sabato
13 Settembre 2025

Coronavirus, è morto Luis Sepulveda. Nel 2014 riempì il pala congressi di Ravenna

Il grande scrittore cileno partecipò alla prima edizione di Scrittura Festival

Sepulveda
Luis Sepulveda con Pino Cacucci al pala congressi di Ravenna

È morto per coronavirus lo scrittore cileno Luis Sepulveda. Era ricoverato da fine febbraio in ospedale a Oviedo dopo aver contratto l’infezione.

Sepulveda Capucci

Tra i più celebri scrittori viventi, era stato protagonista della prima edizione di Scrittura Festival, in un gremito palazzo dei congressi, a Ravenna, il 13 maggio del 2014.

In questo articolo due foto di quell’evento, tra i più importanti mai svolti in città nell’ambito degli incontri letterari. Realizzato anche nell’ambito della candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura 2019.

«Ci sono grandi autori che sono anche grandi uomini – sono le parole del direttore di Scrittura Festival, Matteo Cavezzali –. Luis Sepulveda non era solo un grande narratore, ma era una persona speciale, generosa, gentile. Era stato nostro ospite a Ravenna e in quell’occasione era nata una sincera amicizia. Avevamo parlato di letteratura e di politica ma soprattutto quella sera ci aveva rivelato la sua ricetta segreta dell’asado alla cilena. Perché stare insieme alle persone, mangiare con loro e condividere era per lui la cosa importante. Aveva combattuto al fianco di Allende ed era stato incarcerato e torturato per le sue idee sotto la dittatura di Pinochet. I suoi libri mi hanno aperto un mondo quando ero ragazzo, e quando l’ho conosciuto ho capito cosa significa essere sinceri nella scrittura. Luis era le cose che scriveva. L’ultima volta che l’ho sentito è stato pochi mesi fa, progettavamo un ritorno a Ravenna. La notizia della sua morte mi ha sconvolto. Un abbraccio va a sua moglie, la poetessa Carmen Yáñez».

Cavezzali lo vuole ricordare con questa sua frase: «Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso».

Orari ridotti, posti alternati, mascherine: Mirabilandia prepara la riapertura

Il direttore generale: «Pronti ad assicurare la massima sicurezza». A rischio 50 milioni di ricavi a fronte di «12 milioni di costi già sostenuti». E 900 lavoratori stagionali

Mirabilandia Inverted Coaster KatunCome naturale, slitta ancora l’apertura della stagione 2020 di Mirabilandia (in programma, dopo un primo rinvio, il 1° maggio) a causa del perdurare dell’emergenza sanitaria mondiale da Covid-19.

«Non appena possibile comunicheremo la nuova data di apertura e il nuovo calendario, in conformità con i provvedimenti che verranno emanati dalle Autorità preposte», si legge nella pagina Facebook del parco, che dice di continuare a seguire «con fiducia e ottimismo l’evolversi della situazione», per essere pronto, appena sarà possibile, «a regalare nuovamente divertimento e grandi emozioni in modo sano e sicuro».

A entrare più nel dettaglio è stato in questi giorni il direttore generale di Mirabilandia, Riccardo Marcante, intervistato dall’Agi, che chiede «una road map per la ripartenza in modo da non lasciare sulla graticola un intero settore».

«Siamo pronti a riaprire assicurando la massima sicurezza. Non possiamo permetterci alcun rischio per i nostri visitatori. So bene che non è possibile, al momento, stabilire una data. Ma – sono le parole del general manager di Mirabilandia – chiedo al governo di prendere una linea chiara e di seguirla coinvolgendo maggiormente gli operatori del turismo. Essere considerati quasi come uno degli ultimi settori con cui confrontarsi credo non faccia bene a nessuno». ​

«Stiamo seguendo quello che stanno facendo in Cina applicandolo alla realtà occidentale. Ad esempio – annuncia il general manager, citiamo sempre l’Agi –  ridurremo l’orario di l’attività delle attrazioni limitando anche l’afflusso di persone. Non si sarà la tradizionale sfilata conclusiva e per garantire la distanza di sicurezza alterneremo i posti e i vagoni nelle montagne russe. Dovremo poi prevedere l’igienizzazione delle macchine tra una corsa e l’altra. Inoltre, penso che sarà inevitabile l’utilizzo delle mascherine e, se richiesto, siamo pronti ad allestire un sistema di monitoraggio della temperatura corporea per chi entra nel parco. La sicurezza deve essere la nostra bussola».

