mercoledì
10 Settembre 2025

Coronavirus: i due giovani di Lugo tra i primi casi di guarigione in regione

Per la guarigione completa serviranno due tamponi negativi consecutivi. Intanto in regione 420 casi registrati

12(17)Sono guariti i due giovani di Lugo, un 21enne e una 18enne, che erano stati contagiati dal nuovo coronavirus. I due ravennati sono tra i primi quattro casi in Emilia-Romagna di pazienti che hanno superato la malattia dopo essere risultati positivi ai test dell’Ausl. Lo rende noto la Regione che prescisa: si potrà parlare di guarigione completa solo dopo due tamponi negativi consecutivi. La notizia positiva bilancia solamente in parte gli altri dati della giornata odierna, 3 marzo, che parla di 85 nuovi casi di positività in Regione e 7 nuovi decessi: ad oggi 420 i casi totali registrati e i decessi sono 11 decessi.

«Il sistema sta reggendo – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini – e stiamo prendendo ogni giorno le misure più adeguate per garantire gli interventi più opportuni. È per questo che ci stiamo concentrando sul rafforzamento delle postazioni di terapia intensiva, soprattutto nel piacentino, dove con il 60 percento dei casi si concentra la stragrande maggioranza delle infezioni da coronavirus. Oggi, tra l’altro, nel corso di un incontro con i rappresentanti di Aiop, si è registrata la disponibilità del sistema sanitario privato emiliano-romagnolo a supportare, se necessario, il grande sforzo del sistema sanitario pubblico. Una disponibilità che mette in luce un aspetto solidaristico importante».

Dal punto di vista degli approvvigionamenti, ad oggi sono stoccate nel deposito sanitario della Regione a Reggio Emilia 22.500 mascherine Ffp2 fornite dal dipartimento nazionale di Protezione Civile ad uso esclusivo di medici, infermieri e personale sanitario dell’Emilia-Romagna, che verranno distribuite secondo i criteri prefissati. In consegna oggi altre 25mila unità.

Due mesi di lavori per livellare i cumuli sui fondali a ridosso delle banchine

L’Autorità portuale è al lavoro per un bando di gara che individui un operatore per manutenzione ordinaria e continuativa nell’arco di quattro anni

2120 Navi Al PortoPer i due mesi successivi al 4 marzo il porto di Ravenna sarà interessato da una serie di interventi di dragaggio che con una azione di livellamento del fondale consentiranno di rimuovere le limitazioni all’accosto intervenute a seguito della formazione di cumuli di materiali a ridosso di alcune banchine. I lavori interesseranno le aree di sottobanchina dei terminal Fassa Bortolo, Yara, Sapir, TCR, Docks cereali e Setramar.

Parallelamente l’Autorità di sistema portuale sta ultimando il bando di gara – la cui pubblicazione è prevista per la primavera prossima, con l’obiettivo di essere operativi dall’estate 2020 – per un accordo quadro di manutenzione dei fondali, volto al reperimento di un operatore economico che disponga dei mezzi  idonei ad eseguire interventi di manutenzione ordinaria e continuativa dei fondali nell’arco di quattro anni. L’accordo prevede sia interventi di dragaggio con, previa loro caratterizzazione, conferimento a mare – in sito autorizzato dagli enti competenti – dei sedimenti dragati, sia interventi di livellamento realizzati attraverso lo spostamento dei sedimenti all’interno del canale stesso in aree tra loro adiacenti.

L’accordo, inoltre, dispone la possibilità di interventi straordinari su chiamata (da avviare entro 15 giorni solari dalla chiamata) e la fornitura di due ulteriori servizi ausiliari agli interventi di manutenzione ordinaria dei fondali: il servizio di caratterizzazione dei sedimenti ad intervento avvenuto e il servizio batimetrico dei fondali connesso agli interventi.

Nel prossimo autunno è poi previsto anche l’intervento di rimozione di una sponda presente sulla sponda sinistra fra San Vitale e Trattaroli che riduce la larghezza del canale e la cui eliminazione consentirà di migliorare ulteriormente la sicurezza della navigazione in quel tratto.

Infine l’Autorità di Sistema sta anche procedendo con la redazione del Progetto per la realizzazione dell’impianto di trattamento dei materiali risultanti dall’escavo dei fondali, impianto che, seppure richiederà circa un paio di anni per essere operativo (tra bando di gara,  procedura di Via, realizzazione e collaudo), rappresenta l’elemento imprescindibile della seconda fase di approfondimento successiva al dragaggio e consentirà, oltre alla manutenzione ordinaria dei fondali, di proseguire con l’approfondimento, senza soluzione di continuità dopo l’hub portuale.

