Botteghini aperti al Benelli dalle 13 per la sfida che rappresenta anche un crocevia per il girone D del campionato di serie D
Uno degli striscioni affissi in città dai tifosi del Ravenna per invitare i concittadini al Benelli domenica 7 aprile in occasione del derby contro il Forlì
Sono stati venduti 1.350 biglietti in prevendita per il derby di domani (domenica 7 aprile) allo stadio Benelli tra Ravenna Fc e Forlì, una partita che oltre a rappresentare una sfida storica legata alla rivalità e alla vicinanza tra le due città rappresenta un vero e proprio crocevia per il campionato di calcio di serie D.
I giallorossi, infatti, continuano nel tentativo di rimonta in vetta al girone D ai danni di un Carpi che guida la classifica con sole due lunghezze di vantaggio; i galletti forlivesi che arrivano da due sconfitte consecutive cercano di rimettersi in pista in questa partita per insidiare il secondo posto.
Considerando i circa 800 abbonati e chi comprerà i biglietti direttamente domani (i botteghini aprono alle 13, due ore prima del calcio d’inizio, fissato alle 15), potrebbero essere almeno 3mila i tifosi allo stadio. In questi giorni a lanciare l’appello erano stati gli stessi tifosi, con diversi striscioni piazzati in zone trafficate di Ravenna per invitare i concittadini ad andare allo stadio.
Fino al 12 aprile in piazza Kennedy la piccola mostra dedicata alla riscoperta di Teresa Feodorovna Ries
Teresa Feodorovna Ries
Certe volte bastano appena due opere e un semplice allestimento fotografico di fondo per aprire una porta chiusa sul passato, recuperare la memoria di un’artista controcorrente e con lei il passato di Ravenna e di una delle sue antiche istituzioni. L’inaugurazione di una piccola mostra dedicata a Teresa Feodorovna Ries (18661956) al Polo delle Arti dell’Accademia di Belle Arti, Un paradiso amaro. Visita a Ravenna, ha coagulato una serie di eventi dal recupero conoscitivo di due modelli in gesso appartenenti alla collezione dell’Accademia al loro recente restauro, dalla riscoperta di una scultrice vissuta fra Otto e Novecento all’attivazione di una rete fra l’Accademia di Ravenna e alcune ricercatrici viennesi che hanno studiato l’artista e realizzato l’allestimento.
A delineare le collaborazioni che hanno portato alla scoperta dei due gessi e alla biografia di Teresa F. Ries, ricordiamo per Ravenna la direttrice dell’Accademia di Belle Arti Paola Babini, la consulente della gipsoteca dell’Accademia Giovanna Montevecchi, e la giovane Irene Ciacci, restauratrice diplomata all’Accademia che sotto la supervisione di Augusto Giuffredi ha studiato e restaurato i due gessi e ampliato la biografia di Ries. Per la parte austriaca di questo viaggio hanno collaborato Judith Augustinovic e Valerie Habsburg, artiste e curatrici dell’allestimento, alle quali si deve inoltre la riscoperta di Ries tramite un progetto per l’Accademia di Belle Arti di Vienna. La passione le ha portate poi all’acquisto dell’archivio personale dell’artista messo all’asta e a una conoscenza approfondita della biografia e delle opere di Teresa, consegnate finalmente alla memoria pubblica grazie a una grande mostra del 2019 intitolata City of Women. Female Artists in Vienna from 1900 to 1938.
