Orari ridotti, posti alternati, mascherine: Mirabilandia prepara la riapertura

Il direttore generale: «Pronti ad assicurare la massima sicurezza». A rischio 50 milioni di ricavi a fronte di «12 milioni di costi già sostenuti». E 900 lavoratori stagionali

Mirabilandia Inverted Coaster KatunCome naturale, slitta ancora l’apertura della stagione 2020 di Mirabilandia (in programma, dopo un primo rinvio, il 1° maggio) a causa del perdurare dell’emergenza sanitaria mondiale da Covid-19.

«Non appena possibile comunicheremo la nuova data di apertura e il nuovo calendario, in conformità con i provvedimenti che verranno emanati dalle Autorità preposte», si legge nella pagina Facebook del parco, che dice di continuare a seguire «con fiducia e ottimismo l’evolversi della situazione», per essere pronto, appena sarà possibile, «a regalare nuovamente divertimento e grandi emozioni in modo sano e sicuro».

A entrare più nel dettaglio è stato in questi giorni il direttore generale di Mirabilandia, Riccardo Marcante, intervistato dall’Agi, che chiede «una road map per la ripartenza in modo da non lasciare sulla graticola un intero settore».

«Siamo pronti a riaprire assicurando la massima sicurezza. Non possiamo permetterci alcun rischio per i nostri visitatori. So bene che non è possibile, al momento, stabilire una data. Ma – sono le parole del general manager di Mirabilandia – chiedo al governo di prendere una linea chiara e di seguirla coinvolgendo maggiormente gli operatori del turismo. Essere considerati quasi come uno degli ultimi settori con cui confrontarsi credo non faccia bene a nessuno». ​

«Stiamo seguendo quello che stanno facendo in Cina applicandolo alla realtà occidentale. Ad esempio – annuncia il general manager, citiamo sempre l’Agi –  ridurremo l’orario di l’attività delle attrazioni limitando anche l’afflusso di persone. Non si sarà la tradizionale sfilata conclusiva e per garantire la distanza di sicurezza alterneremo i posti e i vagoni nelle montagne russe. Dovremo poi prevedere l’igienizzazione delle macchine tra una corsa e l’altra. Inoltre, penso che sarà inevitabile l’utilizzo delle mascherine e, se richiesto, siamo pronti ad allestire un sistema di monitoraggio della temperatura corporea per chi entra nel parco. La sicurezza deve essere la nostra bussola».

Mirabilandia (850mila metri quadrati nei pressi della pineta di Classe) – ricorda l’Agi – è di proprietà dal 2006 del gruppo spagnolo Parques Reunidos, tra i leader internazionali del settore del divertimento proprietaria di una sessantina di parchi in tutto il mondo (dall’Europa, all’Australia, all’Argentina). Ora tutti i dipendenti, circa un centinaio a parco chiuso, lavorano da casa. Nel parco ci sono solo gli addetti alla manutenzione per “oliare” gli ingranaggi pronti a ripartire in attesa  di un eventuale via libera del governo. Se non dovesse arrivare, il  rischio è perdere gli incassi di un’intera stagione: da Pasqua a Halloween (4 aprile – 2 novembre). E non riuscire ad ammortizzare costi.

«Una stagione porta a Mirabilandia circa un milione e mezzo di persone per circa 50 milioni di ricavi consolidati. A questo  – spiega Marcante – si aggiungono circa 12 milioni di costi già sostenuti a parco chiuso, che non potranno essere recuperati se non riusciremo a riaprire quest’anno».

Numeri significativi a cui si aggiungono i danni economici per i lavoratori stagionali. Circa 900 persone, tra l’altro «escluse dai 600 euro erogati dal governo perché il codice Ateco dei parchi di divertimento non è stato incluso nella lista dei lavoratori stagionali del turismo. Questa è un’assurdità», conclude il direttore generale di Mirabilandia.

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