sabato
05 Luglio 2025

«Con voi scimmie non ci parlo» Cassiera querelata da due coniugi

Offese e minacce al supermercato: «Adesso ci penso io a finire il lavoro di Hitler». Interviene la polizia. L’azienda apre un’indagine interna

«Io con voi scimmie non ci parlo, tornatevene nelle giungla». E poi: «Hitler ha fatto male a non finire il lavoro con voi, ma adesso ci penso io». È quanto raccontano di essersi sentiti dire tre cittadini di origine camerunense, due dei quali, marito e moglie, sono residenti da tempo a Ravenna, dove lavorano e stanno crescendo tre figli. Patrice Fomete Kenne, 36 anni, sta completando il corso per la qualifica di Oss dopo aver lavorato come aiuto muratore, aver fatto stagioni al mare ed essere anche diventato volontario e aver frequentato il corso da “assistente civico”. Rose, sua moglie, 28 anni, già lavora invece come operatrice sanitaria.

A rivolgere loro queste ingiurie di stampo razzista sarebbe stata, il 12 luglio, una cassiera del supermercato Famila di via Faentina dove erano andati a fare la spesa insieme alla sorella di Patrice, Cyrille, in visita a Ravenna e residente a Bruxelles. «Eravamo in fila da tempo – racconta Rose – mi sono permessa di dire a quella cassiera che stavamo aspettando da venti minuti e lei mi ha offesa e minacciata». Il marito in quel momento era in auto, in attesa della moglie e della sorella, entrambe alla cassa del supermercato. «Quando sono arrivate mi hanno raccontato l’accaduto, quindi sono entrato per chiedere spiegazioni, ma la donna non mi ha lasciato il tempo di terminare la frase e anche a me ha detto che non avrebbe parlato con scimmie come noi». Qualche presente ha cercato di calmare la cassiera che intanto si era alzata dalla propria postazione con fare minaccioso, raccontano Rose e Patrice. Ma nessuno ha preso apertamente le difese delle persone offese. Almeno finché non è arrivata la polizia, chiamata da Rose. «L’ho fatto – ci racconta la giovane donna – perché mi sono sentita minacciata». Gli agenti sono intervenuti, hanno raccolto le testimonianze e consegnato un documento a Rose spiegandole che poteva fare denuncia. Cosa che i due coniugi stanno facendo, si sono infatti rivolti a un avvocato per sporgere querela contro la cassiera.

«Siamo qui da tanti anni, siamo in regola, non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo. Sì, a volte vedi che nei negozi magari ti guardano con un po’ di diffidenza o sull’autobus evitano il posto vicino, ma non ci era mai successo nulla del genere. Siamo stati offesi e vogliamo giustizia, anche per i nostri figli», ci raccontano quando li incontriamo. In particolare li preoccupa il più grande, che ha appena terminato le medie, e che tende a rifuggire le situazioni sociali perché, dice, si “sente sempre diverso” e si è trovato in passato a dover affrontare offese razziste, ma mai in un esercizio o in un luogo pubblico. «Non ci interessano i soldi, un lavoro ce l’abbiamo», ribadiscono.

Da parte sua Arca Spa con sede a Longiano e proprietaria del supermercato in questione non smentisce nulla dell’accaduto e ci fa anzi sapere che sta svolgendo un’indagine interna. Provvedimenti in vista per la commessa? «Non so dirlo ancora – ci spiega Daniele Montalti, Responsabile Gestione Clienti – perché mai ci era accaduta una cosa simile. Ma certamente il comportamento di questa persona è andato contro ogni nostro principio e indicazione: tutti devono essere trattati allo stesso modo dentro i punti vendita Famila e non ci aspettavamo potesse accadere qualcosa del genere. Certamente se il fatto verrà accertato l’azienda prenderà i provvedimenti disciplinari del caso nei confronti della cassiera. Ci teniamo a precisare di essere molto dispiaciuti del fatto e che questo episodio possa indurre a pensare che nei nostri supermercati vengano tenuti atteggiamenti a stampo razzista, screditando tanti anni di lavoro di tutti i collaboratori dei Supermercati Famila». Ma intanto la società ha intenzione, al termine dell’indagine, di rivolgere delle scuse o di risarcire in qualche modo questi clienti, che peraltro fino a luglio avevano frequentato con assiduità il supermercato? «Certamente saremo lieti di presentare le nostre più sentite scuse alle persone offese. Ancora non siamo stati in grado di farlo solo perché sprovvisti dei rispettivi recapiti. Come ho già detto siamo stati presi in contropiede dall’episodio, in quanto precedentemente non si erano mai verificate situazioni simili». Questo sarà probabilmente possibile a breve, quando la dipendente di Famila riceverà la querela dell’avvocato Ilaria Morigi, a cui i coniugi si sono rivolti.

«Non si tratta di semplici offese e minacce – spiega Morigi – ma di veri e propri reati, aggravati dall’odio razziale. Spetterà alla procura della Repubblica individuare le varie tipologie di reato commesse dalla cassiera del Famila. A parte le indagini penali, che seguiranno il loro corso, spero vivamente che il Famila non tollererà queste condotte disgustose della lavoratrice e mi auguro che la cassiera venga sanzionata con le modalità più severe previste dai contratti collettivi e dalla Legge».

