domenica
21 Settembre 2025

Rossi chiude la carriera nel calcio: anticonformista con il Ravenna sempre nel cuore

Il 37enne Gian Maria Rossi chiude la carriera da professionista nel calcio per lavorare nell’azienda agricola di famiglia: «La scorsa stagione a Ravenna abbiamo riportato entusiasmo: grazie ai tifosi, ora stiano vicini alla squadra»

WhatsApp Image 2024 07 10 At 11.13.11

Cita De André, non ha profili social, di lavoro ha fatto il portiere senza essere un gigante e ora ha deciso di lasciare il calcio per potersi dedicare all’azienda agricola di famiglia, in campagna. Sicuramente non è stato il “classico” calciatore a cui siamo abituati, Gian Maria Rossi, portiere di Ravenna che nel Ravenna ha iniziato la sua carriera e l’ha chiusa ufficialmente poche settimane fa, a 37 anni, perfettamente integro, al termine di un’annata che l’ha visto grande protagonista, se non in campo, sicuramente nella crescita di un gruppo che ha sfiorato l’impresa di tornare in serie C senza averne inizialmente le ambizioni.

Gian Maria, perché hai deciso di smettere? Il Ravenna non ti ha fatto proposte?
«Dal Ravenna non ho ricevuto nessuna chiamata, a parte qualche chiacchiera informale prima della fine della stagione. Ma non ha influito nella mia decisione, che avevo già in testa. Dovevo valutare un po’ di situazioni, magari una possibilità di scendere di categoria per accompagnare il mio lavoro futuro, ma poi ho pensato di non riuscire a gestire al meglio entrambi gli impegni. E sapevo già di non voler rimanere nel mondo del calcio».

Non ti piace?
«Mi piace tantissimo giocare. Ma non ho la passione che serve per poter allenare o fare altro. Non guardo neanche le partite in tv, se non per stare in compagnia di amici. E poi ho sempre pensato che poter decidere di lasciare il calcio fosse un grande privilegio: non volevo smettere perché considerato finito o senza squadra».

Giamma Cloe

I tifosi ti hanno dedicato uno striscione toccante…
«Colgo l’occasione per ringraziarli pubblicamente, privatamente lo ho già fatto. Penso che quello striscione vada oltre il calcio e per me era importante lasciare un bel ricordo come persona. Io sono nato qui, ho fatto qui il settore giovanile, per me Ravenna è una piazza di cuore. Ed è stato motivo di orgoglio quest’anno essere riusciti a riaccendere l’entusiasmo, essere riusciti a trascinare i tifosi, che hanno dato a loro volta una grande risposta: ricordo i 700 di Forlì, la curva piena a Carpi, il derby sempre con il Forlì in casa… Ora con Cipriani cambia tutto, l’obiettivo della serie C è dichiarato e sicuramente l’entusiasmo ci sarà già fin da questa estate: da esterno voglio dire ai tifosi di stare vicini alla squadra anche nei momenti negativi, perché non è comunque mai semplice vincere un campionato».

Cosa ricordi dei tuoi esordi? Quanto hanno pesato i tuoi 180 cm per cercare di essere credibile nel tuo ruolo, inizialmente?
«Diciamo che quando ero giovane erano altri tempi: all’epoca il portiere più forte in circolazione, il mio idolo, era Angelo Peruzzi, che era alto quanto me adesso. C’era meno questa inclinazione di oggi a voler puntare in primis all’aspetto puramente fisico. C’era più attenzione alla tecnica di base, in quel periodo la scuola italiana dei portieri era la migliore al mondo. Nonostante questo, la mia altezza è sempre stata un motivo di chiacchiericcio nei miei confronti, me ne rendo conto. Ma allo stesso tempo è stata anche motivo di orgoglio per essere riuscito a fare comunque una discreta carriera».

