mercoledì
27 Agosto 2025

Coronavirus: in provincia un nuovo caso e nessun morto per il quarto giorno di fila

I dati aggiornati alle 12 del 21 maggio. In totale oltre 700 guarigioni su mille positivi

Test CoronavirusPer il quarto giorno consecutivo la provincia di Ravenna non registra decessi di persone ammalate di Covid. E c’è solo una nuova positività diagnosticata. Numeri incoraggianti quelli aggiornati alle 12 di oggi, 21 maggio, per inquadrare l’evoluzione dell’epidemia da coronavirus. In totale le persone positive nella provincia dall’inizio dell’epidemia a fine febbraio sono 1.018: settecento sono già guarite e 81 sono decedute.

Il nuovo caso odierno è in isolamento domiciliare nella sua residenza nel comune di Massa Lombarda. Sono circa 170, infine, le persone che restano in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

La distribuzione dei casi positivi per comune è la seguente:
450 Ravenna
132 Faenza
77 Cervia
68 Lugo
62 Russi
37 Bagnacavallo
29 Alfonsine
22 Castel Bolognese
21 Fusignano
16 Cotignola
12 Massa Lombarda
11 Brisighella
8 Conselice
8 Riolo Terme
6 Solarolo
4 Sant’Agata sul Santerno
2 Casola Valsenio
1 Bagnara
54 residenti al di fuori della provincia di Ravenna

Barca in fiamme al cantiere navale, indagini sulle cause dell’incendio

Uno yacht in manutenzione ma già tornato in acqua. Vigili del fuoco intervenuti con l’imbarcazione della squadra portuale

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Un incendio ha distrutto una barca al cantiere navale Carnevali a Marina di Ravenna. Le fiamme si sono sviluppate nella tarda mattinata di oggi, 21 maggio. L’imbarcazione è uno yacht di 15 metri che era ormeggiato in banchina, già rimesso in acqua al termine della manutenzione invernale. La consegna al proprietario era prevista per i prossimi giorni.

Non ci sono feriti. L’incendio si è propagato quando il personale del cantiere era uscito in pausa pranzo. Le fiamme hanno danneggiato altre imbarcazioni adiacenti e in parte le attrezzature di Carnevali.

La colonna di fumo nero sprigionata dal rogo è stata avvistata da diversi km di distanza. I vigili del fuoco hanno spento le fiamme con l’intervento dell’imbarcazione in dotazione alla squadra portuale. Sul posto sono intervenuti le forze dell’ordine e il magistrato di turno.

Furti alla camera mortuaria, il gestore vieta le cassette per le offerte

L’azienda pubblica Azimut aveva precisato di non essere incaricata della vigilanza. Lista per Ravenna propone che venga data la custodia ai familiari dei defunti

Tavolino Delle OfferteIl gestore della camera mortuaria di Ravenna, la società Azimut controllata dal Comune, ha comunicato alle imprese di pompe funebri la sospensione temporanea del servizio di cassette per la raccolta di offerte per i defunti. La decisione è stata presa dopo il verificarsi di due ravvicinati episodi di furto delle stesse cassette, circostanza resa nota da un consigliere territoriale di Lpr. Azimut aveva già precisato che non è sua competenza la sorveglianza degli spazi.

Ora il consigliere comunale di Lpr, Alvaro Ancisi, critica la decisione: «Il divieto di esporre, da parte delle famiglie, la cassetta delle offerte a fianco della salma dei propri cari custodita presso la camera mortuaria, come sarebbe anche in chiesa nel caso delle cerimonie religiose, offende prima di tutto il senso dell’umana pietà. Le offerte sono un gesto di suffragio e di partecipazione alla sofferenza di una famiglia per la scomparsa di una persona cara, destinato generalmente ad opere di bene a beneficio di un ente indicato dalla persona stessa. La cassetta trafugata conteneva, ad esempio, offerte per l’hospice Villa Adalgisa di Borgo Montone. È dunque moralmente, prima che politicamente, deprecabile che si possa impedirlo».

