domenica
14 Settembre 2025

«L’Imu offshore vale 10 milioni e vogliamo i treni ad alta velocità»

Alla festa Pd il neosindaco risponde alla stampa locale sui temi nell’agenda di Ravenna

Il futuro del porto ovviamente e le infrastrutture per collegare la città a servizio del turismo, ma anche le recenti novità a proposito della tassazione sulle piattaforme offshore e non poteva mancare la sicurezza. C’è stato tempo per toccare davvero molti dei temi nell’agenda di Ravenna durante l’ormai consueto appuntamento alla festa del Pd con l’intervista della stampa locale al sindaco in carica: per Michele de Pascale, eletto due mesi fa, è stata la prima volta sul palco nell’area del Pala De Andrè ieri sera, 3 settembre.

Autorità portuale. Rispetto alle candidature emerse recentemente per la presidenza (Camprini, Bassi), De Pascale ha espresso parole di apprezzamento: «Sono persone stimabili e competenti». Ma ha voluto sottolineare come non sia necessario che il nuovo dirigente sia di Ravenna: «Certo è importante che chi guiderà l’ente conosca la situazione del nostro porto, ma come ha indicato il ministero si richiede, in conformità con la riforma delle Ap, una comprovata esperienza nelle relazioni internazionali». Quando arriverà la nomina? «Il nodo presidente si doveva sciogliere a luglio, poi è passato agosto, confido che chiusa la fase delle manifestazioni di interesse che scade in questi giorni, entro settembre Delrio possa procedere con le nomine».

Escavo fondali. Il primo cittadino ha riconosciuto il ritardo accumulato sostenendo che «in questa fase non abbiamo bisogno né di progettoni né di prefigurare gigantesche aree logistiche ma di procedere al più presto e gradualmente con gli approfondimenti, per questo stiamo approntando un impianto di vaglio e depurazione dei fanghi degli escavi che è una condizione preliminare fondamentale per potere smaltire, magari nel sistema locale delle cave esauste e ricollocare, magari per ripascimenti della costa, i materiali di risulta».

Imu-Ici offshore. Dalla tassazione immobiliare delle piattaforme offshore dell’Eni oggi si potrebbero ricavare circa 10 milioni di euro. Questa la stima fatta dal sindaco, ancora però alle prese con l’inquadramento normativo: «Le norme purtroppo non sono chiare per quanto riguarda su quali strutture si possa applicare l’imposizione fiscale e si possa contare anche su una quantità di tasse arretrate. Una volta che sarà definito meglio il meccanismo di tassazione, anche per quanto riguarda le piattaforme in dismissione, vedremo meglio quanto spetta alle casse del Comune e se e come destinare questi fondi su obiettivi specifici».

Darsena di città. Recentemente è stato presentato il progetto unitario pubblico-prvati per ottenere dello Stato finanziamenti per 12,8 milioni di euro: «Credo sia ben adeguato al bando e possa ottenere questi contributi». Insomma un De Pascale ottimista ma altrettanto realista nel dire che «se arrivassero meno soldi credo che dovremmo comunque investirli nell’intervento infrastrutturale del sistema fognario e depurativo, che vale circa 8 milioni di euro, non solo si tratta di una base preliminare per qualsiasi intervento strutturale o di riuso temporaneo dell’area, compreso il risanamento del bacino d’acqua, ma consente di sgravare di costi cospicui diversi interventi preventivati dai privati, sbloccando le intenzioni di investimento».

Infrastrutture viarie e ferroviarie. Tramontata l’ipotesi della nuova autostrada E45 forse il nuovo piano infrastrutturale, definito dalla Regione di concerto con lo Stato, che punta all’adeguamento e sviluppo di tracciati già esistenti «è meno ambizioso ma più fattibile». Nello specifico vorrebbe dire messa in sicurezza della Romea, potenziamento dell’Adriatica fino a Ferrara, risistemazione dei raccordi intorno a Ravenna. «Magari in questo modo e per gradi smetteremo di “aspettare Godot” e creare inutili illusioni».