Mirabilandia (850mila metri quadrati nei pressi della pineta di Classe) – ricorda l’Agi – è di proprietà dal 2006 del gruppo spagnolo Parques Reunidos, tra i leader internazionali del settore del divertimento proprietaria di una sessantina di parchi in tutto il mondo (dall’Europa, all’Australia, all’Argentina). Ora tutti i dipendenti, circa un centinaio a parco chiuso, lavorano da casa. Nel parco ci sono solo gli addetti alla manutenzione per “oliare” gli ingranaggi pronti a ripartire in attesa  di un eventuale via libera del governo. Se non dovesse arrivare, il  rischio è perdere gli incassi di un’intera stagione: da Pasqua a Halloween (4 aprile – 2 novembre). E non riuscire ad ammortizzare costi.

«Una stagione porta a Mirabilandia circa un milione e mezzo di persone per circa 50 milioni di ricavi consolidati. A questo  – spiega Marcante – si aggiungono circa 12 milioni di costi già sostenuti a parco chiuso, che non potranno essere recuperati se non riusciremo a riaprire quest’anno».

Numeri significativi a cui si aggiungono i danni economici per i lavoratori stagionali. Circa 900 persone, tra l’altro «escluse dai 600 euro erogati dal governo perché il codice Ateco dei parchi di divertimento non è stato incluso nella lista dei lavoratori stagionali del turismo. Questa è un’assurdità», conclude il direttore generale di Mirabilandia.

Covid-19, altri 9 contagi e tre morti: i totali della provincia sono 889 e 55

Basso il numero delle nuove positività di cui solo uno è ricoverato e non in terapia intensiva

Coronavirus TamponeÈ particolarmente basso (9) il numero dei nuovi contagi da coronavirus registrati in provincia di Ravenna tra il 14 e il 15 aprile. Il dato è fra i più bassi dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 e arriva dopo due giornate con quasi 80 nuove positività totali. Complessivamente le persone risultate positive nel Ravennate sono 889.

Il numero comprende le guarigioni (oltre trecento) e i decessi. Per quanto riguarda questi ultimi nella giornata odierna la Regione ne comunica tre: due uomini di 84 e 97 anni e una donna di 94 anni. Il totale riferibile alla provincia è di 55, comprese 5 persone residenti fuori provincia ma deceduti durante il ricovero in strutture ospedaliere locali.

Per quanto riguarda le 9 positività solo un paziente è ricoverato, non in terapia intensiva, mentre tutti gli altri sono seguiti a domicilio. Sul fronte epidemiologico, si tratta principalmente di pazienti che hanno avuto contatti stretti con casi già accertati. Sono circa 373 le persone in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

Coronavirus, per la prima volta sono più le nuove guarigioni dei nuovi contagiati

In Emilia-Romagna in un giorno 277 casi di positività e 83 morti

In Emilia-Romagna sono 21.029 i casi di positività al Coronavirus, 277 in più rispetto a ieri. Per la prima volta, però, salgono di più le guarigioni: se ne sono infatti registrate 395 di nuove.

I test effettuati hanno raggiunto quota 106.149, 4.253 in più rispetto a ieri.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi (15 aprile) sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Complessivamente, 8.966 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (-50 rispetto a ieri). 325 i pazienti in terapia intensiva: tre in meno di ieri. E diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (- 85).