Accordo tra Ordini sanitari della provincia per l’integrazione tra le professioni

Sottoscrizione pubblica da parte di tutti i presidenti: rappresentati oltre 9mila operatori

MedicoSono oltre novemila, nella provincia di Ravenna, gli operatori rappresentati dagli Ordini delle professioni sanitarie che quotidianamente si occupano della salute della comunità tra infermieri, medici, farmacisti, tecnici sanitari e della riabilitazione, veterinari e ostetriche.

Il 2020 si apre con un momento di grande rilevanza e di notevole portata: la sottoscrizione pubblica, da parte di tutti i presidenti degli ordini, del “Protocollo d’intesa tra gli Ordini Sanitari della Provincia di Ravenna”, già presentato in forma preliminare alle autorità locali. Un documento, frutto di mesi di interlocuzioni, dal forte valore sia pratico che simbolico, nel quale le rappresentanze delle professioni si impegnano, tra le altre cose, a “promuovere la collaborazione e l’integrazione tra le professioni sanitarie”, a “condividere conoscenze, informazioni, capacità ed abilità tecnico-relazionali” e “proseguire una comune azione di formazione e rappresentanza istituzionale”.

Già a partire dallo scorso anno i consigli direttivi dei singoli Ordini – si legge in una nota inviata alla stampa – «hanno fatto una scelta di campo orientata a fornire livelli di qualità sempre più elevati: avviare un inedito ed innovativo percorso di confronto e collaborazione sui temi principali che riguardano la salute dei cittadini».

Nel maggio 2019 questa sinergia ha prodotto il primo importante risultato: oltre 150 professionisti sanitari, provenienti da tutti i profili, si sono riuniti in un evento formativo unico e trasversale, indicando come tema il ruolo determinante, sui processi di guarigione, di una valida relazione e comunicazione con il paziente.

Per il futuro è già previsto un nuovo evento formativo inter-ordinistico, questa volta orientato ad approfondire le numerose dinamiche correlate alla gestione della terapia farmacologica, dalla prescrizione alla somministrazione, azione che vede coinvolti con responsabilità diverse tutti i protagonisti della sanità.

«Una citazione molto nota – continua la nota inviata alla stampa –, presa in prestito dalla psicologia della Gestalt, afferma che “Il tutto vale più della somma delle singole parti”: tale postulato descrive alla perfezione la motivazione che anima questa importante operazione di condivisione. Queste parole delineano infatti la ferma convinzione che svolgere singolarmente bene il proprio lavoro di cura sia importante, ma quando si parla di “persone” e “salute” diventa fondamentale esercitare insieme e bene le singole professioni».

L’obiettivo finale «è perciò contribuire, assieme alle Istituzioni locali e alle strutture sanitarie, a costruire una vera e propria rete nella quale gli utenti della nostra Provincia possano sentirsi realmente al centro dei percorsi di cura; una rete composta da fili diversi – con ruoli e responsabilità ben definite – ma ben connessi tra di loro, per garantire una solida presa in carico della persona e della comunità».

Gi enti coinvolti sono: Ordine delle Professioni Infermieristiche di Ravenna; Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri di Ravenna; Ordine TSRM e PSTRP (Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione) di Ravenna; Ordine dei Farmacisti di Ravenna; Ordine dei Medici Veterinari di Ravenna; Ordine della Professione Ostetrica di Ravenna.

 

Nuova allerta meteo in provincia: «Attenzione ai corsi d’acqua e agli allagamenti»

A preoccupare le precipitazioni previste nella mattinata di mercoledì 4 marzo

AllagamentoDalle 12 di oggi, martedì 3 marzo, alla mezzanotte di domani, mercoledì 4 marzo, è attiva nel territorio di tutta la provincia di Ravenna l’allerta meteo numero 13, per criticità idraulica, emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia-Romagna. L’allerta è gialla.

Si raccomanda – citiamo il testo del Comune di Ravenna – “di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso: prestare particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua ed evitare di accedere ai capanni presenti lungo gli stessi (se si allaga la golena il capanno deve essere evacuato); prestare attenzione alle strade eventualmente allagate e non accedere ai sottopassi nel caso li si trovi allagati”.

