Calcio / Nel triangolare amichevole i giallorossi hanno battuto prima i padroni di casa, poi il San Zaccaria. Scatenato De Sena, autore di una tripletta, mentre Venturi è stato provato nell’inedito ruolo di difensore. Domani, giovedì 10 maggio, ultimo allenamento e “rompete le righe” definitivo
Il portiere Giacomo Venturi è stato provato nell’inedito ruolo di difensore centrale
Una bella serata di festa, a Porto Fuori, la festa di chi ha ottenuto il suo obiettivo stagionale (la permanenza in C per il Ravenna, la promozione in Seconda Categoria per il San Zaccaria, l’accesso ai playoff per la Seconda Categoria per il Porto Fuori che della festa sogna un supplemento); ma anche una bella serata di calcio, nel ricordo di Aldino Salbaroli, anima e cuore del club locale, scomparso nell’aprile 2013. Il Ravenna si aggiudica la quinta edizione del Memorial a lui dedicato battendo nella prima partita del triangolare (tre tempi da 40’) per 3-0 il Porto Fuori, con De Sena in grande spolvero, autore di una tripletta, e nel secondo match per 2-0 il San Zaccaria, grazie alle reti di Magrini e Centonze. Nella terza partita il Porto Fuori ha battuto il San Zaccaria per 2-0. Antonioli, alle prese con numerose defezioni (fuori A. Ballardini, Broso, Cenci, Costantini, Lelj, Maistrello, Marzeglia, Palermo e Piccoli), ha utilizzato tutti i giocatori a disposizione, sperimentando anche nuove soluzioni, come l’utilizzo di Magrini e Barzaghi da esterni alti in attacco, mentre il più divertito di tutti è stato Giacomo Venturi che, smessi per una sera i guantoni da portiere, si è esibito da difensore centrale con buona applicazione. Per i giallorossi il triangolare di ieri sera è stato l’ultimo impegno agonistico della stagione: domani mattina, giovedì 10 maggio, dopo l’ultimo allenamento, ci sarà il “rompete le righe” definitivo.
I tabellini delle partite
Porto Fuori-Ravenna 0-3 PORTO FUORI: D’Alessio, Diongue, Marchionno (21’ Boubacar), Prati, Marchetti, Pepe (28’ Pastore), Di Bello, Bangoura (21’ Metjold), S. Montalti, Galesi, Zaccaria (28’ Bangoura). A disp.: G. Montalti. All.: Belletti.
RAVENNA: Gallinetta; Ierardi, Ronchi, Capitanio, Barzaghi; Sabba (28’ Venturi), E. Ballardini, Centonze; Selleri, De Sena, Papa. All.: Antonioli.
ARBITRO: Antonellini di Ravenna.
RETI: 12’, 23’ e 39’ De Sena.
Ravenna-San Zaccaria 2-0 RAVENNA: Gallinetta; Scatozza (12’ Centonze), Venturi, Venturini; Centonze (7’ Ierardi), Sabba, Maleh, Rossi; Magrini, De Sena, Barzaghi. All.: Antonioli.
SAN ZACCARIA: Fusaroli, Pavirani (27’ Miserocchi), F. Montanari, Iliev Spas, Brigliadori (31’ Lama), Nardi, Faggioli, Acquarelli, N. Montanari, De Furia (25’ Palazzi), Balbo (22’ st Fabbri). A disp.: Casadio. All.: Colombo.
ARBITRO: Xhafa di Ravenna.
RETI: 24’ Magrini, 37’ Centonze.
Divisa fai da te per un 45enne che cercava droga nella borsetta di una ragazza: lei si è rifiutata e ha chiamato il 113
Indossava un giubbotto con la scritta “Polizia” in un pub e voleva perquisire la borsetta di una ragazza alla ricerca di droga. Ma il giubbotto era un fai da te e quell’uomo, un 45enne di Faenza, non era un poliziotto. Per lui è arrivata una denuncia per usurpazione di funzioni pubbliche.
