizzarci e, con fiducia nella scienza, essere consapevoli dell’importanza della vaccinazione».

E come si risponde, da scienziati, a chi resta spaventato per le reazioni avverse?
«In farmacologia sono sempre esistite e le statistiche correlate ai rischi-benefici sono e rimarranno sempre il punto cardine di ogni terapia. Esistono farmaci per curare la prostata che hanno come “effetto collaterale” una maggiore crescita dei capelli, un farmaco antidepressivo molto noto può causare erezione spontanea negli uomini, un farmaco topico contro l’acne può causare al contrario depressione o addirittura psicosi. La famosissima tachipirina così come l’aspirina hanno effetti collaterali noti gravissimi, ma non per questo le persone hanno smesso di assumerle. Prendere un aereo può causare complicanze fatali di trombosi allo 0,05 percento dei viaggiatori ma non per questo abbiamo paura di volare».

Dati alla mano, quali sono i rischi concreti dei vaccini?
«In italia abbiamo 3,5 milioni di dosi somministrate e un rapporto di 0,0003 percento di decessi (tra l’altro non si considerano le comorbilità preesistenti negli ultra 80enni o le patologie non note ai pazienti stessi) che possono assolutamente contribuire agli effetti collaterali (anche se statisticamente non vengono comprese nei dati) o di 0,002 percento di effetti collaterali gravi: credo che meno rischi di così non sia possibile».

È possibile invece avere qualche risposta in più sull’efficacia dei vaccini? E su quanto potrebbe durare nel tempo la copertura?
«I vaccini attualmente esistenti non offrono l’immunità totale. Purtroppo i dati epidemiologici e scientifici che quotidianamente vengono pubblicati ci indicano una mutazione costante dell’infezione, non sempre in peggio. Il virus Sars-Cov-2 non è un agente patogeno “immobile” esattamente come il virus influenzale stagionale. A mio parere, dai dati pubblicati finora, si evince la previsione di una vaccinazione annuale che offra una copertura ottimale. Io stesso ho eseguito test ad operatori sanitari che si sono offerti disponibili ad eseguire l’analisi per il dosaggio degli antircorpi IgG neutralizzanti e i dati raccolti, seppur in minima parte, fanno riflettere: ad esempio, due pazienti dello stesso sesso – in assenza di patologie note – dopo la seconda dose di vaccino ricevuto hanno sviluppato anticorpi in quantità estremamente differenti (la prima 7.400 unità/ml, la seconda più di 220.000) e allo stesso tempo un’operatrice che aveva ricevuto la prima dose, contagiata e poi guarita, ha sviluppato una quantità di anticorpi inferiore a 5.000 unità/ml. Con questo non si deve assolutamente considerare il vaccino inutile o inefficace ma occorre considerare ogni soggetto vaccinato nella sua unicità fisiologica e considerare anche i guariti Covid come pazienti da vaccinare».

I dati dei contagi e dei morti sono ancora elevati, a distanza di alcuni mesi dall’inizio della campagna di vaccinazione: quando si potranno vedere i primi effetti concreti?
«In realtà sono già visibili e sotto i nostri occhi da tempo. L’unico problema è rappresentato dal fatto che si possono raccogliere “facilmente” dati riguardo le nuove positività ma con meno facilità si può calcolare il mancato contagio di un paziente».

In Israele con il 55 percento dei vaccinati sembra si stia tornando alla normalità, o quasi. Quando si potrebbe riuscire a raggiungere un risultato del genere in Italia?
«Raggiungere la “normalità” in realtà significherebbe avere il 100 percento della popolazione vaccinata e, per questo, “sicura” da un punto di vista epidemiologico. Occorre tuttavia considerare un dato fondamentale: l’indice e valore R0, ovvero il tasso di riproduttività della malattia che per questa pandemia non è stato possibile calcolare. Detto questo, la potenziale riapertura non può essere legata alle vaccinazioni ma all’andamento dell’epidemia, ovvero più vaccini e meno contagi. Come esempio si può considerare il crollo di positività nel personale sanitario dopo la vaccinazione di massa».

