giovedì
28 Agosto 2025

Il candidato propone un fondo per armi poi si scusa: «Solo una provocazione»

Il dietrofront di Patrizi, nelle lista di Lpr con Ancisi: «Viene minimizzato
il problema dell’insicurezza dei ravennati nelle loro case»

«Mi scuso per essere andato oltre le righe. Si è trattato di una mia provocazione con cui ho inteso reagire in forma colloquiale a discussioni in cui il tema dei cittadini indifesi nelle loro case veniva minimizzato rispetto al primo posto di Ravenna in Italia per il grave reato di questo genere». Arrivano scuse e dietrofront di Francesco Patrizi, l’ingegnere che dalla sua pagina pubblica su Facebook aveva promesso l’istituzione di un fondo a favore degli italiani per l’acquisto di un’arma per legittima difesa in caso di elezione al consiglio comunale di Ravenna per cui si candida sotto il simbolo di Lista per Ravenna di Alvaro Ancisi. Le nota di scuse inviata alle redazioni dei giornali è introdotta da una precisazione: «Se mai in astratto fosse, potrebbe essere solamente nei confronti dei cittadini legittimati al porto d’armi».

D’ora in po’ però Patrizi sarà un soldatino ben allineato: «Per l’intera mia azione successiva, mi atterrò strettamente, su questa come su ogni altra problematica dell’amministrazione comunale, al programma che la coalizione alternativa al Pd depositerà tra domani e dopodomani in Comune insieme alla presentazione delle sue liste, nel quale, tra l’altro, il tema della sicurezza è trattato al primo posto con grande ampiezza, esaustività e incisività».

Infatti su questo tema il candidato consigliere ricorda un aspetto specifico di quanto fatto da Lpr: «La coalizione elettorale di cui Lpr è parte ha correttamente affrontato il tema dell’inviolabilità del domicilio e del rafforzamento della legittima difesa dei cittadini dai delinquenti che invadono le loro case. Non a caso Lista per Ravenna è stata la prima formazione politica nella nostra città che abbia invitato la cittadinanza a sottoscrivere il progetto di legge popolare che vuole riformare, a loro diritto, gli articoli 614 sulla violazione di domicilio e l’art. 55 sull’eccesso colposo di difesa del codice penale».

Altri 27 milioni per l’ospedale di Ravenna In vendita la sede di Largo Chartres

In arrivo le Case della Salute a Sant’Alberto e San Pietro in Vincoli
Si presentano anche tre nuovi primari, con obiettivi ambiziosi

Dopo i circa 50 milioni di questi anni per la realizzazione dei nuovi spazi del Dea e del Dsm, entro il 2018 l’Ausl della Romagna investirà 27 milioni di euro per interventi infrastrutturali all’ospedale di Ravenna, a cui si devono aggiungere circa 5,6 milioni per nuove apparecchiature.

Gli interventi più significativi riguarderanno la riqualificazione dello storico ingresso su via Missiroli, la realizzazione di nuovi 400 posti auto e, per quanto riguarda l’edilizia clinica, nuovi spazi per il blocco operatorio (investimento da 4,5 milioni di euro), per l’area materna e infantile, con ampliamento della pediatria (5,7 milioni) e per il blocco delle degenze (4,5 milioni).

Entro il 2017 verranno inoltre abbandonati gli uffici amministrativi della sede in centro di Largo Chartres (che verrà messa in vendita, per un valore stimato di quasi 5 milioni di euro), con i dipendenti che verranno spostati in aree non utilizzate dell’ospedale.

E se l’ospedale dovrà naturalmente continuare ad affrontare le problematiche acute, sul territorio le cronicità dovranno essere affrontate grazie anche alle cosiddette Case della Salute. Ecco così che l’Ausl ha annunciato l’apertura in giugno di quella di Sant’alberto, mentro entro fine mese inizieranno i lavori a San Pietro in Vincoli, dove l’obiettivo è aprire in luglio. Dovranno diventare il punto di riferimento certo rivolto ai cittadini per l’accesso alle cure primarie.

Sono stati inoltre nominati in questi giorni tre nuovi primari all’ospedale di Ravenna (nella foto). Si tratta del 48enne siciliano Federico Cappuzzo, nel reparto di oncologia (fino a poche settimane fa dirigeva quello di Livorno); del 60enne ravennate già molto noto al Santa Maria delle Croci Omero Triossi (gastroenterologia) e del 57enne ferrarese Francesco Lanza (in arrivo da Cremona), nuovo direttore di ematologia, luminare delle staminali che si propone di far accreditare Ravenna come centro nazionale ed europeo per i trapianti, appunto, da cellule staminali.

Infine l’Ausl ha annunciato anche che contro le carenze organico nel 2015 sui 60 nuovi assunti a livello romagnolo, tra personale infermieristico e sanitario, ben 39 sono stati destinati agli ospedali del Ravennate. E in vista dell’estate sono in arrivo altre 63 figure.

Altri 27 milioni per l’ospedale di Ravenna In vendita la sede di Largo Chartres

In arrivo le Case della Salute a Sant’Alberto e San Pietro in Vincoli Si presentano anche tre nuovi primari, con obiettivi ambiziosi

Dopo i circa 50 milioni di questi anni per la realizzazione dei nuovi spazi del Dea e del Dsm, entro il 2018 l’Ausl della Romagna investirà 27 milioni di euro per interventi infrastrutturali all’ospedale di Ravenna, a cui si devono aggiungere circa 5,6 milioni per nuove apparecchiature.