Quando hai capito che il calcio poteva diventare il tuo lavoro?
«Non certo da ragazzo, quando ho sempre pensato solo a divertirmi, anche perché i miei non avevano alcuna ambizione e non mi hanno mai messo giustamente pressioni di questo tipo. Mi ci sono trovato senza pensarci, a fare il calciatore, e mi sento fortunato a essere riuscito a fare di una passione il mio lavoro».

Pro e contro di fare il calciatore professionista?
«Io l’ho sempre visto come un lavoro vero, per il quale fare delle rinunce a fronte di alcuni privilegi. Quindi vita corretta e sana, prendersi cura del proprio stato fisico e anche mentale: ogni domenica in fondo era come un esame. Tra i contro ci sono anche situazioni come quella che ho vissuto ad Andria, dove sono stato sette mesi senza stipendio. Oggi ci sono più tutele, anche se in serie C i contratti non sono più così ricchi come 10-15 anni fa».

Perché il portiere? È vero che bisogna essere un po’ “pazzi”?
«Non saprei, di certo a me è sempre piaciuto fare di testa mia, andare in direzione “ostinata e contraria”. E il portiere è l’unico ruolo diverso da tutti gli altri, è stato un modo per non conformarmi al resto».

I momenti più belli della tua carriera?
«Tutti gli esordi, sicuramente, quindi quello in C1 con la vittoria a Salerno o quello in B con il pareggio contro il Bologna al Benelli. E poi la vittoria del campionato con il Ravenna (la promozione in B del 2007, ndr), quella con il Bassano. Le tre salvezze di fila ai playout con l’Imolese, per cui credo di essere stato determinante. E anche l’ultima stagione è stata fantastica».

E quelli più brutti? Il gol preso due anni fa direttamente dal portiere del Modena, che ha girato molto sui social?
«Quello non lo vedo come uno dei momenti più brutti. Certo, è stato un errore eclatante, ma con il tempo impari a gestirli, gli errori, capisci che fanno parte del gioco. In quel caso è stato peggio quello che è successo dopo, le accuse di combine o altro, che fortunatamente senza avere i social ho solo sentito riportate da altri. In quei giorni però ho ricevuto tanti messaggi di conforto da persone che non sentivo da tanto tempo, è stato bello. In realtà, i momenti più brutti sono quelli legati agli infortuni e purtroppo ne ho avuti diversi. Non è facile rialzarsi».

Cosa ti mancherà di più?
«Probabilmente non ho ancora realizzato. So che la domenica sarà diversa, senza l’adrenalina che mi ha accompagnato per 20 anni. Ma quello che mi mancherà di più probabilmente è lo spogliatoio. Quando trovi l’alchimia giusta, come nell’ultimo anno a Ravenna, è sempre un piacere andare al campo. E mi mancherà l’allenamento: mi è sempre piaciuto e ci ho sempre creduto molto, ho sempre pensato che fosse lo specchio del giocatore e della persona che sei; non mi sono mai gestito,ho sempre fatto fatica con piacere e gusto. Quello che apprezzerò, invece, ora, è senza dubbio il tempo in più da dedicare alla famiglia (Rossi è sposato con Laura e padre di due bambini, Cloe e Jacopo, ndr)».

Invasione di cavallette sulle colline faentine: minacciato il raccolto dei frutteti

La massiccia proliferazione degli insetti è probabilmente legata all’aumento anomalo delle temperature

Cavallette

Secondo quanto segnalato da Coldiretti, da alcuni giorni i campi delle colline faentine sono sotto l’attacco di voraci sciami di cavallette.  La proliferazione massiva degli insetti è probabilmente dovuta agli sbalzi climatici che provocano elevate temperature e scarsità di precipitazioni. Le cavallette non stanno divorando non solo le coltivazioni di erba medica (solitamente il ‘pasto’ preferito dall’insetto), ma anche la frutta in maturazione sugli alberi, in primis pesche, susine e albicocche tardive, minacciando il raccolto.