Le persone complessivamente guarite salgono a 4.664 (+395): 2.200 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 2.464 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 83 nuovi decessi: 41 uomini e 42 donne.

Per quanto riguarda i decessi (arrivati complessivamente in Emilia-Romagna a 2.788), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi riguardano 9 residenti nella provincia di Piacenza, 10 in quella di Parma, 17 in quella di Reggio Emilia, 9 in quella di Modena, 19 in quella di Bologna (nessun caso registrato nell’imolese), 4 in quella di Ferrara, 3 in provincia di Ravenna, 7nella provincia di Forlì-Cesena (5 nel forlivese e 2 nel cesenate), 5 in quella di Rimini; nessun decesso di persone di fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.223 a Piacenza (56 in più rispetto a ieri), 2.616 a Parma (34 in più), 3.982 a Reggio Emilia (35 in più), 3.217 a Modena (37 in più), 3.035 a Bologna (60 in più), si fermano per il secondo giorno consecutivo a 345 le positività registrate a Imola,649a Ferrara (14 in più). In Romagna sono complessivamente 3.962 (41 in più), di cui 889 a Ravenna (9 in più),736 a Forlì (12 in più), 588 a Cesena (11 in più), 1.749 a Rimini (9 in più).

Richiedenti asilo sfruttati nei campi per 50 euro al mese, quattro arresti

Dormivano su un materasso a terra e senza acqua calda in un casolare isolato a Bagnara di Romagna

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Il casolare dove dormivano le persone sfruttate (foto Ansa)

Cinquanta euro al mese per raccogliere frutta e verdura o potare gli alberi, lavorando fino a 80 ore alla settimana. Così sono stati trattati, secondo le indagini della squadra mobile di Forlì (riprendiamo qui un’agenzia dell’Ansa) circa 45 richiedenti asilo, in gran parte pachistani e afghani, sfruttati nei campi da un’organizzazione che li alloggiava in casolari senza acqua calda e con poco cibo e materassi a terra.

Su disposizione del Gip di Forlì – continua l’Ansa – la polizia ha eseguito un’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di 4 pachistani, nell’ambito di un’operazione contro il “caporalato”, con l’ispettorato del lavoro e l’Inail. Gli indagati avrebbero reclutato direttamente i lavoratori, minacciati e intimiditi, accompagnati controllati quotidianamente, oltre che individuato e gestito i committenti. Si stima che abbiano guadagnato dagli 80 ai 100mila euro, inviati attraverso i canali western union o money gram in Pachistan su conti di persone fittizie.

Denunciati anche titolari di aziende agricole romagnole che hanno impiegato gli stranieri.  Si tratterebbe in particolare di sei aziende agricole tra cui anche una a Bagnara di Romagna, in provincia di Ravenna. Proprio Bagnara era la “base operativa” dei caporali, con il casolare agricolo isolato dove venivano ricoverati e isolati i lavoratori sfruttati. Costretti a dormire in un alloggio fatiscente costituito da un materasso in terra e servizi sporchi e insufficienti, per esempio neanche la disponibilità dell’acqua calda o cibo a sufficienza.

«In merito alla deplorevole vicenda sullo sfruttamento di manodopera e caporalato – commenta il presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale – voglio ringraziare e complimentarmi con le istituzioni, le forze dell’ordine e di polizia per la pronta ed efficiente risposta che attraverso le indagini ha rivelato una situazione di gravissima illegalità, portando all’arresto di quattro persone. Voglio dirlo chiaramente, quello che è successo è inaccettabile e il nostro territorio e la nostra comunità, che si basa soprattutto sui valori come l’accoglienza, l’equità e la sicurezza sul lavoro, non può assolutamente tolleralo».

Ravenna, al via il cantiere per il restauro della tomba di Dante – FOTO

Il sindaco: «Le celebrazioni dantesche dovranno segnare anche il rilancio di Ravenna dopo questa crisi»

È iniziato oggi l’intervento di restauro della tomba di Dante, propedeutico alle celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta.