Staff ridotto e niente direttore generale Così il sindaco risparmia un milione

Completato il gabinetto di De Pascale: sei donne che costeranno 16mila euro lordi al mese. Nel team l’ex assessore provinciale Roncuzzi

Una squadra di sei donne che in totale alle casse pubbliche costeranno 16mila euro al mese: dopo le tre persone assunte a fine giugno, la giunta comunale nella riunione del 2 agosto ha deliberato altre tre assunzioni ancora a tempo determinato completando così la composizione del gabinetto del sindaco di Ravenna. Lo staff di Michele de Pascale conta due membri in meno rispetto al suo predecessore Fabrizio Matteucci: «Una mossa che, sommata all’accorpamento degli incarichi di direttore e segretario in un’unica figura, produrrà nei cinque anni un risparmio di 1,1 milioni di euro rispetto alla precedente amministrazione», commenta il primo cittadino.

Tra le tre ultime assunzioni la novità, peraltro già anticipata dalla stampa nelle scorse settimane, è Mara Roncuzzi che ha appena chiuso la sua parentesi da assessore provinciale. Percepirà una retribuzione totale lorda mensile di 3.230 euro con un incarico di supporto al sindaco nella «pianificazione strategica e strutturale, in relazione ad azioni, piani e progetti speciali di particolare rilievo anche inerenti al tessuto urbano». Le altre due sono Ornella Domenicali (2.310) e Elena Rambelli (2.310), entrambe già presenti nello staff Matteucci: la prima seguirà il rapporto con i cittadini mentre la seconda l’ambito socio-sanitario. Rispetto a quanto era stato previsto in un primo momento, in questo secondo giro di assunzioni non compare Alberto Cassani, ex coordinatore di Ravenna 2019: il suo ingresso era dato per certo ma è stato il diretto interessato a scegliere di fare un passo indietro.

Come già ricordato, un mese fa erano state già assunte altre tre persone. Stefania Mieti come capo di gabinetto con responsabilità di dirigente di tutte le funzioni di supporto al sindaco per le attività politico-istituzionali e il coordinamento delle segreterie degli assessorati (assunzione part-time per un importo retributivo lordo di 2.511 euro). In qualità di portavoce del sindaco Eleonora Polacco (3.230 euro lordi). In qualità di segretaria particolare del sindaco Maria Giovanna Facchini (2.416,98 euro lordi).

La nota diffusa dalla portavoce fa riferimento anche ad altre scelte organizzative nella pianta organica dei dirigenti: «Grazie al nuovo regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi, approvato nella giunta del 2 agosto, il Comune ha recepito la possibilità, già prevista dalla legge, di attribuire al segretario generale le funzioni di direttore generale. La scelta di unificare i due ruoli risponde a un nuovo modello organizzativo dell’ente, finalizzato all’efficienza, all’ottimizzazione e al contenimento delle risorse». Il 20 agosto andrà in pensione il direttore Carlo Boattini e il suo ruolo verrà ricoperto da Paolo Neri: entrambi nel 2014, ultimo dato disponibile, percepirono una retribuzione lorda di 123mila euro (a cui sommare i premi di produttività che furono di 19mila per Boattini e 12mila per Neri).

«La consistente riduzione dei costi – ha commentato De Pascale – sarà dunque determinata dalla diminuzione dei componenti dello staff e dall’unificazione della figura del direttore generale con quella del segretario. In un momento storico nel quale tutti noi ogni giorno dobbiamo fare i conti con la crisi economica ritengo più che normale che un’amministrazione si debba impegnare per risparmiare e ottimizzare al massimo le risorse. Questo è il principio che sarà alla base di tutte le scelte che faremo. La sfida, che vinceremo, sarà migliorare la qualità dei servizi ai cittadini razionalizzando la spesa pubblica».

«Che sogno arbitrare a Barcellona ’92»

La finale Usa-Cuba per il terzo posto del volley alle Olimpiadi spagnole diretta dal ravennate Umberto Suprani, oggi dirigente regionale Coni

C’è chi può dire di essere stato su un campo da gioco alle Olimpiadi pur non essendo un atleta. Il ravennate Umberto Suprani arbitrò la finale per il terzo posto della pallavolo maschile tra Cuba e Stati Uniti nel 1992: «Avevo raggiunto il sogno di una vita, per uno sportivo che non partecipava in prima persona è stata la maniera per arrivare alle Olimpiadi e vivere un’atmosfera incredibile». Difficile dimenticare l’avventura in Spagna: «Da appassionato di basket mi trovai a parlare con il vero Dream Team americano e a quei tempi, tanto per capirci, c’era un certo Carl Lewis», sorride Suprani che dal 1997 è stato presidente provinciale del Coni e dal 2013 regionale.

Rio la guarderà da casa: «Dal divano di casa si riesce a seguire l’evento nel modo migliore. Essere là è un’altra cosa ma è difficile spostarsi da un posto all’altro per gustarsi la prestazione sportiva a tutti gli effetti».