Gli interventi più significativi riguarderanno la riqualificazione dello storico ingresso su via Missiroli, la realizzazione di nuovi 400 posti auto e, per quanto riguarda l’edilizia clinica, nuovi spazi per il blocco operatorio (investimento da 4,5 milioni di euro), per l’area materna e infantile, con ampliamento della pediatria (5,7 milioni) e per il blocco delle degenze (4,5 milioni).

Entro il 2017 verranno inoltre abbandonati gli uffici amministrativi della sede in centro di Largo Chartres (che verrà messa in vendita, per un valore stimato di quasi 5 milioni di euro), con i dipendenti che verranno spostati in aree non utilizzate dell’ospedale.

E se l’ospedale dovrà naturalmente continuare ad affrontare le problematiche acute, sul territorio le cronicità dovranno essere affrontate grazie anche alle cosiddette Case della Salute. Ecco così che l’Ausl ha annunciato l’apertura in giugno di quella di Sant’alberto, mentro entro fine mese inizieranno i lavori a San Pietro in Vincoli, dove l’obiettivo è aprire in luglio. Dovranno diventare il punto di riferimento certo rivolto ai cittadini per l’accesso alle cure primarie.

Sono stati inoltre nominati in questi giorni tre nuovi primari all’ospedale di Ravenna (nella foto). Si tratta del 48enne siciliano Federico Cappuzzo, nel reparto di oncologia (fino a poche settimane fa dirigeva quello di Livorno); del 60enne ravennate già molto noto al Santa Maria delle Croci Omero Triossi (gastroenterologia) e del 57enne ferrarese Francesco Lanza (in arrivo da Cremona), nuovo direttore di ematologia, luminare delle staminali che si propone di far accreditare Ravenna come centro nazionale ed europeo per i trapianti, appunto, da cellule staminali.

Infine l’Ausl ha annunciato anche che contro le carenze organico nel 2015 sui 60 nuovi assunti a livello romagnolo, tra personale infermieristico e sanitario, ben 39 sono stati destinati agli ospedali del Ravennate. E in vista dell’estate sono in arrivo altre 63 figure.

Il viaggio attraverso i continenti di Ravenna Jazz

Un vero mappamondo del jazz, con innumerevoli sfumature stilistiche: dal 5 al 14 maggio andrà in scena la 43eisma edizione del festival Ravenna Jazz.

Il teatro Alighieri ospiterà quattro concerti ad alto impatto emotivo. Il trio tutto israeliano del contrabbassista Avishai Cohen (giovedì 5 maggio) mette in cortocircuito il jazz afro-americano più classico con le spezie sonore del Mediterraneo e il Medio Oriente. Un deciso cambio di rotta si avrà coi Take 6 (sabato 7): dopo essersi conquistato una fama planetaria per i suoi sofisticati impasti timbrici e l’ammirevole senso del ritmo nel campo del gospel, il R&B e più in generale del crossover canoro, questo gruppo vocale americano a cappella ha conquistato anche il mondo del jazz.
I toscani Funk Off annunceranno la loro presenza a Ravenna Jazz con alcune parate a suon di musica lungo le strade del centro storico, con partenza sempre da Piazza del Popolo: tre uscite il 7 maggio (ore 12; ore 16; ore 19.45) e due l’8 maggio (ore 12; ore 17). Dopo essersi fatti apprezzare nella veste di marching band, la sera di sabato 8 saliranno insieme alla cantante Karima sul palco dell’Alighieri, dove avranno modo di far esplodere tutto il loro scatenato repertorio funk-jazz.
Il festival aggiungerà poi un nuovo tassello alle tante star del jazz latino ospitate nel corso degli anni. Sabato 14 arriverà infatti il pianista dominicano Michel Camilo, solista di abbagliante virtuosismo, capace di infondere la propulsione cinetica delle musiche caraibiche nelle più sofisticate forme jazzistiche.

All’interno della rassegna si distingue una sezione dedicata alle proposte più insolite: sono i concerti di “Ravenna 43° Jazz Club”. Il primo di questi appuntamenti, venerdì 6 maggio al Cisim di Lido Adriano, darà spazio al caleidoscopico blues psichedelico dei romagnoli Sacri Cuori, ai quali si aggiungerà il cantante Terry Lee Hale per dare ancor più risalto alla matrice cantautorale e ai riverberi texani della band guidata dal chitarrista Antonio Gramentieri. Il “Jazz Club” tornerà poi in scena tutte le sere dal 9 al 13 maggio, con una particolare attenzione alle mille sfumature del canto. Si inizia con i vividi colori del Brasile: lunedì 9 al Mama’s Club con l’intreccio di voci, chitarre e percussioni del duo As Madalenas, ossia la musica brasiliana d’autore secondo Cristina Renzetti e Tati Valle. Nella stessa giornata del loro concerto, presso il Liceo Artistico “Nervi-Severini”, le due artiste saranno anche protagoniste di un workshop. Di particolare intensità è anche l’arte canora di Carmen Souza, diva portoghese della world music: il suo quartetto Epistola, co-diretto con il bassista Theo Pascal, si ispira alle origini capoverdiane della cantante per dare vita a una musica che ha tutto il sapore di un jazz tropicale (martedì 10 al Teatro Socjale di Piangipane). Con i GoGo Penguin (mercoledì 11 al Cisim), da Manchester, si farà un tuffo nel più vorticoso nu-jazz britannico. Difficile immaginarsi qualcosa di musicalmente più insolito dei Blues Burdèl (giovedì 12 al Mama’s Club): questo quartetto vocale esegue infatti un repertorio di canzoni romagnole, tradizionali e non, ambiziosamente trasformate con le sonorità del blues e le armonie del jazz. Con l’inglese Anthony Strong (venerdì 13 al Teatro Socjale) si passa al genere crooning: un classico del jazz cantato.

