venerdì
12 Settembre 2025

Lpr chiede la «sanitizzazione» degli ambienti pubblici con perossido di idrogeno

La richiesta della lista civica perché il sindaco chieda all’Ausl di procedere negli ambienti a più alto rischio di diffusione del contagio

ospedale, ausl genericaLista per Ravenna invita il sindaco, nella veste di presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria che rappresenta l’organo di indirizzo politico-amministrativo dell’Ausl Romagna, a chiedere alla direzione aziendale la sanitizzazione di tutti gli ambienti sanitari considerati più a rischio per la collettività e per chi vi opera, mediante nebulizzazione di perossido di idrogeno e ioni d’argento, o altro prodotto equivalente e ugualmente sicuro. Stesso trattamento da riservare agli ambienti di competenza del Comune.

In una nota inviata alla stampa, il capogruppo di Lpr nel consiglio territoriale del centro urbano Stefano Donati ricorda che la sanitizzazione è il termine tecnico che definisce i processi atti sterilizzare totalmente gli ambienti, gli impianti e i prodotti su cui vengono introdotti: «In molti luoghi pubblici ci si limita alla sola igienizzazione dei pavimenti e di alcuni arredi. Soprattutto indispensabile e prioritario è invece sanitizzare tutti gli ambienti esposti a rischio maggiore di contagio da Covid-19: nella nostra città, gli ambulatori dei medici di base e dei pediatri, diverse aree ospedaliere, le ambulanze, il Cmp, il tribunale, le caserme, gli uffici postali e molti altri locali aperti al pubblico».

La proposta di procedere con il perossido di idrogeno fa riferimento alla sperimentazione in Italia già nel 2011 dall’Ausl di Bologna sui blocchi operatori degli ospedali Maggiore di Bologna e Costa di Porretta Terme: «Molti docenti e studi universitari hanno confermato la validità di questo procedimento, segnalandone la totale biodegradabilità, la possibilità di trattare locali pur molto ampi e l’efficacia anche sui tessuti in uso dalle persone e negli ambienti».

Covid-19: il totale dei casi in provincia aumenta di 29 e arriva a 153 (17 guariti)

Balzo in avanti delle positività in un solo giorno ma alcune diagnosi risalgono al giorno precedente. Si registrano anche 4 guarigioni

DSC 5178La provincia di Ravenna registra un aumento notevole di positività al coronavirus: alle 12 di oggi, 18 marzo, l’Ausl ha comunicato 29 casi di Covid-19 in più rispetto al giorno precedente e il totale sale a 153. Il dato è stato divulgato da Sergio Venturi, commissario regionale per l’emergenza sanitaria. La Provincia comunica che si sono registrate anche 4 guarigioni (portando il totale a 17, comprese nei 153 totali).

L’alto numero di positività riscontrate ha una spiegazione tecnica: «Va evidenziato – scrive la Provincia – che alcuni dei tamponi non risalgono alle ultime 24 ore ma al giorno precedente, e che sono stati notificati insieme a quelli di oggi per motivi di ordine tecnico legato al laboratorio. In generale si può  considerare con tutta probabilità che queste positività riguardano persone che sono state esposte prima dell’introduzione delle più recenti e rigorose misure per il contenimento del virus, che potranno dunque mostrare i loro effetti più avanti nel tempo».

Dei nuovi 29 casi comunicati oggi dalla Regione, 16 sono uomini e 13 donne. Quattordici sono ricoverati, sebbene la maggior parte di loro non abbia sintomi gravi, mentre 15 sono in isolamento domiciliare volontario poiché privi di sintomi o con sintomi lievi. «Le indagini epidemiologiche – si legge ancora nella breve nota diffusa dalla Provincia – hanno consentito di verificare che 9 pazienti hanno verosimilmente contratto il virus nell’ambito di spostamenti al di fuori della provincia o attraverso contatti con persone che si sono spostate per lavoro o altro motivo e 13 rappresentano contatti con casi accertati precedentemente, tra cui un altro caso indirettamente legato alla palestra di cui si è parlato nei giorni scorsi. Per i restanti sono ancora in corso le indagini epidemiologiche».

