martedì
26 Agosto 2025

Brucia l’auto del vicino dopo una lite e investe un carabiniere: arrestata

Nel tentativo di fuga colpito anche un pompiere. La donna stava assistendo alla scena poi è montata sulla sua vettura

Mentre i vigili del fuoco spegnevano le fiamme nell’auto del vicino di casa lei è rimasta a guardare e quando si è accorta che i carabinieri avevano sospetti su di lei è salita in auto e in retromarcia per fuggire ha speronato una gazzella e investito un militare e un pompiere. Una donna di 64 anni è stata arrestata a Sant’Alberto al termine della vicenda accaduta nella tarda mattinata di oggi, 29 marzo. Trascorrerà la notte in cella di sicurezza per essere processata domani mattina per direttissima.

All’origine dell’atto vandalico, fatto utilizzando dell’alcol che ha presto fatto divampare le fiamme che hanno danneggiato gli interni della vettura, ci sarebbero vecchie ruggini tra vicini di casa. Scontri per futili motivi, tra cui anche la posizione del parcheggio della vettura.

Descalzi (Eni): Per Ravenna abbiamo un piano da 450 milioni che va avanti

L’ad del Cane a Sei Zampe ospite di Omc: «Non faremo finire l’esperienza nel Ravennate, che ci ha dato molto e a cui dobbiamo molto»

«Stiamo investendo a Ravenna. C’era un piano di circa 450 milioni di euro che sta andando avanti». Lo ha detto l’ad di Eni, Claudio Descalzi, a margine dell’Omc di Ravenna. «Ravenna per noi è una base fondamentale. Abbiamo iniziato qui la nostra attività. Il nostro intento è andare avanti dove c’è gas se possiamo lavorare e investire, se non possiamo lavorare comunque faremo una trasformazione sulla parte fotovoltaica, solare, che chiaramente non è paragonabile per quanto riguarda il contenuto energetico ma non faremo finire l’esperienza nel Ravennate, che ci ha dato molto e a cui dobbiamo molto».

Nasce l’associazione degli amici della biblioteca Classense

L’8 aprile l’assemblea plenaria aperta al pubblico. Tra gli obiettivi il coinvolgimento delle scuole

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Biblioteca Classense

È nata lo scorso 13 dicembre 2016 una nuova associazione di volontariato, costituita liberamente per esclusivi fini di solidarietà, promozione e valorizzazione dei beni culturali e dell’arte, con una particolare attenzione al patrimonio della biblioteca comunale della città: il suo nome è Associazione Amici della Biblioteca Classense, e ad oggi conta circa più di 80 soci. Fondamentale per giungere alla sua creazione è stato il sostegno dell’uscente Direttrice dell’Istituzione Biblioteca Classense Claudia Giuliani e della Presidente Livia Zaccagnini.
«Parlando a nome mio e dell’Istituzione che rappresento – afferma la Zaccagnini – posso dire che siamo contenti della nascita dell’Associazione e certi che attraverso il suo operato sarà in grado di sviluppare ulteriormente il legame importantissimo già esistente tra Ravenna e la Biblioteca Classense». A questo proposito, la Presidente precisa che «in quanto organismo a sé stante, l’Associazione potrà affiancare le attività culturali della Biblioteca e averne di proprie, creando e sviluppando un rapporto di vicendevole confronto e dialogo».

Paolo TurchettiCome specificato nello statuto, l’Associazione Amici della Biblioteca Classense svolge opera di promozione e divulgazione del patrimonio librario e architettonico della Biblioteca, favorendo il potenziamento e la conservazione delle raccolte, e può realizzare iniziative culturali che consentano l’incontro fra studiosi e cittadini. «L’idea è di rendere fruibile un passato alle persone di oggi attraverso la cultura e l’esperienza di uomini e donne che in questi luoghi esplicano la loro professionalità» afferma Paolo Turchetti, Presidente dell’Associazione. L’intento è evidente dai progetti culturali che il Consiglio Direttivo uscente proporrà l’8 aprile all’assemblea plenaria, aperta al pubblico, finalizzata all’elezione degli organi definitivi che saranno in carica i prossimi tre anni: «tra le proposte, c’è innanzitutto l’istituzione di una sorta di gemellaggio con l’Associazione Amici della Biblioteca Malatestiana di Cesena  – spiega Turchetti – per continuare con la realizzazione di incontri di studio, sotto l’egida del personale altamente qualificato della Classense, riservati ai volontari, per poter “fare da guida” ai visitatori della biblioteca, e la creazione di un’intensa collaborazione con le scuole». Grazie a una consistente donazione elargita dall’Associazione Polvere di Stelle, gli Amici della Biblioteca Classense sono stati in grado di predisporre la fornitura di una teca trasparente climatizzata e illuminata secondo le più moderne tecniche, atta a mostrare libri di grande pregio garantendone un’ottimale conservazione.
Chiunque volesse iscriversi all’Associazione può farlo fino al 31 marzo, versando una quota associativa annua di 20 euro. La scheda di adesione si può richiedere all’indirizzo di posta elettronica amiciclassenseravenna@gmail.com oppure recandosi direttamente alla Biblioteca Classense.