«Stiamo facendo una riflessione complessiva sui cantieri valutando caso per caso sulla base delle modalità di svolgimento dei lavori – ha dichiarato il sindaco Michele de Pascale –. Nel caso del restauro della tomba di Dante parliamo di un cantiere di dimensioni ridotte, nel quale è assolutamente possibile lavorare mantenendo tutte le distanze e le misure di sicurezza, ma che per noi ha una valenza simbolica e strategica in quanto le celebrazioni dantesche sono un avvenimento importantissimo, che dovrà segnare anche il rilancio di Ravenna dopo questa crisi così pesante. Ringrazio quindi l’impresa che si occuperà del restauro e i suoi lavoratori, per la capacità di organizzazione e la disponibilità dimostrate».

Gli interventi sulla tomba riguarderanno – scrive il sindaco – «ove necessario e a seconda delle diverse condizioni, le parti lapidee, gli stucchi e gli intonaci. Completerà i lavori un controllo delle lastre della copertura e l’eventuale sostituzione di quelle che sarà ritenuto necessario cambiare».

Contagiato da Covid-19 in fuga, rintracciato mentre ruba dolci in stazione a Rimini

Il ragazzo è stato denunciato e poi ricoverato all’ospedale

Polizia Ferroviaria 077È stato rintracciato a Rimini all’alba di oggi, 15 aprile, il ragazzo positivo al coronavirus che si era allontanato dall’ospedale di Lugo nella notte fra il 9 e il 10 aprile.

Le ricerche erano state diramate dal commissariato di Lugo in tutto il territorio nazionale.

Si tratta di un 20enne di origine gambiana, individuato e fermato dagli agenti della polizia ferroviaria attorno alle 5 del mattino in stazione a Rimini. La polizia era intervenuta per un furto di un paio d’ore prima alla rivendita di giornali, dove erano stati rubati dolciumi. E le telecamere di videosorveglianza hanno incastrato proprio il 20enne africano rintracciato poco dopo e che ora dovrà rispondere anche per il reato di furto aggravato, per cui è stato denunciato.

Il giovane è stato quindi preso in consegna dal personale sanitario del 118 e ricoverato all’ospedale di Rimini.

Mascherine gratis: da venerdì la distribuzione a Ravenna. L’elenco delle farmacie

A disposizione 70mila mascherine per tutto il Comune. La metà alle persone più fragili

Mascherine SpesaIl Comune di Ravenna ha ricevuto dalla Regione Emilia Romagna la propria quota di mascherine, rispetto al totale dei due milioni di pezzi messi a disposizione gratuitamente per la popolazione.

All’incirca si tratta di 70mila mascherine (175mila per l’intero territorio provinciale).

Le confezioni ricevute dalla Regione contengono 50 mascherine ognuna, che sono state suddivise in pacchetti da 5 mascherine ciascuno. La procedura è stata eseguita dai volontari di R.c Mistral Protezione civile, con il supporto di Ravenna Farmacie, «con la massima attenzione e seguendo il protocollo indicato dalla Regione, per garantire pari sicurezza sotto il profilo igienico-sanitario rispetto a quella del prodotto nella confezione intera», scrive il Comune.

Il numero, per quanto significativo, ovviamente non consente di coprire il fabbisogno di tutta la popolazione e quindi il Comune si è dato alcuni criteri di priorità.

Metà delle mascherine (circa 35.000 pezzi suddivise in pacchetti da 5) verrà consegnata da oggi (15 aprile) alle persone nelle condizioni di maggiore fragilità. Una parte verrà recapitata a casa alle persone non autosufficienti, una parte verrà messa a disposizione dalle aree territoriali ai nuclei che sono in carico ai servizi sociali, che ricevono i buoni pasto e a tutti coloro che fanno uso dell’assistenza domiciliare, una terza parte verrà consegnata, in collaborazione con Ausl, attraverso le unità ospedaliere ai pazienti diabetici, oncologici, dializzati e a chi fa radioterapia.