La vicenda risale alla notte fra sabato e domenica all’interno del Clandestino in viale Baccarini a Faenza. La giovane, insospettita dall’atteggiamento dell’uomo che appariva ubriaco, si è rifiutata di lasciargli perquisire la borsetta e a quel punto sono intervenuti altri clienti del bar che hanno indotto il finto poliziotto ad allontanarsi.
La ragazza si è rivolta alla polizia vera e ha fornito una dettagliata descrizione dell’accaduto alla centrale operativa del commissariato di via San Silvestro. È emerso che poco prima era avvenuto un episodio simile anche all’interno di una sala slot faentina.
Gli investigatori del commissariato manfredo si sono attivati per risalire all’identità del sedicente poliziotto e la notte successiva, dopo un prolungato appostamento, l’impostore è stato identificato: nel suo appartamento di Faenza è stato rinvenuto il giubbotto taroccato.
La sentenza ricalca un’altra arrivata lo scorso 12 febbraio, quando quattro uomini uscirono indenni dal processo
Il tribunale di Ravenna ha assolto cinque cosiddetti “parcheggiatori abusivi” denunciati a Faenza il 21 marzo 2015. Quattro nigeriani e un senegalese, secondo quanto scrivono Resto del Carlino e Corriere Romagna, erano a processo per le presunte molestie ai danni degli automobilisti. La procura aveva chiesto due mesi ma il giudice Cecilia Calandra ha optato per l’assoluzione. La linea difensiva ha sottolineato che non c’erano prove di molestie mentre chiedere la carità non è più reato dal 1999. Una sentenza che ricalca l’esito di un’altra, arrivata il 12 febbraio scorso, che aveva visto assolti altri quattro nigeriani.
Finisce nei peggiori dei modi il primo anno della selezione del Ravenna Sprar. Pugni e calci durante i playoff degli amatori
Un fallo di gioco, una reazione e poi la rissa con sospensione della partita e la decisione di ritirare la squadra. Finisce così il primo campionato disputato dalla selezione calcistica dei ragazzi richiedenti asilo nell’ambito del progetto Sprar gestito dal Comune di Ravenna. È accaduto tutto il 30 aprile scorso,quando al campo da calcio di Marina di Ravenna si giocano i play off del campionato amatoriale Uisp, raggiunti dallo Sprar Ravenna al suo debutto in un torneo ufficiale, dopo che lo scorso anno erano state disputate allenamenti e amichevoli.
Secondo quanto ricostruito da diverse persone presenti, sia di una squadra sia dell’altra, le cose sono andate così: sul campo di via del Marchesato la Sprar è in vantaggio quando al 30’ del secondo tempo un fallo di gioco provoca la reazione di un calciatore dell’Az Ravenna, avversaria di giornata. La classica manata sul viso che fa infuriare i rifugiati: si forma un capannello, vola un pugno, l’arbitro sventola un paio di cartellini rossi. Cose che succedono, su un campo di calcio. L’episodio sembrerebbe finire lì quando uno dei ragazzi dello Sprar, estraneo all’azione precedente, dà una calcio ad un avversario nell’ambito di un altro parapiglia scoppiato a 50 metri dall’azione. A quel punto la partita degenera in rissa, l’arbitro è costretto a sospendere la partita che non ricomincerà più. Il portiere dello Sprar calma gli animi e porta i suoi nello spogliatoio, il capitano dell’Az fa altrettanto con i compagni.
