sabato
16 Agosto 2025

Galileo Chini: l’arte ceramica nel continuo desiderio di sperimentare

Al Mic di Faenza esposti circa 300 pezzi che illustrano gli esiti creativi del poliedrico artista toscano. In mostra fino al 14 maggio

Chini Allestimento Mic

«Il 1896-97 fu per me anche un periodo in cui potei iniziare qualcosa che era in me latente… Insistei che il nostro movimento artistico avesse un carattere non imitazione dell’antico, ma bensì un proprio carattere. Era allora l’epoca del Liberty e bisogna assimilare a questo stile anche il soprammobile».
È così che Galileo Chini (1873-1956) – artista poliedrico di origine toscana – definiva l’aprirsi di una nuova stagione creativa in Italia in collegamento con quanto nel frattempo stava accadendo in Europa. Quasi in simultanea rispetto alla Secessione di Vienna – città in cui gruppi di artisti come Joseph Hoffmann e Koloman Moser cercavano linguaggi nuovi in un’ottica di forte rivalutazione delle arti minori e di unione di linguaggi espressivi per creare la cosiddetta opera d’arte totale – Chini accoglie con stupore la vendita di una delle più famose fabbriche italiane che passava di proprietà da Ginori all’industriale Richard.

Era il 1896 e, sul finire dell’anno, Chini fonda la propria ditta – “L’arte della Ceramica” – assieme ai compagni Giovanni Montelatici, Vittorio Giunti e Giovanni Vannuzzi. Il lavoro del gruppo si orienta non solo al confronto di quanto di lì a poco si realizzerà a Vienna nei laboratori della Wiener Werkstätte in cui si producono oggetti sperimentali in stile Liberty – o meglio Jugendstil – ma seguendo l’esempio precedente dell’esperienza inglese delle Arts and Crafts. William Morris, che ne era stato il mentore, aveva sostenuto il sogno di una produzione che comprendeva la realizzazione di mobili, arredi, stoffe e libri in uno stile nuovo, secondo un’idea di bellezza che utopisticamente doveva poter entrare nelle case di tutti. L’esito di questa sperimentazione a più mani, che si affievolisce alla fine degli anni ‘90 con la scomparsa di Morris, viene presa ad esempio da Chini nel laboratorio di Firenze dove si lavora a più mani, ciascuno portando avanti la propria creatività individuale.

Chini Mic VasiLa grande mostra organizzata al Mic di Faenza, a cura della direttrice del museo Claudia Casali e di Valerio Terraroli, espone circa 300 pezzi tra ceramiche e disegni preparatori con numerosi inediti che illustrano la carriera di Chini attraverso otto sezioni, a partire dall’attività di questa prima manifattura, quando i modelli di riferimento sono le ceramiche toscane del tardo Rinascimento e le decorazioni floreali che provengono dalla produzione delle Arts and Crafts, dai manuali di disegno e dalle contemporanee produzioni di gusto Art Nouveau che impazzano in Europa. Chini progetta vasellame a motivi animali e vegetali che si sostituiscono alle anse e decora le superfici in modo bidimensionale, secondo le indicazioni Liberty. L’eleganza floreale si arricchisce di una nota personale che si avvale di ricerche orientate e del recupero di motivi decorativi e soggetti tardorinascimentali come festoni, frutti, figure mitologiche e allegoriche.

I riconoscimenti giungono presto e su una ribalta nazionale grazie all’esposizione universale di Parigi del 1900 e quella di Torino di due anni dopo: la linea scelta dalla manifattura fiorentina – attenta a ripensare al passato attualizzandolo secondo le linee fluide e i decori sintetici e bidimensionali dell’Art Nouveau – risulta del tutto vincente. In mostra, numerosi pezzi di questo periodo illustrano questa linea di ricerca, evidente in piatti che illustrano ritratti femminili secondo la moda rinascimentale, in vasi dichiaratamente in linea con lo stile floreale, in sperimentazioni decorative di grande bellezza che comprendono motivi recuperati dall’arte ispano-moresca o mettono in campo tecniche preziose come la ceramica a lustro.