Citando il testo dell’allerta, «nella mattina di mercoledì 4 marzo sono previste deboli precipitazioni convettive sul settore orientale della regione, che potranno essere a carattere nevoso sopra i 1000 m di quota e, localmente, a quote collinari. La fascia costiera e il mare saranno anche interessati da una moderata ventilazione nord-orientale, con intensità media attorno a 45 km/h (25 nodi, B.6) e con raffiche che potranno superare i 60 km/h (33 nodi, B.7). Mare molto mosso ma con altezza dell’onda inferiore a 2 m. I fenomeni, tutti al di sotto delle soglie di allertamento, saranno in esaurimento a partire dalle prime ore pomeridiane di domani 4 marzo”.

Ruba una bici e la usa come fosse sua ma il proprietario la trova: 17enne denunciato

Il velocipede era legato a un palo della luce con una grossa catena. Decimo minorenne denunciato per furto di bicilette nell’ultimo periodo in città

Furto BiciHa rubato una bici in centro a Faenza e ha cominciato a usarla come se fosse sua nelle stesse strade chiudendola con un suo catenaccio fino a quando il legittimo proprietario l’ha vista e ha fatto partire la denuncia per furto. Nei guai un 17enne di origini straniere. È il decimo minore identificato e denunciato dalla polizia locale di Faenza per furto di biciclette nell’ultimo periodo: in tutti i casi i velocipedi sono tornati in possesso dei legittimi proprietari.

L’ultimo caso riguarda un furto commesso il 9 febbraio in corso Mazzini. Dopo una ventina di giorni il proprietario ha visto la propria bicicletta in corso Garbaldi legata a un palo dell’illuminazione pubblica con una robusta catena antifurto. Il derubato ha chiamato la polizia locale che ha provveduto a tagliare la catena e a riconsegnare la bicicletta al legittimo proprietario. Gli operatori, hanno poi visionato le telecamere di videosorveglianza e individuato il ragazzo che usava in maniera continuativa la bicicletta rubata. Lo stesso era già stato identificato dagli agenti manfredi per problematiche relative agli stupefacenti. Convocato in Comando con i genitori, per dare spiegazioni sulla provenienza del veicolo oggetto di furto, il ragazzo ha ammesso subito di essere lui l’autore del furto. Per tale motivo è stato denunciato alla Procura della Repubblica per i minori di Bologna.

Il presidente Arcigay: «Nessuna scuola ci chiama per i nostri progetti»

Ciro Di Maio è anche nel direttivo nazionale dell’associazione e racconta: «Ancora tanti attacchi e pregiudizi, abbiamo presentato le nostre proposte, ma nessun istituto purtroppo ci ha mai contattato»

Dimaio2Da maggio 2018 è il presidente di Arcigay Ravenna e siede nel consiglio nazionale dell’associazione più nota (e l’unica in città) che difende i diritti del popolo Lgbtq (acronimo per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer), Ciro Di Maio, 35 anni, consulente fiscale, da un paio d’anni “sposato” (come ama dire lui) con il compagno dopo dieci anni di relazione, ci incontra al circolo Arci Dock 61, uno dei posti in cui del resto Arcigay ama organizzare alcuni dei propri appuntamenti che coinvolgono ogni volta decine di persone.

«Sì, ci incontriamo a Cittattiva e organizziamo serate in posti come questo, aperti a tutti, all’insegna della trasparenza totale e abbiamo uno sportello a cui si rivolgono le persone per chiedere informazioni e anche aiuto. In futuro ci piacerebbe poter offrire anche un servizio di consulenza psicologica».

Quante persone gravitano intorno ad Arcigay qui a Ravenna tra iscritti, militanti e simpatizzanti?
«Difficile dirlo, perché anche qui, come altrove, molte persone preferiscono fare attivismo o partecipare a serate ed eventi al di fuori della propria città».

Questo è un segnale che ancora c’è chi preferisce nascondersi, perché ancora il pregiudizio è così forte?
«Purtroppo è così, possono arrivare attacchi in ogni contesto in cui ci troviamo, dalle occhiatacce a far la spesa fino alle difficoltà sul lavoro e non tutti hanno voglia di affrontare questa situazione. Io personalmente ho un carattere tale per cui riesco a non farmi problemi, ma si può capire chi invece vive il tutto con più difficoltà».