Che la figura di Teresa F. Ries fosse caduta nell’oblio non è inusuale: una generale damnatio memoriae ha operato per secoli sulle donne artiste e ancor di più sulle scultrici che dall’epoca rinascimentale sono state viste e tramandate come donne sregolate, eccezioni al loro genere, come nel caso della rinascimentale Properzia de’ Rossi. Per le donne era quasi impossibile studiare arte: solo le figlie di padri artisti risultavano talvolta avviate alla pittura o alla miniatura. La scultura invece, così come l’architettura, veniva considerata inadatta alle donne, la prima perché troppo astratta e matematica per le doti mentali del genere femminile; la seconda perché legata a materiali pesanti e sporchi, inadatti alla gentilezza attribuita socialmente alle donne. Comunque, anche se le pittrici ebbero ai loro tempi sorti migliori, lo stesso non hanno potuto accedere alla ribalta della storia se non in tempi assai recenti. Infatti è solo dagli anni ‘80-’90 del secolo scorso che la produzione di Artemisia Gentileschi, Rosalba Carriera, Miriam Mafai – citando nel mucchio – è stata oggetto di studi, recuperi e mostre.
Teresa Feodorovna Ries non è sfuggita alla regola: non solo era donna ma era anche ebrea, quindi doppiamente sottoposta a epurazioni storiche. Nata a Budapest nel 1866 in un contesto borghese, Teresa manifesta fin dai primi studi una predisposizione al disegno che la favorisce a intraprendere la formazione artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Mosca, città in cui si era trasferita con la famiglia. Qui impara a dipingere e soprattutto dà avvio alla passione per la scultura ma a causa di contrasti con un docente viene espulsa. Nel 1894 si trasferisce a Vienna ma la locale Accademia non permette l’ingresso alle donne: come molte altre artiste nello stesso periodo, l’unica strada è studiare in atelier privati. Questo è il passaggio obbligato per la scultrice e coetanea Camille Claudel a Parigi, come sarà per Teresa a Vienna nello studio di Edmund Hellmer. Ma a differenza di Claudel – una figura fragile e tragica -, Teresa ha i mezzi economici per creare una stanza tutta per sé e possiede una decisa consapevolezza del proprio lavoro.
Ritratto di Emma Rattner
Ritratto di N. W. Medinzoff
L’apertura del proprio studio privato le permette di lavorare in modo remunerativo come ritrattista – uno dei committenti sarà lo scrittore Mark Twain (1897) – e di realizzare sculture di chiara matrice simbolista in perfetto allineamento con l’epoca. Nel 1895, quasi trentenne, si aggiudica un premio alla mostra nel Künstlerhaus con la Strega nella notte di Valpurga, una scultura innovativa non tanto per lo stile – di un realismo dalle forti tinte espressive – quanto per il soggetto, che pur inserito nel contesto del Simbolismo incarna un femminile dirompente e del tutto controcorrente. Allo stesso modo doveva essere percepita anche la stessa autrice dell’opera, come anche le altre colleghe con cui Teresa espone al Salon Pisko nel corso del primo decennio del nuovo secolo. Assieme alla solidarietà fra artiste, Ries porta avanti la carriera in modo individuale partecipando a numerose mostre della Secessione, ad alcune esposizioni internazionali (Parigi 1900 e Roma 1911), a varie edizioni della Biennale di Venezia (1903, 1907, 1910). È proprio in laguna che il ravennate Carlo Malagola – responsabile dell’archivio storico di Venezia – intercetta il lavoro della scultrice e propone all’Accademia di Ravenna di riconoscerle il titolo di Accademica. Teresa contraccambia donando nel 1910 due busti che probabilmente vengono consegnati nel contesto di un suo viaggio a Ravenna, quando visita i monumenti accompagnata dal direttore dell’Accademia Vittorio Guaccimanni. I ritratti di Emma Rattner e N. W. Medinzoff sono fra le poche opere dell’artista che si sono salvate dalla distruzione operata dai nazisti e dall’incuria successiva. Superata la Prima guerra mondiale, Teresa cerca di affrontare l’alba del terzo decennio del ‘900, ma per una donna, ebrea, artista non ci sono sconti. Vivrà a Vienna in uno stretto ritiro che nel 1942 si deve trasformare in esilio: riesce a raggiungere Paradiso, nel distretto di Lugano, e mai nome di luogo fu più tristemente ironico di questo.