Ancisi presenta un’interrogazione al sindaco per chiedere come intende procedere e propone di «lasciare la responsabilità di custodire la cassetta ai famigliari della persona defunta, cosicché, nei periodi diurni di loro assenza o anche di chiusura notturna della camera mortuaria, sia presa in carico da qualcuno di loro».

La raccolta differenziata porta a porta a Milano Marittina nord spostata al 2021

Il servizio doveva partire a breve ma l’emergenza coronavirus non ha permesso di completare l’organizzazione

Plastica 3Il Comune di Cervia e Hera hanno deciso di slittare alla primavera/estate 2021 l’inizio della raccolta differenziata porta a porta a Milano Marittima Nord che sarebbe dovuta iniziare invece nelle prossime settimane.

L’emergenza sanitaria ha rallentato e bloccato alcuni passaggi fondamentali per arrivare a compimento del percorso iniziato. Per il rispetto del distanziamento sociale e delle norme vigenti è stato impossibile effettuare la distribuzione casa per casa del materiale (bidoncini,calendario raccolta, ecc.). Inoltre la zona di Milano Marittima Nord è caratterizzata da una forte presenza di imprese legate al turismo, le quali in questo momento pagano forti problemi di riorganizzazione e gestione.

«Non siamo ancora fuori dall’epidemia, nella fase 2 manteniamo alta l’attenzione»

La direttrice del dipartimento di Sanità pubblica, Raffaella Angelini: «In provincia i numeri sono bassi perché il virus è arrivato poco prima del lockdown, i cittadini hanno rispettato le regole e forse anche l’Ausl ha tracciato bene i contatti»

Pubblica Assistenza Ravenna 02Chi è stato negli uffici del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl a Ravenna ha avuto l’impressione di essere in un commissariato dove si indaga su un delitto. Perché le bacheche erano piene di nomi di persone di cui si cercava di ricostruire a ritroso i contatti avuti. Erano i casi diagnosticati di Covid-19 per cui andava ricostruita la catena di potenziali persone contagiate prima dell’insorgere della malattia. A capo del dipartimento c’è Raffaella Angelini che ora vede i frutti del lavoro fatto ma non abbassa la guardia.

Dottoressa Angelini, partiamo dai numeri. Dalla fine di febbraio al 20 maggio in totale in provincia sono stati diagnosticati 1.017 casi, di cui solo una cinquantina nelle ultime tre settimane. Siamo fuori dall’epidemia?
«Le guarigioni complete, quelle attestate da due tamponi negativi consecutivi in 48 ore, sono circa 700. Ma al 19 maggio i casi attivi erano 164, 24 in meno rispetto a lunedì 11 maggio; di questi pazienti 77 sono ricoverati e 87 in isolamento domiciliare, di questi ultimi 46 sono asintomatici e 41 presentano sintomi compatibili con tale regime. Fino a quando ce ne sarà ancora almeno uno di questi non mi sentirà dire che siamo fuori».

Coronavirus OspedaleUn parametro importante è il cosiddetto Rt (da leggere erre con ti): il tasso di contagiosità dopo l’applicazione di misure di contenimento della malattia. Cioè quante persone in media può infettare un ammalato. Che numeri abbiamo in provincia?
«Dal 14 maggio siamo sotto lo 0,5 ma nelle fasi iniziali siamo stati tra 2 e 2,5. Possiamo guardare con ottimismo all’andamento: continuiamo a fare circa duemila tamponi a settimana e i positivi sono molto pochi e sono soggetti che andiamo a cercare attivamente».

Cosa significa?
«A inizio marzo le nuove positività riscontrate erano quelle di persone che stavano male, che avevano sintomi, che si rivolgevano ai medici di base o chiamavano il 118. Oggi invece sono familiari di casi noti che magari non hanno nemmeno sintomi ma andiamo a testare per avere una ulteriore certezza prima di dare il via libera ai guariti».

Coronavirus LaboratorioQuanto dura il decorso della malattia?
«In media quattro settimane. Ma abbiamo casi ancora positivi ai tamponi dopo più di due mesi».