Nonostante il successo ottenuto, Chini decide di mettersi in proprio e fonda una propria manifattura nel paese natio, Borgo San Lorenzo. È il 1906: con lui lavora il cugino Chino a cui Galileo consegna disegni e progetti dettagliati, ricchi di annotazioni, che devono essere tradotti nella produzione materiale. Oltre al vasellame, vengono prodotti anche lampadari, vetrate, oggetti in maiolica che riscuotono da subito un enorme successo: all’Esposizione internazionale di Milano del 1906 la manifattura Fornaci San Lorenzo riceve un enorme consenso che prosegue poi negli anni, ben oltre al 1925 quando Chini deciderà di dedicarsi completamente alla pittura.

L’inquietudine, quel continuo desiderio di sperimentare e conoscere, si avverte anche negli anni dell’esperienza delle Fornaci dove Chini sperimenta per la prima volta in Italia la lavorazione in grès per oggetti decorati con forme stilizzate, colorati soprattutto in monocromo blu cobalto. Nel 1908 Galileo viene chiamato a decorare la sede dell’Esposizione Torricelliana di Faenza, un avvenimento storico che per la città significa l’avvio dell’attuale Museo delle Ceramiche. L’anno successivo Chini realizza la decorazione nella sala della cupola alla Biennale di Venezia riscuotendo l’ennesimo successo e il trampolino di lancio per una dimensione internazionale: viene infatti invitato dal re del Siam per decorare alcuni ambienti del Palazzo del trono a Bangkok, un lavoro che lo impegna fra il 1910 e il 1913.

Il gusto secessionista che già procedeva da un influsso orientale per quanto riguarda la morbidezza delle linee e la bidimensionalità, si arricchisce di ulteriori spunti visivi che si attestano nella ricchezza decorativa, nell’uso del colore oro, nella ripetizione di alcuni stilemi decorativi. Fra il 1919 e il ‘23 infine al maestro viene affidato la decorazione alle terme Berzieri di Salsomaggiore dove si intrecciano con grande maestria gli influssi secessionisti, le sperimentazioni dei materiali, l’eredità visiva del Oriente in uno splendido canto del cigno dell’ultima stagione Dèco.

“Galileo Chini. Ceramiche tra Liberty e Déco” – Mic – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (viale Baccarini 19). Fino al 14 maggio. Orari di apertura: dal martedì al venerdì, dalle 10 alle 14; sabato e domenica dalle 10 alle 18.

Marino Bartoletti al teatro Alighieri per una serata su Sanremo per solidarietà

Con il Duo Idea per gli Amici di Enzo di Ravenna

Marino Bartoletti SanremoMercoledì 5 aprile alle 20.45 il Teatro Alighieri di Ravenna ospiterà l’evento “Sanremo insieme” con il giornalista e scrittore Marino Bartoletti e il Duo Idea accompagnati dal gruppo Nilla goes to Hollywood, a sostegno dell’Associazione Amici di Enzo di Ravenna che organizza la serata.

Si tratta di uno spettacolo tra ricordi, canzoni, sorprese e risate, in cui si verrà catapultati nell’Italia degli ultimi 70 anni, il tutto con l’accompagnamento musicale della band “Nilla goes to Hollywood”.

I biglietti sono disponibili sul sito del Teatro Alighieri, oppure alla biglietteria del Teatro, in tutte le filiali de La Cassa di Ravenna Spa e negli uffici Iat di Ravenna e Cervia.

L’Associazione Amici di Enzo opera a Ravenna dal 2000 ed è giunta il 24 settembre 2021 alla inaugurazione di una “Casa”, in via Faentina n. 284. “Casa Marina”, questo il suo nome, ospita ormai tutte le iniziative nate in tanti anni di impegno sul campo educativo della città.

L’Associazione che porta il nome di Enzo, un medico modenese, morto precocemente in un incidente stradale e per il quale è in corso la causa di beatificazione, svolge da sempre la propria attività educativa sui giovani, grazie alla collaborazione delle istituzioni pubbliche, scolastiche e di realtà imprenditoriali, cooperative e fondazioni.

Per informazioni: Associazione Amici di Enzo amicidienzo@gmail.com oppure 345 4511355.

Ravenna, aperto un nuovo locale in piazza Duomo

Si tratta di Zeno, caffè e cucina, dalle 7 alle 19. I gestori avevano il ristorante Sugo a Marina

Zeno Caffe CucinaHa aperto nei giorni scorsi un nuovo locale in centro a Ravenna. Si tratta di Zeno, caffè con cucina in piazza Duomo (dove in passato era operativo Naturalmente Burger) di Valeria Botrugno e Simone Petretti, gestori fino all’anno scorso del ristorante-pizzeria Sugo di Marina di Ravenna.