Le decisioni del comitato Uisp arrivano un paio di giorni dopo e sono pesanti: squalifica di tre mesi per un giocatore dell’Az, di quattro giornate per un altro della stessa squadra. Per quanto riguarda lo Sprar, due giornate ad un calciatore ma, soprattutto, tre anni di squalifica al giovane che ha dato il calcio all’avversario. Entrambe le squadre perdono la partita a tavolino per 3-0 ma per la squadra di rifugiati a quel punto non conta più: la società decide di ritirarsi con tanto di nota alla Uisp. “La nostra squadra – si legge – non ha dimostrato una maturità sufficiente per affrontare le situazioni di forte stress verificatesi in campo, tenendo comportamenti non adeguati e contrari allo spirito del Campionato Uisp; per tale motivo crediamo che il ritiro dal Campionato possa essere anche un insegnamento per i giocatori della squadra Sprar. Ciò nonostante l’impegno del progetto Sprar nell’integrazione sociale attraverso la pratica sportiva delle persone, accolte nei progetti in gestione, continua e per questo motivo siamo a confermare la disponibilità ad una massima e reciproca collaborazione con Uisp come è stato fino ad oggi”.
Il gesto è apprezzato dal comitato che parla di un atto di “onestà e correttezza”. Una decisione che peraltro permetterà alla squadra di iscriversi al campionato il prossimo anno. Giampaolo Gentilucci, referente per il Comune del progetto Sprar, ha seguito da vicino l’accaduto ed è molto amareggiato per quanto successo. «Certo siamo dispiaciuti – spiega – e oltretutto l’episodio è accaduto in una delle partite più corrette, fino a quel momento, della stagione. Eravamo riusciti a frenare un po’ l’irruenza che hanno questi ragazzi quando giocano. Ammettiamo senza problemi il comportamento scorretto tenuto in questa occasione dei nostri giocatori, così, insieme alla cooperativa che gestisce il progetto, abbiamo deciso di ritirarci. I ragazzi ci sono rimasti male ma è una scelta anche nel loro interesse, perché così abbiamo evitato la squalifica e potremo iscriverci al prossimo campionato».
Gentilucci ci tiene a sottolineare però gli aspetti positivi del progetto: «Abbiamo tesserato una quarantina di giocatori, ovviamente c’è un po’ di ricambio tra i ragazzi perché alcuni partono ed altri arrivano. Molti, poi, sono stati contattati da squadre di seconda e terza categoria e sono andati a giocare tra i dilettanti. Crediamo molto allo sport come forma di integrazione». Rispetto alla media di chi gioca negli amatori, si tratta di persone molto giovani: alcuni sono minorenni, il più grande ha 23 anni. Dispiaciuto anche il mister, Antonio Anniballi: «Si è trattato del colpo di testa di una persona ed è un peccato che a pagare siano gli altri 24 o 25 che ci hanno messo impegno per tutto il campionato». Dal punto di vista calcistico «è una bella esperienza, all’inizio non sapevamo stare in campo, poi siamo diventati una squadra. Però quello che è successo non è giustificabile in nessun modo e il prossimo anno faremo un po’ di scrematura, lasciando fuori i più esagitati. Dobbiamo ricordarci che si tratta di un esperimento di integrazione sociale, non è importante vincere e chi sbaglia deve pagare».
Va sottolineato che in questa partita non ci sono state provocazioni razziste ma, dice Gentilucci, «ho seguito il campionato e mi è capitato di sentirle in altre gare». Il tutto è stato riferito alla Uisp che infatti nel comunicato ufficiale scrive che la Commissione Giudicante Gare “tiene ad evidenziare che a partire da questo momento non verranno ulteriormente tollerati casi ed episodi di intolleranza razziale, segnali di escandescenze, offese e comportamenti minacciosi di qualsiasi genere”. In ogni caso Anniballi invita i ragazzi a non reagire: «In un campo di calcio la provocazione è la norma, non si può reagire continuamente. La reazione è sempre sbagliata, anche se forse con questi ragazzi che hanno una storia così difficile alle spalle è più facile provocare».
Marco Bulzacca, capitano dell’AZ, conferma la dinamica dell’accaduto e commenta il progetto con qualche scetticismo: «Non so quanto possa essere utile all’integrazione una squadra di soli rifugiati, forse sarebbe meglio farli giocare a gruppi di due o tre nelle altre squadre amatoriali del territorio. Da noi giocano romeni, albanesi, italiani del Sud e del Nord, ravennati e siamo tutti amici anche fuori dal campo, una famiglia».