Come si spiega?
«La malattia è ancora troppo nuova per dare risposte. Possiamo fare ipotesi. Il tampone naso-faringeo è l’unico test valido: cerca tracce di Rna virale ma non distingue se si tratta di un virus ancora attivo o solo di un frammento che non è più contagioso. Questo può dipendere anche dal punto della gola in cui viene prelevato il campione. Vale il principio di precauzione e si considera il soggetto ancora positivo. Sappiamo che la precisione del tampone è del 75 percento: uno su quattro può sbagliare».

Ci sono state persone risultate negative e poi di nuovo positive. Si sono riammalati?
«Credo sia più probabile che dipenda da come è stato raccolto il campione naso-faringeo. In parole povere quando il soggetto sta guarendo la carica virale è meno presente e quindi c’è differenza a seconda di dove tocca il tampone e quanto campione raccoglie».

Woman In Face Mask Checking Thermometer 3987152Cosa ha inciso per mantenere la diffusione nel territorio ravennate tutto sommato ridotta e arginata?
«La cosa più determinante è stata l’imposizione del lockdown pochi giorni dopo che il virus aveva cominciato a circolare nelle nostre zone. Poi va riconosciuto che i cittadini sono stati disciplinati e hanno rispettato le regole. E forse anche l’Ausl è stata brava a tracciare i contatti. Non sono tanti quelli che lamentano di essere rimasti inascoltati pur avendo i sintomi».

Ha influito il noto isolamento del territorio, distante dall’asse della via Emilia?
«Non credo. La via Emilia attraversa la provincia e non ci sono variazioni significative in quelle zone. E poi non dimentichiamoci che c’è il porto della regione: non tanto per le navi, quanto per i 1.500 camion che collegano lo scalo alle zone più industrializzate del nord Italia che sono quelle più colpite dal virus».

Come si muove l’ufficio di Igiene pubblica quando viene a conoscenza di un caso sospetto?
«A noi le segnalazioni arrivano dai medici del territorio, dal pronto soccorso o dal singolo cittadino. A quel punto la prima corsa è una intervista telefonica alla persona per capire meglio il quadro epidemiologico e informare la squadra di medici che devono raccogliere il tampone a domicilio. Se l’esito è positivo, il soggetto va in isolamento e si fa una nuova intervista per individuare i possibili contatti a rischio nei 14 giorni precedenti. Vengono contattati e si tengono in osservazione attiva: li chiamiamo tutti i giorni per farci comunicare la temperatura corporea e all’insorgenza del primo sintomo si procede con il tampone avviando una nuova catena in caso di positività».

Coronavirus TamponeCome si sono ammalati i ravennati?
«All’inizio della diffusione del virus hanno pesato le settimane bianche di febbraio e molti casi erano di persone che si spostavano per lavoro fuori provincia, magari in zone emiliane e lombarde. Una volta introdotto il lockdown la diffusione è avvenuta in ambito locale, in contesti chiusi, soprattutto strutture socio-assistenziali, reparti ospedalieri e famiglie».

Rientra tra le cose normali ammalarsi in ospedale?
«Nell’opinione pubblica può non essere così, ma noi che ci lavoriamo sappiamo che gli ospedali sono ambienti a rischio per tante malattie infettive anche prima del Covid. L’ospedale accoglie persone in cattive condizioni di salute che quindi hanno suscettibilità maggiore ad ammalarsi. Questa malattia è arrivata un po’ come uno tsunami».

Le situazioni più delicate sono state una palestra a Ravenna, due case di riposo tra Ravenna e Russi e qualche reparto ospedaliero. Come avete affrontato quei casi?
«Quando uno dei casi emersi proveniva da contesti con elevato rischio non abbiamo aspettato che si presentassero i sintomi e ci contattassero le persone: ci siamo fatti dare gli elenchi delle persone e abbiamo fatto una ricerca attiva».

Tamponi CoronavirusAdesso come si procede con tamponi e test sierologici?
«Il personale sanitario, gli operatori delle case di riposo, gli appartenenti alle forze dell’ordine vengono sottoposti al test sierologico ogni 15 giorni: chi ha gli anticorpi viene sottoposto anche al tampone per capire se è ancora infetto. Poi c’è una sorveglianza speciale sugli anziani nelle Rsa: abbiamo fatto tamponi a tappeto e a parte le due strutture già note, non sono emerse positività da altre parti. Il monitoraggio è continuo e frequente per intercettare il minimo sintomo: se in ospedale arriva un anziano negativo ma con situazioni a rischio andiamo a fare tamponi nella struttura di provenienza. E infine restano i medici di base: febbre con tosse e raffreddore a maggio è uno scenario più facile da individuare essendo fuori da periodo dell’influenza stagionale».