Zeno è aperto dalle 7 alle 19, dal lunedì al sabato, dalla colazione alla merenda o il primo aperitivo. A pranzo la proposta è legata alla cucina tradizionale con un piccolo menù del territorio, pasta romagnola fatta in casa e piatti del giorno.

In vetrina invece ci sono piatti per take-away veloci, dai panini, alle insalatone, tra cui sempre qualcosa preparato anche con farine alternative, come il kamut, brioche vegane sia dolci che salate e possibilità di avere panini e dolci anche senza glutine.

Ricorso di Wwf, Italia Nostra e Legambiente contro il “Parco Marittimo”

Le associazioni contestano il progetto nella pineta di Marina Romea e Porto Corsini

Ravenna Lidi Pespective Pinède
Un rendering del Parco Marittimo

Wwf Ravenna e Italia Nostra, con il coinvolgimento di Legambiente (circolo Matelda), mercoledì 29 marzo hanno depositato un ricorso al Presidente della Repubblica – redatto dall’avvocato Giuliano Picchio di Perugia – per preservare pinete e dune dal “Parco Marittimo” a Marina Romea e Porto Corsini. «Un patrimonio straordinario di biodiversità miracolosamente scampato a decenni di sfruttamento selvaggio della costa romagnola – scrivono le associazioni ambientalista – che rischia di sparire per sempre».

Il progetto è quello della riqualificazione degli stradelli retrodunali dei lidi ravennati, partito con i primi stralci in questi mesi a Punta Marina e Marina di Ravenna e che dopo l’estate coinvolgerà anche le altre località.

Gli ambientalisti hanno già denunciato il disboscamento della pineta di Marina di Ravenna e Punta Marina (con i progettisti che hanno sottolineato come si tratti invece di un’operazione di ripulitura con l’obiettivo di “fare luce” e rigenerare la pineta stessa) e hanno paura che la cosa si possa ripetere in particolare nei lidi nord per ospitare una pista ciclabile e pedonale «larga 2,5 metri proprio in mezzo alla pineta, connessa alla viabilità dello stradello retrodunale» e «sei piattaforme in legno attrezzate interne alla pineta da 4,5 per 15 metri», oltre a «una serie di passaggi trasversali che danno l’assalto a cinque degli ultimi relitti dunali rimasti».

In sostanza – secondo le associazioni – «due Riserve tra le più preziose dell’Alto Adriatico tramutate in “verde attrezzato”». Con tanto di «passerella sollevata di pochissimo dal profilo della duna, priva di parapetti, lunga oltre 600 metri, per la cui realizzazione sarà necessario trivellare con almeno 1200 fori habitat straordinari sulla Duna di Porto Corsini Riserva Naturale. Desta sgomento che si sia scelto di sottoporre a pressione antropica l’unica duna in crescita di tutto il litorale, quando tutte le altre stanno scomparendo per erosione dovuta alla subsidenza».

A Massa Lombarda una mostra dedicata agli atleti deportati durante il fascismo

Sarà inaugurata martedì 4 aprile alle 17.30 e si potrà visitare fino al 29 aprile. Coinvolti anche gli alunni delle scuole medie

Deportati Fascismo Massa LombardaUna mostra dedicata agli atleti deportati e spesso uccisi nei campi di concentramento durante il fascismo. Le loro storie saranno visibili al centro culturale Venturini di Massa Lombarda: l’esposizione Campioni della memoria, curata da Barbara Trevisan, sarà inaugurata martedì 4 aprile alle 17.30 e si potrà visitare fino al 29 aprile.

L’Unione Nazionale Veterani dello Sport (Univs) della Bassa Romagna ha coinvolto con un concorso per la grafica del volantino gli alunni delle scuole medie di Massa Lombarda e Sant’Agata sul Santerno, che hanno realizzato delle opere artistiche ispirate a questi campioni. I vincitori riceveranno dei buoni acquisto offerti da Libreria Alfabeta e libri donati dall’Univs.

La mostra, organizzata dal Comune di Massa Lombarda e dall’Unione Nazionale Veterani dello sport Bassa Romagna, è nata dalla convinzione che le storie delle singole persone deportate nei campi di concentramento possano essere la testimonianza più forte e incisiva per le nuove generazioni.