Nella distribuzione territoriale in provincia, sei dei nuovi casi accertati ricadono nel territorio del comune di Cervia. Il sindaco Massimo Medri fa sapere che alcuni risultano avere avuto contatti in Lombardia, altri hanno avuto rapporti con pazienti già noti. In totale sono 19 i cervesi positivi alla Covid-19.

In Emilia-Romagna sono complessivamente 4.525 i casi di positività al coronavirus, 525 in più rispetto all’aggiornamento di ieri. Il dato, diffuso dalla Regione, non comprende i nuovi casi positivi di Parma, provincia rispetto alla quale sono disponibili solo i numeri aggiornati sui decessi. Così come non è ancora disponibile il dato sui decessi nella provincia di Rimini. Passano da 14.510 a 15.461 i campioni refertati. Complessivamente, sono 1.735 le persone in isolamento a casa perché con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o prive di sintomi; quelle ricoverate in terapia intensiva sono invece 247 (24 in più rispetto a ieri). E salgono a 152 (ieri erano 134) le guarigioni, 135 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e 17 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultata negativa in due test consecutivi. Crescono anche i decessi, passati da 396 a 461: 65, quindi, quelli nuovi, di cui 15 donne e 50 uomini.

Il vescovo prega in diretta su Facebook per invocare San Giuseppe contro la Covid-19

Iniziativa lanciata dalla Cei, appuntamento alle 21 del 19 marzo. La Chiesa invita le famiglie a recitare il Rosario e mettere una candela alla finestra

L’arcivescovo di Ravenna e Cervia, Lorenzo Ghizzoni, pregherà in diretta su Facebook per invocare la protezione di San Giuseppe contro la pandemia Covid-19. L’appuntamento è alle 21 del 19 marzo in streaming sulla pagina di Risveglio Duemila, settimanale diocesano. Il vescovo Ghizzoni pregherà nel Santuario di Santa Maria in Porto, davanti all’immagine della Madonna Greca.

L’iniziativa è stata lanciata dalla Conferenza episcopale italiana per tutto lo Stivale: «In questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana invita ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario, simbolicamente uniti alla stessa ora». L’invito, a livello nazionale, è anche di esporre alle finestre un piccolo drappo bianco o una candela accesa, come segno visibile di adesione all’iniziativa.

I sindacati: «Serve tampone per tutti i sanitari e quarantena fino al risultato»

Le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil rivolgono un appello alla Regione per fare presto i test. Intanto 16mila firme per modificare il decreto che abolisce l’isolamento per il personale della sanità

5028231 0925 Viruse«Tutti i professionisti delle strutture sanitarie e socio-sanitarie dell’Emilia-Romagna devono essere immediatamente dotati dei giusti dispositivi di protezione individuale e sottoposti subito al tampone, anche se asintomatici, cosi da accertare se hanno contratto o meno il virus ma è fondamentale che vengano messi in quarantena fino all’esito del tampone». È l’appello che le sigle di categoria di Cgil, Cisl e Uil per la funzione pubblica in Regione rivolgono al presidente Stefano Bonaccini.

I sindacati dichiarano di apprezza l’intenzione della Regione di predisporre un piano di potenziamento dei tamponi, anche per gli asintomatici, a partire dagli operatori sanitari: «Del resto ampliare la platea delle persone da sottoporre a tampone è una richiesta dell’Oms e quindi della comunità scientifica».

Nelle ultime ore ha raggiunto più di 16mila firme la campagna lanciata dai sindacati per la modifica dell’articolo 7 del decreto legge Speranza che abolisce la quarantena per il personale sanitario: «Essere sicuri che medici infermieri Oss tecnici di radiologia e di laboratorio, fisioterapisti, e tutti gli operatori in servizio a contatto con pazienti positivi, abbiano la certezza di un tampone negativo, è il primo strumento per evitare che si rischi di trasformare le strutture sanitarie in punti di propagazione del virus».