Nel 2022 e 2023 il fenomeno aveva interessato principalmente le zone del territorio di Casola e Riolo Terme, impattando fortemente sulle rese dei raccolti di erba medica, cereali e orticole e anche in questa occasione si prospettano danni significativi.

«Coldiretti – spiega il Direttore provinciale dell’associazione Assuero Zampini – ha immediatamente avviato assieme agli associati del territorio un monitoraggio approfondito con censimento dei vari focolai con l’obiettivo di sollecitare l’intervento delle istituzioni locali e regionali al fine di limitare quanto possibile i danni ed evitare che il vorace insetto colonizzi anche i territori limitrofi».

Il Pala de Andrè si prepara ad accogliere i migranti dell’Aita Mari

Terminato il sopralluogo da parte delle autorità competenti, la città si prepara a ricevere le 34 persone in arrivo venerdì 19. Sono tre quelle che resteranno in provincia

PHOTO 2024 07 16 12 45 2

È da poco terminato il sopralluogo al Pala De Andrè per organizzare lo sbarco e l’accoglienza dei 34 migranti previsto nel primo pomeriggio di venerdì 19 (probabilmente attorno alle ore 15 alla Banchina di Fabbrica Vecchia di Marina di Ravenna). La nave Ong Aita Mari si trova attualmente al Traverso di Siracusa a circa 700 miglia marine da Ravenna.

Un pullman della Croce Rossa Italiana si occuperà di trasferire le 34 persone al Pala De Andrè, dove si svolgeranno le visite sanitarie e l’identificazione da parte della polizia e dei servizi sociali del Comune di Ravenna. Secondo quanto riportato dalla prefettura, le condizioni sanitarie a bordo risulterebbero stabili, con due casi di traumi lievi da verificare e due casi di diabete e ipertensione al momento sotto controllo. L’età dei migranti oscilla tra i 18 e 50 anni e la provenienza è principalmente Siriana (24 persone). A bordo anche persone dal Bangladesh, dall’Egitto e dalla Nigeria.

Sarà il dodicesimo sbarco di navi Ong al Porto di Ravenna, a partire dal 31 dicembre 2022. In totale gli arrivi saranno stati finora 1227 di cui 174 minori non accompagnati.

Malfatti: «I La Crus sono un gruppo che vive di contrasti»

La storica band milanese in concerto al Peter Pan di Marina di Ravenna a ingresso libero mercoledì 17 luglio