“Un paradiso amaro. Visita a Ravenna” Polo delle Arti, piazza Kennedy 7 Fino al 12 aprile. Orari: lu-sa 10-18. Ingresso gratuito
Cia-Conad: «Ora la nostra priorità è l’ex Cmc. Poi si vedrà…»
L’ex Sir, detto Sigarone, in una foto dall’alto pubblicata sul blog di Beppe Grillo anni fa
Cia-Conad, impegnata nell’ambizioso progetto di recupero dell’area ex Cmc di cui parlavamo a questo link, è proprietaria (anche se a metà con l’Immobiliare Platani) del cosiddetto Sigarone, l’ex magazzino Sir tra i simboli della Darsena di Ravenna, in stato di abbandono da decenni, più volte al centro del dibattito cittadino per il suo recupero.
«Ci stiamo ragionando, è una sorta di eterna promessa incompiuta – commenta Luca Panzavolta, Ad di Cia-Conad -. In questo momento la nostra priorità è portare avanti il comparto ex Cmc. Una volta realizzata quella riqualificazione, ci auguriamo che possa rappresentare un volano anche per le aree limitrofe e quindi che ci siano nuove idee anche per il Sigarone. Al momento il vincolo della Soprintendenza che ne impedisce la demolizione – di cui non comprendo molto il senso, non essendo una struttura architettonica di pregio – limita molto le possibilità. Se si potesse demolire sarebbe uno spazio fantastico per attività di ricreazione, di ristorazione, o per attività commerciali molto specifiche, penso ad esempio all’ambito nautica. Riadattare quell’involucro invece non è per nulla semplice».
Due ravennati tra i protagonisti della nuova edizione del programma che partirà lunedì 8 aprile su Canale5
C’è anche la ravennate Luce Caponegro – nota con il nome d’arte Selen ai tempi della sua carriera da attrice pornografica – tra i concorrenti della nuova attesa edizione dell’Isola dei Famosi, che prende il via lunedì 8 aprile in prima serata su Canale5.
Alla guida della diretta del reality sarà Vladimir Luxuria, affiancata in studio da Sonia Bruganelli e dal giornalista del Tg5 Dario Maltese.
L’inviata a Cayo Cochinos in Honduras sarà un’altra ravennate, la conduttrice televisiva Elenoire Casalegno.
L’Isola dei Famosi sarà visibile anche su Mediaset Infinity.
Inaugura all’ex Salesiani la sede di “Universo Fuori Onda” pera ragazzi dai 14 ai 25 anni e le loro famiglie
Sarà inaugurato oggi (sabato 6 aprile) alle 18 a Faenza “Universo Fuori Onda”, uno spazio rivolto a ragazzi e ragazze dai 14 ai 25 anni e alle loro famiglie.
Il servizio, attivo da oltre un anno e nato dalla stretta collaborazione tra Unione della Romagna Faentina e Ausl della Romagna, avrà così una sede definitiva, in via San Giovanni Bosco 1, nel complesso ex Salesiani di Faenza.
Si tratta di uno spazio dedicato all’adolescenza, per sostenere ragazzi e ragazze in cerca di sostegno, crescita e sviluppo personale. Un tempo-luogo di ascolto psicologico o socio-educativo gratuito, in cui è possibile portare dubbi, paure e difficoltà personali. Ad accoglierli ci saranno operatori con diverse professionalità psicoeducative per rispondere con tempestività ai diversi bisogni. Sono coinvolti operatori sociali e sanitari dello spazio giovani del consultorio familiare fino a comprendere professionisti afferenti ai Dipartimenti Salute Donna Infanzia Adolescenza e Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’ambito di Ravenna.
Al servizio possono accedere direttamente i ragazzi e le ragazze residenti nei comuni dell’Unione della Romagna Faentina, ma anche i loro genitori o figure significative. «Troveranno un momento e un luogo in cui sentirsi ascoltati e non giudicati – scrivono dall’Ausl -, in cui essere accompagnati in un percorso di conoscenza di sé, di acquisizione di informazioni e competenze per poter superare il momento di difficoltà e accrescere la padronanza di sé».