Una ruota panoramica in darsena

Sarà montata alla testa del canale in aprile e resterà un mese

Nell’area tra la testata della darsena di città e piazzale Aldo Moro a Ravenna nel mese di aprile arriverà una ruota panoramica e resterà per circa un mese: venti gondole (più una speciale per persone disabili) con una capacità massima di 127 persone, si tratterebbe della più grande ruota semi-movibile in circolazione in Italia, gestita dalla ditta Giocopremio di Forlì. L’attrazione, a costo zero per l’amministrazione comunale, sarà aperta nei giorni prefestivi e festivi dalle 10 alle 22; tutti gli altri giorni dalle 15 alle 20. I biglietti saranno venduti al prezzo di 5 euro (ridotti 4).

«Un’occasione ulteriore per il nuovo quartiere della Darsena – commentano gli assessori alle Attività produttive Massimo Cameliani e a Turismo e Smart city Giacomo Costantini – sul quale privato e pubblico stanno scommettendo con iniziative e manifestazioni. Abbiamo concordato la collocazione con il gestore, certi che sarà una bellissima opportunità non solo per i turisti ma anche per i ravennati, di poter ammirare Ravenna dall’alto, con una prospettiva assolutamente originale».

Proprio il punto di vista nuovo sulla città è lo spunto da cui nasce il contest Instagram #RavennaSkyLine, realizzato in collaborazione con la community fotografica del noto social network fotografico. In palio diversi premi messi a disposizione da alcune attività private attive (S-Club, Akamì, Darsena Pop up, Garage Sale e Bonobolabo).

La nuova direzione della cultura

Dalla Classense al Mar fino alle convenzioni, parla il dirigente Maurizio Tarantino: «Il mio ruolo non è riempire gli alberghi»

È ufficialmente in servizio dal 13 marzo e di uffici ne ha ben tre, segno plastico della vasta e variegata materia di cui è chiamato a occuparsi. Maurizio Tarantino, classe 1961, napoletano con un importante curriculum tra la città partenopea, Roma e Perugia nell’ambito in particolare della biblioteconomia e delle lettere, è stato prescelto dal sindaco Michele de Pascale nella terna selezionata dall’apposita commissione per diventare dirigente alla Cultura del Comune di Ravenna nonché direttore della biblioteca Classense. Lo incontriamo qui, in uno di quei tre uffici tra cui dovrà dividersi (gli altri due hanno sede al Mar e a Palazzo Rasponi).

Direttore, si sta ambientando? Quali sono le prime impressioni?
«Che dire? La città è bellissima e sto innanzitutto constatando la grande competenza di chi lavora sia qui in Classense, sia negli altri servizi e questo per me è di grande conforto. C’è da fare tanto, ma sicuramente non si tratta di partire da zero».

Cominciamo dal suo ruolo di direttore della Classense. Qual è la sua idea di biblioteca? Quanto deve essere luogo di conservazione e quanto invece soggetto attivo e promotore di iniziative che portino i cittadini a frequentarla?
«È un tema molto complesso su cui sto lavorando da tempo perché mi si è posto in modo molto impellente e concreto a Perugia, alla biblioteca Augusta, che aveva problemi simili. Come può evolvere una biblioteca storica e civica? Da un lato c’è bisogno di intervenire perché l’evoluzione naturale le porterebbe a diventare monumenti del passato, dall’altra parte è fondamentale che si continui a conservare il patrimonio. Qui per fortuna c’è sicuramente un gruppo di lavoro che fa in modo che la conservazione avvenga nel modo migliore. Dall’altra parte c’è però anche la necessità che la biblioteca si apra alla città. Come farlo? Io credo che bisogna inanzitutto premettere che questa è una biblioteca comunale, non è l’Università e quindi non possa e non debba fare l’Università. Immagino eventi di alto profilo, ma accessibili da un pubblico vasto, direi di alta divulgazione. Secondo me non esiste un oggetto, dal codice miniato al manoscritto, che non possa essere comunicato a un pubblico vasto. Questo è il compito di una biblioteca».