E quando riusciremo allora a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge?
«Di certo solo attraverso un impegno e uno sforzo maggiore di quello fatto finora, anche se ritengo utile impegnarci prima di tutto nella vaccinazione come scopo preventivo, nei confronti di determinati tipi di pazienti. In considerazione del fatto che per questa pandemia si potrà ottenere l’immunità dopo la somministrazione di entrambe le dosi (per i vaccini che le prevedono) è possibile che occorra attendere la fine dell’anno».

Saranno sufficienti le dosi?
«Anche al netto della nuova fornitura annunciata da Pfizer, dalla tabella del ministero emerge con chiarezza che in teoria, entro il quarto trimestre di quest’anno, potremmo essere effettivamente in grado di vaccinare tutti i 51 milioni di italiani over 16, contando su 40,1 milioni di dosi di AstraZeneca (sempre se la popolazione non si rifiuta), 40,5 milioni di Pfizer e 21 milioni di Moderna, per un totale di oltre 100 milioni di dosi bastanti per le due immunizzazioni».

Sarebbe stato giusto, come dice provocatoriamente qualcuno, partire con le vaccinazioni da chi lavora, da chi si muove, proteggendo solo indirettamente i più anziani?
«La creazione di un piano vaccinale nazionale implica una quantità di elementi differenti e fondamentali. I primi dati scientifici pubblicati ad inizio 2020 dimostravano una altissima percentuale di contagiati tra i pazienti con età superiore a 70 anni, che ovviamente sviluppavano una sintomatologia grave e complessa. La mutazione del virus, se si comprendono le famose “varianti”, ha implicato recentemente l’aumento dei contagi anche nella popolazione giovane. Questo però non annulla le considerazioni in merito al fatto che in italia la maggior parte della popolazione ha un età superiore a 60 anni e questo – accompagnato dalle comorbilità (la coesistenza di più patologie nello stesso soggetto, ndr) preesistenti o potenziali proprie di un anziano – determina l’importanza di vaccinare in maniera prioritaria la popolazione con l’età avanzata».

Cosa ne pensa del dibattito sulle riaperture? E sulla ripartenza della scuola in presenza?
«Il mio ruolo sanitario esula da competenze organizzative specifiche in tema di riaperture di esercizi commerciali o scuole. Rimango fermo del parere che – in assenza di una reale e concreta cultura ed educazione sanitaria – avremo sempre e continuamente problematiche differenti sotto tutti gli aspetti della nostra vita. Le scuole e in generale l’istruzione rappresentano un punto cardine della nostra società, forse come gli ospedali e forse come gli esercizi commerciali…».

Record vaccini: in provincia quasi 2.500 somministrazioni in un giorno

Partite le aperture serali. L’Ausl Romagna sta riorganizzando l’attività alla luce delle nuove disposizioni su Astrazeneca

Pala De Andre Vaccini SeraNella sola giornata di ieri (8 aprile) sono state 7.053 le dosi di vaccino somministrate nel territorio dell’Ausl Romagna.

Una cifra record resa possibile anche grazie alle aperture serali programmate nei quattro centri vaccinali provinciali che hanno coinvolto le categorie sanitarie, iscritte agli Ordini professionali già presenti nelle liste, e alle sedute straordinarie ad accesso libero dedicate al personale dipendente dell’Ausl.

Nel Ravennate il maggior numero in valore assoluto: le dosi somministrate sono state 2.486 in provincia (1.364 al Pala De André di Ravenna, 150 nella sede vaccinale di S. Pietro in Vincoli; 168 a Lugo; 168 a Faenza; 194 a Cervia; 199 a Castel Bolognese; 199 ad Alfonsine; 44 a domicilio).

L’Ausl Romagna in una nota inviata alla stampa informa di star «provvedendo a riorganizzare l’attività vaccinale in relazioni alle attuali disponibilità di vaccini e alle nuove disposizioni circa l’utilizzo del vaccino  Astrazeneca».

A ieri, giovedì 8 aprile,  le dosi somministrate in Romagna agli over 80 erano 97.868 cosi suddivise: Cesena 17.190, Forlì 16.924, Ravenna  38.534, Rimini 25.220.

Ammontano invece a 3.434 le dosi di  vaccino  somministrate a ieri alle Forze di Polizia e Forze dell’Ordine: 487 a Cesena, 746 a Forlì, 1246 a Ravenna e 955 a Rimini.