Tra i progetti che hanno caratterizzato questo primo anno di attività, molti sono correlati al mondo della scuola, e alla riduzione del rischio di dispersione scolastica. Il servizio si pone l’obiettivo di aiutare a costruire ponti e relazioni tra studenti, famiglie, insegnanti e territorio, sia collaborando a sostenere la frequenza scolastica, sia proponendo esperienze significative extrascolastiche. Tra queste, la possibilità di essere ospitati da aziende locali e poter osservare da vicino mestieri e conoscenze proprie del mondo del lavoro, o di frequentare laboratori in piccolo e piccolissimo gruppo, progettati ad hoc per chi sta affrontando un momento di difficoltà nei percorsi scolastici o formativi tradizionali e vive un periodo di stallo nel proprio percorso di crescita.
Un faentino di 86 anni, Eugenio Tarroni, è morto nella serata di ieri (venerdì 5 aprile) travolto da un’auto su via Ravegnana, alle porte di Faenza.
La notizie è riportata sul Resto del Carlino in edicola oggi.
L’incidente è avvenuto attorno alle 20 all’altezza del civico 251. L’anziano si trovava a piedi ed è stato investito – forse mentre stava tentando di attraversare – da Una Peugeot 307 sopraggiunta alle sue spalle, condotta da un faentino di 69 anni che, probabilmente anche a causa della scarsa illuminazione, non si è evidentemente accorto del pedone.
Per l’86enne non c’è stato niente da fare, gli uomini del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
È una tournée tutta primaverile quella che vede gli Archi dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini attraversare la penisola da nord a sud nel segno dei più celebri concerti di Vivaldi, ovvero Le quattro stagioni, vero e proprio manifesto dell’inesauribile fascino della natura che si trasforma e rinasce e di un armonioso rapporto fra Uomo e ambiente.
L’appuntamento di apertura è domenica 7 aprile, alle 18 all’Auditorium di San Romualdo, “casa” dell’Orchestra a Ravenna. L’itinerario prosegue in Trentino Alto-Adige con quattro concerti fra Trento, Merano, Vipiteno e Bressanone, per poi raggiungere l’Umbria e le Marche con gli appuntamenti a Terni e Cingoli e concludersi ad Arzano, nel territorio partenopeo, il 16 aprile.
In ogni occasione, alle pagine di Vivaldi si accompagnano le letture di versi – da Petrarca a Montale, da Ada Merini ad Antonia Pozzi – affidate all’attore Lorenzo Carpinelli.
I biglietti per il concerto all’Auditorium di San Romualdo (10 euro, ridotti 5 euro) sono disponibili alla Biglietteria del Teatro Alighieri, anche telefonicamente 0544 249244, e sul sito orchestracherubini.it. L’incasso sarà devoluto alla Comunità di San Patrignano, con cui l’Orchestra ha recentemente avviato un rapporto di collaborazione.
Gli organizzatori chiedono alle istituzioni di partecipare alla manifestazione in programma domenica pomeriggio
Foto di Adriano Zanni
L’Accademia di Belle Arti di Ravenna, insieme ad Aipai – Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, Associazione Dis-Ordine, Fai delegazione di Ravenna, Italia Nostra sezione di Ravenna, Save Industrial Heritage e Spazi Indecisi danno appuntamento a tutti i cittadini alla manifestazione che si svolgerà domenica 7 aprile per chiedere la tutela della torre Hamon degli anni ’50 non ancora toccata dalla demolizione.
Sarà presente Elisabetta Antonioni (qui le sue dichiarazioni), nipote del maestro Michelangelo Antonioni, che girò a Ravenna, nell’inverno 1963-1964, Il deserto rosso, il suo primo film a colori, vincitore del Leone d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1964, a testimonianza e monito di un’epoca – grazie anche a un simbolo come le torri Hamon dell’Anic, riprese all’inizio e alla fine del film – «che non desideriamo venga cancellata», sottolineano i promotori, ricordando come quest’anno cadano proprio i sessant’anni dall’uscita del film.