Partendo dal patrimonio della biblioteca? Non immagina quindi la Classense promotrice di eventi o festival in città?
«Dobbiamo partire da quello che abbiamo e penso non solo al patrimonio librario, ma anche dalla sua storia, da chi l’ha frequentata. Ci sono altri enti e altre istituzioni che chiamano autori e svolgono attività importanti. Sono quindi favorevole a qualsiasi tipo di aperture considerando però che qui io mi sento direttore della Bibilioteca Classense ma mi sento anche, perché lo sono, dirigente delle attività culturali. Il mio obiettivo è fare in modo che la proposta culturale di questa città sia ampia, ricca, ma anche armoniosa, se sono bravo si potranno evitare sovrapposizioni. Se non lo sono, sono a tempo determinato…»

Ecco, il fatto di avere un contratto per tre anni rinnovabile per due non è limitante rispetto a un’istituzione secolare?
«Io sono favorevole al tempo determinato, la trovo una cosa sana che può evitare ingessature. Penso che nelle istituzioni culturali ci debba essere un nucleo forte e stabile di funzionari che garantiscono appunto il funzionamento dell’istituzione, ma il dirigente deve essere misurato. Poi, se ci piacciamo a vicenda sono disposto a stare qui fino alla pensione e pure dopo…»

Lei è stato direttore a tempo determinato a Perugia mentre governava il Pd ed è stato sostituito dopo le elezioni. In rete è facile trovare appelli dei suoi collaboratori affinché lei restasse al suo posto…
«Ci tengo solo a dire che in quel caso come in questo ho partecipato a un concorso e sono stato scelto e chiamato da sindaci e amministratori che non conoscevo prima… Ci ho lavorato sei anni e mezzo ed è normale che si sia creato un clima di collaborazione con i colleghi».

Quindi lei a Ravenna non conosceva nessuno? Non ha mai frequentato la città?
«Sono venuto varie volte per lavoro, negli anni Novanta, perché la Rete interbibliotecaria di Romagna per noi a Napoli era un modello e ho avuto modo di visitare un po’ la città. Ho avuto contatti via mail con colleghi, nient’altro».

Lei ha una carriera da bibliotecario, mentre qui dovrà occuparsi anche di altro, a cominciare, per esempio dal Mar. Quale sarà il suo ruolo? Farà anche il direttore artistico?
«Sì, è vero, ho diretto la biblioteca crociana a Napoli e l’Augusta, ma ho sempre condotto parallelamente anche attività di studio come italianista e ricercatore. E in particolare per tre anni a Napoli ho seguito un progetto da 15 milioni di euro che partiva della regione Campania, di cui ho curato la progettazione esecutiva e la direzione scientifica. Era un progetto dal taglio molto trasversale che metteva insieme musei, archivi, realtà varie, contenuti culturali di provenienze diverse con venti progetti pilota. Quindi, ecco, non mi sento un novellino. Per quanto riguarda il Mar credo che il mio ruolo ovviamente non dovrà essere quello di direttore artistico, non voglio fare il direttore vecchio stile, né lì né qui, in Classense. Io darò le coordinate, ovviamente d’accordo con l’amministrazione, dirò come secondo me è meglio che si faccia una determinata cosa, ma dopodiché saranno le persone che ci lavorano a portare avanti i progetti. Il mio compito è creare un’organizzazione che faccia funzionare in modo armonioso la vita culturale di questa città e far lavorare bene le persone. Poi io qualche competenza specifica ce l’ho. Per esempio su Dante non mi pare di aver visto in città qualcuno che ne sappia più di me, allora magari sul fronte dantesco mi ci spendo in prima persone, ma sarà un’eccezione».

Quindi per esempio immagina che avremo direttore artistici temporanei per le mostre?
«Certo, assolutamente lì si tratterà di fare bene la scelta, di correggere eventuali cose che non vanno. Mi vedo più in un ruolo di organizzatore e facilitatore dell’esplosione delle competenze».

Un’altra partita importante di cui dovrà occuparsi è il sistema delle convenzioni con soggetti che si occupano di musica, teatro, danza, e varie altre forme culturali, ormai in scadenza. La convince come meccanismo?
«È uno di quei temi molto delicati perché chiamano in gioco da un lato la vita quotidiana delle persone che ci lavorano e dall’altro i soldi dei cittadini, Ci sto lavorando, su questo non posso dire nulla al momento».