Infine, sono ormai una tradizione del festival i concerti “Aperitifs”: appuntamenti pomeridiani nei locali del centro di Ravenna, tutti a ingresso gratuito e all’ora dell’aperitivo. La loro formula (sono tutte esibizioni in solo) è uno stimolo alla massima creatività per gli artisti coinvolti. Si partirà all’insegna ancora della musica brasiliana con il chitarrista e cantante Rogerio Tavares e il suo “Brasiliando” (giovedì 5 maggio s Leonardi Dolciumi 1957). “Just Music!” del chitarrista e cantante Filippo Tirincanti sarà un’eclettica miscela di rock, pop, R&B (venerdì 6, Caffè Pasticceria Palumbo). Sulla stessa sintonia proseguirà un altro cantante-chitarrista, Moris Pradella, il cui “Soul and More” accelera piuttosto sulla corsia del rock più graffiante e del soul (sabato 7, Pasticceria Ferrari). La musica brasiliana ritorna, inframmezzata dal canzoniere italiano, con “I dieci giardini” di Cristina Renzetti (domenica 8, l’Alighieri caffè) e poi ancora lunedì 9 a Casa Spadoni con la cantautrice Tati Valle e il suo “Livro dos dias”. Il jazz più intenso sarà alla base di “Sax for Sonny” del sassofonista Alessandro Scala (martedì 10, Due Dame). Pop d’alto profilo e jazz sono il “My Favorite” del pianista e cantante Lorenzo Pagani (mercoledì 11, Caffè del Ponte Marino). Blues, Brasile e jazz costituiscono il “Variopinto” solo voce-chitarra di Federico Codicè (giovedì 12, Vineria Nuova). Cantautore ribelle e iconoclasta, il pianista-cantante Giacomo Toni porterà il suo “Piano Punk Cabaret” al Cabiria wine bar (venerdì 13). L’ultimo “Aperitif” sarà con Giorgio ‘Mr. Blue’ Cavalli e il suo “Non solo blues” per voce e chitarra (sabato 14, Pasticceria Ferrari).

Info e programma completo: tel. 0544 405666 e www.ravennajazz.org.

Vespri a San Vitale con il Ravenna Festival

Dal 13 maggio al 13 luglio: il programma

Nella prestigiosa cornice della sede arcivescovile di Ravenna, è stata presentata ieri (mercoledì 4 maggio) la rassegna Vespri a San Vitale, perla del Ravenna Festival 2016. Maestro di cerimonie è stato il sovrintendente del festival, Antonio De Rosa, che si è alternato al padrone di casa, l’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, al direttore per le relazioni esterne di Bper Banca, Eugenio Tangerini, e al direttore artistico del Festival Angelo Nicastro (nella foto). Questa rassegna nasce per offrire quotidianamente, dal 13 maggio al 13 luglio, ai visitatori della Basilica di San Vitale una nuova prospettiva, quella di poter ascoltare capolavori della storia della musica in un ambiente pensato per la loro esecuzione.

Il primo appuntamento vedrà impegnati dal 13 al 19 maggio i Melodi Cantores, diretti dalla ravennate Elena Sartori, che eseguiranno il Vespero delle Cinque Laudate ad uso della cappella di San Marco. Questa composizione venne pubblicata un anno prima della morte del suo creatore, il musicista cremasco Francesco Cavalli, attivo a Venezia nel XVII secolo e pupillo del famoso Claudio Monteverdi, maestro di cappella della basilica marciana.

Il secondo appuntamento, dal 20 al 26 maggio, vede il Gioiosa Ensemble cimentarsi nelle sonate a tre op.1 di Arcangelo Corelli, primo esempio di perfezione compositiva del violinista fusignanese. La sospensione dell’aderenza all’esecuzione storicamente informata evidenziata in questa settimana corelliana, di contro assai osservata in questa rassegna sacra, è da ricondurre ad una valorizzazione dei talenti del Gioiosa Ensemble, cresciuti in seno all’Orchestra Cherubini.

Dal 27 maggio al 2 giugno sarà la volta del controtenore lughese Carlo Vistoli, che, insieme al tiorbista Fabiano Merlante, alla gambista Rosita Ippolito e all’organista ravennate Marina Scaioli, riempiranno la basilica con le note di Henry Purcell, di Alessandro Stradella e di Dietrich Buxtehude.

Uno spazio tutto al femminile sarà dedicato dal 3 al 10 giugno quando l’Ensembe Korymbos eseguirà tre programmi differenti che vedranno, oltre al coro la partecipazione di arpa gotica e vielle. Questo repertorio sacro è stato recuperato da manoscritti risalenti al XIII e XIV secolo quando animare una liturgia col canto gregoriano non era un evento, ma la prassi.