Che estate e che autunno ci aspettano?
«Questo è difficile da dire e non mi spingo a fare previsioni che competono agli epidemiologi. Intanto sarà importante capire come andranno i numeri dei con- tagi a ridosso del 18 maggio, quando saranno passate due settimane dalle prime riaperture della fase 2. E poi un po’ alla volta si allargheranno le apertura con protocolli specifici. Stiamo lavorando per i centri estivi ma è presto per parlarne. L’importante è capire che le riaperture non significano che bisogna smettere di seguire le regole: lavarsi le mani, mantenere la distanza e usare le mascherine resta importantissimo, fondamentale. La riapertura di un bar non va fraintesa con l’abbassamento delle attenzioni, anzi il contrario. Le mani sono il principale veicolo di trasmissione del virus: laviamole spesso e bene».

Va a recuperare la droga seppellita in un cespuglio ma la volante lo vede: arrestato

Un 33enne stava recuperando cocaina e marijuana in un parcheggio

Ev.owaNon si è accorto dell’avvicinarsi dei poliziotti ed è stato sorpreso mentre dissotterrava delle confezioni di materiale plastico, al cui interno risulteranno essere contenuti quarantasette involucri per un totale di 37 e 0,5 grammi di cocaina e marijuana. La squadra volante della polizia ha arrestato a Ravenna un 33enne  tunisino per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e irregolarità con le norme di soggiorno. L’arresto è avvenuto poco prima della mezzanotte di ieri 20 maggio, nei pressi della cinta muraria adiacente al parcheggio di via Fiume Montone Abbandonato.

L’uomo, che non aveva con sé alcun documento, è stato accompagnato in questura per l’identificazione. L’uomo, sposato con una cittadina straniera residente in Italia, è risultato gravato da diversi precedenti per reati inerenti gli stupefacenti e per la violazione delle leggi sull’immigrazione. Nulla è emerso dalla perquisizione effettuata presso la residenza della moglie, dove il 33enne risiede.

Nella mattinata di oggi il tribunale ha convalidato l’arresto, concesso i termini a difesa e disposto nei confronti dell’imputato gli arresti domiciliari sino allo svolgimento del processo.

«Finita l’emergenza Covid dovrà cambiare il nostro approccio al tema della privacy»

Le riflessioni di Zena Foschini, esperta di protezione dei dati personali per lo studio di consulenza Martini: «Dobbiamo capire che i nostri dati non sono “pubblici”, ma qualcosa che ci appartiene, che dobbiamo custodire e salvaguardare»

Zena Foschini, 24 anni, si laurea nel 2019 in Consulente del Lavoro e delle Relazioni Aziendali, scoprendo contemporaneamente la sua passione per la disciplina privacy. Grazie a questo intraprende un percorso di studio diventando Data Protection Officer Certificato. Attualmente è una collaboratrice di Studio Martini.

Privacy Internet 527836Dall’inizio del 2020 l’emergenza Covid-19 ha coinvolto – sconvolto – le vite dell’intera popolazione mondiale, mutando le abitudini di ognuno di noi. Abbiamo reimparato a lavarci le mani, a mantenere le distanze di sicurezza che – si sa – nel caos della vita non si rispettano mai. Abbiamo dovuto riflettere sui rapporti di lavoro, su come modularli per continuare a svolgere la nostra routine senza che questo andasse in contrasto con il nostro rendimento.

Non solo: per via della situazione migliaia di persone si sono interfacciate con portali istituzionali, con Pin, codici di accesso, dati personali. Questi ultimi sono i protagonisti di una storia troppo spesso trascurata, su cui invece l’emergenza deve obbligatoriamente farci riflettere. La disciplina privacy è sempre stata messa da parte: “non ho tempo”, “non ho voglia”, “tanto non succede nulla”. E invece gli imprevisti accadono anche a chi dovrebbe dare il cosiddetto buon esempio: all’apertura del portale per richiedere il Bonus da 600 euro il sito Inps è collassato, permettendo che avvenissero scambi di utenti e ripetute violazioni della riservatezza dei dati, il quale è un diritto assoluto.