Il sindaco Venturi: «Mi è sembrato un atto normale. Abbiamo fatto verifiche: non serve una sentenza» e firma l’atto di trascrizione
Per la prima volta è stata registrata all’anagrafe in un comune della provincia di Ravenna una bambina figlia di genitori omosessuali. La piccola, nata in Spagna e figlia di una 28enne e di una 31enne, è stata registrata all’anagrafe di Alfonsine. La notizia, riportata dall’associazione Famiglie Arcobaleno, è confermata dal sindaco Mauro Venturi. «I nostri uffici hanno ritenuto la cosa fattibile, nonostante il vuoto normativo in Italia. Riteniamo non serva una sentenza e ritengo quest’atto tanto normale che avevo anche deciso di non diffonderlo». Il primo cittadino comunque non sottovaluta la simbolicità dell’evento: «Infatti – precisa – ho firmato personalmente l’atto di registrazione». Entrambe le giovani sono alfonsinesi e sono state seguite dall’avvocato Lina Taddei.
«Avevamo paura che, trattandosi di un piccolo Comune, potessero esserci dei problemi – spiegano le due mamme -. Invece, dopo che con l’aiuto di un avvocato abbiamo portato a conoscenza degli uffici tutte le sentenze e le decisioni precedenti che rendono possibile questo passo, non ci sono stati problemi e anzi siamo stati accolte a braccia aperte. Ringraziamo soprattutto il sindaco che ha voluto trascrivere l’atto di nascita personalmente». Il sindaco ha dunque trascritto il certificato spagnolo della piccola, che ha ufficialmente due mamme anche per lo Stato italiano.
Il segretario: «Nei giovani che incontro ritrovo fermento e voglia di partecipazione e una rigenerazione del Partito Democratico»
Alessandro Barattoni
Il Partito Democratico della provincia di Ravenna organizza un incontro rivolto agli iscritti al Pd trentenni e quarantenni. “Un ritrovo – si legge nella nota del partito – dedicato a dialogare insieme e confrontarci sulle prospettive, sui bisogni e sulle risposte che una generazione, spesso poco rappresentata nel dibattito pubblico, si aspetta dalla politica”. L’incontro è in programma il 10 maggio alle 18.30 allo Chalet dei giardini di Ravenna in viale Santi Baldini 4. Si parlerà di innovazione e partecipazioni e si chiuderà con un breve aperitivo attorno alle 20 (qui il link per partecipare)
«Credo che una ripartenza non debba per forza mettere in discussione un progetto politico – ha detto il segretario provinciale Alessandro Barattoni – ma possa essere l’occasione per aggiornarlo. Vedo poca voglia di confrontarsi, e troppa voglia di contarsi. Continuo a credere nella forza delle idee e, nelle ragazze e ragazzi che incontro quotidianamente, ritrovo fermento e voglia di partecipare a una rigenerazione del Partito Democratico. Per questo ho pensato ad un evento dedicato a quella generazione che prima del Pd non ha mai avuto altre tessere in tasca, che ha partecipato attivamente al primo decennio di vita del Pd e che soffre nel vedere chi paventa troppo a cuor leggero un superamento del Pd stesso con altri contenitori».
La fuga è iniziata a Coccolia ed è finita a Forlì, doveva abita l’uomo, 61enne. Duemila euro di sanzioni e tre reati a cui ora dovrà rispondere
Un 61enne residente a Forlì è stato arrestato al termine di un lungo inseguimento, di circa 25 chilometri, iniziato a Coccolia e proseguito lungo la Ravegnana. I militari della stazione di Filetto hanno intimato l’alt ad un’utilitaria nella notte tra lunedì 7 e martedì 8 maggio ma il conducente non si è fermato. Ne è scaturito un inseguimento che si è concluso dopo circa 25 chilometri di – riporta la nota dei carabinieri – “sgommate e testacoda”.