Quindi ha ragione chi dice che, per esempio, il coming out di Elly Schlein, neovicepresidente della Regione, è importante e che c’è ancora bisogno di segnali come questi…
«Sì, è vero, perché in tanti non riescono a fare il proprio coming out e hanno bisogno di riconoscersi in persone di successo che ce l’hanno fatta nel proprio ambito, che sia la politica, lo sport, lo spettacolo, nonostante il pregiudizio di cui ogni omosessuale è vittima. Purtroppo è ancora necessario soprattutto per chi vive magari in provincia, in ambienti piccoli dove è facile sentirsi isolati, nonostante i social facilitino i contatti».

E Sanremo? Quanto è stata importante la battuta sul marito di Tiziano Ferro?
«Lo è stato sicuramente, perché è sembrata naturale, ha dato l’idea che così come si è sempre scherzato sul marito o la moglie etero, esiste anche l’opzione del marito o della moglie omosessuali. Cosa che ancora non è affatto scontata».

In effetti, anche tra ragazzini “gay” viene spesso usato ancora come un’offesa. Come si combatte il pregiudizio? Voi siete presenti, per esempio, nelle scuole?
«Purtroppo no, è da quando si è isediato questo direttivo che vengono proposti progetti che sono inseriti nel Pof (Piano di offerta formativa) che il Comune propone ogni anno alle scuole. Ogni anno ne abbiamo presentati quattro per diverse fasce di età, quarta e quinta elementare, medie, superiori e anche per il personale scolastico, docente e non docente. Poiché non abbiamo esperienza diretta, abbiamo chiamato professionisti e persone esperte, lavorando con il Cassero Scuola di Bologna. Ma nonostante questo nessun istituto ha mai chiesto di realizzare i progetti. Siamo forse l’unica associazione che non lavora nelle scuole. Alcune ci hanno chiesto materiali, ma niente di più. Come a dire, vogliamo occuparci del tema, ma non vogliamo voi nella scuola…».

E il mondo dello sport? Anche gli spogliatoi possono essere luoghi difficili per un ragazzino che sta scoprendo, per esempio, il proprio orientamento sessuale…
«Purtroppo non abbiamo avuto ancora la forza, in termini di volontari e militanti, di lavorare come vorrei su questo fronte, individuato anche a livello nazionale da Arcigay come uno dei filoni da seguire con più attenzione, ma certo vorremmo farlo. Solo che, sa, Arcigay esiste solo grazie al lavoro di volontari, non c’è nessuno che ci lavori a tempo pieno».

Ma avete mai ricevuto richieste da associazioni sportive del territorio?
«No, non siamo mai stati contattati da nessuno».

E dalle istituzioni locali avete l’appoggio che vorreste?
«La premessa necessaria è che viviamo in un terrritoro felice. Come consigliere nazionale Arcigay so di luoghi dove è tutto molto difficile. Detto questo, vorrei che la politica locale facesse un passo in più, facesse proprie queste lotte in maniera più incisiva. Da cittadino, li sento vicini, ma come attivista vorrei vedere un po’ più di coraggio, non so se questo manchi perché non se ne sente la necessità o perché sposare le nostre battaglie non è facile e non paga in termini di popolarità».

E però va anche detto che, dopo la conquista delle Unioni civili, il tema sembra essere stato un po’ accantonato in generale. Mentre resta in cima all’agenda della controparte, di chi difende la famiglia tradizionale e porta avanti idee opposte alle vostre.
«È vero, ci siamo rilassati, dopo quella conquista, che pure era monca, ci siamo un po’ seduti, anche a livello nazionale. E abbiamo lasciato spazio agli altri, che hanno sfruttato questa nostra debolezza innescando dinamiche anche molto pericolose, in particolare attraverso un certo uso dei social che per noi sono da un lato un modo di mettersi in contatto e di uscire dall’isolamento, ma dall’altro un luogo in cui riceviamo le peggiori accuse e offese».

Quindi come potrebbero le istituzioni locali fare quel passo in più che chiede? Qualche idea?
«Penso al prossimo 17 maggio, la giornata internazionale per le vittime di omofobia, quando vorrei organizzare qualcosa di importante per la città, Voglio tornare a bussare alle porte delle scuole e lì sì, mi aspetto una grande partecipazione».