Mentre i soggetti vulnerabili per patologia vaccinati a ieri erano 19.886: 3.831 a Cesena, 3.877 a Forlì, 6.453 a Ravenna e 5.725 a Rimini.

Infine, sempre a ieri, le dosi somministrate dai Medici di Medicina Generale sono state 16.335 così suddivise: 5.638 nel territorio ravennate, 2.695 nel territorio forlivese, 2.984 nel territorio cesenate, 4.250 nel territorio riminese e 768 a residenti fuori Ausl.

Covid, 125 casi in provincia e 2 donne morte. In regione calano malati e ricoveri

 

Sono 125 (su 1.511 tamponi) i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna. Si tratta di 62 maschi e 63 femmine; 48 asintomatici e 77 con sintomi; 124 in isolamento domiciliare e 1 ricoverato.

Si tratta dei dati aggiornati alle 12 di oggi, 9 aprile.

La Regione ha comunicato anche 2 decessi per la provincia di Ravenna: due donne di 66 e 70 anni. Sono state comunicate invece circa 160 guarigioni.

I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 27.343.

IL BOLLETTINO REGIONALE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 348.305 casi di positività, 1.488 in più rispetto a ieri (585 gli asintomatici), su un totale di 26.970 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 5,5%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 2.086 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 267.780.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 68.218 (-634 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 64.958, il 95,2% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 36 nuovi decessi: 1 a Parma (un uomo di 88 anni); 6 in provincia di Reggio Emilia (4 donne di cui 2 di 90 anni, 1 di 80 e 1 di 49 anni, più 2 uomini rispettivamente di 77 e 74 anni); 10 nel modenese (di cui 4 donne di 94, 83, 80 e 67 anni e 6 uomini di 92, 87, 81, 80, 73 e 64 anni); 7 nella provincia di Bologna (1 donna di 85 anni e 6 uomini di 88, 2 di 85, 1 di 84, 79, e 77 anni); 3 nel ferrarese (2 uomini di 83 e 74 anni e 1 donna di 89 anni); 2 nella provincia di Ravenna (entrambe donne di 70 e 66 anni), 3 in quella di Forlì-Cesena (tutti uomini, rispettivamente di 84, 76 e 74 anni) e 4 in quella di Rimini (tutte donne rispettivamente di 100, 95, 89 e 81 anni). Nessun decesso in provincia di Piacenza.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 12.307.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 343 (-9 rispetto a ieri), 2.917 quelli negli altri reparti Covid (-134).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 10 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 33 a Parma (invariato), 34 a Reggio Emilia (-1), 62 a Modena (+1), 87 a Bologna (-1), 16 a Imola (-3), 40 a Ferrara (-2), 18 a Ravenna (-1), 10 a Forlì (-1), 5 a Cesena (invariato) e 28 a Rimini -1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 22.124 a Piacenza (+37 rispetto a ieri, di cui 31 sintomatici), 24.314 a Parma (+101, di cui 64 sintomatici), 41.843 a Reggio Emilia (+202, di cui 115 sintomatici), 59.505 a Modena (+297, di cui 164 sintomatici), 74.967 a Bologna (+203, di cui 157 sintomatici), 11.868 casi a Imola (+35, di cui 15 sintomatici), 21.307 a Ferrara (+154, di cui 53 sintomatici), 27.343 a Ravenna (+125, di cui 77 sintomatici), 14.582 a Forlì (+98, di cui 76 sintomatici), 17.396 a Cesena (+79, di cui 64 sintomatici) e 33.056 a Rimini (+157, di cui 87 sintomatici

A Faenza continua la protesta di docenti e ragazzi: tutti i giorni lezioni in piazza

A organizzare la manifestazione alcuni insegnanti del liceo Torricelli Ballardini

Lezioni Piazza FaenzaI ragazzi delle superiori, a Faenza, fanno lezione in piazza. A organizzare la protesta simbolica, con lezioni in presenza «fino alla riapertura», sono in particolare alcuni docenti del Liceo Torricelli Ballardini che dallo scorso 7 aprile si ritrovano tutte le mattine, con sempre più alunni, a fare lezione in presenza, dalle 10 alle 13.

A promuovere la protesta il comitato locale di Priorità alla Scuola.