Treni. Sempre con il supporto della Regione, e anche con finalità turistiche, la vera scommessa: «Convincere e condividere con Ferrovie Italia, che una parte dei treni ad alta velocità, diciamo un quarto di quelli che arrivando dal nord Italia, transitano sulla direttrice Bologna-Rimini, siano indirizzati a Ravenna, e sulla costa verso Cervia-Cesenatico».

Servizi sociali. «Stiamo lavorando ad una riorganizzazione dei sistema dei servizi sociali e ad una profonda riforma dell’Asp che prevede la gestione dei servizi tornare in capo direttamente all’amministrazione comunale. Si tratta di un cambiamento che non è più prorogabile anche di fronte a nuovi bisogni di aiuto e sostegno emersi con la crisi da parte da un maggior numero di cittadini, di nuovi profili sociali e di tempi diversi di assistenza. L’obiettivo è riconquistare nel welfare quel primato di efficienza e vicinanza alla comunità che il nostro territorio ha vantato per anni. Già i sindaci di Cervia e Russi con cui gestiamo Asp hanno aderito a questa ristrutturazione. Stiamo predisponendo una commissione tecnica dei tre Comuni che metta a punto il piano operativo. Il nuovo assetto sarà operativo dal primo gennaio del 2017. Se da una parte i servizi rientreranno fra gli uffici comunali, l’Asp manterrà dall’altra parte la gestione delle strutture di accoglienza per anziani e persone non autosufficienti. Come avviene per i Comuni della Bassa Romagna».

Sicurezza. È un tema importantissimo, dice De Pascale, «ma per la microcriminalità non possiamo fare più di quanto ci conceda il nostro ruolo amministrativo e la vastità del nostro territorio». Il messaggio è chiaro: «La polizia municipale non può sostituire le forze dell’ordine oltre l’attività di vigilanza. Possiamo potenziare per quanto ci compete il sistema di videosorveglianza. Per quanto riguarda l’utilizzo del volontariato, in questo campo mi convince di più la segnalazione tramite smartphone che le ronde. E sul pattugliamento credo sia più efficace affidarsi, come stiamo sperimentando, a carabinieri in pensione, piuttosto che a neofiti formati sommariamente. La sicurezza è un settore molto delicato e credo sia più sensato affidarlo a chi ha già una certa esperienza».

Piano traffico/parcheggi. Il sindaco dice che si sta analizzando l’utilizzo delle aree di sosta per ottimizzare il sistema dei parcheggi a servizio del centro storico: «Non sono previsti ulteriori allargamenti delle zone pedonali o a traffico limitato. Se in futuro lo faremo è solo in funzione della più adeguata fruizione turistica di certe aree del centro. La riapertura completa di Piazza Kennedy è vincolata dalla conclusione dei rilievi archeologici. Stiamo sollecitando la Soprintendenza per la chiusura dello scavo in modo da restituire entro pochi mesi la piazza riqualificata all’uso della cittadinanza in combinazione con uno sviluppo delle attività e delle iniziative all’interno di Palazzo Rasponi delle Teste». L’assessore ai Lavori pubblici, Roberto Fagnani, aveva recentemente fissato in ottobre la riapertura.

Ruba 26 euro di alimentari per mangiare I carabinieri pagano il conto della 80enne

L’anziana ha raccontato le sue difficoltà economiche e dopo il gesto dei militari il negoziante ha ritirato la denuncia

A tutti gli effetti si trattava di un furto al supermercato ma non uno dei soliti taccheggi: la ladra in questo caso era una 80enne che aveva asportato dagli scaffali alcuni generi alimentari di prima necessità per un totale di 26 euro. I carabinieri di Faenza intervenuti sul posto hanno presto intuito la particolarità della vicenda, l’anziana ha infatti raccontato loro di essersi spinta fino al furto per via delle difficoltà economiche che sta vivendo. I militari allora a quel punto si sono offerti di saldare il conto della donna e il titolare del negozio non ha presentato denuncia.