L’altra metà del totale delle mascherine sarà in distribuzione da venerdì nelle 38 farmacie del territorio (Cliccando a questo link l’elenco completo delle farmacie dove trovare le mascherine).

«In primo luogo mi preme ringraziare di cuore – dichiara il sindaco Michele de Pascale – tutti i volontari di Mistral che in questi giorni hanno lavorato intensamente per spacchettare le mascherine e comporre i pacchetti da distribuire. Un grande ringraziamento a Ravenna Farmacie per aver messo a disposizione la sua alta professionalità dando la disponibilità a sovraintendere gratuitamente a tutte le attività di rilevanza sanitaria, e alla rete delle farmacie comunali e private che si faranno carico delle operazioni di consegna alla popolazione. Raccomando i cittadini e le cittadine di recarsi nella farmacia di zona fra quelle elencate più prossima alla propria abitazione, non prima di venerdì mattina, e di evitare quanto più possibile qualsiasi forma di assembramento davanti alle farmacie. Anche se la parte di mascherine in distribuzione in farmacia è a disposizione di tutti, si sollecita fortemente chi ne ha la possibilità economica, di lasciarle a chi ne ha più bisogno, provvedendo con senso di responsabilità ad un opportuno approvvigionamento autonomo, in quanto nelle farmacie sono ora disponibili anche altre mascherine in vendita».

A Castel Bolognese già annullata la storica Sagra di Pentecoste di fine maggio

Lo annuncia il sindaco: «Per motivi religiosi non si poteva rinviare, appuntamento al 2021»

Sagra PentecosteIl sindaco annuncia l’annullamento di una delle manifestazioni popolari con più storia alle spalle della provincia, la Sagra di Pentecoste di Castel Bolognese.

«Vista la situazione coronavirus e in particolare il divieto di assembramenti di persone che perdurerà per i prossimi mesi abbiamo deciso congiuntamente di annullare la nostra tradizionale sagra che si sarebbe svolta (la 389esima edizione, ndr) dal 28 maggio al 1° giugno», scrive il sindaco Luca Della Godenza.

«La decisione di annullare e non rimandare la sagra dopo l’estate è legata a due motivi – continua il Primo cittadino –. Il primo è che non siamo certi che manifestazioni con grandi assembramenti siano fattibili quest’anno e la seconda è che la sagra di Pentecoste deve essere svolta durante la Pentecoste, per i motivi religiosi e di tradizione che sono identità della festa stessa. Una sagra quindi che non è solo una sagra popolare ma forse il carattere identitario principale e distintivo della nostra comunità. Per tutti questi motivi è stato così difficile prendere questa decisione. Possiamo però rassicurarvi che il prossimo anno sarà ancora più bello trovarsi in piazza per festeggiare la nostra amata Pentecoste».

«Perché non dare anche a noi bagni la possibilità di fare ristorazione a domicilio?»

L’appello alle istituzioni del Mercurio di Marina Romea

Bagno Mercurio Marina Romea
Uno scorcio del bagno Mercurio di Marina Romea

Riceviamo e pubblichiamo l’appello di un imprenditore balneare che solleva una nuova questione in questo periodo di emergenza legata alla diffusione del coronavirus, che già sta mettendo a rischio la stagione.

Mattia Trombi, tra i titolari del bagno Mercurio di Marina Romea, lamenta infatti l’impossibilità di effettuare ristorazione con consegna a domicilio in questo periodo in cui invece i bagni, senza emergenza, sarebbero stati operativi.

«Potrebbe essere un modo per lavorare, anche se poco, come stanno facendo quasi tutti i ristoranti». Al momento però la licenza di ristorazione è collegata con quella per l’attività balneare, sospesa dalle ordinanze restrittive anti Covid-19.