Lo scopo è quello di rendere onore e gloria a tutti gli uomini e le donne che nella loro vita hanno incarnato gli ideali sportivi e hanno difeso i principi di libertà e uguaglianza.

Durante l’inaugurazione interverranno: il sindaco Daniele Bassi, il delegato Unvs Firenze Paolo Allegretti, il delegato regionale Unvs Giovanni Salbaroli, la presidente Unvs Bassa Romagna Maria Assunta Ravaglia e la curatrice della mostra Barbara Trevisan.

La mostra resterà aperta lunedì e giovedì dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.30; martedì, mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30; sabato dalle 9.30 alle 12.30.

Via libera al completamento della pista ciclabile tra Ravenna e Madonna dell’Albero

Intervento da 1,2 milioni di euro totali avviato nel 2016. Oltre mille firme ne chiedevano la realizzazione sull’argine

Via Cella Via TurciIl Comune di Ravenna ha approvato il documento di fattibilità delle alternative progettuali al secondo stralcio della pista ciclopedonale fra Madonna dell’Albero e Ponte Nuovo. Un intervento da 1,2 milioni di euro totali avviato nel 2016 che è stato rimodulato in seguito alla sentenza del Tar di Bologna che ha respinto il ricorso presentato nel 2018 che aveva bloccato i lavori.

Sono in corso i frazionamenti delle aree da espropriare e vanno ultimati per fine maggio. Altri due anni per realizzare la parte di opera mancante. Da via dell’Ulivo a Ponte Nuovo, in continuazione del percorso del primo stralcio, si arriva a Madonna dell’Albero lungo le vie Turci e Cella, a lato dello scolo consorziale Arcobologna.

In riferimento a questa vicenda, il decano dell’opposizione, Alvaro Ancisi, ricorda la perdurante mancata previsione di una pista ciclabile sull’argine del fiume Ronco a lato della Ravegnana tra Madonna dell’Albero e Ravenna, chiesta da una petizione di 1.100 firme nel gennaio 2021: «L’assessore ai Lavori Pubblici ci rispose che trattandosi della sommità arginale non era asfaltabile. Andrebbe benissimo, ma, essendo passati inutilmente oltre due anni, chiediamo al sindaco se se n’è dimenticato».

Odissea E45, cantiere infinito nei venti km ravennati

Il sindaco chiede spiegazioni ad Anas e al ministro Salvini

E45Quando è stato presentato alla stampa l’intervento per l’ampliamento della statale Adriatica, il 16 marzo, il sindaco Michele de Pascale non ha nascosto che i rapporti tra Comune di Ravenna e Anas non sono stati sempre dei migliori. E se un po’ di sereno può portarlo l’avvio del cantiere atteso da almeno otto anni, dalla promessa dell’ex ministro Graziano Delrio come compensazione per la cancellazione della E55 Venezia-Roma, nubi nere invece arrivano se si guarda allo stato della E45 tra Ravenna e Cesena.

Una ventina di km in territorio ravennate contraddistinti da lavori continui per il completo rifacimento di entrambe le carreggiate. Cambi di corsia e restringimenti che rallentano i tempi di percorrenza e aumentano i rischi.

A novembre l’assessore regionale alle Infrastrutture, Andrea Corsini, fece il punto: il piano di riqualificazione del tratto romagnolo (88 km tra lo svincolo Canili e l’innesto con l’Adriatica) negli ultimi 5 anni è stato ultimato al 32 percento (160 milioni di euro circa).

Nei giorni scorsi, dalle pagine de il Resto del Carlino, il sindaco ha chiesto spiegazioni ad Anas e al ministro Matteo Salvini.

Una borsa di studio da 500 euro per 20 alunni meritevoli di quinta elementare

Torna l’iniziativa delle fondazioni Cassa e Golinelli. Candidature entro il 5 luglio

Premiazioni Progetto Futuro
Le Premiazioni dell’edizione 2022 di Progetto Futuro

Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Fondazione Golinelli e Secam srl, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Ravenna, lanciano la quarta edizione di Progetto Futuro, che punta a far emergere nella comunità locale, dalla giovane età, il valore dello studio e l’importanza dell’impegno sociale.

L’iniziativa, che prevede l’assegnazione di 20 borse di studio agli alunni che si distingueranno nell’anno scolastico 2022-23 per impegno scolastico e civile, è rivolta agli studenti del quinto anno delle scuole primarie del Comune di Ravenna.