«C’è chi prova a fare soldi con l’accoglienza dei profughi»

Il sindaco di Solarolo svela i rialzi dei privati nelle trattative per appartamenti da destinare ai richiedenti asilo. Oggi 240 posti nel Faentino

Qualcuno ha sparato alto con il prezzo dell’affitto pensando di fare l’affare con i soldi del ministero, qualcun altro invece ha annullato la disponibilità del suo appartamento quando ha saputo che ci avrebbero sistemato dei profughi. Storia messe in mostra dal racconto delle trattative condotte dall’Asp della Romagna faentina per il reperimento di posti dove alloggiare i migranti richiedenti asilo. Gli episodi sono riportati da Fabio Anconelli, sindaco di Solarolo e referente per i servizi sociali dell’Unione faentina: «Chiaramente di fronte a certe richieste economiche abbiamo detto no, la necessità di far tornare i conti è la nostra prima esigenza».

Attualmente il territorio accoglie circa 240 profughi: 140 sono gestiti dall’Asp con una convenzione firmata con la prefettura nel 2015 (35 euro corrisposti al giorno per ogni immigrato) e un centinaio già presenti sul territorio in virtù diconvenzioni che la prefettura aveva siglato con realtà private come l’albergo Antica Corona di Casola Valsenio che ospita 40 migranti (altri 30 all’associazione Farsi Prossimo, 15 alla comunità Giovanni XXIII e 15 alla cooperativa Zerocento).

«L’Asp si muove partendo dalle sistemazioni in spazi di sua proprietà oppure in seconda battuta con acquisizioni in affitto attraverso bandi pubblici con la volontà di distribuire le persone su tutti i sei comuni dell’Unione perché ognuno è chiamato a fare la sua parte e solo così l’impatto sui residenti avviene con un rapporto accettabile». La discesa in campo dell’Asp con un ruolo in prima linea è stata dettata in buona parte proprio dal caso Casola. La proprietà dell’albergo si è presentata alla gara della prefettura e ha ottenuto la regolare assegnazione e l’impatto in una piccola comunità di mille anime non è passato inosservato: «Abbiamo voluto prendere il governo pubblico di un fenomeno che era presente perché siamo convinti che il pubblico debba fare da controllore per governare senza impedire. Quello che è avvenuto a Casola è lecito ma destabilizzante».

Dopo l’ingresso in scena dell’Aps si è cercato di recuperare il terreno rispetto ad altri territori circostanti della provincia, nella convinzione che tutti debbano fare la propria parte: «Se lo facessero tutti i comuni d’Italia avremmo una presenza minima di migranti». E così facendo sono cresciute competenze e risorse: «L’Asp si è strutturata inserendo ad esempio un mediatore culturale e poi nel limite del possibile si è cercato di far crescere delle associazioni capaci di affiancare il pubblico in questo compito».

L’agosto faentino è stato agitato dalla collocazione di una ventina di profughi in un piano inutilizzato da una decina di anni della residenza per anziani il Fontanone: «È stata la soluzione più rapida e indolore trovata per rispondere a un’esigenza della prefettura che chiedeva ai vari distretti della provincia di garantire sistemazioni per fronteggiare potenziali emergenze. Al Fontanone c’era questa possibilità contando su un ingresso separato e nessun collegamento interno. Ma in realtà le polemiche sono state strumentali da alcune parti politiche; anzi ci ritroviamo con alcuni familiari degli anziani ricoverati che hanno portati abiti per i migranti a dimostrazione che la gente sa capire i bisogni di chi è in difficoltà».

«C’è chi prova a fare soldi con l’accoglienza dei profughi»

Il sindaco di Solarolo svela i rialzi dei privati nelle trattative per appartamenti da destinare ai richiedenti asilo. Oggi 240 posti nel Faentino

Qualcuno ha sparato alto con il prezzo dell’affitto pensando di fare l’affare con i soldi del ministero, qualcun altro invece ha annullato la disponibilità del suo appartamento quando ha saputo che ci avrebbero sistemato dei profughi. Storia messe in mostra dal racconto delle trattative condotte dall’Asp della Romagna faentina per il reperimento di posti dove alloggiare i migranti richiedenti asilo. Gli episodi sono riportati da Fabio Anconelli, sindaco di Solarolo e referente per i servizi sociali dell’Unione faentina: «Chiaramente di fronte a certe richieste economiche abbiamo detto no, la necessità di far tornare i conti è la nostra prima esigenza».