Nella settimana dell’invasione violoncellistica al Festival saranno proprio i 100 cellos, dall’11 al 18 giugno, ad occuparsi dei vespri a San Vitale. Ogni sera si potrà ascoltare un modo diverso di intendere il vespro, dalle improvvisazioni su temi sacri di Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi, alla Sesta suite per violoncello solo di Johann Sebastian Bach eseguita dal faentino Mauro Valli.

Nel descrivere i vespri dal 19 al 23 giugno il direttore artistico Nicastro usa l’aggettivo «semplicità» giacché in questo appuntamento saranno impegnati i giovani talenti del Coro di voci bianche Ludus Vocalis, diretti da Elisabetta Agostini. Le musiche eseguite spazieranno da Johann Sebastian Bach e Andrew Lloyd Weber.

Dal 24 al 30, invece, sarà il coro senior, il Ludus Vocalis, diretto da Stefano Sintoni, ad eseguire brani di compositori attivi a Ravenna tra il XVI ed il XVII secolo.

Dall’1 al 7 luglio vi sarà spazio per la devozione mariana grazie al Gruppo Lumen Luminum, nato grazie agli insegnamenti dell’Ensemble La Reverdie, che eseguirà mottetti, laude ed inni di autori del XIII secolo.

Chiuderà la rassegna l’impegno, dall’8 al 13 luglio, dell’organista Andrea Berardi, prosecutore della grande scuola organistica ravennate di don Gino Bartolucci.

Pescatore di vongole trovato morto in pialassa. Era l’ex gestore del Baretto

Stefano “Titto” Zaffagnini lascia moglie e due figli. Aveva muta
da sub e bombole funzionanti: fatale probabilmente un malore

Una notizia che ha sconvolto davvero tante persone, a Ravena e dintorni, quella della morte di Stefano Zaffagnini, 53 anni, storico gestore del Baretto, il locale sul molo, simbolo negli anni ottanta e novanta di Marina di Ravenna. Zaffagnini aveva da tempo cambiato lavoro, impegnato prima nel settore della ristorazione e poi in azienda alla Trevi, prima di intraprendere solo poche settimane fa il mestiere del pescatore professionista. Una sorta di coronamento di un sogno, per lui, da sempre grande appassionato. E proprio la sua passione gli è stata fatale. Zaffagnini – noto con il soprannome di “Titto” – è stato infatti ritrovato morto da un collega, intorno alle 13 di ieri, mercoledì 4 maggio, mentre stava pescando vongole nella piallassa di Porto Corsini. Trovato in poco più di un metro d’acqua, con la muta da sub e le bombole, perfettamente funzionanti. I soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Fatale al 53enne, con tutta probabilità, un malore.

Tra i primi a giungere sul posto la moglie, Patrizia Masetti, funzionaria dell’Agci (l’Associazione Generale Cooperative Italiane) e candidata alle prossime amministrative con il partito repubblicano (tra i primi a esprimere il proprio cordoglio con una nota inviata alla stampa), e un suo caro amico, Alessandro Brunelli, presidente della stessa Agci Ravenna-Ferrara e anche del Ravenna Calcio.

“Titto” – nato a Lugo e residente a Filetto – lascia anche due figli adolescenti e due sorelle, tra cui Patrizia Zaffagnini, in lista anche lei alle prossime elezioni con la Lega Nord, con cui si era anche candidata a sindaco di Ravenna nell’ormai lontano 2006.

Al confronto sulla cultura di Mirada a parlare sono soprattutto le assenze

Presenti solo le candidate Guerra e Sutter, che criticano il sistema
e vorrebbero Landi e Lamri assessori. L’ex M5S dura con Cassani

Se anche le assenze parlano, ieri sera (mercoledì 4 maggio) al Dock 61 sono state dette molte cose. Perché all’incontro sul tema della cultura proposto dall’associazione Mirada e moderato dalla presidente Elettra Stamboulis dei cinque candidati a sindaco ce n’erano appena due: Raffaella Sutter di Ravenna in Comune e Michela Guerra di CambieRà.

E anche tra il pubblico gli operatori culturali si contavano con il contagocce, con a spiccare la presenza di Franco Masotti del Ravenna Festival: «Ma sono qui a titolo del tutto personale» – ci tiene a precisare.

Stamboulis ha specificato che in realtà Maurizio Bucci della lista civica La Pigna aveva da subito detto di non poter partecipare e che avrebbe mandato qualcuno che poi però non si è fatto vedere, mentre Alberghini ha chiamato la mattina stessa lamentando un abbassamento di voce: avrebbe partecipato al suo posto Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna – è stato comunicato – non fosse che era a Roma per impegni istituzionali. E Il Pd? «Risposta non pervenuta – dice Stamboulis – il candidato Michele de Pascale ci ha detto subito che non sarebbe potuto venire, abbiamo chiesto che mandasse qualcuno al suo posto mai non abbiamo mai ricevuto risposta».