Lei diceva prima che la legge sulle Unioni civili è nata monca, in particolare per quanto riguarda il tema delle adozioni, giusto?
«Esatto, ci si è accontentati di quella perché era pur sempre meglio di niente, ma è stata addirittura tolta la possibilità per il coniuge di adottare il figlio del compagno. Ma questo non significa che ce la dobbiamo tenere così per sempre».

Lei e suo marito vorreste dei figli?
«Sì, ci piacerebbe molto, ma è difficilissimo. Ci piacerebbe poterne adottare uno, ma serve un’adozione internazionale che è una pratica difficile, lunga e costosa anche per le coppie eterosessuali, figuriamo per noi».

E la gestazione per altri, è un’ipotesi percorribile?
«È un tema su cui davvero non voglio e non so esprimermi. Mi limito a dire che mi sembra assurdo complicare così la possibilità di adottare un bambino. A volte, anche tra gli etero, credo che venga scelta la gestazione per altri perché è paradossalmente una strada più facilmente percorribile dell’adozione».

Le coppie gay possono però essere affidatarie…
«Sì, mio marito e io lo siamo, abbiamo fatto tutto il percorso previsto ma ancora non abbiamo avuto nessun minore affidato, ma ci sentiamo pronti».

Coronavirus, saranno posticipate le scadenze delle tasse locali per le imprese

Il sindaco di Ravenna ha riunito tutte le associazioni economiche e sindacali per fare il punto

Trial CoronavirusIl sindaco di Ravenna Michele de Pascale, insieme al presidente della Camera di commercio Giorgio Guberti, ha riunito tutte le associazioni economiche e sindacali per fare il punto sulle misure contro il coronavirus indicate dal Decreto della presidenza del consiglio dei ministri.

Il decreto, rispetto alla settimana scorsa, prevede alcune limitazioni per esercizi pubblici e commerciali, che si basano su criteri di capienza:tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori devono essere messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro.

«Ritengo che la coesione e la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti – dichiara De Pascale – sia un elemento molto prezioso in questa situazione complessa. È evidente che il danno economico diventa ogni giorno sempre più significativo. Non abbiamo, per ora, elementi per capire se la situazione in essere sarà protratta o se le misure prese dal Governo saranno modificate. C’è tutta la disponibilità da parte dell’Amministrazione comunale a valutare insieme le azioni locali da mettere in campo e sollecitare quelle di carattere regionale e nazionale».

«L’indirizzo dell’amministrazione – prosegue De Pascale – è quello di adottare e farsi promotrice di una serie di misure riguardanti l’ambito della fiscalità locale e delle rette dei servizi comunali, ad aiuto e sollievo di imprese e famiglie. Oggi apriamo un confronto con tutte le parti interessate che richiederà approfondimenti tecnici. Abbiamo pensato di mettere in atto alcuni provvedimenti che vanno verso il posticipo delle scadenze dei pagamenti dei tributi locali, che maturino prima della stagione estiva, rinviandoli quantomeno al periodo successivo ad essa. Per Tosap e Icp (tassa di occupazione del suolo pubblico e pubblicità permanenti), scadute il 31 gennaio, si sta valutando comunque la possibilità di posticipare il termine ordinario di pagamento almeno a dopo la stagione estiva. Stessa cosa desideriamo fare per quello che riguarda la Tari e l’Imu dovute dalle imprese. I Comuni hanno infatti la facoltà sulla base delle recenti novità normative di posticiparne la scadenza del 16 giugno. Per quel che riguarda l’Imu è chiaro che per alcune imprese sarà un beneficio mentre per altre, quelle che sono in affitto, non lo sarà. Per questo mi faccio promotore di un appello ai proprietari che, come gesto di solidarietà e coerentemente alle proprie possibilità, concedano proroghe almeno di pari importo ai loro affittuari».

«Stiamo lavorando anche per le rateizzazioni di Ravenna Entrate – continua il sindaco –. Cioè, laddove ci siano dei piani di rateizzazione approvati, che si possa fare un congelamento del rateo su richiesta. Poiché stiamo parlando di provvedimenti che spostano in avanti i pagamenti, ma non li annullano, sulla Tari ci sentiremmo di farci promotori presso il governo di una richiesta di intervento straordinario a copertura di quanto dovuto da parte delle imprese in difficoltà. L’intervento è tanto più necessario visto che per legge devono essere coperti gli interi costi del servizio e quindi il Comune in autonomia non può agire esentando solo una categoria di contribuenti. Da parte nostra c’è tutta la volontà di costruire insieme i percorsi che tutelino servizi, famiglie, imprese e lavoratori senza sperequazioni. Riteniamo che in larga parte gli oneri debbano essere in capo allo Stato, però non ci tiriamo indietro per quanto nelle nostre facoltà».