Trombi si appella quindi alle istituzioni «perché già la nostra situazione è e sarà drammatica – scrive – e se ci viene tolta anche la possibilità che invece ad altri è data di poter incassare almeno qualcosa (anche solo le spese di gestione delle utenze che comunque arriveranno e saranno da pagare anche se siamo chiusi) non so veramente come potremo fare. Si parla di reinventare la stagione 2020, di essere positivi, di impegnarci, di fare sacrifici, ma devono renderlo possibile le istituzioni, non noi. Non sappiamo come potrebbe andare la consegna al domicilio ma anche a noi deve essere data la possibilità almeno di provare».

«Tessile, abbigliamento e calzature: le imprese della moda condannate alla chiusura»

Cna Ravenna critica la decisione di non aver fatto ripartire le aziende del settore dal 14 aprile

Calzature«Non far ripartire le filiere del tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature significa condannare alla chiusura migliaia di imprese che hanno in magazzino , invenduta , la stagione primavera estate 2020, che hanno in portafoglio ordini tagliati per la stagione autunno-inverno 2020/2021 che non potranno soddisfare e che entro maggio dovrebbe presentare il campionario primavera estate 2021, rischiando di perdere clienti e mercati faticosamente conquistati e rischiando di essere così estromesse dal mercato». Lo dichiara Jimmy Valentini, responsabile Cna Federmoda di Ravenna, criticando la decisione del Governo di non aver fatto ripartire dal 14 aprile anche le aziende che operano nella manifattura della moda italiana.

«Eppure – si legge in una nota di Cna – esse contribuiscono a fare grande il sistema economico fatto di artigianato e Pmi che crea ricchezza, occupazione, valore, esportazioni e partecipa in maniera sostanziale alla coesione sociale grazie al profondo radicamento territoriale. L’artigianato e le Pmi della moda non sono fuggiti all’estero, sono rimasti ancorati ai luoghi dove gusto e qualità hanno la meglio sulla competizione al ribasso sui prezzi». A raccontarlo sono i numeri che fornisce Cna: «oltre 80.000 imprese occupano circa 1 milione di persone per un fatturato che si aggira sui 90 miliardi di euro, un settore che lega buona parte del successo alla sua capacità di penetrare nei mercati internazionali con il 72,2% del proprio fatturato, dato superiore a quello del settore manifatturiero nel suo complesso (58,3%)».

«Gli imprenditori del settore moda – termina Valentini – sono pienamente consapevoli della necessità di conciliare la ripresa delle attività economiche con il massimo rispetto delle misure di prevenzione del contagio e sono già pronti a rispettare rigorosamente le condizioni di sicurezza previste nell’ambito del Protocollo sottoscritto tra Governo e Parti Sociali il 14 marzo scorso».

Ravenna, anziani ancora negli orti: i vigili ne allontanano due al parco Baronio

Controlli nelle aree verdi comunali. «Ma noi la quota la paghiamo…»

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I vigili durante i controlli negli orti al parco Baronio di Ravenna

Controlli dei vigili urbani anche negli orti. Succede a Ravenna, al parco Baronio, dove alcuni anziani del centro sociale, al momento chiuso, continuano a frequentare gli orti, al momento invece non espressamente chiusi dal sindaco (a differenza per esempio di quanto deciso a Castel Bolognese), ma che possono essere considerati alla stregua di parchi, ville, aree gioco e giardini pubblici, dove l’accesso è invece vietato.

Due anziani, stamattina (15 aprile), sono stati fermati da altrettanti vigili che hanno ricordato loro che gli spostamenti sono consentiti solo per «situazioni di necessità».

«Io però pago la mia quota annuale al Comune (una ventina d’euro, ndr) – ci dice uno dei due ortisti fermati – e gli orti non sono chiusi, eravamo a diversi metri di distanza uno dall’altro e credo non ci fosse alcun rischio». Le regole di queste settimane non ammettono però simili giustificazioni, come è stato ricordato loro dai vigili che però hanno solo “ammonito” i due anziani, rimandando la multa, eventualmente, alla prossima occasione.

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