Cavallucci marini impigliati nelle trappole in cura al Cestha di Marina di Ravenna

Il Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat poi li rilascia in zone protette

Cavalluccio Marino CesthaIniziano ad arrivare al centro Cestha di Marina di Ravenna, Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat, i cavallucci marini che rimangono impigliati nelle trappole per le seppie.

«I pescatori che li individuano – scrivono dal centro sulla propria pagina Facebook – ce li consegnano perché li rimettiamo in forze e li rilasciamo in zone protette».

E a una domanda su cosa mangiano i cavallucci marini, Cestha risponde che «il nostro centro produce zooplancton, che è la dieta abituale di questi animali. In più, viene integrata con una componente di selvatico che riusciamo a recuperare».

Il presidente dell’ordine dei medici: «Evitare anche la piccola passeggiata»

Falcinelli in un video postato sui social anche dal sindaco: «Rispettare le norme del decreto non basta, state in casa»

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In primo piano il presidente dell’ordine dei medici Falcinelli

Il presidente dell’ordine dei medici della provincia di Ravenna, Stefano Falcinelli, in un video postato su Facebook anche dal sindaco Michele de Pascale, lancia un nuovo appello per contenere la diffusione del coronavirus.

Un appello in cui, sottolineando l’alta contagiosità, invita ovviamente a rispettare tutte le norme contenute nel decreto del Governo, ma si spinge oltre.

«Non basta rispettare le norme del decreto – dice Falcinelli –, bisogna evitare anche i singoli contatti, bisogna evitare anche la piccola passeggiata. Rimanete in casa, a meno che non sia assolutamente indispensabile uscire».

E il sindaco “urla” al megafono della Panda ai suoi concittadini di stare a casa

Succede a Castel Bolognese, dove sono chiusi i parchi pubblici, il parco fluviale, gli orti e i cimiteri

Della Godenza Castel BologneseA Castel Bolognese è il sindaco in persona, Luca Della Godenza, a dare le indicazioni ai propri cittadini, invitandoli a stare a casa, “urlandolo” al megafono di una Panda guidata dal vicesindaco Ester Ricci Maccarini.

«Cari concittadini sono il sindaco – è il testo del messaggio – siamo in una situazione di emergenza sanitaria, il diffondersi del coronavirus mette a grave rischio la salute di tutti noi. Questa situazione drammatica ci impone scelte straordinarie e dobbiamo assolutamente cambiare le nostre abitudini. Per questo abbiamo chiuso i parchi pubblici, il parco fluviale, gli orti e perfino i cimiteri. Perché il messaggio che vogliamo darvi è chiaro. State in casa. Potete spostarvi solo per motivi di lavoro, salute o necessità. Stiamo aumentando i controlli per il bene di tutti. Dobbiamo assolutamente limitare il contagio e per farlo serve la collaborazione di tutti voi. Conto su di voi. Mi appello al vostro buon senso, al vostro senso civico, state in casa! Insieme ce la faremo. Castello ce la farà!».

L’inno di Mameli a colpi di frusta. E gli sciucaren da Savarna fanno il giro del web

La performance patriottica dei fratelli Biga in piena emergenza coronavirus. «Più sarà difficile e più, quelle fruste, le faremo tuonare»

In questi giorni di emergenza legata alla diffusione del coronavirus e alle misure per il suo contenimento, gli italiani stanno cercando soluzioni per ritrovarsi, anche a distanza. Una su tutte i flash mob dai balconi, all’insegna della musica e dell’orgoglio patriottico.

E in Romagna è l’occasione per rispolverare anche le tradizioni. Ecco così che da Savarna, nel Ravennate, sta facendo il giro del web un video dei fratelli Federico e Gianluca Biga, “sciucaren”, che si esibiscono nell’inno di Mameli a colpi di frusta.