In campagna elettorale moltissimo si è parlato di criteri oggettivi da introdurre.
«È chiaro che come dirigente non posso che essere felice se verranno istituiti criteri oggettivi. Ma cosa è oggettivo? Le presenze? I biglietti staccati? O la qualità delle cose fatte? E la qualità come si misura? La cultura è misurabile, ma non è facile, perché le cose reali non sono solo soldi e numeri: in una mostra, per esempio, contano i biglietti staccati, ma anche l’elenco delle pubblicazioni del curatore».

Dipende anche da che obiettivo si pone un evento culturale. Deve essere anche un traino turistico? In passato il dirigente per Cultura e Turismo era il medesimo, ora lei invece si deve occupare solo di cultura. Quindi, un po’ provocatoriamente le chiedo: la capacità di attrarre turisti degli eventi non è un problema suo?
«A una domanda così provocatoria non posso che rispondere che ovviamente mi pongo il problema. Ma è altrattanto vero che io non devo riempire gli alberghi, c’è un altro dirigente che se ne occupa. E secondo me sarebbe bene che chi si occupa di attività turistiche fosse in grado di sfruttare al meglio gli eventi culturali della città. Il flusso lo vedo in questo senso e non vedo un flusso contrario. Questo non significa che chi si occupa di cultura non deve pensare ai numeri dei flussi turistici. Prendiamo le mostre bibliografiche: secondo me o sono a costo zero e pensate per chi frequenta la biblioteca, oppure per la mostra bibliografica devo avere 500mila euro da spendere e allora arrivano anche gli americani a vederla. L’evento culturare di alta qualità può attrarre frotte però va gestito e serve qualcuno che se ne occupi. Io il problema per conto mio ce l’ho presente, il Comune è uno solo e bisogna che ci sia un po’ di armonia, la cultura deve lavorare con turismo e tutti gli altri settori».

Come giornale siamo stati tra i primi a lanciare l’allarme per la biblioteca Oriani a corto di fondi dopo i tagli di Provincia e Fondazioni. Che futuro immagina per quella biblioteca?
«Ho un legame particolare con Alfredo Oriani che molti non sanno fu scoperto proprio da Benedetto Croce (di cui Tarantino è studioso, ndr), ho scambiato moltissime pubblicazioni e mail con persone della Fondazioni Oriani pure senza averli mai conosciuti di persona. Detto questo, l’Oriani appunto è un ente indipendente e non sono io a sedere nel cda per conto del Comune. Ma se mi verrà chiesto un parere, posso esprimere una mia idea che viene da lontano: la biblioteca Oriani potrebbe diventare una delle più importanti biblioteche di storia contemporanea in Italia, soprattuto per il periodo che va dai primi del Novcento al Fascismo».

Non lo è già?
«Ne ha le potenzialità ma non assolve a questa funzione. Io immagino un’operazione a costo zero per il Comune che la trasformi in una biblioteca di ricerca e non più in una biblioteca pubblica, lasciando magari aperte le sale studio. In questo senso sarebbe possibile stringere un rapporto con la Classense che c’è, ma va migliorato. E penso soprattutto a un rapporto molto stretto con l’Università. Ma ripeto, non starà a me decidere».

E per gli orari della Classense e delle biblioteche decentrate?
«Mi piacerebbe pensare a un ampliamento, ora vedremo, magari ottimizzando le risorse».

Nelle biblioteche ci sono molti lavoratori in appalto a cooperative: sa quanti sono e quanto gaudagnano? E per lei questo è un problema?
«Anche su questo tema sto lavorando e non ho numeri precisi, anche per le diverse forme contrattuali utilizzate, in fondo sono qui da cinque giorni. Finora ogni giorno sono andato a sorpresa, senza farmi annunciare o accompagnare, in tutte le biblioteche decentrate, mi manca solo Piangipane, anche per avere un contatto molto diretto con i colleghi. Non so ancora quanto guadagnino ed è un tema su cui mi riservo di lavorare perché è fondamentale; ormai le istituazioni culturali funzionano così. Inutile rimpiangere i tempi in cui erano tutti dipendenti, quando c’erano poi anche tanti eccessi. Credo sia meglio che il numero di dipendenti sia congruo per dirigere e coordinare una serie di attività. È anche un modo per ringiovanire il personale e penso che le cooperative siano una grande ricchezza per le biblioteche e per le istituzioni culturali».