Lezione Piazza Nanni FaenzaLo slogan dell’iniziativa è: “Giallo, Rosso, Arancione: scuole aperte in ogni regione”. Al momento, infatti, come noto, la scuola in presenza ha riaperto solo per i ragazzi fino alla prima media compresa nelle zone rosse, mentre in quelle arancioni possono riaprire anche le superiori, ma con una percentuale di studenti ridotta.

Ravenna, una cabina di cemento in mezzo alla nuova pista ciclabile

L’assessore: «Intervento privato, il Comune non darà il via libera»

Pista CiclabileUna cabina elettrica di cemento piazzata proprio in mezzo a una nuova pista ciclabile. Succede a Ravenna, nel parcheggio del nuovo parco commerciale Teodorico, zona Pala De André.

La foto è già diventata virale tra i ravennati, sui social.

Ne chiediamo conto all’assessore ai Lavori pubblici, Roberto Fagnani: «Non è un intervento del Comune, è un’infrastruttura realizzata da privati nell’ambito dei lavori di ampliamento del parco commerciale. L’opera deve essere ancora “consegnata” al Comune. È evidente che se dovesse restare così, non potremmo mai collaudarla e quindi neppure dare il via libera all’utilizzo».

La Tomba di Dante illuminata di rosa a un mese dall’inizio del Giro d’Italia

E il 21 maggio Ravenna sarà la città di partenza della tappa dantesca

Tomba Dante RosaA un mese esatto dalla partenza del Giro d’Italia, la Tomba di Dante è stata illuminata di rosa. Un omaggio della città di Ravenna alla storica corsa ciclistica che in occasione del 700esimo anniversario Dantesco il 21 maggio proporrà la tappa Ravenna-Verona.

«È un grandissimo onore per Ravenna – si legge in una nota del Comune – essere stata scelta come luogo di partenza della tappa del giro dedicata al Sommo Poeta, la Ravenna-Verona, che la nostra città ospiterà il 21 maggio. A un mese esatto dalla partenza del Giro, come hanno fatto le altre città protagoniste con un proprio monumento, la Tomba di Dante, unica testimonianza materiale di un uomo che tutto il mondo conosce, ma della cui vita pochissimi sono i dati certi, è stata illuminata esternamente di rosa, il colore che caratterizza la competizione».

Solo per una notte, ieri 8 aprile, un proiettore ha colorato di rosa la facciata del tempietto del Morigia, grazie alla collaborazione di CPL Concordia, a cui la città deve la nuova e suggestiva illuminazione dell’area dantesca. Una data tra l’altro emblematica per la storia di Dante perché per molti studiosi, infatti, l’8 aprile del 1300, venerdì santo, è tra le possibili date di inizio del viaggio oltremondano che porterà il poeta al punto più alto di ogni immaginazione, a partire da quello smarrimento che tutto il mondo conosce “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura…”.

La fotografia è pubblicata sul Corriere della Sera e su La Gazzetta dello Sport per “Italia in rosa” come ringraziamento alle città di tappa per aver illuminato i propri simboli.

Centro Servizi per il Volontariato a bando, Cgil preoccupata per i lavoratori

La Filcams chiede garanzie per il futuro di otto dipendenti di Per Gli Altri, a Ravenna

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Una festa delle associazioni del volontariato in piazza a Ravenna

La Filcams Cgil di Ravenna esprime preoccupazione per il futuro degli otto dipendenti di Per Gli Altri, CSV – Centro di Servizi per il Volontariato della provincia di Ravenna, azienda che, secondo quanto previsto dal Codice del Terzo settore, svolge il ruolo di coordinamento, consulenza e assistenza in campo giuridico, amministrativo, nonché sviluppa i progetti promossi dalle associazioni di volontariato.

Per Gli Altri segue oltre 500 associazioni di volontariato e promozione sociale del territorio, grazie a un personale altamente qualificato.

I posti di lavoro sono in discussione in quanto non si è trovata una convergenza per unificare i CSV della Romagna in un’unica realtà, come richiesto dalla normativa che regola la riforma del terzo settore. Da un anno il CSV di Ravenna cerca un’intesa con i CSV di Rimini e Forlì/Cesena.