Da uomo di sport prova a fare le carte ai cinque ravennati che saranno in Brasile, uno alla volta. Miani? «Sarebbe già un successo entrare in finale ma tra tutti i nostri credo sia quello con più possibilità di andare in zona medaglia. A Londra l’avevano messo nel quattro senza pesi leggeri e non fu una scelta vincente ma a Pechino con Luini nel doppio era arrivato quarto». Zofkova? «Per la staffetta 4×100 mista sarebbe già tanto entrare in finale». Timoncini? «È un mastino del tappeto, imprevedibile, capace di uscire al primo turno ma anche di andare a prendersi l’oro. Otto anni fa nessuno lo conosceva e si qualificò in fretta per le Olimpiadi, quest’anno per arrivare a Rio c’è voluta l’ultima possibilità». Errani? «In singolo neanche a parlarne ma in doppio con la Vinci può pensare a una medaglia. Dipende dal sorteggio degli incroci». Ortolani? «Per il volley sarebbe un risultato già positivo arrivare ai quarti. Fa parte di una nazionale con un futuro interessante, magari nel 2020 sarà uno squadrone ma oggi non ancora».

Ci sono poi i ravennati che non gareggiano ma allenano: «I ragazzi di Damiani nella boxe qualche medaglietta la portano a casa sempre, sono convinto che possano farcela. Cassani nel ciclismo ha scelto bene la squadra e poi tutto può succedere».

«Che sogno arbitrare a Barcellona ’92»

La finale Usa-Cuba per il terzo posto del volley alle Olimpiadi spagnole diretta dal ravennate Umberto Suprani, oggi dirigente regionale Coni

C’è chi può dire di essere stato su un campo da gioco alle Olimpiadi pur non essendo un atleta. Il ravennate Umberto Suprani arbitrò la finale per il terzo posto della pallavolo maschile tra Cuba e Stati Uniti nel 1992: «Avevo raggiunto il sogno di una vita, per uno sportivo che non partecipava in prima persona è stata la maniera per arrivare alle Olimpiadi e vivere un’atmosfera incredibile». Difficile dimenticare l’avventura in Spagna: «Da appassionato di basket mi trovai a parlare con il vero Dream Team americano e a quei tempi, tanto per capirci, c’era un certo Carl Lewis», sorride Suprani che dal 1997 è stato presidente provinciale del Coni e dal 2013 regionale.

Rio la guarderà da casa: «Dal divano di casa si riesce a seguire l’evento nel modo migliore. Essere là è un’altra cosa ma è difficile spostarsi da un posto all’altro per gustarsi la prestazione sportiva a tutti gli effetti».

Da uomo di sport prova a fare le carte ai cinque ravennati che saranno in Brasile, uno alla volta. Miani? «Sarebbe già un successo entrare in finale ma tra tutti i nostri credo sia quello con più possibilità di andare in zona medaglia. A Londra l’avevano messo nel quattro senza pesi leggeri e non fu una scelta vincente ma a Pechino con Luini nel doppio era arrivato quarto». Zofkova? «Per la staffetta 4×100 mista sarebbe già tanto entrare in finale». Timoncini? «È un mastino del tappeto, imprevedibile, capace di uscire al primo turno ma anche di andare a prendersi l’oro. Otto anni fa nessuno lo conosceva e si qualificò in fretta per le Olimpiadi, quest’anno per arrivare a Rio c’è voluta l’ultima possibilità». Errani? «In singolo neanche a parlarne ma in doppio con la Vinci può pensare a una medaglia. Dipende dal sorteggio degli incroci». Ortolani? «Per il volley sarebbe un risultato già positivo arrivare ai quarti. Fa parte di una nazionale con un futuro interessante, magari nel 2020 sarà uno squadrone ma oggi non ancora».

Ci sono poi i ravennati che non gareggiano ma allenano: «I ragazzi di Damiani nella boxe qualche medaglietta la portano a casa sempre, sono convinto che possano farcela. Cassani nel ciclismo ha scelto bene la squadra e poi tutto può succedere».

Dal fumetto alla street art al pane Dante Alighieri cambia faccia

Alla biblioteca Oriani 34 artisti di fama reinterpretano il volto del poeta. Le opere in vendita.

Dalla grafica al fumetto, dal mosaico al technogel, dal pane alla tape art: tante le tecniche dei 34 artisti di fama nazionale e oltre che parteciperanno con le loro opere alla mostra “Il Volto di Dante, per una traduzione contemporanea” in programma a Ravenna nella galleria della biblioteca di storia contemporanea “Oriani” (via Ricci) e inserita nel calendario di appuntamenti del Settembre dantesco che ogni anno ricorda la figura del poeta. L’iniziativa è promossa da Bonobolabo, spazio polivalente in via Centofanti, con il sostegno del Comune e di alcuni sponsor privati. Curatrice della mostra è Maria Vittoria Baravelli.