Ora, naturalmente, la ragione per spiegare la diserzione del Pd dal confronto è verosimilmente da cercare nella polemica sollevata proprio da Stamboulis qualche settimana fa. Polemica scaturita dopo la decisione dell’associazione Mirada di rescindere la convenzione con il Comune di Ravenna e portare, dopo 11 anni, il festival del fumetto di realtà Komikazen a Rimini per una mancanza, per citare Stamboulis di «engagement» da parte del Comune. Polemica con strascico particolarmente fastidioso per l’assessore alla cultura Ouidad Bakkali (e non solo) perché è stata occasione per parlare anche dei finanziamenti dati dall’Amministrazione alle associazioni di due fidanzati di due assessore, questione finita in particolare nel mirino de La Pigna (vedi articoli correlati).

Non solo. Stamboulis si è schierata fin dall’inizio a favore di Sutter. Diciamo quindi che effettivamente il contesto dell’incontro non garantiva forse la totalità imparzialità, ma è pur vero che poteva essere un’occasione non tanto per rispondere alle polemiche (peraltro smorzate più che rinfocolate dalle candidate sindaco presenti) sui fidanzati, ma per ragionare del sistema cultura in città, su cui invece sono volate critiche piuttosto puntuali e salaci a cui sarebbe interessante contrapporre una replica articolata da parte di chi quelle scelte le ha fatte o non le ha comunque mai messe in discussione. Perché appunto, a prescindere dalla questione fidanzati che può più o meno appassionare, i temi posti sul tavolo da Stamboulis sono cruciali: trasparenza nelle scelte culturali di un’amministrazione, discrezionalità nelle nomine, professionalizzazione e i nomi degli assessori alla Cultura che avrebbero scelto gli aspiranti sindaci.

Michela Guerra ha detto che passerà da qui al ballottaggio a cercare di convincere Marcello Landi ad accettare l’incarico di assessore in una sua ipotetica giunta e del resto il nome di Landi, tra i “magnifici sette tecnici” presentati di recente dalla Guerra (sempre tra i correlati), è stato citato più volte nel corso della serata, a ripetizione. Il giudizio di Guerra su quanto fatto dall’amministrazione è impietoso: «Abbiamo toccato il fondo – ha detto –. È tutto da ricostruire». Suo punto fermo è il fatto che qualsiasi evento debba in qualche modo coinvolgere anche l’infanzia e i bambini per crescere le generazioni future e insegnare loro ad amare la cultura e il loro territorio. Ha elencato criteri per bandi pubblici e trasparenti per convenzioni che dovrebbero scadere a fine mandato politico della giunta e che vanno dall’affidabilità dell’ente che chiede i fondi, all’internazionalità dell’evento fino al successo in termini di presenze non solo ex post, ma anche in fase previsionale. Tra le realtà da incoraggiare sicuramente la scuola di jazz che oggi «riceve appena 4mila euro dal Comune», ma anche la possibilità di valorizzare opere e dipinti «sepolti» al Mar, di far rivivere le antiche mura, di esposizioni all’aria aperta o negli edifici di archeologia industriale della Darsena, un centro di poesia internazionale legato al nome di Dante e anche la creazione di una festa della musica, il tentativo di riportare il Museo dell’arredo di Biagetti a Ravenna. Soprattutto la Guerra si è scagliata contro l’attuale dirigenza comunale e anche gli assessori. Una dirigenza – secondo la candidata – snob e non sufficiente umile senza essere competente che ha bocciato progetti di pregio e di grande richiamo (il riferimento è ancora alle rievocazioni in costume per i 500 anni della battaglia di Ravenna) a cui vengono lasciate le scelte per l’impotenza dell’assessore. E non ha risparmiato anche l’ex assessore e cooordinatore della candidatura di Ravenna 2019: «Cassani lo manderei a raccogliere la frutta».

Di impronta decisamente più politica, se non proprio gramsciana, la visione di Raffaella Sutter che ha rivendicato la discrezionalità di un’amministrazione nelle scelte culturali, discrezionalità che deve seguire sei criteri secondo la candidata: professionalizzazione degli operatori, produzione e non solo fruizione di cultura, internazionalizzazione, capacità di disseminazione e sedimentazione sul territorio, ruolo di incubatori per le realtà maggiori. Queste dovrebbero essere le chiavi per guidare le scelte. Sulla dirigenza e sui ruoli apicali in fatto di cultura Sutter denuncia l’eccessivo «provincialismo» e constata come, anche nell’ambito universitario, Ravenna non riesca ad attrarre cervelli. Immagina «case» e luoghi fisici dove elaborare e sperimentare le varie forme artistiche e i linguaggi, a cominciare dal cinema («il palazzo dei congressi è una cosa lì a metà» dice) per recuperare il progetto di una serie di realtà artistiche che si occupano di infanzia di una “casa per le arti” proprio pensata per i bambini. Tra i fili da riconnettere quello sul rapporto Oriente e Occidente, cui la città è vocata e il rapporto con il Mediterraneo. E ribadisce come anche sul fronte delle risorse si debba cercare di reperire fondi non solo dalle fondazioni cittadine, guardando a realtà oltreconfine. Il suo assessore alla cultura se fosse eletta? Un intellettuale mai allineato: Tahar Lamri.

Diversi i punti di contatto tra le due proposte, soprattutto nella critica al sistema e comune anche il rifuggire un attacco sul tema dei rapporti di etica tra amministratori e fidanzati o amici o parenti che operano nel settore: in una città piccola come Ravenna è difficile per chi amministra evitare sempre situazioni come queste. Certo, dice soprattutto Sutter, ci vuole senso della misura e forse è mancato il senso dell’opportunità, ma a tutelarsi da eventuali abusi, più di codici o norme, servono appunto la trasparenza e i criteri di cui sopra. D’accordo anche sulla necessità di intervenire sui servizi in appalto alle cooperative per garantire compensi equi ai lavoratori. In particolare su questo tema Sutter ha parlato esplicitamente di troppe «connivenze tra coop e amministrazione pubblica» che avrebbero implicato svantaggi per i lavoratori.