«La Filcams Cgil è impegnata nella salvaguardia dei dipendenti di Per Gli Altri da oramai un anno – si legge in una nota del sindacato -. Ci preme sottolineare che, negli anni passati e ancora di più in questa fase di emergenza dovuta al Covid, il lavoro prestato dai lavoratori del Csv di Ravenna ha dato supporto di alta professionalità alle associazioni di volontariato, consentendo di poter svolgere il loro ruolo fondamentale sul territorio libere da preoccupazioni burocratiche e amministrative. La Filcams ritiene che sarebbe stato coerente, con il ruolo che spetta a un Csv, che si fosse trovato una soluzione che consentisse di unire i tre Csv della Romagna in un’unica realtà, salvaguardando le professionalità e, quindi, le eccellenze che queste società hanno dimostrato».

A questo punto, invece, è stato emanato un bando dall’ONC (organismo deputato alla redazione del documento) per l’assegnazione del servizio di Centro di Servizi per il Volontariato per la Romagna. «Il bando, però – scrive la Filcams -, presenta una clausola sociale debolissima che non tutela i lavoratori, in quanto salvaguarda solo quelli assunti al 31 dicembre 2017 e se funzionali al progetto gestionale e organizzativo, lasciando quindi arbitrariamente le scelte occupazionali alla società vincitrice del bando. I CSV di Forlì/ Cesena e Rimini si sono uniti in un’unica società per partecipare alla gara, il CSV di Ravenna parteciperà da solo».

Secondo la Filcams Cgil «mettere in discussione la continuità dei lavoratori dei CSV vuol dire mettere in discussione la continuità delle associazioni di volontariato che si avvalgono del loro supporto. Siamo impegnati a vigilare affinché i vincitori del bando si facciano carico integralmente della salvaguardia occupazionale del servizio di volontariato di Ravenna e della Romagna».

Confesercenti e Confcommercio: «Riaprire subito. E in arancione anche i ristoranti»

Le associazioni di categoria ravennati scrivono a Draghi per chiedere al Governo di cambiare registro

Passatelli Aperto Pranzo Ristorante
L’osteria Passatelli del Mariani di Ravenna aperta a pranzo in zona gialla

È stato inviato questa mattina (9 aprile) un nuovo documento realizzato congiuntamente da Confcommercio e Confesercenti della provincia di Ravenna per convincere il Governo «a cambiare registro: nel rispetto delle misure di sicurezza, tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi, del turismo e dei servizi alla persona devono poter rimanere aperti», si legge nel testo.

Il documento è stato inviato al Presidente del Consiglio Mauro Draghi, ai ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al Presidente della Provincia e sindaco di Ravenna Michele de Pascale, ai parlamentari locali, ai consiglieri regionali, ai partiti nazionali e locali.

Il documento dei presidenti Confcommercio e Confesercenti di Ravenna, Mauro Mambelli e Monica Ciarapica, contiene una serie di riflessioni, valutazioni e proposte sullo stato di emergenza sanitaria in atto ed in particolare sulla situazione di disagio e sofferenza di una categoria ormai allo stremo come quella dei pubblici esercizi.

Di seguito il testo integrale.

Con il presente documento, intendiamo sottoporre alla Vostra attenzione una serie di riflessioni, valutazioni e proposte sullo stato di emergenza sanitaria in atto che coinvolge le nostre imprese ed in particolare sulla situazione di sofferenza di una categoria come quella dei pubblici esercizi, particolarmente colpita dalle restrizioni e con l’incertezza di non sapere ancora quando potrà riaprire.

Abbiamo già manifestato più volte, a tutti i livelli, il nostro profondo disagio, ma continueremo a farlo perché, viste le prolungate misure restrittive, ora le nostre imprese sono in pericolo   di non riuscire più a sopportare questa situazione, è in gioco la loro stessa esistenza.

Fin dall’inizio della pandemia come Confcommercio e Confesercenti della provincia di Ravenna, principali associazioni di rappresentanza dei settori del commercio, turismo, servizi e piccole imprese in generale, ci siamo posti l’obiettivo (intendendo questo come primo dovere di imprenditori) di come tutelare al massimo la salute delle persone, mettendo in atto con responsabilità ogni presidio necessario all’interno delle nostre strutture.

A oltre un anno di distanza dal lockdown del marzo 2020, siamo ancora fermamente convinti che questa era ed è la strada giusta, perché tutelare le persone significa tutelate il nostro sistema sanitario ed ospedaliero, e quindi medici, infermieri personale sanitario, a cui va tutta la nostra riconoscenza per il gravoso lavoro svolto e per la dedizione profusa.