Il luogo scelto per l’esposizione delle opere (tutte in vendita, ingresso libero) non è casuale: le sale che saranno imbiacate a spese degli organizzatori per l’occasione, e dove dal 2014 è possibile visionare l’opera fatta da No Curves durante il festival di street art Subsidenze raffigurando il volto di Dante con il nastro adesivo, sono nate proprio come un corridoio che conduce alla tomba del poeta nelle vicinanze. E non è casuale nemmeno il numero delle opere: 34, seguendo lo schema metrico 33 più 1 della Commedia. Questi alcuni dei nomi degli artisti che hanno già confermato la loro partecipazione: Ale Giorgini, Alessandro Ripane, Alex Angi-Pablo Bermudez, Basik, Camilla Falsini, Lorenzo Ceccotti Lrnz, Luca Barberini, Massimiliano Petrone, Pixel Pancho, Van Orton design (alcune delle loro opere sono nella galleria di immagini in fondo alla pagina).

Per tutta la durata della mostra, nei giardini della sede, sarà presente una installazione del gruppo di artisti Cracking Art con una raccolta fondi attraverso la vendita di gadget per la promozione delle attività culturali della Casa Oriani. In collaborazione con l’Università di Bologna sarà esposta all’interno della mostra, per la prima volta a Ravenna, la ricostruzione del volto di Dante Alighieri. Il catalogo della mostra (Longo Edizioni) verrà distribuito nelle librerie e biblioteche del circuito nazionale e internazionale che collaborano con la casa editrice.

Ubriaco sulla minicar uccide un ciclista Arrestato 42enne per omicidio stradale

Le nuove norme del codice della strada applicate per la prima volta in provincia. Incidente a Brisighella durante una manovra di sorpasso

Al volante di una minicar in una manovra di sorpasso ha travolto e ucciso un 78enne in bicicletta e le analisi del sangue hanno rilevato un tasso alcolemico quadruplo rispetto al limite consentito per la guida: un 42enne di Faenza è stato arrestato dai carabinieri di Brisighella per il reato di omicidio stradale introdotto con le nuove norme di marzo 2016. È la prima volta che vengono applicate in provincia di Ravenna le disposizioni previste dalla modifica al codice della strada.

L’incidente è avvenuto poco prima della mezzanotte tra il 2 e il 3 agosto in località Quartolo sulla provinciale 302 che collega Faenza e Brisighella. La vettura viaggiava verso la città mentre l’anziano era in bicicletta in direzione opposta. Dai primi accertamenti dei militari pare che il conducente della miniauto al momento dell’impatto con il ciclista fosse in manovra di sorpasso con linea continua: l’urto deve essere stato molto violento perché sull’asfalto i carabinieri non hanno rilevato alcun segno di frenata.

Dopo l’impatto la minicar è finita in una canale di solo delle acque e si è ribaltata lateralmente: il conducente e una passeggera sono stati portati in ospedale dove sono state diagnosticate lievi ferite. Le analisi hanno poi rilevato un tasso alcolemico pari a 1,96 grammi per litro di sangue (0,5 il limite consentito per legge).

Il pm Vincenzo Antonio Bartolozzi, titolare del fascicolo d’indagine, nelle prossime ora chiederà la convalida dell’arresto, poi, entro le successive 48 ore il gip dovrà decidere l’entità delle misure cautelari da adottare (in alternativa al carcere potrebbero anche essere disposti i domiciliari oppure altri tipi di obblighi restrittivi). Sulla richiesta del pm e sulla decisione del giudice sicuramente andrà ad incidere una precedente denuncia per abuso di alcol alla guida che era stata contestasta al 42enne nel 2012, sempre dai carabinieri di Faenza.

Da Marinara a Genova a vela senza scali per preparare la traversata atlantica

Il ravennate d’adozione Rusticali parteciperà alla Mini Transat nel 2017 Dalla Francia alle Antille in un mese senza contatti con la terra ferma

Ha mollato gli ormeggi dal porto turistico Marinara a Marina di Ravenna il 29 luglio e per il 10 agosto è previsto l’approdo a Genova: mille miglia di navigazione in solitaria senza scalo che serviranno al forlivese Matteo Rusticali, velista ravennate d’adozione, come ultima prova prima di prendere parte all’edizione 2017 della Mini Transat: la regata atlantica (4mila miglia nautiche, circa 7.500 km) in solitaria su barche da 6,5 metri.

Partenza da Douarnenez (Finistére), cittadina nel sud della Bretagna, e arrivo a Pointe-à-Pitre nelle piccole Antille Francesi dopo una trentina di giorni. Una delle regole base è che gli skipper non possono comunicare con la terra durante la regata tramite telefoni satellitari o collegamenti internet. I soli strumenti permessi, infatti, sono la radio Vhf, un Gps per conoscere la propria posizione e una radio ricevente per captare (quando c’è segnale) il meteo. Agli skipper viene quindi richiesto non solo di saper far navigare bene la barca, ma anche di decidere la rotta migliore combinando le scarse informazioni meteo, con i segnali offerti dal mare e dalle nuvole. La sicurezza è garantita da “barche appoggio” che seguono la flotta.