Nel frattempo sono intervenuti i carabinieri di Forlì che, nelle vie di quel centro cittadino, hanno sbarrato la strada all’uomo in supporto ai colleghi ravennati. A quel punto il 61enne ha ingranato la retromarcia andando a sbattere contro l’auto dei militari di Filetto che hanno riportato lievi lesioni. Arrestato, in mattinata il cameriere è comparso davanti al giudice a Forlì e ha spiegato di essere fuggito perché aveva l’assicurazione scaduta e temeva la multa. Per lui diversi verbali di contestazione per violazioni al codice della strada per un totale di quasi duemila euro. Arresto convalidato: ora l’uomo dovrà rispondere di resistenza, lesioni e danneggiamento. Gli è stato imposto l’obbligo di firma.
Un caso che non accadeva da tre anni. Il 26 giugno però ci sarà un altro approdo duplice. Passeggeri provenienti da Usa, Canada, Inghilterra e Germania
Circa 2.500 croceristi provenienti da quasi 60 nazionalità diverse sbarcheranno giovedì 10 maggio a Ravenna. Al terminal crociere di Porto Corsini, infatti, attraccheranno in contemporanea le navi da crociera Europa, della Compagnia Hapag Lloyd e la Vision of the Seas della Royal Caribbean. Gli ospiti delle due navi, a cui si aggiungono gli oltre mille membri degli equipaggi, sono prevalentemente statunitensi e canadesi ma vi sono tra loro anche inglesi e tedeschi.
La presenza di due grandi navi da crociera contemporaneamente non si verificava a Ravenna dal maggio 2015 e, per una mera coincidenza, furono proprio le due navi che il prossimo 10 maggio ormeggeranno al molo crociere, mentre nel corso del 2018 si avrà di nuovo un doppio accosto in un’altra data (26 giugno, con Vision of the Seas e Artemis).
Concluse le operazioni all’isola del Giglio condotte dalla società ravennate in consorozio con gli americani della Titan
La società ravennate Micoperi, operatore a livello internazionale nel settore offshore, ha concluso ieri 7 Maggio le operazioni di bonifica dei fondali marini dell’isola del Giglio dove a gennaio del 2012 naufragò la nave da crociera Costa Concordia causando la morte di 32 passeggeri. Le operazioni di recupero del relitto e trasferimento a Genova per lo smantellamento sono state condotte da Micoperi con gli americani di Titan, consorziati proprio il 7 maggio 2012. Le operazioni di raddrizzamento della Concordia si erano concluse il 16 settembre 2014.
«Con una lacrima negli occhi ed una nel cuore, ancora una volta grazie a tutti – sono le parole di Silvio Bartolotti, amministratore delegato della Micoperi –. È così giunta la fine di un progetto che non è stato un progetto qualunque ma che racchiude in sé una grande emozione per tutti coloro che hanno avvicinato questo evento. Sei anni di lavoro legati ad un episodio drammatico, ma che ha consentito a migliaia di persone, anche di nazionalità diverse, di trovare lo spirito per costruire una grande squadra per il superamento delle difficoltà giudicate da tutti insuperabili».
Matteo Renzi alla festa dell’Unità di Ravenna saluta Silvio Bartolotti di Micoperi
A conclusione di questa avventura, Bartolotti rivolge un grazie a tutti: «Agli ingegneri che hanno elaborato il percorso lavorativo, a tutti i tecnici che hanno operato con spirito di abnegazione, a tutti gli operatori sopra e sotto i fondali dell’Isola, alle aziende ed operatori del territorio che non hanno mai perso la fiducia nei momenti critici, al Prefetto Gabrielli che ha coordinato magistralmente le operazioni di raddrizzamento per conto della Protezione Civile, al Sindaco Ortelli, ai funzionari comunali, ai parroci, agli abitanti tutti dell’Isola, ai tecnici ambientali dell’Università la Sapienza, al Presidente della Regione Toscana Rossi ed ai funzionari dell’Osservatorio ed ai preposti ambientali della Regione, ai tecnici della London Offshore Consultant, che hanno operato per conto degli assicuratori, ma anche e soprattutto a Costa Crociere, questa grande azienda italiana che ha permesso il raggiungimento di questo obiettivo con la stessa “determinazione e amore”, unici strumenti che ci hanno consentito la realizzazione delle cose impossibili».