Non si può, però, tacere sulle gravose difficoltà che hanno incontrato nei mesi scorsi le piccole e medie imprese, anche a livello di comprensione delle decisioni messe in atto dal Governo Conte, in particolare sui tempi di adozione dei provvedimenti che molto spesso non hanno consentito di organizzare il proprio lavoro.

Per dirla, senza troppi giri di parole, è da oltre un anno (escluso il breve periodo estivo 2020) che le nostre imprese del commercio ed in particolare i pubblici esercizi, hanno aperto e chiuso nell’arco di pochi giorni, senza alcuna possibilità di programmare e organizzare il lavoro, aumentando i costi di gestione così come il rischio di deperimento delle merci.

Analoga sofferenza per il settore alberghiero, che nel 2020 si è chiuso con un calo di fatturato importante che nella città d’arte raggiunge punte di oltre il 70% rispetto all’anno precedente.

Chiusure obbligatorie imposte dai DPCM, blocchi alla mobilità tra Regioni e tra Comuni e chiusure delle attività del mondo della cultura hanno fortemente penalizzato il settore turistico ricettivo che, se formalmente potrebbe restare aperto, nei fatti non può farlo perché gli alberghi sono praticamente irraggiungibili alla clientela.

Un’angoscia che riguarda altre tipologie di attività praticamente inattive da oltre un anno, come palestre, locali da ballo ed intrattenimento, organizzazione di spettacoli ed eventi.

Per un imprenditore è importante la dignità di poter lavorare, in sicurezza, per programmare un futuro diverso di solida ripartenza.

Si, perché per la ripartenza sono insufficienti (e in ritardo) i contributi che il Governo ha messo a disposizione di imprese e partite Iva con il Decreto ‘sostegni’. Non si può pensare che gli indennizzi che andranno a coprire dal 3,3 al 5 per cento della perdita complessiva di fatturato di un’azienda, possano dare un qualche sollievo al sistema delle piccole e medie imprese.

Già lo scorso anno i ristori hanno coperto una minima parte del calo di fatturato delle aziende, adesso le nuove misure coprono solo una piccolissima percentuale del danno dovuto all’emergenza sanitaria. Non può essere solo questo l’intervento a favore delle imprese, ce ne devono essere assolutamente altri per cercare di compensare questa catastrofe.

Non dimentichiamo che molti imprenditori hanno messo mano alle riserve personali per far fronte ai costi e, in alcuni casi, hanno anticipato stipendi e cassa integrazione ai propri collaboratori.

Ma oggi i segnali di preoccupazione ed esasperazione che ci provengono dagli associati, sono molti e si sta facendo sempre più strada la convinzione che ci sia un accanimento verso la categoria dei pubblici esercizi, così come non vi sono certezze circa la presunta diffusione del virus attraverso la frequentazione di bar e ristoranti.

Confcommercio e Confesercenti ritengono che, nel rispetto delle misure di sicurezza, bar e ristoranti non rappresentino fonte di diffusione del virus o certamente non lo siano in misura maggiore di altre situazioni.

E’ giunto il momento di riconsiderare i pubblici esercizi consentendo di catalogarli con modalità che permettano di esercitare il proprio lavoro in sicurezza ma con dignità e possibilità di programmazione.

Ecco allora che rilanciamo la nostra proposta di modifica a livello nazionale sui divieti per bar e ristoranti nelle zone arancioni e gialle.

Tale proposta è dettata dal fatto che, purtroppo, siamo anche consapevoli che, se la situazione non migliorerà (obiettivo auspicabile da tutti ma difficilmente raggiungibile in tempi brevi), è necessario garantire un minimo di operatività alla filiera dei pubblici esercizi con una differenziazione dei divieti previsti per bar e ristoranti in base alla colorazione delle Regioni.

In sostanza, oggi per i pubblici esercizi che si trovano in zona arancione o rossa non cambiano le regole, mentre sarebbero opportuni divieti graduali in base alla colorazione.

Ecco la nostra proposta:

·       zona gialla (modifica): apertura tutti i giorni fino alle 21,30 (ovvero in tempo utile per rispettare il coprifuoco delle 22.00) con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre;

·       zona arancione (modifica): apertura fino alle 18.00, con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre;

·       zona rossa (come ora): chiusura totale, con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre.