Come si diceva, tutti temi su cui sarebbe stato interessante un confronto soprattutto con la controparte del Pd che ha governato fino a oggi e che intende governare da domani e che legittimamente rivendica invece la ricchezza del panorama culturale cittadino, l’ingresso di molti nuovi soggetti tra chi riceve appunto fondi dal Comune, la varietà della proposta che questo sistema ha offerto. Insomma, il Pd argomenti a suo favore per la verità ne avrebbe più d’uno, ma fino ad ora ha preferito appunto restare piuttosto defilato e non accettare il guanto di sfida.

Al confronto sulla cultura di Mirada a parlare sono soprattutto le assenze

Presenti solo le candidate Guerra e Sutter, che criticano il sistema
e vorrebbero Landi e Lamri assessori. L’ex M5S dura con Cassani

Se anche le assenze parlano, ieri sera (mercoledì 4 maggio) al Dock 61 sono state dette molte cose. Perché all’incontro sul tema della cultura proposto dall’associazione Mirada e moderato dalla presidente Elettra Stamboulis dei cinque candidati a sindaco ce n’erano appena due: Raffaella Sutter di Ravenna in Comune e Michela Guerra di CambieRà.

E anche tra il pubblico gli operatori culturali si contavano con il contagocce, con a spiccare la presenza di Franco Masotti del Ravenna Festival: «Ma sono qui a titolo del tutto personale» – ci tiene a precisare.

Stamboulis ha specificato che in realtà Maurizio Bucci della lista civica La Pigna aveva da subito detto di non poter partecipare e che avrebbe mandato qualcuno che poi però non si è fatto vedere, mentre Alberghini ha chiamato la mattina stessa lamentando un abbassamento di voce: avrebbe partecipato al suo posto Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna – è stato comunicato – non fosse che era a Roma per impegni istituzionali. E Il Pd? «Risposta non pervenuta – dice Stamboulis – il candidato Michele de Pascale ci ha detto subito che non sarebbe potuto venire, abbiamo chiesto che mandasse qualcuno al suo posto mai non abbiamo mai ricevuto risposta».

Ora, naturalmente, la ragione per spiegare la diserzione del Pd dal confronto è verosimilmente da cercare nella polemica sollevata proprio da Stamboulis qualche settimana fa. Polemica scaturita dopo la decisione dell’associazione Mirada di rescindere la convenzione con il Comune di Ravenna e portare, dopo 11 anni, il festival del fumetto di realtà Komikazen a Rimini per una mancanza, per citare Stamboulis di «engagement» da parte del Comune. Polemica con strascico particolarmente fastidioso per l’assessore alla cultura Ouidad Bakkali (e non solo) perché è stata occasione per parlare anche dei finanziamenti dati dall’Amministrazione alle associazioni di due fidanzati di due assessore, questione finita in particolare nel mirino de La Pigna (vedi articoli correlati).

Non solo. Stamboulis si è schierata fin dall’inizio a favore di Sutter. Diciamo quindi che effettivamente il contesto dell’incontro non garantiva forse la totalità imparzialità, ma è pur vero che poteva essere un’occasione non tanto per rispondere alle polemiche (peraltro smorzate più che rinfocolate dalle candidate sindaco presenti) sui fidanzati, ma per ragionare del sistema cultura in città, su cui invece sono volate critiche piuttosto puntuali e salaci a cui sarebbe interessante contrapporre una replica articolata da parte di chi quelle scelte le ha fatte o non le ha comunque mai messe in discussione. Perché appunto, a prescindere dalla questione fidanzati che può più o meno appassionare, i temi posti sul tavolo da Stamboulis sono cruciali: trasparenza nelle scelte culturali di un’amministrazione, discrezionalità nelle nomine, professionalizzazione e i nomi degli assessori alla Cultura che avrebbero scelto gli aspiranti sindaci.

Michela Guerra ha detto che passerà da qui al ballottaggio a cercare di convincere Marcello Landi ad accettare l’incarico di assessore in una sua ipotetica giunta e del resto il nome di Landi, tra i “magnifici sette tecnici” presentati di recente dalla Guerra (sempre tra i correlati), è stato citato più volte nel corso della serata, a ripetizione. Il giudizio di Guerra su quanto fatto dall’amministrazione è impietoso: «Abbiamo toccato il fondo – ha detto –. È tutto da ricostruire». Suo punto fermo è il fatto che qualsiasi evento debba in qualche modo coinvolgere anche l’infanzia e i bambini per crescere le generazioni future e insegnare loro ad amare la cultura e il loro territorio. Ha elencato criteri per bandi pubblici e trasparenti per convenzioni che dovrebbero scadere a fine mandato politico della giunta e che vanno dall’affidabilità dell’ente che chiede i fondi, all’internazionalità dell’evento fino al successo in termini di presenze non solo ex post, ma anche in fase previsionale. Tra le realtà da incoraggiare sicuramente la scuola di jazz che oggi «riceve appena 4mila euro dal Comune», ma anche la possibilità di valorizzare opere e dipinti «sepolti» al Mar, di far rivivere le antiche mura, di esposizioni all’aria aperta o negli edifici di archeologia industriale della Darsena, un centro di poesia internazionale legato al nome di Dante e anche la creazione di una festa della musica, il tentativo di riportare il Museo dell’arredo di Biagetti a Ravenna. Soprattutto la Guerra si è scagliata contro l’attuale dirigenza comunale e anche gli assessori. Una dirigenza – secondo la candidata – snob e non sufficiente umile senza essere competente che ha bocciato progetti di pregio e di grande richiamo (il riferimento è ancora alle rievocazioni in costume per i 500 anni della battaglia di Ravenna) a cui vengono lasciate le scelte per l’impotenza dell’assessore. E non ha risparmiato anche l’ex assessore e cooordinatore della candidatura di Ravenna 2019: «Cassani lo manderei a raccogliere la frutta».