Parte Omc e gli ecologisti vanno in piazza per frenare l’uso degli idrocarburi

Dalle 18 del 29 marzo a Ravenna il presidio di varie associazioni e forze politiche «per l’ambiente e le rinnovabili»

In concomitanza con l’apertura di Omc, fiera biennale delle estrazioni di idrocarburi, in piazza del Popolo a Ravenna andrà in scena dalle 18 alle 19 del 29 marzo «un presidio per l’ambiente e le rinnovabili» organizzato da un vasto fronte di associazioni, movimenti e forze politiche e sociali vicini all’ecologismo: «Saremo insieme a tutte le cittadine e i cittadini che come noi immaginano un futuro energetico eco-sostenibile», spiegano gli organizzatori.

La nota di presentazione dell’iniziativa fa riferimento al referendum sulle trivelle dello scorso 17 aprile, da allora «portiamo avanti con coerenza la lotta contro la legge “Sblocca Italia” che, escludendo la cittadinanza e gli enti locali dalle decisioni in merito, ha permesso uno scellerato sfruttamento del territorio». I promotori citano alcuni dei progetti di ricerca idrocarburi: «Riteniamo siano progetti meramente speculativi, privi di qualsiasi prospettiva di sviluppo».

Critiche al Pd: «In tutte le sue declinazioni dal locale al nazionale, ha iniziato una brutta campagna di incentivazione allo sfruttamento degli idrocarburi, un abbraccio mortale ad un modello di sviluppo obsoleto che segna la separazione in corso tra quel partito e le sue comunità di riferimento. Noi crediamo invece fondamentale ripartire dalle comunità e dai territori per progettare insieme un futuro in cui lavoro, ambiente e sviluppo non siano alternativi o antagonisti tra loro».

Questo l’elenco dei promotori: Sinistra Italiana Ravenna, Legambiente Ravenna – Circolo Matelda, Meetup “A riveder le stelle” – Cittadini attivi Ravenna, Giù le mani dal nostro mare (tour itinerante per la penisola italiana a difesa dei nostri mari e delle nostre coste), Rifondazione comunista Ravenna, Ravenna Possibile – Comitato “Sabina Spielrein”, Ravenna in Comune, Altra Emilia Romagna Ravenna, Rottama Italia.

Scavi al Pavaglione per mettere i vasi degli alberi e trovi una strada del 1300

L’archeologa: «È una direttrice stradale nord-sud attorno alla quale si è formato il centro medievale della città»

Fai un buco per piantare un albero e trovi i resti di una strada di settecento anni prima. È successo in questi giorni a Lugo in piazza Mazzini, quadrilatero interno del Pavaglione: nel corso dei lavori per il posizionamento in vaso delle alberature sono emersi i resti di una pavimentazione medievale. I depositi alluvionali e i frammenti di maiolica presenti al di sopra della strada la collocano nella prima metà del XIV secolo.

«Il rinvenimento consiste in una direttrice stradale nord-sud attorno alla quale si è formato il centro medievale di Lugo – ha spiegato l’archeologa Chiara Guarnieri della Soprintendenza per i beni culturali, presente sul luogo oggi 28 marzo –. Si tratta di una strada importantissima, con il tipico mattonato medievale posato a coltello. In accordo con il Comune faremo un prelievo per avere una datazione più precisa con il sistema della termoluminescenza».

Guarnieri ha poi voluto ricordare la costante collaborazione tra Soprintendenza e Comune di Lugo da oltre 20 anni: «Qui gli scavi non vengono mai fatti in emergenza, ma si parte sapendo che sotto c’è qualcosa, e quindi con tutte le cautele necessarie. In questo caso, un team di archeologi della Phoenix Archeologia di Bologna provvederà a valorizzare tutti i ritrovamenti, schedandoli e fotografandoli, in modo che una volta protetti e ricoperti possano essere comunque valorizzati».

Il ritrovamento è solo l’ultimo tassello della storia cittadina ricostruita grazie a più di vent’anni di scavi: «Importanti tracce del passato di Lugo – continua ancora Guarnieri – sono riemerse durante scavi in piazza Baracca, in via Magnapassi, al Pavaglione, nella Rocca e in altre piazze del centro. Ci permettono una conoscenza molto puntuale non solo dello sviluppo urbano, ma anche dei prodotti dell’attività quotidiana grazie al ritrovamento di ceramiche, metalli, vetri. Con il materiale esistente sarebbe possibile e auspicabile realizzare una pubblicazione che riunisca tutti questi risultati».