«Sul tema del credito – termina il sindaco – sappiamo che l’Abi si è già mossa, anche nei confronti del Governo, per quanto riguarda interventi sui mutui. Sono a disposizione a fare incontri con gli istituti di credito per condividere informazioni e analizzare situazioni territoriali. Nell’ambito della promozione turistica è importante intervenire con azioni di promozione su vasta scala, alle quali la Regione sta già pensando, che però vanno messe in campo nel momento in cui si è in grado di rendere il territorio completamente fruibile».

Vendita abusiva di alcolici per strada, richiesto il daspo urbano per una 52enne

Nel piazzale della stazione sotto la pensilina di una fermata dell’autobus aveva anche alimenti, cosmetici e farmaci

6241be27 7713 4ec4 805c F90873256a7cUna donna di 52 anni, originaria della Nigeria e regolare in Italia, è stata fermata il 2 marzo dalla polizia locale a Ravenna nel piazzale della stazione mentre vendeva alcolici abusivamente sotto la pensilina della fermata dell’autobus. La donna aveva anche alimenti, cosmetici e farmaci. Alla donna è stato impartito l’ordine di allontanamento e avviato l’iter per l’applicazione del daspo urbano.

Coronavirus, il medico: «Letalità non alta ma contagi veloci, rischio blocco sanità»

Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine in provincia di Ravenna fa chiarezza sul Sars-Cov-2: «Pochi necessitano di cure ospedaliere ma non ci sono anticorpi e possono ammalarsi molte persone». In provincia due casi su 335 in regione e quasi 1.700 in Italia

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A sinistra Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine dei Medici a Ravenna. A destra il prefetto Enrico Caterino

La diffusione del coronavirus (Sars-Cov-2) va contrastata non tanto per la particolare gravità della malattia (Covid-19) che porta ma perché la velocità dei contagi potrebbe mettere a letto una massa tale di persone in un tempo ristretto da mandare in tilt il sistema sanitario e altri servizi di pubblica utilità. Ecco la sintesi delle ragioni – sintetizzando il parere del presidente provinciale dell’Ordine dei Medici – per le misure straordinarie (qui le ultime disposizioni) imposte dalle autorità per ridurre la proliferazione dei casi. Facciamo il punto della situazione sul nostro territorio con il dottor Stefano Falcinelli.

L’aggiornamento dei casi di positività alla fine del 2 marzo riporta 335 ammalati in Emilia-Romagna: 212 a Piacenza, 61 a Parma, 8 a Reggio Emilia, 29 a Modena, 3 a Bologna, 1 a Forlì-Cesena, 2 a Ravenna e 19 a Rimini. Da registrare 3 nuovi decessi, che portano a 11 il numero complessivo di quelli avvenuti in regione, persone perlopiù anziane decedute con il coronavirus che ha aggravato un quadro clinico già segnato da pregresse patologie. La maggior parte delle persone risultate ad oggi positive si trovano in condizioni non gravi. Molti i casi asintomatici o con sintomi modesti. Sono 160 le persone in cura a casa, dove si trovano in isolamento. I ricoveri in terapia intensiva sono 16

Dottor Falcinelli, partiamo dai medici di base che si trovano un ruolo in prima linea. Quali sono le “regole di ingaggio”?
«La segnalazione che riceviamo più spesso è proprio che le regole di ingaggio purtroppo mancano. Tardano ad arrivare indicazioni operative dall’Ausl e l’Ordine sopperisce in parte a questa mancanza. Ho mandato agli iscritti alcune indicazioni che secondo me dovrebbero rispecchiare quelle che arriveranno dall’azienda sanitaria. In sintesi: aumentare il recepimento delle chiamate telefoniche, gestire i casi per quanto possibile al telefono, sconsigliare ai pazienti di andare in ambulatorio se non per motivi indifferibili e creare dove possibile spazi separati nella sale d’attesa per chi si presenta con sintomatologia febbrica».

Si riesce a visitare alla cornetta?
«Non pensiamo di fare diagnosi al telefono, ci mancherebbe. Ma il medico di famiglia, che conosce i pregressi del paziente, dai sintomi può avere un quadro per decidere come intervenire: che può voler dire vedere il paziente a domicilio, allertare il 118 o contattare il dipartimento di Igiene pubblica».