Di impronta decisamente più politica, se non proprio gramsciana, la visione di Raffaella Sutter che ha rivendicato la discrezionalità di un’amministrazione nelle scelte culturali, discrezionalità che deve seguire sei criteri secondo la candidata: professionalizzazione degli operatori, produzione e non solo fruizione di cultura, internazionalizzazione, capacità di disseminazione e sedimentazione sul territorio, ruolo di incubatori per le realtà maggiori. Queste dovrebbero essere le chiavi per guidare le scelte. Sulla dirigenza e sui ruoli apicali in fatto di cultura Sutter denuncia l’eccessivo «provincialismo» e constata come, anche nell’ambito universitario, Ravenna non riesca ad attrarre cervelli. Immagina «case» e luoghi fisici dove elaborare e sperimentare le varie forme artistiche e i linguaggi, a cominciare dal cinema («il palazzo dei congressi è una cosa lì a metà» dice) per recuperare il progetto di una serie di realtà artistiche che si occupano di infanzia di una “casa per le arti” proprio pensata per i bambini. Tra i fili da riconnettere quello sul rapporto Oriente e Occidente, cui la città è vocata e il rapporto con il Mediterraneo. E ribadisce come anche sul fronte delle risorse si debba cercare di reperire fondi non solo dalle fondazioni cittadine, guardando a realtà oltreconfine. Il suo assessore alla cultura se fosse eletta? Un intellettuale mai allineato: Tahar Lamri.

Diversi i punti di contatto tra le due proposte, soprattutto nella critica al sistema e comune anche il rifuggire un attacco sul tema dei rapporti di etica tra amministratori e fidanzati o amici o parenti che operano nel settore: in una città piccola come Ravenna è difficile per chi amministra evitare sempre situazioni come queste. Certo, dice soprattutto Sutter, ci vuole senso della misura e forse è mancato il senso dell’opportunità, ma a tutelarsi da eventuali abusi, più di codici o norme, servono appunto la trasparenza e i criteri di cui sopra. D’accordo anche sulla necessità di intervenire sui servizi in appalto alle cooperative per garantire compensi equi ai lavoratori. In particolare su questo tema Sutter ha parlato esplicitamente di troppe «connivenze tra coop e amministrazione pubblica» che avrebbero implicato svantaggi per i lavoratori.

Come si diceva, tutti temi su cui sarebbe stato interessante un confronto soprattutto con la controparte del Pd che ha governato fino a oggi e che intende governare da domani e che legittimamente rivendica invece la ricchezza del panorama culturale cittadino, l’ingresso di molti nuovi soggetti tra chi riceve appunto fondi dal Comune, la varietà della proposta che questo sistema ha offerto. Insomma, il Pd argomenti a suo favore per la verità ne avrebbe più d’uno, ma fino ad ora ha preferito appunto restare piuttosto defilato e non accettare il guanto di sfida.

La redazione di R&D intervista Michela Guerra al Caffè Belli

Ultimo aperitivo con i candidati in attesa del confronto all’americana
del 26 maggio allo Chalet. Appuntamento con l’ex prescelta 5 Stelle

Termina questa sera – prima del confronto finale all’americana con tutti gli aspiranti sindaci del 26 maggio allo Chalet dei giardini pubblici – il ciclo di incontri organizzato da Ravenna&Dintorni con i candidati a sindaco di Ravenna alle amministrative del 5 giugno.

L’appuntamento di oggi (giovedì 5 maggio) – alle 18.30 al Caffè Belli di via Guerrini – è con Michela Guerra, candidata del Movimento civico CambieRà, lista, come noto, nata dopo che a Ravenna il Movimento 5 Stelle ha deciso di non dare a nessuno la certificazione. Tra chi la chiedeva c’era proprio la lista del meetup 5 Stelle che aveva scelto Michela Guerra come candidata sindaco. Ma poco dopo anche un’altra lista guidata dall’allora consigliera comunale Francesca Santarella tentò di presentare una alternativa allo staff centrale. Il risultato fu appunto quello già detto: nessuna delle due ha ottenuto la certificazione.

A schierarsi apertamente con Guerra, che in questi giorni ha presentato candidati consiglieri e “personalità tecniche”, ossia potenziali assessori (vedi articoli correlati), il capogruppo del Movimento 5 Stelle a Palazzo Merlato Pietro Vandini.