La fine dei lavori non subirà rallentamenti ed è prevista entro la fine del mese di aprile. Il progetto prevede la posa di alberature in vasi interrati a corredo delle aree di sosta della parte ovest di piazza Mazzini, nel rispetto delle esigenze della Contesa estense e della Fiera biennale. Saranno nove, anziché le dodici inizialmente previste (non verranno collocate le piante lungo la direttrice medievale rinvenuta). Gli alberi sono dei Cercis Siliquastrum (“Albero di Giuda”), scelti quale ulteriore richiamo alla fruizione quotidiana degli spazi, grazie soprattutto all’ombreggiatura, come agli albori del Novecento, quando la piazza si presentava arricchita di panchine e piante. Grazie ai vasi, gli alberi potranno essere provvisoriamente rimossi ogni volta in cui se ne presenti la necessità. «L’albero di Giuda – si legge nel comunicato – è stato scelto per la sua capacità di entrare in dialogo con il ritmo delle arcate neoclassiche che scandiscono lo spazio aperto grazie alla forma del suo portamento, la trasparenza della chioma e la dimensione del fogliame. Inoltre, la specie è presente anche all’interno del giardino pensile della Rocca estense, e creerà così un dialogo tra due dei luoghi simbolo della città».

«Nel 2018 via al cantiere per il sottopasso in via Canale Molinetto»

Accordo operativo tra Comune, Ap e Ferrovie: in totale 21 milioni (compreso il nuovo ponte Teodorico) per togliere treni merci dal centro

52473La nuova data per la messa in cantiere del sottopasso in via Canale Molinetto, al posto dell’attuale passaggio a livello, è il 2018. Lo hanno annunciato questa mattina, martedì 28 marzo, le amministrazioni pubbliche coinvolte nell’accordo operativo del “protocollo attuativo per la realizzazione di interventi migliorativi dell’accessibilità ferroviaria del porto di Ravenna”. I tempi previsti da Regione, Comune, Autorità portuale e Rfi (Rete ferroviaria italiana) prevedono la progettazione entro il 2017 e, appunto, l’assegnazione dei lavori e la cantierizzazione nel 2018. Costerà 15 milioni di euro.

Nemmeno due anni fa, l’amministrazione presentava un primo accordo in cui si parlava del 2016 come data della presentazione del progetto (vedi articoli correlati). «Era un accordo quadro – ricorda a margine della conferenza stampa l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Roberto Fagnani – ma poi c’è sempre il problema di trovare le risorse…». Ora i soldi sarebbero disponibili: cinque milioni verranno da Autorità portuale, i restanti dieci necessari da Rfi e il sindaco Michele de Pascale parla di un’opera che «è fondamentale per il futuro di Ravenna, cercheremo di ridurre al minimo i disagi per la viabilità».

Ma perché l’ente portuale paga per un’opera nei pressi del centro storico? La risposta sta nella visione della nuova logistica ferroviaria che si vuole disegnare a riguardo soprattutto del traffico merci, con l’obiettivo di rendere più funzionale la tratta ferroviaria.

Oggi il 13 percento delle merci a Ravenna si sposta sui binari e la linea di Daniele Rossi, presidente in via Antico Squero, è chiara: «Il retroporto è quasi più importante dell’avamporto». Tradotto: scavare i fondali va bene ma poi le merci devono uscire dalle banchine. Se ne è convinto anche De Pascale: «I fondali sono importantissimi ma per quanto possiamo investire, ci saranno sempre porti più competitivi di Ravenna in questo senso. La nostra “skill” rispetto agli altri può essere un’altra: con un paio di investimenti Ravenna è una città ben posizionata per far viaggiare su treno le merci verso il resto d’Europa». Fondali a 12,5 metri più retroporto funzionante è quindi la ricetta per rendere il Candiano lo scalo più appetibile dell’Adriatico.

Per questo, oltre al sottopasso in viale Canale Molinetto, nel protocollo attuativo ci sono un altro paio di progetti importanti: il primo vale un milione di euro ed è il prolungamento della dorsale ferroviaria di raccordo in destra Candiano. Il secondo è l’adeguamento del cavalcavia Teodorico, già presentato nel 2015: si tratta in sostanza di una risagomatura del ponte che consenta ai grandi container di passarvi sotto. Anche per questi due progetti l’orizzonte temporale per la consegna dei lavori è il 2018. In totale, sommando anche via Canale Molinetto, l’accordo vale 21 milioni di euro.