L’evento straordinario (con l’accezione di fuori dalla normalità) del Coronavirus dev’essere considerato uno spiacevole punto di partenza, perché “una volta toccato il fondo si può solo risalire”. All’Italia, a tutti noi, già messi a dura prova, viene chiesto di adeguarsi al nulla-sarà-più-come-prima, ai nuovi sistemi adottati, alla nostra nuova vita. Cosa cambierà (e dovrà cambiare) in materia di privacy dopo l’emergenza? Sicuramente il nostro approccio a essa. I nostri dati personali vengono utilizzati nella maggior parte delle cose che facciamo: compriamo e paghiamo con la carta di credito, guardiamo la televisione e viene elaborato lo share, lavoriamo al computer e veniamo in contatto con informazioni altrui. Ciò che bisogna capire è che i nostri dati non sono “pubblici”, a disposizione di chiunque ma qualcosa che ci appartiene, che dobbiamo custodire e salvaguardare.

Per questo motivo auspico un cambiamento già da questi giorni di Fase 2: non solo si dovrà pensare alla sicurezza di ognuno di noi indossando mascherine e utilizzando igienizzanti, ma anche a quella delle nostre informazioni, perché i dati siamo noi.

L’emergenza ha condizionato il nostro modo di interagire con gli altri, portandoci ad analizzare ogni nostro singolo sintomo, mettendo sotto osservazione qualsiasi alterazione. Il Ministero della Salute ha approvato l’app Immuni per contenere i contagi, sul luogo di lavoro chiederanno autocertificazioni sul nostro stato di salute, senza pensare a cosa questo potrebbe comportare. Come verranno conservati questi dati? A chi andranno in mano? Sono davvero necessari? È arrivato il momento di associare la parola privacy alla sicurezza personale, implementando procedure di salvaguardia ai nostri gesti quotidiani.

A questo proposito, con il nuovo Protocollo condiviso sulle misure per il contrasto al Covid-19 negli ambienti di lavoro, il datore potrà misurare la nostra temperatura corporea. Per fare ciò dovrà essere fornita un’informativa, in cui si daranno garanzie precise: stiamo facendo questo per disposizioni di legge e il dato non verrà conservato né divulgato. Come si diceva, le aziende hanno anche imparato che l’organizzazione può essere mobile ed elastica, i clienti e fornitori possono essere incontrati anche virtualmente tramite una videochiamata, i collaboratori possono lavorare anche a distanza. In molti casi un tale cambiamento può portare benefici: statistiche alla mano, in modalità Smart Working le assenze diminuiscono, la serenità dei dipendenti aumenta così come la loro produttività.

Nel post Coronavirus sono sicura che queste nuove prassi verranno sempre più utilizzate e il lavoro sarà sempre più fluido. Proprio per questo motivo dovrà essere ripresa la disciplina di tutela dei dati, pensando a come proteggerli sia dentro sia fuori dalla sede di lavoro, utilizzando strumenti sicuri poiché nulla dev’essere più lasciato al caso. Allora perché non mettere in pratica le norme che già ci sono?

Il Regolamento europeo 679/2016 offre spunti e direttive da attuare, evitando così di incorrere in sanzioni. Sì, perché non rispettare il diritto alla riservatezza comporta multe anche molto salate. A questo punto alcuni imprenditori iniziano a sudare freddo e la privacy viene etichettata come un adempimento oneroso in più, un costo che si aggiunge alla lista. Proprio di questa mentalità io desidero un cambiamento: la privacy non è un costo, la privacy è un diritto. Il primo passo può essere fatto prendendo coscienza di quali siano i dati che vengono messi in campo in ogni nostra azione e porsi la domanda: “Come posso proteggerli?”. In questo modo impareremo che non ci vogliono sforzi titanici ma minimi accorgimenti che garantiranno massimi risultati, soprattutto nei momenti di crisi.