Thumbnail 01 LaCrus

I La Crus saranno in scena, per l’unica data in Romagna e a ingresso libero, mercoledì 17 luglio alle 21.45 al Peter Pan di Marina di Ravenna, ed è questa l’occasione per rivolgere qualche domanda a Cesare Malfatti, tra i fondatori della storica band milanese tornata di recente sulle scene dopo la reunion. L’ultimo album, uscito a marzo scorso, Proteggimi da ciò che voglio, è stato accolto con entusiasmo da pubblico e critica.
Dopo tanti anni di inattività vediamo un ritorno, da dove è scaturita questa nuova scintilla, cosa porta il nuovo album?
«L’idea di un ritorno è arrivata durante un concerto nel 2019 in cui ci siamo ritrovati con una forte vena creativa, tanto da buttare le basi per un disco di inediti nel 2020. Per un anno e mezzo i lavori però stagnano, ma con l’intervento dell’etichetta Mescal e del produttore Matteo Cantaluppi ecco che alla fine concretizziamo, con otto brani mai usciti, il nuovo disco. Inoltre ritroviamo Alessandro Cremonesi, che fin dagli esordi aveva partecipato alla vita dei La Crus con testi e arrangiamenti, e nuovi elementi che rendono possibile un ritorno al palco e al disco».
Perché avete sentito il bisogno di tornare, cosa volevate raccontare?
«Ci siamo resi conto che a eventi e spettacoli avevamo sempre molto pubblico e abbiamo capito che potevamo permetterci un ritorno. Il disco Proteggimi da ciò che voglio ha nuovi temi, storie fresche, tratta del nuovo mondo con cui interagiamo, social e non».
Che rapporto avete, appunto, con il nuovo mondo, con Spotify, la morte del cd e il nuovo modo di fare musica?
«Noi nasciamo nei primi anni ’90 e conosciamo la fama a cavallo del 2000; nel 1995 e nel 2001 riceviamo due premi Tenco, tutto senza internet o streaming, i numeri li si faceva nei concerti o vendendo dischi. Ora ci troviamo in una dimensione altra rispetto a quel mondo, lo capiamo, ne riconosciamo l’importanza ma non è nostro».
Thumbnail 02 LaCrus
Chi è oggi il vostro pubblico, a chi vi rivolgete?
«Ritroviamo molti fan della prima ora che oggi hanno avuto figli che a loro volta ci trovano interessanti, ma non posso dire di vedere molti fan ex-novo, siamo ancora sulla scia di ciò che si è fatto in passato».
La vostra storia musicale è costellata di featuring, che nell’ultimo album arrivano fino al filosofo sloveno neohegeliano Slavoj Žižek, da dove nasce questa idea di musica?
«È una vena collaborativa che abbiamo sempre avuto, frutto soprattutto di Mauro Ermanno Giovanardi (Joe, l’altro fondatore dei La Crus, ndr), che ha sempre voluto unire le forze con altri artisti e ha creduto nel potere del featuring, da Vinicio Capossela a Carmen Consoli, da Colapesce e Dimartino a Žižek appunto, anche se quest’ultima in realtà è stata un’idea di Alessandro Cremonesi, che nutre un grande interesse nelle tematiche del brano in cui Zizek appare, ovvero La rivoluzione, e ha voluto, con il suo permesso, campionare un estratto di un suo video».
Chi sono i La Crus, come si presenterebbe a un nuovo fan?
«I La Crus sono un gruppo che vive di contrasti, tra ricerca musicale e testi di cantautorato, tra tradizione e particolarità, che propone musica sulla base di uno studio melodico e un’analisi dei testi».

Caduto un pino di 18 metri a Milano Marittima. Il Comune: «Colpa anche del caldo»

L’albero aveva 80 anni di età, era nella rotonda Primo maggio: nessun ferito ma travolto un altro esemplare di pino

Pino Caduto 16 LUGUn esemplare di pino domestico di circa 80 anni di età e oltre 18 metri di altezza è crollato all’improvviso alle 4 di stamani, 16 luglio, a Milano Marittima nella rotonda Primo maggio. Non ci sono stati feriti. Nella caduta l’albero ha steso un altro pino e un lampione. In poche ore la rotonda è tornata alla normalità, con la rimozione degli alberi.

«I picchi di caldo estremi e prolungati – si legge in una nota diffusa dal Comune di Cervia – possono creare delle condizioni di disseccamento dei fasci legnosi, tali da poter determinare, come già accaduto nelle estati scorse, soprattutto durante i torridi periodi estivi, alcuni cedimenti improvvisi e inaspettati di alberi in città, anche in assenza di eventi meteorologici avversi». Il Comune ricorda poi i fenomeni di maltempo recente – le due trombe d’aria del 2019 e del 2023 – che contribuiscono a determinare «progressivi indebolimenti a carico del patrimonio arboreo, soprattutto di quello più vetusto, senza che però si manifestino evidenti cambiamenti nello stato». Nei prossimi giorni si provvederà congiuntamente tra i tecnici comunali e i professionisti esperti in stabilità delle alberature alla verifica dello stato di conservazione delle piante adiacenti a quella caduta.

L’assessora al Verde, Federica Bosi, ha dichiarato: «Il servizio comunale addetto alla gestione del verde pubblico da oltre 20 anni mantiene il controllo del vasto patrimonio arboreo su strade e aree verdi, mediante una verifica periodica dello stato di stabilità delle principali alberature pubbliche, attraverso l’esecuzione, ove ritenute necessarie, di prove di stabilità visive e strumentali con l’uso delle principali metodologie riconosciute a livello internazionale, sempre eseguite da professionisti di grande esperienza».