Attualmente il territorio accoglie circa 240 profughi: 140 sono gestiti dall’Asp con una convenzione firmata con la prefettura nel 2015 (35 euro corrisposti al giorno per ogni immigrato) e un centinaio già presenti sul territorio in virtù diconvenzioni che la prefettura aveva siglato con realtà private come l’albergo Antica Corona di Casola Valsenio che ospita 40 migranti (altri 30 all’associazione Farsi Prossimo, 15 alla comunità Giovanni XXIII e 15 alla cooperativa Zerocento).

«L’Asp si muove partendo dalle sistemazioni in spazi di sua proprietà oppure in seconda battuta con acquisizioni in affitto attraverso bandi pubblici con la volontà di distribuire le persone su tutti i sei comuni dell’Unione perché ognuno è chiamato a fare la sua parte e solo così l’impatto sui residenti avviene con un rapporto accettabile». La discesa in campo dell’Asp con un ruolo in prima linea è stata dettata in buona parte proprio dal caso Casola. La proprietà dell’albergo si è presentata alla gara della prefettura e ha ottenuto la regolare assegnazione e l’impatto in una piccola comunità di mille anime non è passato inosservato: «Abbiamo voluto prendere il governo pubblico di un fenomeno che era presente perché siamo convinti che il pubblico debba fare da controllore per governare senza impedire. Quello che è avvenuto a Casola è lecito ma destabilizzante».

Dopo l’ingresso in scena dell’Aps si è cercato di recuperare il terreno rispetto ad altri territori circostanti della provincia, nella convinzione che tutti debbano fare la propria parte: «Se lo facessero tutti i comuni d’Italia avremmo una presenza minima di migranti». E così facendo sono cresciute competenze e risorse: «L’Asp si è strutturata inserendo ad esempio un mediatore culturale e poi nel limite del possibile si è cercato di far crescere delle associazioni capaci di affiancare il pubblico in questo compito».

L’agosto faentino è stato agitato dalla collocazione di una ventina di profughi in un piano inutilizzato da una decina di anni della residenza per anziani il Fontanone: «È stata la soluzione più rapida e indolore trovata per rispondere a un’esigenza della prefettura che chiedeva ai vari distretti della provincia di garantire sistemazioni per fronteggiare potenziali emergenze. Al Fontanone c’era questa possibilità contando su un ingresso separato e nessun collegamento interno. Ma in realtà le polemiche sono state strumentali da alcune parti politiche; anzi ci ritroviamo con alcuni familiari degli anziani ricoverati che hanno portati abiti per i migranti a dimostrazione che la gente sa capire i bisogni di chi è in difficoltà».

Prende fuoco la roulotte per strada e resta solo un mucchio di cenere

L’incendio improvviso sulla statale Adriatica all’altezza del cavalcavia sulla Faentina. Nessun ferito tra i turisti tedeschi

L’intervento dei vigili del fuoco non ha potuto salvare nulla: della roulotte di una famiglia tedesca in vacanza sulla riviera romagnola è rimasto solo un mucchio di cenere al termine dell’incendio divampato improvviso mentre il mezzo viaggiava trainato da un monovolume sulla statale Adriatica all’altezza del cavalcavia sulla Faentina. Le cause al momento non sono ancora note. È stato il capofamiglia a notare fumo dalla roulotte nello specchietto e ha subito accostato senza avere il tempo di salvare nulla. Fortunatamente, anche grazie all’intervento di un altro automobilista, i tedeschi sono riusciti a sganciare il monovolume salvandolo dalle fiamme.