Ritrovo alle ore 14 al ponte mobile, lato nord, poi spostamento sulle ore 15.30 verso la testata del Candiano passando sulla riva sinistra (lato Montecatini-Mosa), e manifestazione dalle 16 alle 18 nei pressi dell’Almagià.
«Cogliamo l’occasione – scrivono gli organizzaotir -per invitare, fiduciosi, tutte le Istituzioni alla manifestazione, per un momento di confronto che finora non ha avuto luogo».
Dopo le sanzioni per rumori molesti nella zona del silenzio di Ravenna. «Riprendiamoci le piazze»
Nel pomeriggio di venerdì 5 aprile decine di giovani si sono dati appuntamento in centro a Ravenna per protestare contro «la repressione» e quelli che sono stati chiamati «abusi in divisa».
Il riferimento è al contestato episodio di piazza San Francesco, di due settimane fa, quando un agente della polizia locale è stato aggredito da uno dei ragazzi presenti in piazza, prima bloccato a terra e poi denunciato. Il gruppo di giovani era stato sanzionato per rumori molesti, in particolare per la musica ad alto volume, proprio in quella che viene definita la “zona del silenzio” del centro di Ravenna quella dantesca.
Un episodio che ha scatenato la reazione dei movimenti di estrema sinistra e dei centri sociali, che sono scesi in piazza oggi per chiedere ai giovani di «riprendersi le piazze» e per denunciare il comportamento a loro dire violento degli agenti.
«Ravenna non è per giovani: ogni giorno questa città si fa sempre più imborghesita – si legge nel volantino che annunciava la manifestazione – da locali inaccessibili da chi non è economicamente benestante e dalle leggi sul decoro fortemente volute dal vicesindaco Fusigani». Vicesindaco di cui Potere al Popolo chiede le dimissioni.
Con una sala panoramica con vista a 360 gradi, un auditorium e uno spazio espositivo. Investimento da 3-4 milioni di euro
Vedute panoramiche sulla Venezia Heritage Tower e sul porto commerciale. (c) Giorgio Boato
Nella zona portuale di Marghera, a un paio di ore di auto da Ravenna, c’è una torre di raffreddamento come le due dell’ex Sarom in via Trieste, ma invece di abbatterla è stata recuperata nell’ambito di un progetto di riqualificazione portato avanti da un consorzio di una quindicina di piccole e medie imprese private. All’interno del manufatto di forma iperboloide – con un investimento di circa 3-4 milioni di euro di cui un terzo coperto dall’Unione europea – sono stati costruiti tre piani che dal 2019 ospitano uno spazio espositivo dedicato alla cultura d’impresa del porto, un auditorium da duecento posti e una sala panoramica per eventi a 60 metri di altezza con vista a 360 gradi.
La torre ha 86 anni, fu costruita dalla società Siderocemento di Milano su progetto franco-olandese della società parigina Refrigerant Hyperbolique (i disegni originari sono dell’ingegnere Giuseppe Colombo). L’altezza massima è 58 metri, il diametro è 38 metri alla base e 28 nel restringimento. Lo spessore della parete di cemento armato passa da 36 cm alla base a 8-10 cm a circa 40 metri di altezza. Era una delle tre torri evaporative dello stabilimento della società “Vetrocoke Azotati” avviato dal gruppo industriale della famiglia Agnelli per la produzione di fertilizzanti per l’agricoltura, plexiglass e vitrosa grazie allo sfruttamento dei gas prodotti da altri due impianti adiacenti per la produzione di vetro in lastre. Una delle torri è stata bombardata durante la guerra mondiale, una è stata abbattuta in seguito e l’ultima è diventata la Venezia Heritage Tower (Vht) dal 2019, al termine di un percorso durato quasi vent’anni.