«Vogliamo approfittare anche noi dell’ondata di buoni auspici accodandoci con un nostro piccolo sipario, da Savarna, dal cuore della Romagna, in puro stile tradizionale romagnolo – commenta su Facebook Federico –. Il popolo italiano ha la stessa forza di una frusta schioccata a tempo del proprio inno nazionale. Più sarà difficile e più, quelle fruste, le faremo tuonare. Non so se gli stereotipi profusi all’estero siano per invidia o per rabbia. Su una cosa posso rassicurarli: ci piegheremo, ci torceremo, ci fonderemo altre 10, 100, 1.000 volte, ma non ci spezzeremo mai».

Il video in poche ore ha superato le mille condivisioni (e le 32mila visualizzazioni) e i due fratelli stanno ricevendo messaggi da tutta Italia…

Coronavirus, la Regione annuncia che farà più tamponi: «Anche a chi non ha sintomi»

Il piano regionale risponde alle nuove indicazioni dell’Oms e sarà diversificato per province. Si partirà dal personale sanitario e i loro contatti

UnnamedIl commissario regionale per l’emergenza coronavirus in Emilia-Romagna, Sergio Venturi, ha annunciato un piano di potenziamento del numero dei tamponi, per seguire le nuove indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e ricercare persone positive anche fra coloro che non hanno sintomi. L’annuncio è arrivato oggi, 17 marzo, nel consueto appuntamento quotidiano sulla pagina Facebook della Regione Emilia-Romagna. Finora l’Emilia-Romagna, a differenza di Veneto e Lombardia, aveva tenuto una linea più prudente nell’esecuzione dei tamponi.

«Faremo molti più test su tutti i cittadini – ha spiegato Venturi – e partiremo da i dipendenti del Servizio sanitario regionale e dagli operatori sanitari del privato convenzionato, per ricercare persone contagiate asintomatiche, ed estendere la ricerca anche tra i loro contatti». Il Piano, diversificato per province, verrà presentato al presidente Stefano Bonaccini già domani. Il commissario ha fatto sapere che con le nuove metodiche di diagnosi rapida è possibile fare molti più tamponi.

Il professore nella zona rossa: «Fa un po’ paura. Sarà lunga fino al 3 aprile…»

La testimonianza di un 38enne di Bagnacavallo che insegna a Ragioneria a Faenza e vive nel comune bolognese chiuso dalla Regione per la pericolosità del focolaio tra gli anziani del paese: «L’ho scoperto da Facebook all’alba quando mi ha svegliato mio figlio»

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Gabriele Trioschi, professore di Chimica a Ragioneria di Faenza, in una lezione online ai tempi delle scuole chiuse per il coronavirus

Si è svegliato alle 4.30 di un lunedì di metà marzo perché il figlio di sei mesi piangeva e su Facebook ha scoperto che le camionette dei carabinieri erano alle porte del suo paese per impedire ingressi e uscite. Così Gabriele Trioschi, 38enne di Bagnacavallo che vive a Medicina e insegna a Ragioneria di Faenza, ha saputo della zona rossa decisa dalla Regione Emilia-Romagna per il comune bolognese dalla mezzanotte tra il 15 e il 16 marzo. La diffusione della Covid-19 tra i sedicimila abitanti sta prendendo dimensioni preoccupanti. Al telefono Trioschi è sereno ma riconosce che «ritrovarsi in una zona rossa e sapere che non puoi uscire ha fatto salire un po’ di paura».

I dati su cui il presidente della Regione ha deciso per il drastico provvedimento (qui l’ordinanza integrale) parlavano 54 casi accertati, 8 decessi, 22 ricoveri in ospedale 5 dei quali in condizioni critiche in terapia intensiva e 24 casi in isolamento fiduciario domiciliare. A questi ultimi si sommano altri 102 soggetti costretti a stare nelle loro abitazioni a seguito di contatti con casi accertati di persone risultate positive al virus.