«Ho rubato questa bici nel parco» E la consegna da solo ai poliziotti

Alle 3 di notte la volante ha notato un giovane in via Baldini: confessione spontanea prima che gli agenti facessero domande. Denunciato

Quando i poliziotti della volante si sono avvicinati al giovane con una bicicletta da donna non hanno dovuto nemmeno fare domande perché la confessione è arrivata spontanea: «L’ho rubata al parco». È accaduto la notte scorsa a Ravenna in via Baldini: erano le 3 quando gli agenti hanno notato un 23enne marocchino già noto per alcuni precedenti e l’hanno raggiunto per un controllo. Il giovane ha ammesso di aver preso il velocimede da donna marca Somec nel parco di via Carducci vicino a ragioneria. A quel punto agli agenti non è rimasto altro che sequestrare il mezzo e denunciare il marocchino per ricettazione.

Violenza sui minori: 161 casi nel 2015 5mila bambini seguiti dai servizi sociali

Alla Rocca Brancaleone una mostra d’arte con 56 opere e due giorni di convegni per dare voce al fenomeno drammatico

A Ravenna nel 2015 sono stati 161 i casi seguiti dai servizi sociali per violenze subite da minorenni. Ma si tratta solo di quei casi in cui c’è stata una segnalazione alle autorità: il numero reale delle violenze subite è quindi molto più grande. Quando si parla di maltrattamenti i casi sono svariati, dalla violenza assistita al maltrattamento fisico e psicologico fino alla violenza sessuale. In totale i minori seguiti dai servizi sociali, per motivi di varia natura e non solo per violenze, sono 5.449: la percentuale sul totale della popolazione di minorenni è di circa l’8 percento, il doppio rispetto alla media nazionale. Per rendere visibile questo fenomeno troppo spesso nascosto nell’ombra, dal 2 al 4 settembre si svolgerà alla Rocca Brancaleone di Ravenna l’iniziativa “Anima senza voce”.

Il programma – patrocinato dal Comune e sostenuto dai Lions Club di Ravenna, dalle associazioni Dalla parte dei Minori, Linea Rosa, e Muoviti (Cooperativa Libra) e con la collaborazione del gruppo Amata Brancaleone – consta di due momenti: una mostra di opere d’arte (quadri e sculture) realizzate da 56 artisti sul tema della violenza in danno ai minori che verrà inaugurata alle 17 di venerdì 2 settembre alla presenza del sindaco Michele de Pascale, e una serie di incontri informativi nelle giornate di sabato e di domenica. Andrea Muccioli sarà il testimonial.

Gli incontri, aperti al pubblico, saranno coordinati da Veronica Verlicchi e prenderanno il via alle 11 di sabato con l’intervento a cura della Aiemt di Ravenna (Associazione Italiana Tecnici Emergenza Sanitaria): “Impariamo le manovre di disostruzione da corpo estraneo e la rianimazione cardiopolmonare nel bambino”. La sessione pomeridiana si aprirà alle 15 con il sociologo Simone Gianneschi che parlerà dell’attività preventiva e delle strategie psichico-ambientali per evitare possibili aggressioni a bambini. Alle 17 l’intervento di Regine Mohr, fisioterapista, su come trattare in fisioterapia bambini con traumi psichici. Domenica alle 15 il sociologo Simone Gianneschi illustrerà la tecnica di difesa personale per bambini ed adulti. Alle 17.30 un dibattito sul tema “Diamo volto, voce e aiuto ai bambini vittime di violenza”, cui interverranno Carla Baroncelli (giornalista, Simone Gianneschi (sociologo) e Tiziana Valer del Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi Contro il Maltrattamento e l’Abuso nel’Infanzia).

«I bambini che subiscono una violenza non parlano – spiega Leonardo Coroni, pediatra della associazione Dalla Parte dei Minori – si rifugiano nel silenzio, per questo sono importanti attività che li aiutino a riaprirsi al mondo, altrimenti la violenza subita rischia di trasformarsi in altra violenza».