Alla fine degli anni ’90, infatti, lo stabilimento della Vetrocoke era ormai chiuso e l’area di circa 33 ettari era abbandonata con rischi ambientali connessi. L’imprenditore locale Gianni Sottana si fece pilota e regista di una collaborazione pubblico-privata con il Comune di Venezia che ha portato alla riqualificazione dell’area con un investimento complessivo di oltre cento milioni di euro. Nacque il Consorzio Multimodale Darsena che riuniva imprese della logistica: uno spazio a rischio ambientale divenne una piattaforma logistica che sottrasse traffico pesante dalle aree cittadine.
Che fare della torre? «La cosa più facile e cinica sarebbe stata abbatterla e costruire al suo posto un capannone da affittare, come fece qualcuno prima di noi con l’altra torre rimasta – spiega Christian Sottana, figlio di Gianni e attuale presidente del Consorzio –. Ma anche se siamo un raggruppamento di imprese medio-piccole, abbiamo cercato di sviluppare una visione che guardasse oltre a un orizzonte di qualche anno. Quell’opera è un immobile bellissimo, costruita nel 1938 e differente solo di pochi cm rispetto al modello di iperboloide ideale disegnato da un computer dei nostri tempi. La torre è il risultato di una capacità imprenditoriale del passato e ci siamo sentiti chiamati a dimostrarci all’altezza di una sfida per il futuro. La torre c’era prima di noi e vogliamo che ci sia anche dopo di noi, una rappresentazione iconica del sapere fare del Veneto ma anche dell’Italia».
La riqualificazione si è svolta in due tappe. Il primo intervento finanziato dal Consorzio si concluse nei primi anni Duemila: al centro della torre è stata realizzata una colonna che ospita scale (300 gradini) e ascensore e sorregge il tetto che copre la sala panoramica con finestre a 360 gradi, altri due piani sono accessibili al livello terreno con una parte di soffitto in vetro che consente di ammirare l’interno della torre. «Completammo i lavori, ma non avevamo ancora una visione precisa di cosa potesse diventare quello spazio», ricorda Sottana. Nel 2017 l’avvio della seconda parte dell’intervento anche grazie a fondi europei intercettati dalla Regione: «Vht è diventata una testimonianza della storia del territorio e un volano dello sviluppo futuro».
La gestione ora è affidata alla società guidata da Alessandra Previtali: «Vht ha una doppia anima. C’è quella educational e espositiva che si rivolge soprattutto alle scuole per trasmettere il valore delle imprese del territorio. Poi c’è quella imprenditoriale che rende la struttura sostenibile economicamente con l’affitto degli spazi per congressi, convegni aziendali, iniziative di team building, eventi di rappresentanza. Facciamo cultura senza sostegno pubblico. Senza dimenticare che è un osservatorio privilegiato per gli investitori interessati al territorio: a 60 metri di altezza c’è una visione che va dalle Dolomiti al campanile di San Marco e sotto i piedi ci sono i terminal di Porto Marghera». Principalmente quindi un luogo di incontro per il mondo business – di recente vi ha fatto visita una delegazione di Confindustria Germania –, ma è anche uno spazio a disposizioni della cittadinanza: «Basta un gruppo di almeno 25-30 persone a cui chiediamo un contributo di 8-10 euro a testa e si possono fissare visite guidate con aperitivo all’ultimo piano».
Domenica 7 aprile torna la solenne processione della Madonna Greca, patrona di Ravenna e dei lidi, alla quale parteciperanno anche le rappresentanze delle comunità ortodosse presenti in diocesi e delle due greco-cattoliche.
Alle 14.30 l’immagine sacra sarà trasferita al faro di Marina di Ravenna, da dove partirà in motonave per la benedizione “Maris Gentium Benedictio” impartita dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni e la processione lungo il canale Candiano. Arriverà alla Darsena di città alle 16.30 e da lì, accompagnata dai fedeli in processione sarà portata fino al Santuario di Santa Maria in Porto, dove, a seguire (attorno alle 17,30), l’arcivescovo presiederà la messa.