Al di fuori dell’accordo il sindaco torna a parlare anche del by-pass tra destra e sinistra canale. La novità principale riguarda la volontà di fare un ponte non solo dedicato al trasporto su gomma ma anche alla ferrovia. «Non so perché non fosse stata inserita nel vecchio progetto – dice il sindaco – ma oggi non considerare i treni è una follia». All’orizzonte si riaffaccia il vecchio dibattito “ponte o tunnel” con la questione dei finanziamenti come convitato di pietra. Difficile del resto parlare di by-pass senza ricordare che il vecchio progetto prevedeva un investimento di 160 milioni.

Pare più concreta invece l’ipotesi di una riattivazione – su cui si sta già lavorando – di un vecchio fascio di binari destinato alle merci pericolose in sinistra canale che consentirebbe ai vagoni di evitare il passaggio dallo scalo ferroviario in zona stazione, liberando spazio nei pressi della Rocca Brancaleone. «Ci sono alcuni ammodernamenti da fare – spiega Rossi – ma abbiamo un vantaggio: l’infrastruttura c’è già. Si toglierebbero dalla stazione circa 2.600 treni». Il diktat è marciare spediti verso la tecnologia del futuro: il caro, vecchio, trasporto ferroviario.

Spostare la stazione? Fantascienza. Ma sarà un ponte tra centro e darsena

Il sindaco De Pascale archivia anni di dibattito. L’idea: togliere treni merci per ripensare l’area ferroviaria con strumenti urbanistici

Il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, archivia la pratica “spostamento stazione ferroviaria” alla voce «Fantascienza». Dopo alcuni anni di dibattito in cui si erano ipotizzate diverse soluzioni – interramento nell’attuale posizione, spostamento a Fornace Zarattini, trasferimento allo scalo merci – è stata Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria, a mettere una pietra sopra al dibattito: la stazione resta lì dove sta, semmai si potrà discutere di una sua riqualificazione. In quel caso le Ferrovie sono disposte a mettersi ad un tavolo tecnico.

«Il progetto è connesso – spiega De Pascale – alla decongestione del traffico merci dalla zona stazione che permetterebbe di recuperare spazio nei pressi della Rocca Brancaleone e riqualificare l’intera area». Un collegamento non casuale: l’investimento sul traffico merci via ferro (sul tema è stato presentato questa mattina, 28 marzo, un protocollo operativo) è molto interessante per la società ferroviaria che, dal traffico con i terminal portuali, ha un solido ritorno economico. Il piano, dunque, è spostare i treni merci per poi andare a ripensare l’area ferroviaria attraverso gli strumenti urbanistici comunali.

Si torna quindi a parlare di “stazione-ponte” tra Darsena e centro storico e il clima sembra tornare quello del by-pass pedonale dell’era Matteucci, quando l’ex sindaco andò ad incontrare nel 2010 l’architetto Santiago Calatrava. Qualcuno ricorda quel nome a De Pascale e lui sorride, sorvolando.

Di fatto di soluzioni tecniche vere e proprie non si è ancora parlato, ma l’idea di fondo è questa: «L’allungamento del sottopasso dei binari fino alla testa del Candiano, che consentirà di prendere il treno parcheggiando in piazzale Aldo Moro, è pensato soprattutto per i passeggeri ma non può sostituire una riqualificazione complessiva e un collegamento con la Darsena, da inserire all’interno di un progetto più ampio». Dato che l’ipotesi è collegata ad altri progetti (sottopasso in via Canale Molinetto in primis) non ci si sbilancia troppo sui tempi ma l’impressione è che si tratti di un obiettivo di mandato.

A questa idea si aggiunge la richiesta alla Regione di abbattere i tempi di percorrenza tra Bologna a Ravenna, arrivando ai tre quarti d’ora. L’assessore regionale ai trasporti Raffaele Donini promette: «Ci stiamo lavorando, contiamo di avere novità entro il 2018». Un tema fondamentale, secondo De Pascale, «per collegare Ravenna a Milano in un paio d’ore. Speriamo in investimenti che facciano passare dalla nostra città anche le linee a lunga percorrenza».