Biologico, il business funziona In 17 mesi da 284 aziende a 322

Dati provinciali elaborati dalla Regione. Crescita costante ma negli ultimi cinque mesi ha rallentato: Ravenna ultima in regione

Il biologico tira. Il settore in provincia di Ravenna, secondo i dati elaborati dalla Regione e aggiornati a maggio 2016, con 322 aziende complessive (produzione e trasformazione) con una crescita del 3,5 percento rispetto alla fine del 2015 e del 13,3 rispetto al 2014. In particolare le aziende agricole bio sono 212, le superfici coltivate pari a 6.397 ettari e 23 gli allevamenti bio. Va però detto che la provincia ravennate è quella che ha conosciuto l’incremento minore nel confronto 2016-15: la media regionale è del 14,6 percento trascinata dai picchi di Parma (30,7) e Bologna (27,8).

Se si guarda al numero di aziende attive a maggio, si nota che Ravenna è la provincia emilianoromagnola con meno presenze (solamente Rimini è sotto con 268). In Emilia Romagna le imprese totali (produzione e trasformazione) sono 4.772. Il primo bando regionale sul bio del Psr 2014-2020 si è rivelato un successo. Hanno risposto oltre 1.900 aziende per una superficie complessiva di circa 50mila ettari, di cui oltre 13mila legati alla zootecnica. La decisione della Regione, di fronte a questo vero e proprio boom di domande, è stata di rispondere a tutte, stanziando risorse aggiuntive per circa quasi 17 milioni di euro da qui al 2020 (oltre 3,3 milioni di euro all’anno in più per cinque anni), attraverso un meccanismo di anticipazione dei finanziamenti che verranno reintegrati interamente nell’arco del quinquennio, senza penalizzare altri interventi del Psr.

«È una scelta forte a favore di un‘agricoltura di qualità e amica dell’ambiente che abbiamo adottato nel mese di maggio dopo esserci confrontati con la consulta agricola regionale – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli -. La domanda di prodotti bio continua a crescere, nonostante la stagnazione dei consumi. Per una regione come l’Emilia Romagna si tratta di un’opportunità importante che abbiamo voluto cogliere».

Biologico, il business funziona In 17 mesi da 284 aziende a 322

Dati provinciali elaborati dalla Regione. Crescita costante ma negli ultimi cinque mesi ha rallentato: Ravenna ultima in regione

Il biologico tira. Il settore in provincia di Ravenna, secondo i dati elaborati dalla Regione e aggiornati a maggio 2016, con 322 aziende complessive (produzione e trasformazione) con una crescita del 3,5 percento rispetto alla fine del 2015 e del 13,3 rispetto al 2014. In particolare le aziende agricole bio sono 212, le superfici coltivate pari a 6.397 ettari e 23 gli allevamenti bio. Va però detto che la provincia ravennate è quella che ha conosciuto l’incremento minore nel confronto 2016-15: la media regionale è del 14,6 percento trascinata dai picchi di Parma (30,7) e Bologna (27,8).

Se si guarda al numero di aziende attive a maggio, si nota che Ravenna è la provincia emilianoromagnola con meno presenze (solamente Rimini è sotto con 268). In Emilia Romagna le imprese totali (produzione e trasformazione) sono 4.772. Il primo bando regionale sul bio del Psr 2014-2020 si è rivelato un successo. Hanno risposto oltre 1.900 aziende per una superficie complessiva di circa 50mila ettari, di cui oltre 13mila legati alla zootecnica. La decisione della Regione, di fronte a questo vero e proprio boom di domande, è stata di rispondere a tutte, stanziando risorse aggiuntive per circa quasi 17 milioni di euro da qui al 2020 (oltre 3,3 milioni di euro all’anno in più per cinque anni), attraverso un meccanismo di anticipazione dei finanziamenti che verranno reintegrati interamente nell’arco del quinquennio, senza penalizzare altri interventi del Psr.

«È una scelta forte a favore di un‘agricoltura di qualità e amica dell’ambiente che abbiamo adottato nel mese di maggio dopo esserci confrontati con la consulta agricola regionale – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli -. La domanda di prodotti bio continua a crescere, nonostante la stagnazione dei consumi. Per una regione come l’Emilia Romagna si tratta di un’opportunità importante che abbiamo voluto cogliere».