Rusticali come detto è partito da Marinara e ha fatto rotta per l’isola di Palagruza, all’altezza delle Tremiti ma in acque Croate: un primo waypoint di 210 miglia a cui seguiranno Santa Maria di Leuca (200 miglia), Messina (200 miglia) ed una lunga galoppata di altre 470 miglia fino a Genova, passando tra l’Elba e la Corsica. Quest’ultima prova servirà per «fare i compiti che mi ha dato la classe Mini», ovvero 8 punti nave, di cui 2 con il sestante, almeno 1 bollettino meteo al giorno e documentazione dei passaggi, con foto del luogo o del Gps. «L’alta pressione di questo periodo va bene per i turisti ma meno per noi velisti», ha detto il 34enne prima della partenza. «Farò ancora un po’ di pratica con la vita a bordo: non posso portare con me troppi liofilizzati, pratici ma costosi, così dovrò usare molto la pentola a pressione: la consiglio anche alle casalinghe, metti dentro tutto ed in pochi minuti hai un pasto nutriente».

Rusticali sta facendo tutto da solo, in economia: sin ora ha finanziato la sua campagna con il lavoro di velaio e di istruttore di vela: «Purtroppo in Italia è facile trovare chi spende milioni per un calciatore, ma pochi che siano disposti a sostenere la vela con qualche migliaio di euro». Infatti, nonostante i successi recenti, Matteo è ancora alla ricerca di sponsor: «E dire che nella vela non ci sono scommesse clandestine, la gente non si picchia ed i ragazzi che fanno vela crescono sani e determinati».

La Regione dice stop ai gadget fascisti I partigiani: «Giusto, battaglia moderna»

Votata una risoluzione per estendere il reato di apologia alla vendita di souvenir. Lega, Fi e Fdi hanno votato contro. M5s astenuto

L’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato a fine luglio una risoluzione (presentata da Pd, Sel e Altra Emilia Romagna) con cui si chiede alla giunta regionale di intervenire nelle sedi opportune perché si estenda il reato di apologia del fascismo anche alla diffusione e vendita di oggetti con immagini del regime e l’Anpi provinciale di Ravenna, associazione dei partigiani, esprime «viva soddisfazione». Hanno votato a favore dell’atto di indirizzo Pd, Sel e AltraEr, hanno espresso voto contrario Lega Nord, Forza Italia e Fdi-An mentre si è astenuto il gruppo M5s.

A distanza di una settimana dal voto, arriva il commento dell’Anpi in una nota firmata dal presidente provinciale Ivano Artioli con Mirco Bagnari, fusignanese consigliere del Pd in Regione: «È giusto interrompere il commercio di gadget che riportano le immagini del regime fascista, nonché dello stesso Benito Mussolini che fu per un ventennio, duce, dittatore, capo del fascio e poi responsabile con Hitler della nascita della Repubblica Sociale Italiana e di aver per questo tradito l’armistizio dell’8 settembre ’43, facendo patire agli italiani per ben 19 mesi una guerra che avrebbe dovuto essere finita».

La nota ricorda che la legge fondamentale dello Stato è la Costituzione «e che all’articolo XII delle disposizioni transitorie e finali così recita: “è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma del partito fascista”. Da questa discendono poi le successive leggi Scelba e Mancino che condannano l’apologia di fascismo. Apologia che i gadget di sicuro creano e alimentano. Senza sottovalutare che i punti vendita di questi diventano momenti aggregativi di un nuovo fascismo. L’assemblea legislativa ha condotto una battaglia antifascista modernissima nella legalità delle istituzioni democratiche».

L’esponente della Lega Nord, Massimiliano Pompignoli ha criticato l’atto perché «utilizza l’estensione del reato di apologia di fascismo come pretesto per colpire i commercianti di Predappio che vivono del commercio di gadget».

Porto, scelti i nuovi vertici di Sapir L’avvocato Sabadini alla presidenza

Pepoli di Coopolis è l’amministratore delegato. Il cda resterà a nove: quattro conferme. Oggi l’assemblea dei soci

Sulla poltrona da presidente di Sapir, società terminalista a maggioranza pubblica operativa nel porto di Ravenna dove possiede aree e immobili, si siederà l’avvocato Riccardo Sabadini. L’amministratore delegato sarà invece Mauro Pepoli. I loro incarichi saranno approvati oggi, 3 agosto, nell’assemblea dei soci ma l’accordo sulla loro scelta è già maturato in occasione di una riunione del patto di sindacato tra i principali azionisti. Secondo quanto si apprende dalle pagine dei quotidiani locali Resto del Carlino e Corriere Romagna che riportano la notizia, il nuovo consiglio di amministrazione (ancora a nove membri di cui 5 indicati dai soci pubblici) sarà così completato: vicepresidente Nicola Sbrizzi (indicato dalla Cassa di Risparmio di cui è direttore), Roberta Suzzi (dirigente Cna, indicata dalla Regione), Guido Ottolenghi (ad della Pir), Luca Grilli (presidente della Compagnia portuale), Elena Tabanelli (Camera di Commercio), Marina Chiaravalli (commercialista, indicata dal Comune di Ravenna) e infine il consigliere nominato da Eni. I primi quattro erano già nel cda scaduto e sono stati confermati.

Sabadini ha 59 anni, è titolare di uno studio legale in viale della Lirica a Ravenna, è consulente aziendale ed enti pubblici, è già stato nel cda di Sapir come consigliere, non ha mai avuto ruoli mediaticamente esposti ma negli ultimi tempi il suo nome è apparso sulla stampa in quanto avvocato dell’ex consigliere regionale Miro Fiammenghi rimasto coinvolto in alcune indagini.