Sistemi ai raggi X e metal detector contro gli attentati alla fiera dell’offshore

Se ne occuperà l’azienda che dovrà gestire la sicurezza anche al G7

52471Dopo il recente attentato terroristico di Londra e l’appello del ministro dell’Interno Marco Minniti di «rafforzare ulteriormente i controlli nelle aree di maggiore afflusso di persone», si alza il livello di sicurezza anche al XIII OMC (Offshore Mediterranean Conference and Exhibition), l’evento biennale dedicato agli operatori dell’upstream in programma a Ravenna dal 29 al 31 marzo. Attesi infatti i massimi vertici dell’industria dell’oil&gas internazionale, oltre a 1.300 invitati, tra ministri e rappresentanti del mondo politico, economico ed istituzionale di tutto il bacino Mediterraneo.

Per prevenire il rischio-attentati, oltre all’ordinario dispiegamento di uomini e mezzi, gli organizzatori si sono infatti rivolti alla Securitaly, l’azienda romagnola che, il prossimo mese di maggio, si occuperà anche del piano di sicurezza del G7 a Taormina.

A differenza della città siciliana, Ravenna non sarà “blindata”, ma all’ingresso del Pala De André saranno in funzione due sistemi ai raggi X SecurScan in grado di rilevare pistole, coltelli, esplosivi al plastico, armi in ceramica, agenti chimici, stupefacenti e qualsiasi altro oggetto considerato potenzialmente pericoloso per l’incolumità delle persone.

Saranno installati agli ingressi anche due security metal detector SecurScan che garantiscono una localizzazione multipla dell’oggetto pericoloso, indicandone tramite luce Led l’esatta posizione.

Il ministro Poletti e il calcetto meglio dei curricula, Paglia: Deve dimettersi;

Il parlamentare ravennate sulle dichiarazioni al centro delle polemiche

È polemica dopo le frasi del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sulle opportunità di occupazione per i giovani. Sotto accusa uno dei messaggi lanciati dal ministro agli studenti dell’istituto tecnico professionale Manfredi-Tanari di Bologna. Per Poletti nella ricerca di un lavoro «il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale» e si creano più opportunità «a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula».

Tra le reazioni dei politici, quella del parlamentare ravennate di Sinistra Italiana, Giovanni Paglia, che chiede le dimissioni del ministro.

«Uno dei problemi storici del mercato del lavoro italiano – è la dichiarazione di Paglia – è la prevalenza degli aspetti relazionali. Molto più che competenze, impegno, titoli spesso conta chi conosci e quale intensità di rapporto riesci a costruire. Vale per l’accesso al mondo del lavoro, vale per lo sviluppo delle carriere. Non è in tutta evidenza un fatto positivo e la politica dovrebbe impegnarsi a risolverlo. Poi arriva il ministro del Lavoro e racconta agli studenti delle superiori che giocare a calcetto è più utile che mandare in giro curriculum. Non lo fa per segnalare un problema, ma per dare un consiglio. Poletti è il classico esempio di politico che ha evidentemente investito sulle relazioni tutta la propria vita. Non si spiega in altra maniera come abbia fatto a sviluppare una carriera apparentemente brillante. Non è un buon esempio e dovrebbe dimettersi per tante ragioni. Oggi ne ha aggiunta una in più».

Incendio in una colonia abbandonata: denunciato un senzatetto

Il 42enne aveva addosso 5 accendini ma non ha spiegato il motivo del gesto

Un 42enne senzatetto è stato denunciato per danneggiamento seguito da incendio perché ritenuto il piromane che ha appiccato il fuoco a una colonia abbandonata in via Carnia a Pinarella nel tardo pomeriggio del 24 marzo. L’uomo, di origini calabresi, non ha fornito spiegazioni per il suo gesto.

Le fiamme si sono sviluppate verso le 18 di venerdì, segnalate da una telefonata alle forze dell’ordine. La pattuglia intervenuta sul posto in ausilio ai vigili del fuoco notava la presenza dell’uomo che alla vista delle divise si dava alla fuga. La mattina seguente la stessa pattuglia, nel centro di Cervia, intercettava nuovamente il senzatetto riuscendo a fermarlo: la perquisizione personale permetteva di rinvenire e sequestrare cinque accendini usati per appiccare le fiamme.

Il 42enne era già gravato dalla misura di prevenzione personale del foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno nel comune di Cervia. È stato più volte denunciato per accattonaggio molesto davanti ad un noto supermercato di Cervia dove aveva manifestato la propria indole violenta, arrivando a rovesciare sui carrelli del negozio – per vendetta verso l’imprenditore che in una delle più recenti occasioni lo aveva denunciato – l’immondizia delle vicine pattumiere.

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