Per gli aspiranti partecipanti le domande di candidatura dovranno essere presentate a cura degli istituti comprensivi del comune di Ravenna, entro il 5 luglio. Le borse di studio offerte comprendono un’attività formativa da parte della Fondazione Golinelli e l’erogazione di 500 euro per ogni alunno premiato.

A questo link il bando completo

Mercoledì 19 aprile alle 16 è previsto un incontro online rivolto ai genitori, insegnanti e dirigenti per offrire maggiori delucidazioni sull’iter di presentazione delle domande e sul progetto in generale. Per partecipare, cliccare su questo link.

L’ex detenuto americano Guillen a Ravenna contro la pena di morte

 

Karl Guillen
Un incontro a Ravenna del 2015 con Karl Guillen

Martedì 4 aprile alla sala del circolo Arci di via Romea Sud 93/a, a Ravenna, si parla di pena di morte e giustizia negli Stati Uniti.

Un incontro organizzato da La Comune, che vedrà protagonista Karl Louis Guillen, scrittore ed ex detenuto americano, vittima di un errore giudiziario che gli è costato oltre 20 anni di detenzione.

Tra i relatori anche Arianna Ballotta, presidente Coalizione Italiana contro la Pena di Morte.

Si parte dalle 19 con un piccolo buffet, dibattito dalle 19.45. Ingresso libero.

All’interno del locale sarà allestita una mostra a tema a cura di Domenico Gavella.

Lughese premiato da Mattarella per aver assunto una giovane con malattia congenita

Antonio Petralia di Eurosets ha ricevuto l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. La storia

Petralia, AD Eurosets, Riceve Onorificenza Da Mattarella 01Si è svolta ieri (venerdì 31 marzo) a Roma al Quirinale la cerimonia di consegna delle onorificenze di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra gli insigniti anche il lughese Antonio Petralia, amministratore delegato di Eurosets, azienda di Gvm Care & Research specializzata nella progettazione, produzione e commercializzazione di dispositivi biomedicali con sede a Medolla (Modena).

Il riconoscimento è stato conferito a Petralia “Per aver realizzato un gesto di solidarietà attraverso la sua attività di imprenditore”.

Ne avevamo già parlato a questo link.

Nel 2021 la vita di Saida Ibnou-Bouzid, una giovane donna affetta da una malattia congenita polmonare in attesa di trapianto, prende una svolta imprevista: le sue condizioni di salute si aggravano improvvisamente, al punto da rendere necessaria una stabilizzazione con il dispositivo salvavita EcmoLife, prodotto da Eurosets, in grado di sostituire temporaneamente le funzioni del cuore e dei polmoni. Nel caso di Saida, il dispositivo è stato utilizzato per supportare le funzioni polmonari gravemente compromesse in attesa di trovare un donatore compatibile per il trapianto.

Petralia, grazie al supporto fornito dagli assistenti sociali che hanno assistito la giovane donna, organizza un incontro nella sede dell’azienda. È così che Saida conosce il luogo dove prende vita il dispositivo che l’ha salvata e Petralia le propone di lavorare nel reparto dove questa tecnologia salvavita viene assemblata.

«È stata per me un’emozione indescrivibile ricevere questa onorificenza direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – commenta il lughese -. Dedico questa onorificenza a tutte le persone che in questi anni mi sono state vicino e ringrazio per la fiducia che hanno riposto in me, ai colleghi che lavorano in questa bellissima azienda dove oggi lavora anche Saida e per ultimo ma non meno importante alla mia famiglia. Da diversi anni Eurosets collabora con istituzioni ed enti territoriali nella realizzazione di iniziative di carattere sociale. È stata dunque una scelta di cuore e d’istinto proporre a Saida di lavorare qui da noi».

Sono dieci le “Case delle persone illustri” riconosciute in provincia di Ravenna

Consegnate le targhe dalla Regione. Nel weekend aperture e visite guidate

Case Illustri Lugo
Le targhe consegnate al Comune di Lugo per Casa Rossini e Museo Baracca

Sono state consegnate ieri, venerdì 31 marzo, le targhe attraverso le quali la Regione riconosce ufficialmente le “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna“. Destinatarie, le 52 strutture che sono state individuate dalla prima campagna di riconoscimento per l’assegnazione del marchio, in base alla legge regionale 2/2022.