Riforma costituzionale, il comitato laico «Avremo un Paese più governabile»

Salimbeni (dirigente Cna, ex Pd) è il promotore dell’iniziativa: «Direzione sensata e possibile. Sarà incentivata la partecipazione»

Ex Pd, oggi battitore libero, Nevio Salimbeni, responsabile del turismo in Cna, ha lanciato da qualche mese un comitato per il Sì al referendum costituzionale slegato da appartenenze politiche che sul territorio sembra più attivo di tanti di quelli che dovrebbero essere nati in seno ai circoli democratici. Su Facebook la loro pagina ha superato in un mese i 26mila contatti. Il comitato raccoglie persone, come ci spiega Salimbeni, «che sono state del Pd, che lo sono ancora e che il Pd non l’hanno mai votato» e che dunque non si possono nemmeno definire propriamente “renziane”. Ne fa parte anche Serena Fagnocchi, voce critica del Pd che mesi fa si dimise dalla direzione provinciale.

Insomma, un comitato “laico” che, ci spiega il promotore, avrebbe come primo intento quello di portare la discussione sui contenuti e svincolarla da un voto che si riduca a essere “pro” o “contro” il governo e Renzi (per altre posizioni e informazioni sul referendum vedi tra i correlati). Una discussione, quindi, che stia soprattutto sul merito. Ma perché essere per il sì al punto addirittura di organizzare un comitato? «Tra le ragioni fondamentali e di massima ci sono il fatto che questa Riforma rappresenta la fine del bicameralismo perfetto, garantisce maggiore governabilità in un momento in cui i governi nazionali rischiano di non incidere davvero e aumenta la possibilità di partecipazione, ma di una partecipazione seria. Infine, è una riforma che va nella direzione giusta nella riduzione dell’apparato politico eccessivo». Se la riduzione dell’apparato politico, per quanto ridotta, è chiara, certo stupisce tra gli argomenti che la Riforma “favorisca la partecipazione”. «Sì, le leggi di iniziativa popolare dovranno essere sottoscritte da più persone, ma viene introdotto l’obbligo della discussione e anche per i referendum, a fronte di 800mila firma si avrà l’abbassamento del quorum…».

Eppure il ruolo del governo sarà rafforzato e il Senato non è chiaro come sarà “designato”. «Personalmente non mi scandalizzerei se il Senato diventasse un ente di secondo livello, ma preferisco l’idea, promessa da Matteo Renzi, della possibilità che alle elezioni regionali, su una scheda a parte, gli elettori possano scegliere. Più in generale io credo che non si possa definire democrazia una palude in cui si discute per anni senza mai decidere e che invece garantisca più democrazia un sistema che permette di scegliere chi deve governare mettendolo nelle condizioni di fare delle scelte».

Quindi siamo di fronte alla riforma perfetta fatta dalla ministra Boschi con il voto favorevole di Verdini? «Noi abbiamo ormai mitizzato la prima Costituzione, ma è bene ricordare che la sua stesura provocò discussioni enormi e ci fu chi diede del traditore a Togliatti. Credo che questa riforma sia il frutto di un momento di discussione che ha coinvolto persone di valore e che stimo, altre meno. Ma bisogna guardare agli articoli e decidere se è meglio che le cose restino come sono o se invece è bene che cambino. Questa Riforma va in una direzione sensata e possibile e, dato il contesto in cui ci troviamo, credo sia un buon risultato. La Costituzione così come è ora, è stata pensata per “frenare” perché è nata in un quadro di guerra fredda che ora non c’è più, oggi ci sono altre guerre e il contesto politico ed economico è profondamente mutato e credo che di conseguenza la seconda parte della Costituzione, non la prima che stabilisce i principi fondanti, vada modificata così come peraltro prevede la Carta stessa. Credo sarebbe sbagliato assumere una posizione snobistica, anche se certo preferisco chi si schiera apertamente con il No, come D’Alema, al partito del “Forse” così diffuso da queste parti dentro il Pd…».