I bagni di Cervia forniranno il servizio di salvataggio anche sulle spiagge libere

La cooperativa che riunisce gli imprenditori degli stabilimenti balneari chiede ai turisti senso di responsabilità per rispettare le regole

«Auspichiamo che i turisti abbiamo lo stesso senso di responsabilità sociale degli imprenditori balneari. Solo con la corretta applicazione delle regole si può aprire in sicurezza». Così la Cooperativa bagnini di Cervia si rivolge ai clienti in vista del weekend che segnerà l’apertura degli stabilimenti sulle spiagge dell’Emilia-Romagna. La Regione ha infatti fissato a sabato 23 maggio l’avvio ufficiale della stagione in riviera che inizialmente era prevista per lunedì 25.

Per quanto riguarda gli stabilimenti balneari la coop sostiene l’apertura per le imprese «che potranno garantire gli standard di sicurezza previsti dal protocollo della Regione con le linee guida balneari post emergenza coronavirus, avendone già acquisito tutte  le specifiche. «Questo weekend avrà un ruolo molto importante per capire il funzionamento dell’estate 2020, è certamente una prova generale per tutti, un richiamo alla responsabilità».

La cooperativa è impegnata nelle mansioni necessarie per essere pronti in totale sicurezza, per evitare il concentramento solo in alcune porzioni di spiaggia, per facilitare e garantire sicurezza e distanziamento tra le persone. Per questo motivo sulle spiagge libere di Cervia, Milano Marittima, Pinarella e Tagliata saranno presenti i marinai di salvataggio per garantire il servizio. Il servizio di cura e controllo sarà a carico della Cooperativa anche durante tutta l’estate.

I bagnini infine ringraziamo l’assessore regionale al Turismo, il cervese Andrea Corsini, «per aver accolto le istanze della Cooperativa sul tema degli aiuti: è di stamattina l’annuncio di un contributo regionale a favore dei balneari sia per quanto riguarda la riduzione dei costi del salvataggio sia per l’abolizione del canone balneare per il 2020».

Novità al mare: l’Amarissimo riapre a Punta Marina, allo stabilimento delle Terme

Dal 22 maggio ristorante attivo a pranzo e cena. E in spiaggia si potrà ordinare e consumare direttamente sotto l’ombrellone

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La terrazza sulla spiaggia del Terme Beach Resort di Punta Marina

Riapre venerdì 22 maggio il ristorante delle Terme di Punta Marina e sarà fin da subito operativo tutti i giorni a pranzo e cena. A gestirlo, così come l’intero stabilimento balneare, ci saranno i titolari del noto bagno Amarissimo di Lido di Savio, chiuso da fine 2018.

Si tratta dei fratelli Fabio ed Enrico Braghittoni, che hanno deciso di ripartire appunto da Punta Marina, in un luogo di cui dicono di essersi fin da subito innamorati, all’insegna del target alto a cui avevano abituato i loro clienti, anche con il servizio catering, che potrà tra l’altro essere sfruttato in futuro in spiaggia per matrimoni e cerimonie.

Amarissimo riparte con un centinaio di coperti a pranzo, a distanza di sicurezza, che verranno dimezzati per la cena: «Sono numeri molto più bassi rispetto a quelli a cui eravamo abituati, ma vogliamo coccolare i nostri clienti, con una nuova filosofia di approccio».

In una spiaggia che sarà attrezzata anche tecnologicamente alla nuova realtà che stiamo vivendo. Tramite App (oltre che telefonicamente), infatti, i clienti potranno prenotare i propri posti (differenziati anche a seconda del tipo di clientela, dalla famiglia con bambini ai single) e verranno accolti in spiaggia da steward appositamente formati che dovranno spiegare loro le nuove norme e presentare il ventaglio di proposte offerto dallo stabilimento. Tra cui anche – come prevede l’ordinanza regionale – la possibilità di ordinare colazione, pranzo o cena direttamente sotto l’ombrellone, che saranno attrezzati con tavolini dove poter consumare i pasti.

In menù in particolare pesce e prodotti del territorio, per un servizio che potrà naturalmente rappresentare un valore aggiunto anche per i turisti che soggiornano nell’adiacente Terme Beach Resort, in un locale che si propone di restare aperto almeno nove mesi all’anno.