Tra queste, dieci sono in provincia di Ravenna. Si tratta del Capanno Garibaldi (tra Ravenna e Porto Corsini), della Casa Studio Giulio Ruffini di Mezzano, di Casa Rossini e Museo Baracca a Lugo, di Casa Varoli a Cotignola, di Villa Ferniani a Errano, nel Faentino, e poi di quattro strutture di Faenza: la Casa Museo Raffaele Bendandi, la Casa Museo Carlo Zauli, la fondazione Museo Guerrino Tramonti e lo Studio Ivo Sassi.

L’evento si è svolto a ridosso delle “Giornate nazionali delle Case dei personaggi illustri”: sabato 1 e domenica 2 aprile, all’interno dell’appuntamento promosso dall’associazione “Case della Memoria”, le strutture del territorio regionale che hanno aderito apriranno al pubblico per le visite. A questo link il programma dettagliato diviso per regioni.

In arrivo il primo bando di finanziamento
La Regione pubblicherà a breve il primo bando di finanziamento riservato alle strutture riconosciute. Le risorse sosterranno progetti di gestione sostenibile, volti a raggiungere una serie di obiettivi fissati dalla legge: catalogazione e studio del patrimonio culturale; incremento dell’accessibilità e miglioramento dei percorsi di visita; potenziamento della fruizione pubblica e della comunicazione tramite l’organizzazione di mostre, programmi culturali, progetti digitali e multimediali, residenze per artisti e ricercatori, progetti di educazione al patrimonio culturale; promozione del turismo attraverso lo sviluppo di itinerari, percorsi collegati ai paesaggi culturali e progetti di smart tourism.

Romolo Conti, l’uomo del Genio civile che ha plasmato la Ravenna ottocentesca

Fino all’8 aprile, alla Biblioteca Classense, una mostra documentaria su Romolo Conti, capo ingegnere del Comune, urbanista e curatore del patrimonio culturale cittadino

Scorci Ravenna Ottocento

Cercare di fare una sintesi della vita e dell’opera del faentino Romolo Conti (1832-1908) non è semplice. La mostra documentaria allestita nel corridoio grande della Classense sulla sua figura – sicuramente centrale nella vita culturale, monumentale, economica, artistica e naturalistica di Ravenna – costituisce il primo tentativo di illuminare l’opera di questo ingegnere, la cui storia complessa si intreccia a quella della sua città adottiva ma anche a quella di un’Italia appena nata.

Immagino che alla maggior parte dei ravennati il suo nome non dica molto ma la figura di Conti prende tutt’altra dimensione solo a nominare alcuni luoghi fisici, personaggi e istituzioni di Ravenna a cui è collegata: viale Farini e i giardini davanti alla stazione, la pineta, il cimitero monumentale, l’Accademia di Belle Arti, la pinacoteca cittadina, Corrado Ricci e Luigi Guaccimanni, Dante Alighieri e la zona dantesca. Queste sono solo alcune delle tracce in cui Conti fu strettamente coinvolto o addirittura solo e indiscusso artefice.

La mostra in Classense, a cura di Claudia Foschini, presenta per la prima volta documenti, mappe, disegni, progetti e fotografie che ripercorrono attraverso nuclei tematici le tappe fondamentali della sua vita. L’attività di Conti – una volta terminati gli studi di matematica a Bologna e di ingegneria a Roma – si avvia nel 1856 come ingegnere del Genio civile, l’organismo statale che progettava ed eseguiva le opere pubbliche. Siamo ancora prima della creazione dello stato italiano e un giovanissimo Conti inizia a operare a Faenza, dove progetta e costruisce un ponte sul Lamone. Due anni dopo, promosso grazie agli esiti delle sue prestazioni, viene trasferito a Ravenna giusto per assistere all’assorbimento dell’ente per cui lavora nel nuovo stato italiano e per entrare come ingegnere alle dipendenze del Comune di Ravenna.