Per consentire il passaggio, il Comune ha istituito per domenica 7 aprile dalle 15.45 alle 16.15 e dalle 16.30 e dalle 17 il divieto di transito per tutti i veicoli e pedoni sul ponte mobile.
Ad accompagnare la celebrazione sarà il Coro 1685 del Conservatorio Verdi di Ravenna diretto da Antonio Greco e accompagnato all’organo da Andrea Berardi.
Quest’anno sarà la parrocchia di Casal Borsetti a dare il via alla Festa della Madonna Greca. Venerdì 5 aprile l’immagine mariana sarà accolta nella locale chiesa alle 20.30, seguirà la recita del Rosario. Le celebrazioni per la patrona proseguiranno poi prossima settimana.
Per seguire la processione a bordo della motonave è necessario prenotarsi alla parrocchia di Santa Maria in Porto (tel. 0544 212055). Domenica 7 aprile alle 14 sarà disponibile un servizio di autobus da Santa Maria in Porto a Marina di Ravenna. Sia la processione che il pellegrinaggio a piedi si svolgeranno anche in caso di maltempo.
Ma solo nei weekend, dal 15 giugno al 1° settembre
Il Navetto
Ora è ufficiale: dal 15 giugno al 1° settembre quest’anno viale delle Nazioni a Marina di Ravenna sarà a senso unico per le auto – nel tratta da via Ciro Menotti alla rotonda di via Trieste – in direzione sud, quindi verso Punta Marina. Ma solo nelle giornate festive e prefestive.
Lo annunciano gli assessori al Turismo e alla Mobilità del Comune di Ravenna, rispettivamente Giacomo Costantini e Gianandrea Baroncini, dopo una serie di confronti con operatori, associazioni di categoria e consiglio territoriale.
Sarà presente quindi una corsia preferenziale per bus, taxi, mezzi di soccorso, ciclomotori e motocicli lungo viale delle Nazioni, in direzione opposta, verso il paese. Questa sperimentazione – spiegano gli assessori – «permette una maggiore sicurezza sul viale stesso per gli utenti deboli, alleggerendo il traffico sul lato dove si trovano gli stradelli di accesso e uscita alla spiaggia. La corsia nord-sud in uscita da Marina di Ravenna rimane percorribile da tutti i mezzi, favorendo così la possibilità di ricercare parcheggio, utilizzare in maggior sicurezza i posti auto orizzontali (lato “campeggi”) e favorendo un esodo più fluido dalla località. Con altre ipotesi, come la corsia preferenziale in uscita da Marina di Ravenna e non in ingresso, ci si troverebbe a fine giornata, quando il traffico è più concentrato, per l’importante flusso di veicoli verso Marina di Ravenna e, in particolare, sul lungomare per godere dell’offerta serale della località, a canalizzare tutta la viabilità ordinaria in uscita dalla località su via Ciro Menotti e via Trieste e a non risolvere l’elemento che più comporta il rallentamento del Navetto Mare (negli orari serali di punta tra le 17.30 e le 20)».
La decisione di effettuare la sperimentazione solo nei festivi e prefestivi è stata presa «raccogliendo le preoccupazioni che alcuni interlocutori ci hanno segnalato e valutando che problemi di traffico intenso si verificano ovviamente nel weekend».
Gli assessori ne approfittano infine per dirsi soddisfatti del nuovo Parco Marittimo di Marina e Punta: «Dove prima c’erano polvere, buche, pozze d’acqua che permanevano, un numero importante di auto in movimento e zone scarsamente illuminate, che scoraggiavano di fatto a percorrere gli stradelli, ora abbiamo un percorso illuminato, accessibile, con presenza residuale di automobili. Abbiamo già notato, in queste prime giornate di sole, come il Parco marittimo è diventato un elemento che sta già cambiando le modalità di frequentazione di cittadini e visitatori».