Al via la modifica sperimentale della viabilità nell’incrocio di via Vittorio Veneto

La nuova circolazione entrerà in vigore dal 19 luglio, dopo l’installazione dello spartitraffico, e verrà attuata fino al 30 settembre

incrocio Faenza

L’incrocio tra tra via Vittorio Veneto, via degli Insorti e via Giuliano da Maiano è uno dei nodi più trafficati della città e spesso teatro di code e comportamenti non sicuri da parte degli automobilisti nei confronti di biciclette e pedoni. Proprio per questo la Commissione Traffico ha recentemente disposto, a titolo sperimentale, una modifica alla viabilità per limitare il flusso di automobili al centro dell’intersezione. Questa misura sperimentale sarà attiva da venerdì 19, dopo l’installazione del new-jersey provvisorio

Nel dettaglio, i veicoli provenienti da via Vittorio Veneto saranno indirizzati a destra in via degli Insorti, direzione Firenze, verso la rotatoria Donatori di sangue (rotatoria Cappuccini). Una modifica che se da un lato comporterà un leggero aumento del tragitto (percorrendo prima la rotatoria) per chi dovrà poi immettersi in via Giuliano da Maiano o via degli Insorti verso il centro, dall’altro consentirà maggiore sicurezza e scorrevolezza della circolazione.

La modifica alla viabilità non sarà definitiva ma avrà carattere sperimentale e verrà attuata fino al 30 settembre 2024. Durante questo periodo si monitorerà l’andamento del traffico valutando se e come rendere eventualmente organica la misura.

Per consentire la svolta obbligatoria a destra da viale Vittorio Veneto verrà realizzato uno spartitraffico, installato nei prossimi giorni. Nessuna modifica per i mezzi che, in ingresso dalla circonvallazione, vorranno svoltare in viale Vittorio Veneto.

L’Olimpia Teodora torna in B1. Federico Rizzi sarà il nuovo allenatore

La squadra torna in terza serie grazie al cambio di titoli con la Ozzano. Il commento del presidente Poggi: «È stato come riannodare un filo che si era spezzato due stagioni fa con la rinuncia alla A2»

Schermata 2024 07 16 Alle 14.43.11
L’Olimpia Teodora giocherà il prossimo campionato di serie B1: con l’iscrizione effettuata in questi giorni il ritorno diventa ufficiale e la squadra giallorossa torna nella terza serie grazie al cambio titoli effettuato con la Pallavolo Ozzano.
«È stato come riannodare un filo che si era spezzato due stagioni fa con la rinuncia alla A2 e la conseguente diaspora di un gruppo di giovani interessantissime – commenta il presidente Giuseppe Poggi –. Quando ho ricevuto la telefonata del Presidente Gambi che ci proponeva il cambio ho pensato che sarebbe stata l’occasione giusta per recuperare quanto perso ingiustamente in passato e non abbiamo esitato, ci siamo messi al lavoro per costruire, trovando consensi in alcune aziende ed alcuni amici che ci hanno sostenuto e ci sosterranno. Abbiamo poi pensato di recuperare il patrimonio giocatrici ravennati di categoria sparse in varie squadre. Il risultato è che avremo una squadra a forte trazione territoriale impreziosita da alcuni innesti di qualità. Ed è stato un vero peccato che alcune giocatrici non abbiano accettato la proposta di tornare, per motivi personali o di studio, altrimenti avremmo potuto fare anche di più».
La squadra sarà condotta da Federico Rizzi, anche lui ravennate e proveniente dalla panchina della Pietro Pezzi in B maschile, ma con alcuni anni di esperienza anche nel femminile. La direzione sarà affiancata da Fabio Falco, lo scorso anno vice allenatore al Mosaico: «Il roster è ormai completo, la squadra mediamente giovane, ma pronta per la categoria e nei prossimi giorni ufficializzeremo i nomi di tutte le giocatrici. Vogliamo divertirci e fare appassionare il pubblico, vogliamo vedere di nuovo il PalaCosta pieno di pubblico, che sostenga le ragazze. Così capiremo di aver fatto un buon lavoro».