Pepoli è un dirigente di Coopolis, società nata nel 2011 a seguito della fusione per incorporazione nella società Helabora Consulting della preesistente società Coopolis e di Sistemi Globali. La cooperativa con sede in via Teodorico a Ravenna si occupa di consulenze aziendali e recentemente è stata coinvolta nel piano di liquidazione di Iter: una ventina dei lavoratori rimasti senza lavoro dopo la chiusura della coop edile di Lugo dovrebbero infatti essere assorbiti in un triennio da Coopolis con un ramo operativo nel settore delle facility e delle manutenzioni immobiliari, sia pubbliche che private.

Al ticket Sabadini-Pepoli spetterà il compito di traghettare Sapir attraverso la delicata fase dello spacchettamento tra attività terminalistica e immobiliare, un obiettivo che il sindaco di Ravenna ha dichiarato di voler perseguire nel corso del suo mandato. I due dirigenti infatti sono uomini che godono della piena fiducia di Michele de Pascale.

Queste le principali partecipazioni nella compagine societaria di Sapir: Ravenna Holding 28,5 percento, Carira 14,4, Fincoport 13,4, Camera di Commercio di Ravenna 11, Regione Emilia Romagna 10,5, Eni 7,8, Pir 7,5.

Otto Olimpiadi dal 1984, nessuna come lei Rio è la prima da spettatrice per Josefa

Per la canoista 5 medaglie con Germania e Italia (oro a Sydney 2000) Sul doping in Russia: «Si combattono i sintomi e non le cause»

Ha partecipato a otto Olimpiadi, nessun’altra atleta femminile ha fatto altrettanto. La prima a Los Angeles nel 1984 l’ultima a Londra nel 2012, in totale cinque medaglie (un bronzo per la Germania nel 1984 e poi un oro, due argenti e un bronzo per l’Italia tra il 1996 e il 2008). Oggi, dopo essere stata per un breve periodo ministro allo Sport, è in Senato con il Partito Democratico e segue in particolare gli aspetti politici legati allo sport. Josefa Idem è diventata per la sua lunga carriera da canoista un’icona dello sport nazionale.

Come vive i suoi primi Giochi olimpici da spettatrice dopo 32 anni? «Molto bene! Non ho mai avuto rimpianti, mi sono presa molto tempo per smettere con convinzione. Ora guardo le gare come amante dello sport e ovviamente dal punto di vista politico».

Pensa di andare a Rio per seguirle dal vivo? «Non ci penso proprio. Non ho voglia di andare lì ad immergermi in questa edizione che immagino molto caotica. Mi guarderò le gare da casa sperando nelle condizioni migliori per gli atleti italiani. So che in Brasile ci sono condizioni di inquinamento ambientale che possono causare gravi problemi agli atleti…».

Delle otto Olimpiadi a cui ha partecipato a quale è più affezionata? «A tutte. Sono state tutte molto ben organizzate e memorabili. È chiaro che essendo io molto innamorata dell’Australia ed essendo stato il mio miglior risultato per me le Olimpiadi di Sydney 2000 sono state favolose».

Ce n’è una che vorrebbe dimenticare? «No, non si sposerebbe con la mia filosofia. Sono eventi dove uno cerca di fare bene e capirci qualcosa…».

A livello organizzativo come sono cambiate? «Oggi per la legge italiana gli atleti olimpici sono ancora considerati dilettanti, mentre sono di fatto professionisti a tutti gli effetti. Ai tempi in cui ho iniziato gli atleti erano veramente dilettanti, facevano altro e poi si allenavano nel tempo libero. Nel 1984, la mia prima Olimpiade, le sponsorizzazioni erano vietate, pena l’esclusione dai Giochi. Oggi il business regna e c’è un grande peso dato ai mass media».

Nelle prime Olimpiadi a cui ha partecipato gareggiava con la maglia della Germania poi è passata con l’Italia, il cambio di nazionale è stato traumatico o indolore? «Sono le storie della vita. Sono nata in Germania, lì ho imparato l’alfabeto dello sport. Poi mi sono spostata in Italia dove mi sono sposata e il centro della mia vita è diventato l’Italia. Da parte mia era del tutto naturale. Sono stati solo alcuni giornalisti che si chiedevano se ero più una cosa o l’altra. C’è un Paese dove si nasce e si cresce e uno dove si diventa adulti».

Quando è stata a Los Angeles nel 1984 c’era ancora la guerra fredda, che aria tirava? «Perché oggi non c’è più la guerra fredda? Ne abbiamo testimonianza tutti i giorni. Nel 1984 non c’erano tutti gli atleti dell’est Europa e c’era la paura del comunismo. Le questioni politiche entravano a gamba tesa nello sport, come lo fanno ancora oggi. Pensiamo solo alle Olimpiadi di Pechino. Sono state assegnate le Olimpiadi alla Cina senza vincoli e poi hanno detto “dobbiamo boicottarle perché è un Paese non democratico”. Perché, non lo sapevano anche prima? Le Olimpiadi vengono influenzate molto dalla politica».