Musei, riapre il Mar, per 20 persone alla volta. E presenta un’opera di Rondinelli

Il quadro – «una delle più significative acquisizioni degli ultimi anni» – rimarrà esposto fino al 30 agosto

Attachment (71)Sabato 23 maggio il Mar – Museo d’Arte della città di Ravenna riapre al pubblico, dopo circa due mesi di sospensione, e per l’occasione presenta un’opera di Nicolò Rondinelli Martirio di san Bartolomeo acquistata dal Mar nel 2018 (l’opera rimarrà esposta fino al 30 agosto).

Il museo apre con nuove modalità organizzative, “seguendo tutte le prescrizioni necessarie, per consentire ai visitatori di svolgere le visite in sicurezza e tornare a una rinnovata normalità”, scrivono dal museo.

Per l’adeguamento dei protocolli sanitari il percorso di visita alle collezioni è a senso unico e segue una linea retrospettiva che parte dalla contemporaneità per risalire alle opere più antiche.

«A sottolineatura dell’evento che la congiuntura dell’emergenza sanitaria rende speciale – affermano l’assessora alla Cultura, Elsa Signorino e il presidente del Mar Mauro Brighi – il Museo presenta al pubblico, per la prima volta, una delle più significative acquisizioni degli ultimi anni. Si tratta di un acquisto per l’incremento dei cosiddetti “Quadri Antichi”, il nucleo originario della Galleria dell’Accademia che si forma con la soppressione delle corporazioni religiose e si unisce ai nuovi ingressi favoriti dalla liberalità del collezionismo locale».

A presentare l’allestimento è il direttore, Maurizio Tarantino, che ne annuncia l’anteprima: «Ho pensato a un debutto in comunità, con una posizione in esergo, così che l’acquisto assuma tutta la rilevanza, anche simbolica, dell’incremento patrimoniale, un segno tangibile del percorso di crescita in un momento come questo. I tempi per lo studio, e per una presentazione più meditata, non mancheranno. Ora è il momento della condivisione perché il dipinto cominci a entrare nei nostri occhi».

A incoraggiarne l’acquisto sono state le particolari consonanze con i modi del ravennate Nicolò Rondinelli al quale si deve il rinnovamento della civiltà figurativa a Ravenna tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, quando cioè la città vive un periodo di rinascita sotto la protezione del Leone di San Marco. Il dipinto, descritto come il Martirio di san Bartolomeo, era riferito genericamente a un pittore italiano del XVI secolo.

“A un esame più accurato – si legge nella cartella stampa –, l’ipotesi attributiva ha trovato conforto nella ricomposizione della Madonna in trono con i santi Nicola da Bari, Pietro, Bartolomeo, Agostino e tre angioletti musicanti, conosciuta come la Pala di San Bartolomeo, realizzata da Nicolò Rondinelli per la chiesa ravennate di San Domenico e che ora si trova a Brera. Considerata dalla storiografia una delle sue prove migliori, la pala era dotata di una predella, ora smembrata, con le scene salienti della vita del Santo. Due erano note e si riferivano al Miracolo della lampada e alla Flagellazione di san Bartolomeo, entrambe conservate a Philadelphia, presso il Museum of Fine Art, ma del Martirio di san Bartolomeo, pur documentato dagli studiosi, si era persa traccia. Con il rinvenimento del tassello mancante, la pala braidense può dirsi ricomposta. E se per Ravenna l’acquisizione costituisce un naturale ritorno a casa, la sua “restituzione”, agli studi e alla comunità scientifica, chiude un cerchio che da ora mette in relazione il Museo di Ravenna con Brera e il Museum of Fine Art di Philadelphia”.

L’ingresso è gratuito (fino al 30 agosto), e si osserveranno i seguenti orari: martedì–sabato 9-18, domenica 14-18, lunedì chiuso (sarà consentito l’accesso a un numero massimo di 20 persone ogni 20 minuti).