Quindi l’indicazione per i cittadini resta quella di ricorrere a una telefonata in caso di sintomi sospetti. Ma quando allarmarsi?
«Ognuno sa qual è il suo quadro: un trentenne sano è diverso da un settantenne diabetico.

DSC 3373 A un certo punto per stabilire se si tratta di coronavirus va fatto un tampone che è il prelievo di muco dalla gola con un cotton-fioc. Chi decide se e a chi farlo?
«Non c’è una indicazione univoca. Dopo l’attivazione dell’Igiene pubblica si tratta di un coordinamento con il medico di famiglia».

Ma quanto è grave la malattia da coronavirus?
«Dalle statistiche provvisorie disponibili a livello mondiale non sembra particolarmente letale, attorno al 2 percento dei malati. Ma il contagio è veloce perché è un virus nuovo e non abbiamo difese immunitarie. Quindi anche se la percentuale di chi ha bisogno di cure ospedaliere è bassa, la diffusione va contrastata perché con un alto numero di infetti avremmo comunque una massa di persone da ricoverare tale da mandare in tilt il sistema sanitario».

In questi giorni si fa spesso il confronto con l’influenza stagionale. Qual è il rapporto?
«Ogni anno in Italia muoiono circa 400 persone per cause dirette da influenza stagionale. E si stima tra 4mila e 10mila ulteriori decessi per cause indirette. Ma contro l’influenza stagionale ci sono i vaccini e siccome passa tutti gli anni c’è una immunità di fondo che conserviamo da un anno all’altro. Siamo nel sottile confine tra non creare allarmismo che non è giustificato, come le scene di scaffali svuotati ai supermercati, e non sottovalutare il problema».

Che segnali ricevete dai medici di base?
«Mancano i dispositivi di protezione specifici come le mascherine per proteggere i medici ed evitare il contagio».

Ecco, facciamo chiarezza sulle mascherine che sono andate a ruba nelle farmacie. Servono? A chi servono? Quali?
«La mascherina chirurgica di carta serve al malato per non infettare altri ma non serve al sano. Per l’operatore sanitario ci vuole quella cosiddetta di tipo Ffp2 con filtro e queste mi risultano che siano introvabili (la Regione si sta muovendo, ndr). Nella quotidianità delle persone normali non serve la mascherina, è molto più utile attenersi al decalogo di buone pratiche da applicare che sta circolando (vedi in fondo alla pagina, ndr)».

Al punto 1 lavarsi spesso le mani per ridurre la trasmissione del virus anche tramite oggetti toccati da più persone. Ma per quanto tempo un oggetto resta “infetto”?
«Ho sentito alcuni virologi e ancora non è un dato che è stato stabilito. Ma di solito in ambiente esterno il viruso è un microorganismo fragile».

I dieci consigli utili dell’Istituto superiore di sanità (Iss)

1 – Lavati spesso le mani
2 – Evita il contatto ravvicinato (meno di due metri) con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
3 – Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
4 – Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
5 – Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico
6 – Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro e alcol
7 – Usa la mascherina so se sospetti di essere malato o se assisti persone malate
8 – I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
9 – Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus
10 – In caso di dubbi non recarti al pronto soccorso: chiama il tuo medico di base e se pensi di essere stato contagiato chiama il 112

Coronavirus: le famiglie non dovranno pagare i servizi di nido e mensa non goduti

Il Comune di Ravenna sospende la fatturazione in attesa di trovare il meccanismo di decurtazione effettivo per il periodo di chiusura delle scuole

L’amministrazione comunale di Ravenna informa che, per quanto riguarda nidi comunali e ristorazione scuole infanzia statali e comunali, i servizi non fruiti dalle famiglie a causa della chiusura delle scuole per i recenti provvedimenti di Regione Emilia Romagna e Governo nell’ambito delle azioni di contenimento della diffusione del Coronavirus, non dovranno essere pagati.
Il Comune di Ravenna ha quindi stabilito al momento di sospendere la fatturazione di febbraio relativa a tali servizi, in quanto di propria diretta competenza, che riguardano 2.800 famiglie, mentre cerca di capire come rendere effettiva la decurtazione di quanto non dovuto. Come noto infatti la mensa delle scuole per l’infanzia, a differenza di quanto accade nelle primarie, è pagata con una quota mensile.
Il Comune sta inoltre incontrando i soggetti gestori dei servizi educativi privati, per individuare le possibili misure volte a non fare gravare sulle famiglie costi per servizi non fruiti e sarà chiesto a Stato e/o Regione di intervenire con contribuzioni a sostegno delle famiglie e degli operatori economici interessati. Per quanto riguarda i servizi comunali che prevedono pagamenti forfetari annuali, le eventuali misure saranno valutate anche alla luce dei provvedimenti governativi che saranno previsti.