Campagna comunicativa per l’edizione 2018 incentrata sul tema ius soli: “Qual’è il mio Paese?” si chiedono dei ragazzini nati a Ravenna da genitori stranieri
Il Comune di Ravenna scivola su un apostrofo nella campagna comunicativa che preannuncia l’edizione 2018 del Festival delle Culture, la tre giorni promossa dall’assessorato all’Immigrazione in programma a giugno con iniziative di vario genere a sostegno dell’integrazione fra i popoli. “Qual’è il mio Paese?”, si chiedono i giovani ritratti su manifesti e volantini affissi e in distribuzione in città. Tutto è incentrato sul tema dello ius soli con i volti di giovani bambini e adolescenti nati a Ravenna da genitori stranieri che si domandano quale debba essere considerato il loro Paese, ma appunto la domanda che pongono è trascritta con la dicitura “qual’è” con l’apostrofo e non “qual è” come invece sarebbe corretto.
La gaffe sta circolando anche sui social: tra chi ha condiviso le immagini c’è anche la consigliera comunale Samantha Tardi del movimento Cambierà che scende nel dettaglio grammaticale: «La grafia qual’è, anche se molto diffusa, è scorretta, perché non si tratta di un caso di elisione, ma di troncamento, dal momento che qual esiste come forma autonoma. Le basi grammaticali, almeno quelle, sarebbero gradite».
La macabra scoperta di un passante. Il personale del 118 ha constatato il decesso. Sembrano escluse cause violente
Trovato il corpo di una persona nella golena dei Fiumi Uniti a Lido Adriano
Il cadavere di un uomo è stato ritrovato da un passante sull’argine dei Fiumi Uniti a Lido Adriano nel primo pomeriggio di oggi, 8 maggio. Secondo quanto si apprende, il corpo era a terra a poca distanza da un’auto. Sul posto è intervenuto il personale del 118 e la squadra volante della polizia. Al momento sembra escluso si tratti di una morte violenta.
In sette casi su dieci l’attività è portata avanti da un’impresa famigliare e femminile. A Cervia e Milano Marittima affitti fino a 40mila euro all’anno. Concessioni “sold out” nelle zone più urbanizzate. Valentini (Cna): «Per i chioschi non è importante scrivere “piadina romagnola”, avevano già una loro identità senza la certificazione»
Foto Adriano Zanni
Sono oltre duecento i chioschi di piadina in provincia di Ravenna, di cui ben oltre la metà solo nei comuni del capoluogo e di Cervia. Per il 70 percento dei casi – secondo una stima Cna – si tratta di imprese famigliari (in genere composte da due persone) prettamente femminili. Ma con la recente possibilità di ampliare i chioschi anche oltre i 20 metri quadrati (i più piccoli e tradizionali non superavano i 10) non è raro che vi lavorino anche 4-5 persone.
Difficile stimare il giro d’affari, anche se alcuni dati possono rendere l’idea. A inizio aprile per esempio è stato pubblicato sui siti specializzati un annuncio di vendita di un chiosco lungo la statale Adriatica, nel Cervese, a 250mila euro. Stando a quanto ci hanno dichiarato alcuni addetti ai lavori, un chiosco in centro a Cervia o Milano Marittima può invece superare come valore stimato anche il mezzo milione di euro, con fatturati annui tra i 250 e i 300mila euro. E affitti che possono arrivare anche a 40mila euro all’anno.