Riapre il parco Vatrenus dopo gli interventi di ripristino del post alluvione

Gli interventi non hanno beneficiato di fondi pubblici e hanno richiesto un investimento di 51.172 euro. Giovedì 1 agosto la festa di inaugurazione

Il Parco Vatrenus

Il parco Vatrenus e la relativa area di sgambamento cani di Sant’Agata sul Santerno riaprirà a partire da oggi (martedì 16 luglio). L’area non era accessibile dai giorni dell’alluvione. La riapertura sarà ufficializzata con una festa di inaugurazione prevista per giovedì 1 agosto.

Gli interventi di ripristino della zona e delle attrezzature e dei giochi danneggiati sono iniziati a marzo e sono stati seguiti direttamente  dagli uffici comunali: a seguito di una lista di priorità individuate nella fase di ripristino di tutte le strutture danneggiate nel paese si è scelto di non beneficiare di contributi statali per la messa a nuovo del parco.

Il costo totale degli interventi stato di 51.172 euro, finanziati in parte grazie alle donazioni ricevute e in parte da risorse comunali.

Devono essere ancora eseguiti alcuni piccoli interventi puntuali, che non incidono sulla fruibilità del parco (ripristino del bagno, della recinzione e di due giochi); inoltre, nel corso del prossimo autunno si sostituiranno alcune alberature che erano state donate da un gruppo di cittadini nel 2020.

«Questa riapertura riveste un ruolo importante per la vita della comunità, che è per noi un aspetto fondamentale delle linee di mandato – ha dichiarato il sindaco Riccardo Sabadini -. I lavori si sono svolti in tempi sostanzialmente rapidi e si inseriscono in un quadro complessivo di ritorno alla normalità del nostro paese, che vuole lasciarsi alle spalle al più presto i tragici segni dell’alluvione del 2023».

Allerta meteo arancione per le temperature estreme fino alla mezzanotte di mercoledì

Nella giornata di mercoledì 17 luglio previste massime intorno ai 38 gradi o superiori

Dalla mezzanotte di oggi, martedì 16 luglio, alla mezzanotte di domani, mercoledì 17, sarà attiva nel territorio del comune di Ravenna l’allerta meteo arancione per temperature estreme, emessa dalla protezione civile e da Arpae Emilia-Romagna.L’allerta completa si può consultare sul portale dedicato e anche attraverso X (@AllertaMeteoRer).

Nella giornata di mercoledì 17 luglio è prevista la persistenza di temperature massime elevate (intorno a 38°C, o localmente superiori) nelle zone di pianura centro-orientale. Il sindaco Michele de Pascale raccomanda di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione: «È importante evitare di uscire nelle ore più calde, dalle 12 alle 18, soprattutto per anziani, bambini molto piccoli e persone non autosufficienti; proteggersi dal calore del sole con tende o persiane e mantenere il climatizzatore a 25-27 gradi. Se si usa un ventilatore non indirizzarlo direttamente sul corpo; bere e mangiare molta frutta ed evitare bevande alcoliche e caffeina, indossare abiti e cappelli leggeri e di colore chiaro all’aperto evitando le fibre sintetiche».

Si ricorda che per contrastare il disagio della popolazione Ausl Romagna ha lanciato un piano per il contrasto delle ondate di calore.

Tornano gli aperitivi sui campi al Pancotto: è la prima edizione dopo la pandemia

La rassegna di musica indie festeggia il decimo anniversario con l’apertura dei Baseball Gregg

Baseball Gregg

Riparte mercoledì 17 luglio la stagione dell'”Aperitivo sui Campi”, la rassegna di concerti del mercoledì all’Osteria del Pancotto di Gambellara. Le serate inizieranno alle 18.30 e saranno a ingresso gratuito, per partecipare è necessaria la tessera Endas.