Dopo il palazzetto la Rocca, gli ingegneri al sindaco: «Perché niente concorso?»

L’ordine dei professionisti della provincia “interroga” De Pascale

Rendering Rocca BrancaleoneRiceviamo e pubblichiamo un intervento dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Ravenna sul tema della progettazione, alla luce dell’annunciata riqualificazione della Rocca Brancaleone.

«Due anni fa, durante un incontro congiunto degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Ravenna, alla presenza del Sindaco di Ravenna Michele De Pascale, parlando del “non concorso” per la progettazione del nuovo palazzetto dello Sport di Ravenna, essendo stato interamente realizzato dagli uffici interni al Comune, il primo cittadino, raccogliendo il malcontento di molti liberi professionisti esclusi a priori, non scartò l’idea di utilizzare in futuro il concorso di idee o il concorso di progettazione a 2 gradi. Come avemmo allora occasione di esprimere al Sindaco, entrambe le procedure, divenute prassi normali in altri paesi europei,  garantiscono il massimo coinvolgimento di progettisti e di idee, e conferiscono a chiunque la possibilità di partecipare al primo livello, senza particolari referenze, ma solo con “l’idea”, coinvolgendo  non solo le “Archistar”, ma anche i giovani progettisti, appena affacciatisi alla professione, permettendo a ciascuno di mettere in campo il proprio sapere, le intuizioni, i pensieri. La seconda parte del concorso sarebbe poi riservata ad una cerchia ristretta, desunta dal primo grado, sulla base di una graduatoria, nella quale chi vi accede può cooptare nel proprio gruppo quelle specifiche profes­sionalità che garantiscano la realizzabilità dell’idea, attraverso l’esperienza maturata nel mede­simo campo di applicazione, nel pieno rispetto della fattibilità e dei costi.
Partendo dal presupposto che tutti i professionisti iscritti ad un Ordine sono titolati alla progettazione, siano essi dipendenti o liberi professionisti, ciascuno con le proprie competenze  e senza nulla togliere al progetto presentato, ci si chiede per quale motivo il Comune abbia perso l’occasione per aprire il confronto su un tema importante e strategico come il recupero e la copertura mobile della Rocca Brancaleone (nella foto un rendering del progetto comunale ndr), la cui rilevanza nazionale sarebbe stata un veicolo per portare Ravenna, in modo ancora più incisivo, sul dibattito, in eterno divenire, dell’architettura della Città, soprattutto alla luce del nuovo Piano Urbanistico Generale in corso di formazione».
Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ravenna

«Riaprono musei e monumenti, con un limite di capienza all’ingresso»

L’annuncio del sindaco e presidente della Provincia Michele de Pascale

Mar Ravenna Museo ArteIl sindaco e presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale ha incontrato i rappresentanti di tutti i soggetti pubblici e privati della provincia gestori di musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, biblioteche e archivi.

«Mi fa molto piacere – ha commentato il sindaco – che tutti quanti, in un positivo spirito di collaborazione e con il grande desiderio di riaprire i rispettivi tesori di cultura alla fruizione pubblica, naturalmente per quanto consentito dalla legge, abbiamo condiviso la volontà di riaprire già da domani (3 marzo) le rispettive strutture, naturalmente nel rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto approvato ieri dalla presidenza del Consiglio dei ministri».

«Con l’obiettivo di mantenere comportamenti omogenei a livello territoriale, abbiamo concordato operativamente le azioni da mettere in campo. Oggi pomeriggio riferirò la sintesi di questo incontro in Prefettura. Il decreto ci chiede, affinché le riaperture possano essere considerate lecite, che vengano assicurate modalità di fruizione tali da consentire ai visitatori la possibilità di rispettare la distanza tra di loro di almeno un metro. Il tema è quindi fondamentalmente quello di garantire una determinata capienza all’ingresso».

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