«Mentre facevo colazione – ricorda il professore di Chimica – ho letto un post sulla bacheca del gruppo di paese di uno che aveva tentato di uscire, forse per lavoro, e gli era stato impedito. Devo dire che all’inizio ho pensato a un falso. Poi le segnalazioni aumentavano e alle 7 il sindaco ha fatto un video ed è diventato ufficiale». A conti fatti, dopo 24 ore di zona rossa, la quotidianità per Trioschi non è cambiata molto sul lato pratico: già da settimane lavorava da casa per la chiusura della scuola, la compagna è in maternità, molte attività in paese erano già chiuse e #IoRestoaCasa era un mantra già mandato a memoria da un po’. «Adesso c’è il pensiero che un’autocertificazione non basta più per andare a trovare i miei genitori a Bagnacavallo, hanno una certa età e mio padre ha qualche problema di salute».

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In rosso le linee che delimitano i confini della zona rossa

La notizia della particolare contagiosità e aggressività del ceppo medicinese del Sars-Cov-2, confermata nei documenti ufficiali dell’Ausl di Imola, si era già sparsa. Ma trovarsi l’esercito alle porte del paese è un’altra storia: «Se ti dicono che sei una zona rossa aumenta un po’ la sensazione di paura».

In paese possono proseguire solo le attività essenziali: supermercati e generi alimentari che vengono riforniti dall’esterno. Una ventina di negozianti – dal pizzaiolo al macellaio passsando per il fornaio e il gelataio – hanno fatto rete mettendo un annuncio sui social con il numero telefonico di ognuno per le consegne a domicilio: «Non ci sono quindi problemi di rifornimenti per mangiare. Però se prima si poteva contare sugli acquisti online per altri beni non alimentari, adesso il corriere con le consegne di Amazon non potrà entrare».

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La data sul calendario è il 3 aprile. Per il momento. «Se ci penso sembra ancora più pesante. Si sta in casa sempre, abbiamo un piccolissimo giardino per prendere una boccata d’aria ma le giornate sono lunghe. Sono saltati tutti gli orari. Ieri mattina alle 4.30 quando nostro figlio ci ha svegliato abbiamo fatto direttamente colazione…». Anche perché per Trioschi la scuola si è solo trasferita dalle aule faentine allo schermo del suo Mac sulla scrivania: «Sto facendo le stesse ore al mattino. Ma è molto più difficile». La scuola italiana non era proprio all’avanguardia su questi temi e sul campo sono emersi tutti gli ostacoli tecnologici alla didattica online: «Non tutti gli studenti a casa dispongono degli stessi strumenti. Qualcuno finisce il traffico dati sul telefono, qualcuno deve condividere il computer con fratelli o genitori che stanno lavorando da casa». E poi tutto il resto che serve per una lezione frontale: «Non c’è una lavagna e non vedo tutti in viso quindi non posso capire quanto sono attenti o quanto mi seguono. Ma continuiamo». Trioschi che fino all’anno scorso è stato vicepreside all’alberghiero di Riolo Terme si sforza di essere ottimista: «Voglio vederla anche come un momento di formazione per i docenti, tanti stanno imparando qualcosa che non sapevano usare. I ragazzi invece conoscono bene questi strumenti». E poi c’è sempre qualche siparietto che strappa un sorriso: «Casa mia non è enorme, se mio figlio strilla a volte si sente e me lo dicono gli studenti».

Coronavirus, 30 contagi su 124 totali sono avvenuti fuori dalla provincia di Ravenna

Riguardano 53 residenti nel comune capoluogo, 19 a Faenza, 13 a Cervia, 12 a Lugo e altri 16 in nove territori comunali

Coronavirus 1La provincia, in una nota inviata alla stampa, fa il punto sulla situazione contagiati al coronavirus su tutto il territorio provinciale. Dopo l’aggiornamento di oggi, salgono a 124 i casi positivi. Gli ultimi dieci sono relativi a otto uomini e due donne. Otto sono ricoverati in ospedale, “sebbene la maggior parte di loro non abbia sintomi gravi”, mentre due sono in isolamento domiciliare volontario poiché privi di sintomi o con sintomi lievi.

Si registrano inoltre quattro nuovi pazienti clinicamente guariti, 2 uomini e 2 donne.