Dopo l’interruzione del 2020 a causa della pandemia l’evento riprende quest’anno, nel giardino sul retro dello storico Circolo Endas IX Febbraio. Non si tratta solo dell’edizione del ritorno, ma anche del decimo anniversario dell’iniziativa.

Le serate di “Aperitivo sui Campi” portano nella suggestiva cornice della campagna ravennate diverse realtà del panorama indipendente italiano. L’apertura del 17 luglio sarà affidata ai Baseball Gregg, il duo italo-americano nato nel 2013 dall’amicizia di Luca e Samuel.

I prossimi appuntamenti vedranno sul palco del Pancotto, il 24 luglio i bolognesi LaPara, il 31 luglio i ravennati Rigolò, il 7 agosto la reunion di Spagetti Bolonnaise, il 14 agosto The Manifesto, il 21 agosto Tv Fuzz, il 28 agosto Spacepony e, per concludere, il 4 settembre Altre di B.

Il piromane del distributore è incapace di intendere, probabile l’assoluzione

Il 25enne diede fuoco alla pompa di benzina Coil in piazza Caduti sul lavoro, secondo il medico legale ha una forma di psicosi legata all’abuso di sostanza alcoliche e cannabinoidi

Incendio DistributoreIl giovane che lo scorso 16 aprile diede fuoco al distributore di benzina Coil in piazza Caduti sul Lavoro a Ravenna è stato ritenuto incapace di intendere e di volere per una forma di psicosi legata all’abuso di sostanze alcoliche e cannabinoidi. È l’esito della perizia medico-legale su Famakan Traoré, venticinquenne originario del Mali chiamato a rispondere di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e incendio. La notizia è riportata dall’edizione del 16 luglio del quotidiano Il Resto del Carlino.

Tre mesi fa il giovane cosparse di carburante l’area adiacente alla pompa del distributore e poi appiccò il fuoco. Le fiamme si esaurirono rapidamente anche per effetto dei sistemi di sicurezza di cui sono dotati gli impianti.

La perizia evidenzia la pericolosità sociale del soggetto, palesando la necessità di adottare misure per controllare il suo comportamento, ma stabilisce anche che Traoré non sarebbe in grado di sostenere un processo a causa della sua condizione psicotica, strettamente connessa all’abuso di sostanze. La diagnosi apre quindi la possibilità di un’assoluzione, in vista dell’udienza del 18 luglio. Dopo tre evasioni dall’ospedale successive all’episodio del distributore, Traoré attualmente è piantonato agli arresti domiciliari al Centro di salute mentale di Ravenna.

Durante le varie udienze sostenute finora, il 25enne ha fornito giustificazioni piuttosto inverosimili: in sogno gli sarebbero apparsi i carabinieri che gli ordinavano di dare fuoco al distributore o sarebbero state voci a suggerirgli di compiere azioni che non avrebbe altrimenti voluto fare.

La rivoluzione del Ravenna Fc parte dal vivaio: «Dobbiamo diventare un riferimento»

Federico Turchetta è il nuovo responsabile del settore giovanile, affiancato per la cura della metodologia da Giulio Pastecchia (ex Empoli): «Aspettiamo il nuovo centro sportivo, ma intanto alziamo il livello. E dobbiamo distinguerci per stile, in campo e fuori»

La rivoluzione, nel calcio a Ravenna, parte dal settore giovanile. Il nuovo responsabile Federico Turchetta usa termini e si pone obiettivi probabilmente mai visti e sentiti da queste parti, a livello di vivaio. E ad affiancarlo ci sarà Giulio Pastecchia, in arrivo nientemeno che dall’Empoli. [pro_ad_display_adzone id=”326058″]Con esperienze all’estero (tra cui quella in Kuwait per conto dell’academy del Milan) e una recente esperienza in una delle realtà più innovative d’Italia nel settore, il Sudtirol, Turchetta si definisce «un eterno studente», lui che in realtà anche insegna, come la passata stagione trascorsa a fare formazione per allenatori.