Come valuta la possibile esclusione degli atleti russi per “doping di Stato”? Ricorda i tempi di cui parlavamo? «All’epoca si sospettava che i Paesi dell’est fossero dopati, ma era impossibile scoprirlo. Il problema è che stiamo lavorando sui sintomi e non sui sistemi che li causano. Se i servizi segreti russi riescono ad entrare nottetempo nei laboratori per alterare i risultati, possono farlo anche altri. Noi non sappiamo cosa sta succedendo sul tema del doping. Occorre un nuovo regolamento e un sistema sovranazionale dotato di sicurezze maggiori. Oggi il sistema anti-doping sta per essere fagocitato da quello del doping».

Per concludere con una nota positiva: che consiglio darebbe ai giovani atleti italiani che vanno alla loro prima Olimpiade? «Di essere gioiosi. Per quanto le Olimpiadi siano minacciate continuamente da sospetti di scorrettezze, l’idea delle Olimpiadi è una idea elettrizzante. È una esperienza bellissima per i giovani, che incontrano ragazzi di tutto il mondo. C’è un grande livello di preparazione. Credo che le Olimpiadi, nonostante tutto, siano una esperienza di pace. Consiglio loro di vivere questa esperienza con consapevolezza, perché si è giovani solo una volta e le occasioni come questa non capitano molto spesso».

Otto Olimpiadi dal 1984, nessuna come lei Rio è la prima da spettatrice per Josefa

Per la canoista 5 medaglie con Germania e Italia (oro a Sydney 2000) Sul doping in Russia: «Si combattono i sintomi e non le cause»

Ha partecipato a otto Olimpiadi, nessun’altra atleta femminile ha fatto altrettanto. La prima a Los Angeles nel 1984 l’ultima a Londra nel 2012, in totale cinque medaglie (un bronzo per la Germania nel 1984 e poi un oro, due argenti e un bronzo per l’Italia tra il 1996 e il 2008). Oggi, dopo essere stata per un breve periodo ministro allo Sport, è in Senato con il Partito Democratico e segue in particolare gli aspetti politici legati allo sport. Josefa Idem è diventata per la sua lunga carriera da canoista un’icona dello sport nazionale.

Come vive i suoi primi Giochi olimpici da spettatrice dopo 32 anni?
«Molto bene! Non ho mai avuto rimpianti, mi sono presa molto tempo per smettere con convinzione. Ora guardo le gare come amante dello sport e ovviamente dal punto di vista politico».

Pensa di andare a Rio per seguirle dal vivo?
«Non ci penso proprio. Non ho voglia di andare lì ad immergermi in questa edizione che immagino molto caotica. Mi guarderò le gare da casa sperando nelle condizioni migliori per gli atleti italiani. So che in Brasile ci sono condizioni di inquinamento ambientale che possono causare gravi problemi agli atleti…».

Delle otto Olimpiadi a cui ha partecipato a quale è più affezionata?
«A tutte. Sono state tutte molto ben organizzate e memorabili. È chiaro che essendo io molto innamorata dell’Australia ed essendo stato il mio miglior risultato per me le Olimpiadi di Sydney 2000 sono state favolose».

Ce n’è una che vorrebbe dimenticare?
«No, non si sposerebbe con la mia filosofia. Sono eventi dove uno cerca di fare bene e capirci qualcosa…».

A livello organizzativo come sono cambiate?
«Oggi per la legge italiana gli atleti olimpici sono ancora considerati dilettanti, mentre sono di fatto professionisti a tutti gli effetti. Ai tempi in cui ho iniziato gli atleti erano veramente dilettanti, facevano altro e poi si allenavano nel tempo libero. Nel 1984, la mia prima Olimpiade, le sponsorizzazioni erano vietate, pena l’esclusione dai Giochi. Oggi il business regna e c’è un grande peso dato ai mass media».

Nelle prime Olimpiadi a cui ha partecipato gareggiava con la maglia della Germania poi è passata con l’Italia, il cambio di nazionale è stato traumatico o indolore?
«Sono le storie della vita. Sono nata in Germania, lì ho imparato l’alfabeto dello sport. Poi mi sono spostata in Italia dove mi sono sposata e il centro della mia vita è diventato l’Italia. Da parte mia era del tutto naturale. Sono stati solo alcuni giornalisti che si chiedevano se ero più una cosa o l’altra. C’è un Paese dove si nasce e si cresce e uno dove si diventa adulti».

Quando è stata a Los Angeles nel 1984 c’era ancora la guerra fredda, che aria tirava?
«Perché oggi non c’è più la guerra fredda? Ne abbiamo testimonianza tutti i giorni. Nel 1984 non c’erano tutti gli atleti dell’est Europa e c’era la paura del comunismo. Le questioni politiche entravano a gamba tesa nello sport, come lo fanno ancora oggi. Pensiamo solo alle Olimpiadi di Pechino. Sono state assegnate le Olimpiadi alla Cina senza vincoli e poi hanno detto “dobbiamo boicottarle perché è un Paese non democratico”. Perché, non lo sapevano anche prima? Le Olimpiadi vengono influenzate molto dalla politica».