L’intervista della redazione di R&D a Guerra al Caffè Belli (che durante e dopo l’incontro offrirà ai presenti un aperitivo a prezzo speciale) arriva dopo quelle – in altri locali del centro storico – con Maurizio Bucci della Pigna, Raffaella Sutter di Ravenna in Comune, Michele de Pascale del centrosinistra e Massimiliano Alberghini del centrodestra, andando così a completare il quadro degli sfidanti in campo, in vista come detto dello “scontro finale” ai giardini pubblici, pochi giorni prima del voto.

La redazione di R&D intervista Michela Guerra al Caffè Belli

Ultimo aperitivo con i candidati in attesa del confronto all’americana
del 26 maggio allo Chalet. Appuntamento con l’ex prescelta 5 Stelle

Termina questa sera – prima del confronto finale all’americana con tutti gli aspiranti sindaci del 26 maggio allo Chalet dei giardini pubblici – il ciclo di incontri organizzato da Ravenna&Dintorni con i candidati a sindaco di Ravenna alle amministrative del 5 giugno.

L’appuntamento di oggi (giovedì 5 maggio) – alle 18.30 al Caffè Belli di via Guerrini – è con Michela Guerra, candidata del Movimento civico CambieRà, lista, come noto, nata dopo che a Ravenna il Movimento 5 Stelle ha deciso di non dare a nessuno la certificazione. Tra chi la chiedeva c’era proprio la lista del meetup 5 Stelle che aveva scelto Michela Guerra come candidata sindaco. Ma poco dopo anche un’altra lista guidata dall’allora consigliera comunale Francesca Santarella tentò di presentare una alternativa allo staff centrale. Il risultato fu appunto quello già detto: nessuna delle due ha ottenuto la certificazione.

A schierarsi apertamente con Guerra, che in questi giorni ha presentato candidati consiglieri e “personalità tecniche”, ossia potenziali assessori (vedi articoli correlati), il capogruppo del Movimento 5 Stelle a Palazzo Merlato Pietro Vandini.

L’intervista della redazione di R&D a Guerra al Caffè Belli (che durante e dopo l’incontro offrirà ai presenti un aperitivo a prezzo speciale) arriva dopo quelle – in altri locali del centro storico – con Maurizio Bucci della Pigna, Raffaella Sutter di Ravenna in Comune, Michele de Pascale del centrosinistra e Massimiliano Alberghini del centrodestra, andando così a completare il quadro degli sfidanti in campo, in vista come detto dello “scontro finale” ai giardini pubblici, pochi giorni prima del voto.

Il candidato di Lista per Ravenna: «Un fondo per italiani per l’acquisto di armi»

La proposta choc di Francesco Patrizi sulla sua pagina Facebook

«Se sarò eletto, come credo, consigliere comunale a Ravenna, proporrò l’istituzione di un fondo a favore dei cittadini italiani per l’acquisto di un’arma ai fini della legittima difesa». Lo scrive sulla sua pagina Facebook, creata poche ore prima e con solo poche decine di “fan”, un candidato a consigliere comunale di Lista per Ravenna alle prossime elezioni amministrative.

Lui è Francesco Patrizi, 38 anni, già finito al centro di una piccola polemica (vedi articoli correlati) con il Movimento 5 Stelle al momento dell’annuncio della sua candidatura con la lista civica di Alvaro Ancisi che, come noto, sostiene il candidato a sindaco Massimiliano Alberghini nella coalizione di centrodestra formata anche da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

E poco dopo la pubblicazione della proposta decisamente sopra le righe, Patrizi è stato preso di mira su Facebook proprio dal capogruppo uscente del Movimento 5 Stelle in consiglio comunale, Pietro Vandini…

Distintivo farlocco, pistola vera e si fingeva delle forze dell’ordine

Denunciato un pensionato 65enne che aveva fermato in strada un furgone per aver ostacolato una presunta operazione di polizia  

Si spacciava per un appartenente alle forze dell’ordine ma il tesserino che mostrava era una patacca di metallo comprata online. Solo che i veri carabinieri gli hanno trovato una pistola addosso non denunciata: un pensionato 65enne di Ravenna è stato denunciato per sostituzione di persona, possesso di oggetti che simulano la funzione di un corpo di polizia e detenzione abusiva di arma.

L’episodio che ha portato all’individuazione dell’uomo si è svolto nella mattinata di ieri, 3 maggio. Verso mezzogiorno il corriere di una ditta di spedizioni si è visto sorpassare da una autovettura di grossa cilindrata che ha intimato al furgone di fermarsi mostrando la custodia di una pistola. Il corriere, confuso tra l’ipotesi che si trattasse di una rapina o di una vettura civetta delle forze dell’ordine, ha deciso in ogni caso di ubbidire e si è fermato: l’uomo ha contestato al corriere che gli aveva rallentato la marcia mentre era impegnato in una operazione di polizia, ha parlato di una presunta multa alla ditta di spedizioni e si è allontanato a forte velocità. La persona alla guida del furgoncino ha preso nota della targa dell’autovettura e denunciato tutto ai carabinieri.

I militari si sono presentati a casa dell’uomo e l’hanno quindi aspettato sulla soglia di casa: oltre agli oggetti di libera detenzione, come una pistola ad aria compressa ed un tesserino acquistabile in ogni negozio, il malvivente è stato trovato in possesso di un revolver non denunciato.

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