«Ho fatto studi psico pedagogici-umanistici, amo gli approcci multidisciplinari su più campi e materie, dalle neuroscienze alla pedagogia e alla filosofia», ci racconta. «Oggi – continua – i formatori-allenatori fanno la differenza, perché i ragazzi giocano meno fuori dal centro sportivo e sono sempre più digitali, “istantanei” mi verrebbe da dire, quindi con una soglia di attenzione più bassa. Sono quindi affascinato dalle varie metodologie con cui trasferire qualcosa ai ragazzi, la comunicazione deve essere diversa, si deve basare sull’aspetto caratteriale, sulla gestione dell’emotività»..

Dall’alto di varie esperienze all’estero, qual è il limite dei vivai italiani?
«Io credo sia il pensiero, la cultura, che banalizza, che guarda al risultato nel breve periodo e che spesso vede il settore giovanile solo come una spesa. All’estero investono in infrastrutture, in seconde squadre, che sono un ponte di mezzo per i ragazzi, che invece da noi a 20 anni giocano ancora in Primavera».

A Ravenna può nascere quindi un progetto diverso?
«Il progetto che mi ha proposto Davide (Mandorlini, ndr), che è una persona di grande profondità, vuole far diventare Ravenna un punto di riferimento per i ragazzi del territorio, che non devono più andare via a cercare fortuna. Si respira già aria di cambiamento. Per raggiungere i nostri obiettivi ci vuole pazienza, si dovrà instaurare un rapporto con le società del territorio, dovremo essere “aperti”, collaborare, organizzare incontri di formazione per i loro allenatori».

Le strutture, a Ravenna, però ancora mancano.
«Il progetto del nuovo centro sportivo deve essere un obiettivo, ma cito l’esempio del Medio Oriente, dove il calcio si fa anche “in mezzo alla guerra”: noi in darsena, o a Fosso Ghiaia, possiamo farcela, dobbiamo alzare il livello».

Cosa chiedete ai nuovi mister?
«Non mi interessa il curriculum ma la condivisione e la passione in quello che si fa. Devono essere giovani di testa, con continui stimoli a voler crescere. Con Giulio metteremo in atto un percorso metodologico che dovranno seguire tutti, dagli under 8 alla Juniores, in modo che tutti i ragazzi si riconoscano all’interno del “gioco”. Un progetto in cui più che la struttura a noi interesserà l’intensità cognitiva: andremo a incidere anche negli aspetti emozionali, relazionali e psicologici. Io e Giulio siamo i responsabili ma anche gli allenatori di tutti, saremo sempre sul campo, tra le varie annate».

Che scelta avete fatto sulle rose?
«Quella di confermare tutti, perché bambini e ragazzi non li valuto dal percorso precedente. Li valuteremo invece con le nuove metodologie di allenamento, diverse da quelle precedenti. E al tempo stesso attiveremo il nostro reparto scouting per schedare e prendere informazioni. Credo molto nella ripresa video per velocizzare il processo di apprendimento. Deve essere comunque chiaro che ora l’asticella si alza, che Ravenna fa selezione. Con la consapevolezza che ogni ragazzo va allenato, che ha margini di crescita ed è patrimonio della società, non del mister. E se merita, per esempio, è giusto metterlo sotto età».

E i genitori?
«Ci teniamo molto a educare l’ambiente, a spiegare come i figli vadano accompagnati in maniera serena. Non esistono fallimenti. Vogliamo che i genitori vengano a vedere le partite con un atteggiamento corretto, che possano pensare di essere fortunati ad averlo, un arbitro, che è un ragazzo come i loro figli. La prima cosa che ci chiedono, dall’alto, è che ci vuole stile, che Ravenna deve essere riconosciuta per un percorso di profondità nella formazione ma anche nei comportamenti in tutta Italia».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi