domenica
14 Settembre 2025

I tifosi del Ravenna caricano i giocatori alla vigilia del big match di Carpi

Saranno quasi 400 i sostenitori giallorossi in Emilia per l’attesa partita tra prima e seconda del campionato

Tifosi Carpi Ravenna
I tifosi del Ravenna sabato mattina durante la rifinitura

Se non è la partita dell’anno, ci va molto vicino, per i tifosi giallorossi: rispettivamente seconda contro prima, separate da un solo punto. È Carpi-Ravenna, in programma domenica 17 marzo dalle 14.30 in terra emiliana, con i giallorossi che dovranno difendere il primato nel girone D del campionato di calcio di serie D, quello che vale la promozione in C e (per il Ravenna) l’atteso ritorno tra i prof del pallone.

Alla viglia dello scontro diretto ecco quindi che i tifosi più caldi hanno voluto caricare i giocatori durante la rifinitura allo stadio Benelli: fumogeni e cori, in tribuna, nella speranza di dare quel qualcosa in più alla squadra in vista della trasferta di domani.

Sono 370 i biglietti venduti ai tifosi giallorossi al “Cabassi”, con le prevendite che sono state chiuse per il settore ospite alle 19 di sabato.

Striscione Ravenna

 

È partito il cantiere per la pista ciclabile tra Lugo e Villa San Martino

Intervento da 600mila euro finanziato dal Pnrr, da terminare entro novembre

Cantiere Vsm 1

È partito il cantiere dell’itinerario ciclopedonale Villa San Martino-Lugo (via delle Ripe, via provinciale Bagnara, via Villa, via Sammartina), una delle opere finanziate dal Pnrr per un valore di 600mila euro.

Il percorso ha inizio in prossimità della passerella pedonale ciclabile sul fiume Santerno, la “Pungéla”, e termina in corrispondenza del parco Andrea Golfera, adiacente al Canale dei Mulini. Del progetto complessivo fa parte anche il miglioramento in termini di sicurezza di due incroci stradali nelle prossimità: quello tra via Provinciale Bagnara e via Canale Superiore sinistra e quello tra via Villa, via Corciarbasso e via Plontino.

Attualmente i lavori sono partiti con la realizzazione del percorso sul lato Ovest di via Villa, con il tombinamento dei fossi e la sistemazione delle banchine stradali nel percorso promiscuo riservato a biciclette e pedoni. Successivamente ci si sposterà sulla parte interessante la strada provinciale Bagnara.

L’intervento ha una durata complessiva di 240 giorni salvo imprevisti e condizioni meteorologiche avverse.

Cantiere Vsm 3

Questo cantiere è il quarto degli interventi Pnrr del Comune di Lugo dedicato alla rigenerazione urbana, gli altri sono la riqualificazione energetica di Palazzo Rossi, la realizzazione del nuovo Auditorium, l’efficientamento energetico e riqualificazione del complesso del Carmine.

L’avvio del cantiere per la realizzazione della nuova passerella della Pungéla, da dove parte questo itinerario ciclo pedonale, è coordinato con l’Agenzia Regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione Civile che sta svolgendo gli interventi sul fiume Santerno; si prevede l’inizio effettivo dei lavori in tempi molto brevi.

Complessivamente il Comune di Lugo ha intercettato finanziamenti Pnrr per 13 milioni di euro in diciotto interventi, quasi un terzo quelli già conclusi.

Una ravennate e un faentino in semifinale al talent di Rai 1 “The Voice Senior”

Sonia Davis e John Calzolari sono stati scelti dal giudice Clementino

Sonia Gianluca Clementino
Sonia Zanzi e Gianluca Calzolari sono tra i semifinalisti di The Voice Senior nella squadra di Clementino

Un faentino e una ravennate alle “semifinali” di The Voice Senior, il talent show musicale di Rai 1 riservato a cantanti over 60.

Ieri, 15 marzo, al termine delle ultime “audizioni al buio” i giudici hanno dovuto decidere quali concorrenti eliminare e quali ammettere alla sesta puntata, la semifinale appunto, che andrà in onda in prima serata su Rai 1 venerdì prossimo, 22 marzo.

E tra i concorrenti scelti per il proprio team da uno dei quattro giudici del programma, il rapper napoletano Clementino, ci sono la 61enne ravennate Sonia Zanzi – dipendente di un fast food ma già nota in zona e non solo come cantante con il nome d’arte Sonia Davis – e il 62enne faentino Gianluca “John” Calzolari, agente della polizia locale di Imola.

Al Mic di Faenza una mostra dedicata all’architetto, artista e designer Gio Ponti

Fino al 13 ottobre oltre duecento opere tra ceramiche, vetri, arredi e disegni

Allestimento Gio Ponti Mic Faenza

Al grande architetto, artista e designer Gio Ponti (1891-1979), promotore e divulgatore del “fare” italiano, è dedicata la mostra del Mic di Faenza che apre al pubblico domani, 17 marzo, per rimanere allestita fino al 13 ottobre. Oggi (16 marzo) l’inaugurazione, alle 11 su invito e poi dalle 14 alle 18 in via eccezionale a ingresso gratuito.

La mostra dal titolo “Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967”, a cura di Stefania Cretella, espone in quindici sezioni oltre duecento opere – tra ceramiche, vetri, arredi e disegni – attraverso le quali viene analizzato, dal 1922 al 1978, il lavoro di Gio Ponti in relazione alla sua visione dell’abitare e di un nuovo vivere moderno.

“Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani”, questa sua emblematica citazione racchiude il suo pensiero, che fin dagli esordi recupera la tradizione classica (etrusca e romana) e il fare dell’alto artigianato artistico, adattandoli al gusto moderno.

Ponti è stato una figura chiave nella definizione dello stile italiano non solo attraverso la propria attività progettuale, anche grazie alla fitta rete di relazioni con artisti, industriali e artigiani, ma soprattutto grazie alla direzione di due riviste divenute storiche del settore come “Domus” e “Stile” e alla costante partecipazione a mostre ed esposizioni.

Il suo rapporto con la ceramica inizia appena laureato. Tra il 1921 e il 1922 Ponti giunge alla Richard-Ginori e comincia il rinnovamento del repertorio storico della manifattura proiettandola verso il nascente gusto déco. La mostra mette a fuoco il fondamentale contributo apportato dal nuovo direttore artistico nel corso di circa un decennio, proponendo anche confronti con designer e artisti attivi negli stessi anni presso altre manifatture italiane, evidenziando le ricadute che il modello pontiano ha avuto sul contesto contemporaneo.

Dai primi anni Trenta Ponti si avvale della collaborazione del giovane apprendista Giovanni Gariboldi che diventa suo assistente di fiducia e poi suo successore in casa Richard-Ginori. Terminati i rapporti con la manifattura nel 1933, Ponti torna saltuariamente a collaborare con l’azienda proponendo idee di grande estro creativo e inizia a stringere nel tempo rapporti con il mondo delle arti decorative e del design. In oltre cinquant’anni di attività collabora con Pietro Melandri e il contesto faentino (famose le cartepeste realizzate con i Dalmonte), con le Ceramiche Pozzi, Gabbianelli, Venini, Fontana Arte e Sabattini, per citare le principali aziende con cui promuove percorsi e progetti unici e straordinariamente attuali.

La cifra stilistica di Ponti è un segno senza tempo, contemporaneo, che ha stimolato dialoghi con artisti e designer della sua epoca, ma ha anche ispirato ceramisti del XXI secolo. La mostra si conclude infatti con una sezione dedicata all’eredità di Ponti e alle influenze che questa ebbe su autori quali Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, per giungere ai contemporanei POL Polloniato, Diego Cibelli, Bertozzi&Casoni, Andrea Salvatori.

Il ricco catalogo – edito da Dario Cimorelli editore – si avvale del supporto dell’Archivio Ponti e dei contributi critici del curatore e di Claudia Casali, Elena Dellapiana, Matteo Fochessati, Fulvio Irace, Salvatore Licitra, Fiorella Mattio, Oliva Rucellai, Valerio Terraroli.

Documenta il ricco e vario percorso il film “Amare Gio Ponti”, per la regia di Francesca Molteni, prodotto da Muse Factory of Projects in collaborazione con Gio Ponti Archives, promosso da Molteni&C.

Dal 23 marzo al 26 maggio visite guidate incluse nel prezzo del biglietto ogni sabato alle ore 16 e domenica alle ore 11.

Apertura: fino al 31 marzo dal martedì al venerdì ore 10-14, sabato e domenica e festivi ore 10-18. Dal 1 aprile dal martedì alla domenica e festivi, ore 10-19. Chiuso i lunedì non festivi, 1 maggio, 15 agosto.

Ingresso: intero 14 euro, ridotto 11. Info: 0546697311, info@micfaenza.org, www.micfaenza.org

Foto di adolescenti nude, adescate via chat per gioco: a processo un 44enne

L’uomo è accusato anche di aver venduto droga a una 16enne

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Un 44enne di Ravenna si trova a processo per pornografia minorile, accusato di essersi fatto inviare da ragazze minorenni – adescate in vari modo – fotografie di loro stesse nude e in pose sessualmente esplicite.

I dettagli sono pubblicati dai due quotidiani locali in edicola oggi, 16 marzo.

Le vittime sarebbero due, che all’epoca dei fatti, risalenti a quasi tre anni fa, avevano 16 e 17 anni.

L’indagine è coordinata dalla procura distrettuale di Bologna. L’imputato – che respinge tutti gli addebiti – è accusato anche di aver venduto droga a una delle due ragazze, con cui – secondo l’accusa – si sarebbe scambiato foto erotiche giocando via chat a “obbligo o verità” e “Black Jack”. L’uomo avrebbe anche pagato una delle due minorenni, per ottenere le immagini.

Il processo prenderà il via in tribunale a Ravenna in ottobre.

Cuccioli spacciati per cani di razza, venduti sfruttando vip inconsapevoli: arresti

Il business è andato avanti per anni. Dalla procura di Ravenna emesso un ordine di cattura per sei persone

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Wanda Nara e, a destra, Arianna e Viktorija Mihajlovic, tra i vip inconsapevoli nella galleria del sito

Cuccioli spacciati come di razza, promossi tramite vip inconsapevoli, come Federica Pellegrini e Francesco Totti, e venduti in Italia a prezzi da pedigree, superando anche i tremila euro ciascuno.

Si trattava però di esemplari importati in maniera illecita, dalle sembianze simili a quelle del bulldog francese ma in realtà privi di alcun valore commerciale.

Il business è andato avanti per anni, fino al sequestro del sito “I cuccioli di Carlotta”, e un’indagine, inizialmente, sui due principali rappresentanti dell’attività, un 39enne romano e la convivente coetanea slovacca. Ora, su richiesta del sostituto procuratore di Ravenna Marilù Gattelli, il giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti ha emesso un ordine di cattura nei confronti sei persone, accusate di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata al traffico illecito dei piccoli quadrupedi, oltre alla frode in commercio.

Oltre ai due iniziali indagati, la Procura ravennate ha infatti individuato come parte dell’organizzazione criminale altre tre persone di origine partenopea e un ulteriore italiano residente all’estero.

L’inchiesta condotta dal raggruppamento Carabinieri Cites – Soarda, nucleo carabinieri forestali e squadra mobile della Polizia di Ravenna, prese il via verso la fine del 2018, quando a Cervia andò a segno la prima di una lunga serie di vendite contestate nelle circa 400 pagine di ordinanza. L’associazione promuoveva la cosiddetta “variante esotica”, razza inesistente e caratterizzata da manto grigio, blu, lillà, colorazioni che non sono contemplate dagli standard di razza fissati dalla Federazione Cinologica Internazionale. Li avrebbero importati illegalmente da un allevamento in Slovacchia, e sempre nel Paese dell’Est Europa, in località Nitra, avevano registrato la sede legale della società “I cuccioli di Carlotta s.r.o.”. Qui però gli uffici erano deserti, in un edificio risultato dismesso. La promozione, invece, procedeva a gonfie vele. Sito internet, social network, e personalità del mondo dello sport e dello spettacolo che, ignari delle modalità di importazione e vendita illegali prestavano il proprio volto. (fonte Ansa.it)

«A Gaza in atto un genocidio che non può lasciare indifferenti»

Pubblichiamo una testimonianza dell’avvocato ravennate Andrea Maestri che ha partecipato – insieme a operatori umanitari, 15 parlamentari (tra cui la ravennate Ouidad Bakkali del Pd), 13 giornalisti e 2 professori universitari – alla carovana solidale “Rafah – Gaza oltre il confine” organizzata da Aoi (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) in collaborazione con Amnesty International Italia, Arci e Assopace Palestina.

Andrea Maestri Gaza

Giunti al Cairo il 3 marzo, abbiamo ascoltato le testimonianze dirette di numerose organizzazioni e ong attive sul campo per avere un quadro della situazione del popolo palestinese di Gaza, dopo 4 mesi dall’inizio dell’attacco di terra e aereo da parte di Israele. Nei giorni successivi, dopo avere attraversato il tunnel sotto al canale di Suez e superato numerosi check point egiziani nel deserto del Sinai, abbiamo raggiunto la località di Al Arish per seguire il tragitto dei container di aiuti umanitari riempiti grazie alla raccolta fondi EmergenzaGaza e, da lì, il valico di Rafah, al confine tra Egitto e la Striscia di Gaza.

Con i nostri corpi abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza e la nostra concreta solidarietà al popolo palestinese e chiedere l’immediato cessate il fuoco per consentire l’accesso degli aiuti umanitari bloccati. Gaza era un luogo pieno di persone e di luce, dove negli orari di preghiera risuonava l’adhan dai minareti delle innumerevoli moschee, i bambini giocavano in strada, il mare occhieggiava con la sua spuma luccicante sugli scorci dei palazzi fitti, nei piccoli mercati risuonavano le voci, in strada i saluti fragorosi dei ragazzi, nelle scuole si studiavano la democrazia e i diritti umani e 600.000 bambini prendevano parte al “parlamento della scuola” istituito dall’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, che a Gaza ha 23.000 operatori tuttora attivi, anche nella fase dell’emergenza.

Tanti, tantissimi giovani e tanti, tantissimi abitanti in pochi chilometri quadrati, stretti nella Striscia, oggi senza acqua potabile, senza cibo a sufficienza (durante la nostra presenza nella regione, Unicef diramava la notizia della morte di decine di bambini nel nord della Striscia per fame e stenti), senza un tetto per ripararsi, chi sopravvissuto alla distruzione della propria casa e alla perdita di tutti i membri della propria famiglia, chi mutilato, amputato, ferito, chi vittima dell’epidemia di diarrea ed epatite che si sta diffondendo per la carenza delle minime condizioni igieniche. C’è un solo bagno ogni 600 persone, quando gli standard internazionali ne prevedono uno per ogni 20. A Rafah, ultima città a sud della Striscia, al confine con l’Egitto, vivevano 280.000 palestinesi; ora ne raccoglie un milione e 600 mila, costretti a lasciare il nord e il centro dove città e quartieri insieme a scuole ed ospedali sono stati rasi al suolo.

Dal 2007 il blocco di Israele su Gaza, che controlla lo spazio aereo, marittimo, l’entrata e l’uscita delle persone e delle merci dai pochi valichi esistenti, è divenuto totale. Per il diritto internazionale, il Paese occupante ha l’obbligo giuridico di assicurare alla popolazione civile la sicurezza, l’incolumità e standard di vita minimi che concernono l’accesso ai beni essenziali (quali acqua pulita e cibo sufficiente) e il godimento dei diritti umani fondamentali. Dal 7 ottobre 2024, dopo l’attacco terroristico di Hamas, tutto è cambiato: il governo di Netanyahu ha posto sotto assedio la Striscia e avviato una massiccia operazione militare di bombardamenti, con il dichiarato scopo di annientare Hamas ma con l’evidente conseguenza di un immane massacro di civili. I numeri sono drammatici: 70.000 persone ferite, 30.000 persone morte, 8.000 dispersi, 17.000 bambini orfani. Delle oltre 30.000 vittime civili accertate, oltre il 65% sono donne e bambini: normalmente, nei conflitti, quella percentuale riguarda i maschi adulti e anche questo dato rende l’idea della straordinaria drammaticità di quanto sta avvenendo. La Corte Internazionale di Giustizia ha emesso un’ordinanza cautelare nei confronti di Israele (che finora l’ha ostentatamente disattesa) affermando il “rischio plausibile di genocidio”. Genocidio, una parola forte e terribile che molti non vorrebbero nemmeno sentire ma che ormai si è plasticamente inverata in un quadro di catastrofe umanitaria senza precedenti.

Ma a Gaza non si muore solo sotto le bombe: a Gaza si muore anche per carenza di aiuti perché Israele nega l’accesso attraverso il valico di Rafah a tonnellate di materiali donati da paesi, organizzazioni e ong. Nello sterminato piazzale di sabbia e polvere a poche centinaia di metri dal valico circa 1.500 camion carichi di aiuti sono in attesa e con loro i camionisti, costretti per settimane e mesi all’attesa in condizioni difficilissime e lontano dalle loro famiglie. Camminando mestamente tra i corridoi del magazzino di Al Arish, dove vengono portati gli aiuti rifiutati al valico, in alcuni scatoloni leggo “rejected” e si tratta di sedie a rotelle per gli invalidi, bombole d’ossigeno, desalinizzatori e filtri per l’acqua, generatori di corrente, incubatrici per neonati… Fuori dalla warehouse di Al Arish sono parcheggiate decine di ambulanze equipaggiate per essere subito utilizzate ma Israele le fa entrare dal valico col contagocce. Tre tir carichi di aiuti raccolti dalle nostre ong nell’ambito di EmergenzaGaza riescono a superare i controlli e a entrare nella Striscia ma sono una goccia nell’oceano.

L’ordinanza cautelare n. 192 pronunciata nei confronti di Israele dalla Corte Internazionale di Giustizia il 26 gennaio scorso che impone intanto ad Israele di garantire ai palestinesi l’assistenza umanitaria e i servizi di base, parla in realtà anche ai paesi terzi come l’Italia, i quali sono tenuti, in base alla Convenzione, ad attivarsi per prevenire e reprimere il genocidio, il che riguarda per esempio la sospensione della vendita di armi e l’immediato rifinanziamento dell’Unrwa. Come noto, l’accusa israeliana – non suffragata da nessuna prova – che una decina (sui quasi 30.000) dipendenti dell’Unrwa sia stata implicata nell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre è sembrata sufficiente a molti stati, tra cui l’Italia, per bloccare i finanziamenti, privando il popolo palestinese di Gaza di aiuti fondamentali sul campo che solo questa agenzia delle Nazioni Unite può garantire, così aggravando le condizioni della popolazione civile.

La mia partecipazione alla missione è avvenuta nella veste di socio e volontario della ong riminese EducAid che opera in Palestina da oltre vent’anni con progetti di cooperazione internazionale nei campi dell’educazione inclusiva, del supporto psico-sociale e della promozione dei diritti delle persone con disabilità con sedi e team di personale espatriato e palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, portando a compimento interventi di grande importanza per le fasce più vulnerabili della popolazione. Tra questi la fondazione del Centro per la Vita Indipendente per le persone con disabilità di Gaza City, punto di riferimento per l’accesso a servizi essenziali e per l’inserimento nel mondo del lavoro. Una struttura dalle caratteristiche innovative, unica in tutto il Medioriente. Dopo il 7 ottobre è riuscita a mantenere l’operatività anche nella Striscia sebbene il Centro non esista più e lo staff palestinese sia stato costretto ad evacuare verso Sud. Proprio grazie all’eroico impegno dei 30 collaboratori sul campo e alla raccolta fondi “Emergenza Gaza” sta fornendo assistenza e generi di prima necessità a persone con disabilità e relative famiglie.

Andrea Maestri, avvocato e attivista per i diritti umani

Urinava in strada davanti al corteo della Via Crucis: un anno di Daspo urbano

Provvedimento della questura per un 50enne che era stato sorpreso diverse volte a espletare i propri bisogni anche sulle pareti della basilica di San Giovanni Evangelista

Urinava per strada in via Carducci a Ravenna mentre passava il corteo a piedi per la Via Crucis del venerdì Santo. È uno degli episodi a carico di un 50enne che hanno portato la questura a disporre il divieto di accesso al quartiere della stazione ferroviaria per un anno. Lo stesso uomo era stato sorpreso diverse volte a urinare in pubblico nella stessa zona: nelle vicinanze dei bar di via Farini, nei pressi delle scuole, sulle pareti della basilica di San Giovanni Evangelista, vicino ad altri monumenti.

Anche per un 24enne è arrivato il divieto di accesso al quartiere per un anno per analoghe vicende: la polizia locale lo aveva trovato ubriaco mentre espletava i bisogni fisiologici per strada.

Infine per un 23enne è stato disposto il divieto di accesso e stazionamento nei pubblici esercizi e locali di intrattenimento di tutta la provincia di Ravenna per due anni. Nella serata del 9 marzo il giovane aveva danneggiato la vetrata di un negozio nel corso di una rissa. Una volta in manette, il 23enne ha continuato a dimenarsi tentando di danneggiare la pattuglia della squadra volanti.

Botte e minacce alla moglie, 44enne arrestato: deve tenersi a 500 metri dalla donna

L’arresto è arrivato per violazione del divieto ad avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla ex compagna

Per fuggire da soprusi, offese, minacce e percosse del suo compagno, una donna si è rifugiata con i figli minorenni a casa di una parente, ma l’uomo l’ha trovata e ha ripreso con gli stessi comportamenti. A quel punto è scattato l’arresto dei carabinieri perché l’uomo aveva violato il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna. Il tribunale ha disposto ora un duplice divieto: avvicinarsi alla vittima entro un raggio di 500 metri e comunicare con essa attraverso qualsiasi mezzo. È successo a Ravenna il 13 marzo.

L’arresto del 44enne è avvenuto in mattinata per violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. La pattuglia del Radiomobile infatti è intervenuta in un condominio dove la donna si era spostata dalla sera prima dopo la denuncia fatta in caserma raccontando nei minimi dettagli le sofferenze patite. Molti episodi erano avvenuti anche in presenza dei figli minorenni. Immediatamente l’uomo ha ricevuto la notifica del provvedimento dell’allontanamento dalla casa familiare e contestuale divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna. Il mattino seguente invece si è presentato all’abitazione dove si era rifugiata la compagna.

Il nuovo singolo della ravennate Morello con l’icona Skin: «Contro il patriarcato»

Prestigiosa collaborazione internazionale in vista dell’uscita del quarto album del suo progetto R.Y.F.

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Francesca Morello in una foto di Simona Diacci “Trinity” per l’uscita del nuovo album di R.Y.F.

È uscito oggi (15 marzo) su tutte le piattaforme digitali “Can I Can U” il nuovo singolo di R.Y.F. – progetto della cantautrice ormai ravennate d’adozione Francesca Morello – con ospite Skin, cantante degli Skunk Anansie e sorta di icona del rock mondiale (e negli anni scorsi anche giudice di X Factor Italia…). Si tratta di un pezzo “electro-dance-house” con chitarre alt-rock, dove «gli ideali di sovversione queer e femminista – si legge nella cartella stampa -, contro omofobia, transfobia e patriarcato, deflagrano in un ritornello che è un vero e proprio inno da mandare a memoria e cantare a squarciagola: Can I? Can U / Be outrageously queer and stand here without any fear?».

Skin“Can I Can U” è nato in collaborazione con la stessa Skin che, dopo aver scritto le sue parti, le ha interpretate con la sua voce inconfondibile per generazioni di appassionati di musica.

«La canzone – dichiara Francesca Morello, in arte R.Y.F. – è nata in risposta ai pregiudizi, alla paura e all’odio che ultimamente si avvertono nell’aria, alla chiusura mentale, alle imposizioni e alla mancanza di dialogo. Ancora una volta, ho sentito l’esigenza di scrivere una canzone che celebrasse l’amore, quello universale con la A maiuscola. Mi sto riferendo all’amore senza vincoli né gerarchie, senza limiti di tempo e spazio, l’amore della condivisione, quello romantico e quello dell’amicizia, con la volontà di difendere le visioni diverse e minoritarie, oltre ovviamente alla mia famiglia e comunità queer. Troppo spesso veniamo trattati e trattate come se incarnassimo una malattia da debellare, in grado di infettare il mondo. Se è così, mi metto in prima linea per spargere la nostra festosa e favolosa malattia contro l’eteropatriarcato e i fanatismi religiosi o politici».