Partorisce nel bosco con rito sciamanico Il padre è l’ex marito di Selen

Il parto «come facevano i nativi nell’antichità» in una tenda Lui suonava il tamburo per alleviare il dolore della madre

In una tenda nel bosco, lei ha partorito in piedi mentre lui suonava un tamburo che nella tradizione sciamanica si ritiene aiuti a scacciare le paure e i dolori della partoriente. Arriva dalle pagine de Il Giornale di Vicenza la storia di una coppia ravennate: Michelangelo pesa tre chili e mezzo ed è nato una settimana fa a Monte di Malo con un parto naturale nella Tenda Rossa, uno spazio realizzato dall’ostetrica che ha seguito il parto e titolare del centro di maternità alternativo Mamastè. I genitori sono la 31enne Alessia Padoan e il 51enne Antonino Putortì, entrambi operatori olistici ed esperti di sciamanesimo. Lui è l’ex marito di Luce Caponegro, l’ex pornostar Selen: nel 2012 i due aprirono il centro benessere che oggi è ancora gestito dalla 49enne.

«Il mio sogno – racconta la neomamma a Il Giornale – è sempre stato quello di partorire come facevano i nativi nell’antichità, con metodi naturali. Così, quando ho scoperto di essere incinta mi sono informata in rete per capire a chi potevo rivolgermi per esaudire questo mio desiderio e ho rintracciato Elena Cecchetto, con cui ho instaurato subito un bellissimo feeling sia per il suo modo di essere sia per la sua professionalità. Quindi ho deciso di venire qui da lei per partorire il mio bambino».

Alla nascita del bambino, sempre secondo quanto si legge sull’edizione odierna del quotidiano vicentino, erano presenti anche due sciamani del Cile amici della coppia e i genitori hanno optato per il cosiddetto lotus birth, una procedura di nascita in cui il cordone ombelicale non viene reciso e il neonato resta collegato alla placenta fino al distacco naturale, che avviene qualche giorno dopo il parto. «Il parto – ha raccontato l’ostetrica a Il Giornale – si è svolto nel migliore dei modi. Abbiamo assistito io e una mia collega. E, seppur in un contesto naturale, abbiamo lavorato seguendo i necessari criteri di sicurezza, come la vicinanza dal luogo del parto ad un ospedale e l’attrezzatura adeguata».

Chiedeva aiuti per i terremotati fingendosi dj dello Zoo di 105: truffatore denunciato

Il 31enne si era guadagnato la simpatia di turisti e operatori lasciando anche conti da pagare in quattro alberghi

Spacciandosi per un dj di Radio 105 aveva raccontato dell’intenzione di organizzare eventi per conto del programma “Lo zoo di 105” per aiutare i terremotati e così si è guadagnato la simpatia di turisti e operatori tra Cervia e Milano Marittima riuscendo a farsi prestare soldi o proponendosi per svolgere commissioni come pieni di benzina, lavaggi auto e ricariche telefoniche ma trattenendo i soldi ricevuti per l’adempimento. I carabinieri della compagnia di Cervia Milano Marittima hanno denunciato e allontanato dal territorio della provincia un 31enne di Colleferro, già distintosi in passato per numerose truffe e insolvenze fraudolente.

Sono quattro le strutture alberghiere di alto livello dove, in poco più di dieci giorni, aveva lasciato conti stratosferici da pagare. Raggirando le vittime, effettuava finte operazioni di bonifico o inventava incredibili storie per guadagnare tempo e, alla fine, svignarsela senza pagare.

In tre casi il 31enne si era invece spacciato per venditore di telefoni della Vodafone e, col pretesto di essere vicinissimo ad un traguardo produttivo che gli sarebbe valso una mega provvigione, convinceva la vittima a sottoscrivere un contratto di acquisto con pagamento immediato di centinaia di euro e consegna del telefono a domicilio. Denunciato anche un suo complice, allontanatosi già dalla provincia.

I carabinieri invitano tutte le vittime a recarsi nei comandi stazione del territorio per denunciare ogni ulteriore caso di truffa riconducibile a queste modalità o alla persona denunciata.

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