La proposta di apertura fino alle 21,30 in zona gialla permette alle imprese del settore di ripristinare una modalità che si avvicina alla normalità dopo mesi di agonia. Proponiamo di affiancare la proposta dall’obbligo di prenotazione del tavolo dalle ore 18.00 in avanti. Si mantiene il rispetto del coprifuoco delle 22.00.

La proposta di apertura fino alle 18.00 in zona arancione consentirebbe a tutti i pubblici esercizi di continuare l’attività, anche se in misura ridotta.

Tra l’altro, tale apertura in zona arancione sarebbe di supporto anche a coloro che lavorano consentendo loro di poter usufruire del pranzo, senza particolari problemi.

Fondamentale per Confcommercio e Confesercenti la gradualità delle restrizioni per i pubblici esercizi (come avviene per altre categorie) per poter dare un minimo di ossigeno alle nostre attività e consentire, seppur con enormi cali di fatturato, di poter restare sul mercato e continuare a lavorare.

Inoltre, proprio per rimarcare ancora di più questa nostra sensibilità verso la sicurezza dei cittadini e dei clienti proponiamo di istituire all’interno dei pubblici esercizi una nuova figura professionale con il compito di far rispettare al massimo livello i protocolli di sicurezza in materia di Covid-19.

Tale nuova figura, identificabile dai clienti, può essere resa visibile da un’apposita dicitura e può intervenire in tutti i momenti che si renderanno necessari per garantire sicurezza agli avventori. In particolare, questa nuova figura può controllare in tempo reale la distanza delle persone e soprattutto può far indossare la mascherina in tutti quei momenti non necessari all’assunzione del cibo e delle bevande.

Si tratta quindi di un rafforzamento ulteriore delle modalità di sicurezza attuate da parte degli imprenditori dei pubblici esercizi che lo ribadiamo, hanno messo e metteranno sempre al primo posto la salute dei cittadini.

Ci paiono queste proposte di buon senso per consentire ai pubblici esercizi di riaprire al più presto, oltreché ridare la dignità di poter lavorare, aspetto fondamentale per un imprenditore: se ciò non avverrà temiamo che nei prossimi mesi questa situazione porterà alla compromissione di migliaia di imprese, a rischio chiusura. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la nostra parte, diciamolo pure abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto. Ora tocca al Governo, a tutte le Istituzioni e ai partiti fare la loro parte”.

Un solo biglietto per viaggiare in autobus per tutta la domenica

L’iniziativa sarà in vigore l’11, il 18 e il 25 aprile nell’area tariffaria urbana di Ravenna

Autobus RavennaUn solo biglietto valido tutto il giorno per viaggiare sui bus delle linee urbane: è l’iniziativa lanciata dalla Regione Emilia-Romagna, nell’ambito dei provvedimenti adottati per la Qualità dell’Aria, e attuata da Start Romagna in occasione delle domeniche ecologiche in programma l’11, 18 e 25 aprile.

Scopo della promozione, valida per le domeniche di aprile e solo nelle aree tariffarie urbane di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, è quello di incentivare l’uso dei mezzi pubblici e “a promuovere forme di mobilità collettiva a beneficio dell’ambiente”.

Per usufruirne sarà necessario convalidare il proprio biglietto di corsa semplice urbano (anche multicorsa) acquistato a terra, dalle emettitrici di bordo (ove presenti) o tramite app, che sarà valido per l’intera giornata, senza limite di viaggi, su tutti i bus in servizio all’interno delle aree urbane.

L’iniziativa è valida solo per i titoli di viaggio da una zona, relativamente all’area tariffaria urbana.

Calcio, basket, volley: il punto sulle stagioni Covid delle squadre della provincia

Dalla Consar che lotta per un posto in Europa al record negativo del Ravenna Fc

Se il Covid ha bloccato la quasi totalità delle attività sportive dilettantistiche, giovanili e amatoriali, i “prof” (le virgolette sono d’obbligo, se si considerano i contratti veri e propri di volley e basket) stanno riuscendo a portare a termine le proprie stagioni.

Vediamo quindi come stanno andando le formazioni ravennati impegnate nei campionati di punta dei principali sport di squadra.