«L’idea che Skin potesse, insieme a me, dare voce a questo messaggio – continua Morello – mi ha folgorato fin dall’inizio della composizione della canzone. Volevo che fosse un pezzo dance, ma con delle chitarre toste, per conferire comunque sia una pennellata di alt-rock, con un messaggio diretto ma gioioso, in linea con il nostro impegno e attivismo. Con questa collaborazione si è realizzato uno dei miei sogni. La nostra amicizia e stima reciproca (Morello nel 2022 è stata chiamata ad aprire i concerti degli Skunk Anansie, ndr) hanno fatto in modo che avvenisse questa magia. Nel mio cuore, resteranno indelebili gli scambi di idee via messaggio mentre davamo vita a “Can I Can U”».

Il singolo anticipa l’uscita del nuovo album Deep Dark Blue, in uscita in cd, vinile e digitale il 5 aprile per Bronson Recordings (l’etichetta dell’ormai storico club Bronson di Madonna dell’Albero) con distribuzione mondiale Cargo Uk/Virgin Ita e ospiti – oltre Skin – anche la poetessa e musicista americana Moor Mother e Alos (nome d’arte della ravennate Stefania Pedretti, già in OvO e Allun).

In casa avevano un libro contabile per annotare le vendite della droga: due denunce

Il giro di spaccio era gestito da due giovani incensurati. Nelle abitazioni c’era tutto il materiale necessario per tagliare le dosi e confezionarle

Senza TitoloDopo mesi di indagini con pedinamenti e controlli amministrativi, i carabinieri della stazione Borgo Urbecco a Faenza hanno definito un quadro indiziario nei confronti di due giovani faentini incensurati che portavano avanti un giro di spaccio di sostanze stupefacenti in tutta la zona.

Le perquisizioni approfondite delle abitazioni hanno portato al rinvenimento e al sequestro di molto materiale per il confezionamento delle dosi da rivendere, un coltello per tagliare la droga, un bilancino di precisione, un libro contabile in cui gli spacciatori tenevano traccia delle cessioni che effettuavano, due cellulari per mettersi in contatto con gli acquirenti e più di otto grammi di hashish divisi in cinque dosi già pronte per la vendita al dettaglio.

I due sono quindi stati denunciati per la detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.

Il consiglio comunale di Lugo approva il gemellaggio con Fleurus in Belgio

La città di Baracca è entrata in contatto con la cittadina di 22mila abitanti nella provincia dell’Hainaut tramite Wexford, già gemella di Lugo

Fleurus Château De La Paix 2023 04 29 01Il consiglio comunale di Lugo ha approvato all’unanimità la delibera che propone di siglare un nuovo patto di gemellaggio con la città di Fleurus, in Belgio, che conta poco più di 22mila abitanti e si trova nella provincia vallona dell’Hainaut. La delibera, proposta dall’assessora ai Gemellaggi Anna Giulia Gallegati, evidenzia che l’amministrazione comunale è venuta in contatto con questa città tramite la gemella irlandese Wexford, a sua volta legata da un patto alla città belga.

Una delegazione lughese è stata ospite in Belgio ad aprile 2023 mentre la delegazione di Fleurus ha visitato Lugo nel luglio scorso. Un nuovo legame, quindi, che il Comune attiva nella convinzione che “il gemellaggio è uno strumento utile alla costruzione dell’Unione Europea”, come si legge in delibera.

La delibera contenente un adeguamento del programma triennale di beni e servizi inerente il servizio di pulizie per il Comune è stata approvata con 18 voti favorevoli (Pd, Insieme per Lugo, Per la Buona Politica, Gruppo Misto/Fabrizio Lolli) e 5 contrari (Lega Romagna – Salvini Premier, Gruppo Misto/Davide Solaroli). Uguale votazione per l’immediata eseguibilità.

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