I 124 casi di positività registrati in provincia di Ravenna riguardano 11 residenti fuori provincia; 53 nel comune di Ravenna; 19 nel comune di Faenza; 13 nel comune di Cervia; 12 nel comune di Lugo; 4 nel comune di Russi; 3 nel comune di Alfonsine; 2 nel Comune di Bagnacavallo; 2 nel comune di Castel Bolognese e 1 nei comuni di Conselice, Sant’Agata, Massa Lombarda, Solarolo e Cotignola.

«In 30 casi – rivela la provincia – è stata identificata la frequentazione di località al di fuori della provincia caratterizzate da importante circolazione virale. Il Dipartimento di Sanità Pubblica continua incessantemente a svolgere indagini epidemiologiche approfondite per identificare il prima possibile tutti i possibili contatti dei pazienti Covid e porli in isolamento. Recentemente queste indagini  stanno identificando in punti diversi del territorio gruppetti di casi correlati tra di loro».

«È di fondamentale importanza – termina la nota della Provincia – che i cittadini rispettino le regole vigenti limitando i loro spostamenti solo alle situazioni di lavoro e necessità».

 

 

Coronavirus, dieci nuovi casi positivi in provincia di Ravenna: sono 124 in tutto

In tutta la regione sono 4mila i contagiati. In terapia intensiva ci sono 223 persone

UnnamedIn Emilia-Romagna alle 12 di oggi (17 marzo) erano complessivamente 4 mila i casi di positività al Coronavirus, 478 in più rispetto all’aggiornamento di ieri. Passano da 13.096 a 14.510 i campioni refertati.

Complessivamente, sono 1.466 le persone in isolamento a casa perché con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o prive di sintomi; quelle ricoverate in terapia intensiva sono invece 223 (26 in più rispetto a ieri). E salgono a 134 (ieri erano 88) le guarigioni, 117 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e 17 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultata negativa in due test consecutivi.

Purtroppo, però, crescono anche i decessi, passati da 346a 396: 50, quindi, quelli nuovi; per 4 delle persone decedute erano note patologie pregresse, in qualche caso plurime, mentre per le altre sono in corso approfondimenti epidemiologici. I nuovi decessi registrati riguardano 26 residenti nella provincia di Piacenza, 6 in quella di Parma, 3 in quella di Rimini, 4 in quella di Reggio Emilia, 3 in quella di Modena, 1 a Forlì e 3 in quella di Bologna, due dei quali a Medicina; due persone decedute erano residenti fuori regione.

In dettaglio, questi sul territorio i casi di positività, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 1.204 (131 in più rispetto a ieri), Parma 800 (93 in più), Rimini 578 (69 in più), Modena 460 (20 in più), Reggio Emilia 299 (58 in più), Bologna 333 (complessivamente 42 in più, di cui 10 a Imola e 32 a Bologna), Ravenna 124 (10 in più), Forlì-Cesena  144 (di cui 74 a Forlì, 22 in più rispetto a ieri, e 70 a Cesena, 19 in più rispetto a ieri),  Ferrara 58 (14 in più rispetto a ieri).

Tra ieri e oggi in tutta l’Emilia-Romagna sono stati allestiti ulteriori 218 posti letto per i pazienti colpiti da Coronavirus, che complessivamente passano da 2.262 a 2.480, tra ordinari (2.111) e di terapia intensiva (369). Nello specifico: 606 posti letto aggiuntivi a Piacenza (di cui 40 per terapia intensiva), 585 a Parma (49 terapia intensiva), 342 a Reggio (42 terapia intensiva), 246 a Modena (66 terapia intensiva), 324 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (91 per terapia intensiva), 68 a Ferrara (21 terapia intensiva), 309 in Romagna (in particolare: 145 Rimini, di cui 23 per terapia intensiva; 56 Ravenna, di cui 12 per terapia intensiva; 55 Forlì, di cui 8 per terapia intensiva; 47 Cesena, di cui 17 per terapia intensiva, 6 Lugo).

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