Come valuta la possibile esclusione degli atleti russi per “doping di Stato”? Ricorda i tempi di cui parlavamo?
«All’epoca si sospettava che i Paesi dell’est fossero dopati, ma era impossibile scoprirlo. Il problema è che stiamo lavorando sui sintomi e non sui sistemi che li causano. Se i servizi segreti russi riescono ad entrare nottetempo nei laboratori per alterare i risultati, possono farlo anche altri. Noi non sappiamo cosa sta succedendo sul tema del doping. Occorre un nuovo regolamento e un sistema sovranazionale dotato di sicurezze maggiori. Oggi il sistema anti-doping sta per essere fagocitato da quello del doping».

Per concludere con una nota positiva: che consiglio darebbe ai giovani atleti italiani che vanno alla loro prima Olimpiade?
«Di essere gioiosi. Per quanto le Olimpiadi siano minacciate continuamente da sospetti di scorrettezze, l’idea delle Olimpiadi è una idea elettrizzante. È una esperienza bellissima per i giovani, che incontrano ragazzi di tutto il mondo. C’è un grande livello di preparazione. Credo che le Olimpiadi, nonostante tutto, siano una esperienza di pace. Consiglio loro di vivere questa esperienza con consapevolezza, perché si è giovani solo una volta e le occasioni come questa non capitano molto spesso».

Raccolta rifiuti, nuovo bando da 18,5 mln Cgil dice no: «Non tutela i lavoratori»

Dopo il caos di aprile-maggio la nuova gara di Hera per affidare il servizio per un anno. Il sindacato vuole più garanzie per le riassunzioni

Il nuovo bando di Hera per l’affidamento della raccolta rifiuti in provincia di Ravenna attira le critiche della Cgil che ritiene manchino garanzie sufficienti per il futuro occupazionale dei lavoratori impiegati nell’appalto. Le perplessità del sindacato nascono sulla scia di quanto accadde tra aprile e maggio quando molti ricorderanno che sul territorio scoppiò il caos dopo il cambio di fornitore. Alla fine arrivò la risoluzione consensuale tra la multiutility e i vincitori dell’appalto (Ambiente 2.0) e il successivo affidamento temporaneo per sei mesi alla Ciclat con trattativa diretta perché il raggruppamento guidato dalla coop ravennate era arrivato seconda in graduatoria ma rifiutù di subentrare dopo la risoluzione perché costretto dalla legge ad accettare le condizioni dell’aggiudicazione e così ebbe possibilità di intavolare una trattativa diretta. La vicenda finì anche in procura con quattro persone indagate (vedi articoli correlati).

Cgil ora dice di essere pronta, se sarà necessario, a rivolgersi all’autorità giudiziaria «nel caso ravvisassimo il mancato rispetto della legislazione vigente, anche sull’intermediazione della manodopera e sul rispetto dei contratti di lavoro».

Il nuovo bando, pubblicato a fine luglio, ha una durata di dodici mesi (rinnovabile per altri dodici) con un costo di 18,5 milioni di euro e a differenza del precedente prevede un peso maggiore per l’offerta tecnica nella valutazione dei concorrenti: 70 punti su 100 all’aspetto tecnico e 30 all’offerta economica, con l’intento di ridurre lo spessore del minimo ribasso.

«Il nuovo bando non fornisce garanzie sufficienti ai lavoratori per la continuità del loro impiego – scrive la Cgil in una nota –. Non vorremmo trovarci nuovamente a fare fronte a un’emergenza occupazionale con conseguenze drammatiche per tante famiglie. Le clausole di riassunzione menzionate nel bando risultano troppo generiche e non vincolanti per l’azienda che andrà ad aggiudicarsi il servizio. L’aumento del peso della valutazione tecnica nel bando è un passo nella giusta direzione e ci auguriamo, ma non è detto, che sia sufficiente a mettere al riparo da scelte che privilegiano il massimo ribasso. Tanto più che il Gruppo Hera, rispetto al bando precedente, ha in autonomia ridotto sensibilmente l’importo a base di gara».

Il sindacato, attraverso il segretario provinciale Costantino Ricci, chiede alle amministrazioni comunali che hanno affidato la gestione dei rifiuti alla multiutility di esercitare il loro compito di indirizzo e controllo sull’operato di Hera e dei vari appaltatori: «Avremmo auspicato che sulla realizzazione del nuovo bando di gara si fosse avviato un confronto, mirato a non ripercorrere gli errori del passato. Alle amministrazioni comunali chiediamo attenzione in merito allo sviluppo di questa gara. Rispetto a quanto avvenuto nei mesi scorsi riteniamo che non sia accettabile che in un appalto di un’azienda, che opera in concessione degli enti locali, vi siano lavoratori a cui non sono garantite leggi e contratti e che le importanti risorse economiche pagate dai cittadini non trovino un servizio adeguato, oppure in parte servano a pagare gli oneri di intermediazione tra appalti e subappalti. Ora è necessario che i soggetti coinvolti, Hera e Comuni, si assumano le loro responsabilità affinché in questo servizio non si ripetano i problemi del passato».

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