A Ravenna, un chiosco di medie dimensioni è stato da poco trattato per cifre attorno ai 150mila euro, a fronte di fatturati che possono superare anche i 200mila euro, ma che in molti altri casi, nel capoluogo, non arrivano a 100mila euro. La differenza, oltre che la qualità della piadina, la fa la posizione. Che al momento però non è possibile scegliere, non essendoci concessioni disponibili su aree pubbliche, almeno nelle zone maggiormente urbanizzate o turistiche (i chioschi di piadina rientrano nella famigerata direttiva Bolkestein e recentemente tanti, tranne qualche raro caso, sono stati riassegnati tramite avviso pubblico).
Abbiamo chiesto a Jimmy Valentini, responsabile settore Alimentare della Cna della provincia di Ravenna, come sia finita la diatriba di qualche anno fa legata al marchio Igp, che aveva visto i chioschi schierarsi contro la certificazione che, di fatto, ha uniformato la loro piadina a quelle industriali. Anzi, a oggi, possono chiamare la loro “Piadina romagnola” solo i 4 chioschi sugli oltre 200 di tutta la provincia aderenti al consorzio che tutela l’Igp.
«Semplicemente – risponde Valentini – ci siamo resi conto che questo nella stragrande maggioranza dei chioschi non era un problema perché non utilizzavano la dicitura “piadina romagnola”: basta la parola “piadina” e magari neanche quella, qui in Romagna, dove i chioschi hanno già una loro identità. Che siano a strisce bianco-rosse (come a Cervia, ndr), bianco-verdi (come in particolare a Ravenna, ndr) o bianco-azzurre (in alcune zone del mare, ndr), poco cambia. Si sa che lì puoi trovare la piadina romagnola. Al momento, come Cna, abbiamo un rapporto positivo con il Consorzio Igp che prevede per quei chioschi che lo vogliano un percorso di certificazione a costi minori e con meno burocrazia. Anche per i chioschi, infatti, l’Igp potrebbe comunque essere un valore aggiunto alla propria attività».
Notizia di questi giorni è anche la sentenza del tribunale europeo che ribadisce come “piadina romagnola Igp” debba essere prodotta (e confezionata) solo in Romagna. «La sentenza ha ribadito un’ovvietà – dice Valentini –, nel senso che il regolamento Igp europeo è una caratteristica di protezione territoriale, e se ci fosse stata una sentenza diversa sarebbe probabilmente crollato tutto il “castello” di tutte le protezioni europee: per questo credo che sia stato azzardato anche solo far arrivare a giudizio la vicenda. Piuttosto mi colpisce e mi dispiace che il ricorso sia arrivato dall’Italia (e in particolare un’azienda modenese), che con il marchio Igp invece può essere tutelata all’estero».
Una questione da sempre aperta è quella legata ai regolamenti, tra consumo sul posto e somministrazione. «Al momento con i Comuni di Ravenna e Cervia la situazione è abbastanza chiara e soddisfacente – continua Valentini –: oggi si è raggiunto un equilibrio tra la tradizione del chiosco, l’esigenza di mettere a sedere la gente e quella di non danneggiare bar o altri locali vietando la somministrazione di caffè o vino, per esempio, o vincolando Ravenna e Cervia a proporre solo piadine e crescioni, senza fare diventare i chioschi dei bazar (caso a parte è quello di Faenza, dove i chioschi sono di tutt’altro genere e vendono anche pizze e altri generi alimentari, ndr)».
Particolarmente soddisfatto per l’atteggiamento del Comune è il responsabile per Confartigianato di Cervia, Raffaele Biguzzi. «Negli ultimi anni l’Amministrazione ci è venuta incontro su suolo pubblico e ampliamento dei chioschi. D’altronde in questi anni la nostra attività (Biguzzi ha un chiosco a Pinarella, ndr) ha continuato ad espandersi, andando incontro alle esigenze dei turisti e delle famiglie che, con la crisi, potevano, e possono, consumare un pasto completo a 20 euro per due adulti e due bambini, all’aria aperta. La nostra clientela – termina Biguzzi – è di tutti i generi e negli ultimi anni ci siamo organizzati per intercettare anche i clienti musulmani, con piadine senza strutto, che per motivi religiosi non possono mangiare, ma con l’olio d’oliva…».