Per ulteriori informazioni sulle modalità di accesso e visita, si invita a consultare il sito www.mar.ra.it

Guanti e mascherine vanno buttati, in un sacchetto, nell’indifferenziata

La campagna di Hera: «Possono essere veicolo di ulteriori trasmissioni del virus»

Attachment (69)“Gettali nell’indifferenziata”. È questo il titolo della campagna promossa da Hera in questi giorni per informare e sensibilizzare sul corretto smaltimento di guanti e mascherine, il cui utilizzo accompagnerà la vita di tutti nei prossimi mesi.

Guanti e mascherine – ricordano da Hera – devono essere conferiti nel rifiuto indifferenziato e quindi non avviati a recupero tramite altre raccolte differenziate, come ad esempio carta o plastica.

È bene inoltre inserire questi rifiuti in un sacchetto resistente, per essere sicuri che niente fuoriesca, e chiuderlo bene. E questo per un motivo semplice: sia i guanti che le mascherine potrebbero essere venuti a contatto accidentalmente con il virus, essere contaminati e quindi a loro volta diventare veicolo di ulteriori trasmissioni alle persone che i rifiuti li raccolgono o li lavorano negli impianti di destinazione finale di questi dispositivi.

Hera raccomanda di evitarne l’abbandono a terra, perché i dispositivi sanitari sono molto resistenti e potrebbero durare nell’ambiente decine di anni come accade per le buste di plastica o i flaconi.

La campagna del Gruppo Hera, al via in questi giorni, è declinata su vari canali, dalla tv al web ai social: prevede un video tutorial, con il giornalista e scrittore Giorgio Comaschi e un banner animato, visibile presso gli sportelli Hera e in alcuni siti dei Comuni in cui la multiutility gestisce i servizi ambientali. Nel sito di Hera, inoltre, è consultabile una pagina interamente dedicata a tutte le azioni che Hera ha messo in campo per contrastare il Coronavirus, dove si trova la notizia di come conferire questi dispositivi di protezione personale.

Inoltre in giugno tutti i clienti riceveranno un pieghevole allegato alla bolletta con tutte le spiegazioni e le informazioni per il corretto smaltimento di guanti e mascherine.

«Oggi ancora più di prima pensiamo alla salute, alla qualità delle nostre città e all’ambiente – afferma Gianandrea Baroncini, assessore all’ambiente del Comune di Ravenna -. Stiamo imparando giorno per giorno a mettere in campo comportamenti corretti che ci consentano di dare un contributo alla strategia di contrasto al covid 19 che come Paese stiamo perseguendo. Complessivamente abbiamo saputo reagire con serietà, meglio di altri, a costo di grandi sacrifici. Non gettiamo a terra mascherine e guanti, ma riponiamoli nel modo giusto nei contenitori dei rifiuti, gestiamoli in modo appropriato e come indicato dalle autorità sanitarie e dal gestore”»

«Non disperdiamo nell’ambiente ulteriori plastiche pericolose per il ciclo della vita di tante specie animali – conclude l’assessore -. Mai come in questo momento la consapevolezza e la responsabilità individuale e collettiva dei cittadini e delle imprese, è decisiva per vincere la sfida e tornare gradualmente alla normalità».

 

 

Cervia, ritrovati circa 500 prodotti per parrucchieri rubati in un salone in aprile

Denunciati due fratelli, che avevano nascosto la merce

Carabinieri ParrucchieraI carabinieri di Cervia nei giorni scorsi hanno fermato per un controllo un pregiudicato che alla vista dei militari ha tentato la fuga, opponendo poi resistenza. I carabinieri hanno così approfondito i controlli, arrivando a perquisire un locale nella disponibilità del fratello del 45enne, trovando numerosi articoli da acconciatore per donna, di cui non è stata fornita alcuna giustificazione.

La merce è stata quindi sequestrata dai carabinieri e dalle indagini è emerso che era stata rubata in aprile ad un salone da donna cervese che aveva denunciato il furto di circa 500 prodotti professionali tra colori per tinta, oli per trattamenti dei capelli, forbici, rasoi, piastre e phon, per un valore di circa 2mila euro.

La refurtiva è stata consegnata alla proprietaria mentre il 45enne e il fratello (di nazionalità rumena) sono stati denunciati per ricettazione e, nel caso del 45enne, anche resistenza a pubblico ufficiale.

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