VOLLEY

Consar PadovaLa Consar Ravenna (da quest’anno Porto Robur Costa 2030) rappresenta come noto il punto più alto per lo sport locale, militando nel massimo campionato nazionale maschile di volley, la Superlega. Il decimo posto alla fine della regular season – su 12 squadre partecipanti – è valso ai ravennati comunque la qualificazione ai play-off scudetto (anche quest’anno le retrocessioni erano invece bloccate) da cui la Consar è però uscita dopo un doppio 3-0 subìto contro Modena.

Ora è impegnata nei play-off per il quinto posto, che vale la qualificazione in Europa (nella Challenge Cup, terza competizione continentale in ordine d’importanza), con i ravennati al momento nei primi quattro posti (che valgono l’accesso alle semifinali) del girone unico da otto squadre. Mancano ancora tre partite, in programma il 12 (in casa della capolista Milano), il 14 e il 18 aprile. Ravenna gioca le partite casalinghe al Carisport di Cesena, naturalmente a porte chiuse (tutte le restanti partite saranno visibili in diretta su Eleven Sports).

Olimpia TeodoraIn ambito femminile, la Conad Olimpia Teodora Ravenna è impegnata con ottimi risultati nella cosiddetta “pool salvezza” dopo il sesto posto (su nove squadre) della regular season nel girone Est di A2. Ora, in questa sorta di campionato nel campionato, guida la classifica e si candida a entrare quindi (esclusivamente in caso di arrivo al primo posto) nei quarti di finale dei play-off promozione. Mancano tre partite (11, 18 e 25 aprile) e i punti di vantaggio sulla seconda sono al momento sei. Piccola curiosità: l’ultima vittoria della Conad Teodora è entrata in qualche modo nella storia. Il 42-40 con cui ha vinto il terzo set contro Torino infatti rappresenta il quarto punteggio più alto di sempre in serie A femminile dall’introduzione del rally point system (1999) e il più alto degli ultimi 15 anni.

BASKET

RAVENNA 23/04/2021.LNP Serie A2, Diciannovesima Giornata. OraSì Stella Azzurra Roma.
LNP serie A2, diciannovesima giornata. OraSì – Stella Azzurra Roma. I giocatori di Ravenna esultano a fine partita

Nell’ambito della pallacanestro la provincia può contare due squadre in serie A (in questo caso entrambe in A2).

In ambito maschile l’OraSì Ravenna chiuderà la stagione regolare il 21 aprile con il recupero del derby al Pala Costa (a porte chiuse) contro Ferrara (in diretta su ÈTv/Rete7 dalle 17.15). Ravenna è reduce da sei vittorie nelle ultime sette partite che valgono al momento il quinto posto (su 13 partecipanti) e in ogni caso la disputa della seconda fase del campionato (valida per individuare le teste di serie) in quella griglia di squadre (le prime 16 complessive tra i due gironi della serie A2) che disputeranno poi in una terza fase della stagione i playoff veri e propri, quelli che mettono in palio due promozioni.

E Work FaenzaIn ambito femminile, l’E-Work Faenza con cinque partite ancora da disputare ha già ipotecato il primo posto del girone Sud del campionato di A2, lanciato quindi verso i play-off (al via in maggio) che metteranno in palio anche in questo caso due promozioni.

CALCIO

Ravenna CesenaL’unica squadra della provincia presente nel mondo del calcio professionistico è il Ravenna Fc, al momento desolatamente ultima in classifica nel girone B della serie C. Una vera beffa dopo che l’estate scorsa la società giallorossa venne ripescata dopo la retrocessione a cui era andata incontro perdendo i play-out contro il Fano.

Una stagione disastrosa, quella del Ravenna, che nel 2021 (dopo il successo sfumato negli ultimi minuti nel derby contro il Cesena di mercoledì) non ha ancora vinto, unica squadra in Italia tra serie A, B e C.

In quattro giornate l’obiettivo è riuscire a evitare l’ultimo posto che significa retrocessione diretta in serie D. Fondamentali, per riuscire a giocarsi la salvezza ai play-out, gli scontri diretti contro la terzultima Imolese (l’11 aprile) e soprattutto quello del 25 aprile contro l’Arezzo, penultimo con un solo punto in più dei giallorossi.

Riviste Reclam

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