Grazie al matrimonio con Marietta Bassi, imparentata con l’importante famiglia ravennate dei Rava, e in conseguenza della credibilità ottenuta per lavori ben progettati ed eseguiti in tempi stretti, Conti entra in contatto con numerosi personaggi di spicco di Ravenna. Dalla metà dell’Ottocento, nei posti chiave dell’amministrazione e delle istituzioni ravennati sono quasi tutti notabili cittadini che si distinguono per ricchezza e cultura; accanto a loro collabora un gruppo di borghesi colti, assegnati a posti chiave nella cultura o per passione coinvolti nel bene pubblico. Non manca infatti a questa élite un forte sentimento condiviso di appartenenza allo stato appena nato e una dedizione alla causa pubblica oggi difficilmente praticata e comprensibile. Per Conti l’attività si limita al lavoro ma si deduce la sua fede politica: agli esordi ha l’appoggio di Luigi Carlo Farini – romagnolo, mazziniano e Presidente del Consiglio del nascente stato italiano –; nel 1880 firma un libretto in memoria di Giuseppe Rava di chiara fede liberale e nello stesso anno sostiene la candidatura di Alfredo Baccarini, come lui romagnolo e ingegnere, amico di Garibaldi e allora Ministro dei Lavori pubblici.

Ad Italia fatta, nel 1865 ricorrono le grandi celebrazioni della nascita di Dante che all’epoca possiede in città solo una tomba vuota, il bel cenotafio settecentesco che conosciamo. Il Comune decide di far risistemare la zona dantesca per l’occasione: Dante non è solo il grande poeta che ha finito i suoi giorni a Ravenna ma in questo periodo di costruzione dell’identità nazionale rappresenta uno dei maggiori padri della patria. Durante i lavori, affidati a Conti e all’amico Filippo Lanciani, ingegnere del Genio civile, si colloca la scoperta sensazionale della cassetta contenente le spoglie mortali del divino poeta, murata a poca distanza dalla tomba. Secondo i ricordi tramandati dai familiari, i muratori corrono a casa Conti in via di Roma, urlando in dialetto di affrettarsi. Oltre a terminare interventi per qualificare l’area, l’ingegnere scriverà un paio di opuscoli per raccontare la scoperta e raccogliere le relazioni sui reperti.

Romolo Conti Ingegnere
Ritratto dell’ingegnere Romolo Conti

Nel decennio successivo, Conti costruisce alcuni palazzi in centro città, realizza i primi giardini pubblici nell’area limitrofa alla chiesa di San Giovanni Evangelista e il rettifilo dedicato a Farini che parte dalla stazione ferroviaria per congiungersi all’attuale Piazza del Popolo, in ordine all’idea di adeguare l’area urbana alle necessità e status della nuova classe dirigente. Sono decenni di febbrile attività per Conti che entra a far parte di numerose commissioni la cui funzione è quella di catalogare e proteggere i monumenti e i beni artistici ravennati: a lui vengono affidati gli inventari delle opere ritirate dalle corporazioni soppresse dallo stato italiano e il monitoraggio della loro collocazione. Lo stretto rapporto col sindaco e con Sigismondo Romanini e poi Filippo Lanciani – in successione direttori della locale Accademia di Belle Arti –, con Luigi Ricci, padre di Corrado, e con vari intellettuali cittadini e docenti dell’Accademia, favorisce un lavoro di inventariazione, controllo, intervento rivolto a numerosi monumenti e beni artistici che passano di proprietà al Municipio o, con la sua intermediazione, allo Stato.
È un peccato che proprio questa storia rimanga ancora sepolta nell’archivio dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna – ad oggi scandolosamente ancora non inventariato – e in parte nell’Archivio di Stato che ha potuto collaborare solo marginalmente all’attuale mostra. Sicuramente è una fetta di storia che darebbe molti lumi sui monumenti maggiori e minori del territorio a cui Conti si dedica durante un arco di venti anni nella veste di ingegnere comunale, di segretario e poi consigliere dell’Accademia di Belle Arti.

Numerose sono le testimonianze che pongono Conti in una fitta rete di contatti rilevanti: con Corrado Ricci, all’inizio della sua carriera sfolgorante ma sempre in contatto con la città natale, con Odoardo Gardella e Filippo Lanciani, con direttori e responsabili di biblioteche e archivi di varie città emiliane. Lo scopo è quello di confrontarsi, condividere e prendere le migliori decisioni, talvolta anche intervenire con atti di mediazione. Un esempio sono le polemiche per la nuova costituzione del Museo civico bizantino che oppongono il direttore Enrico Pazzi e una fronda di intellettuali contrari a una movimentazione di beni per certi versi scriteriata. Romolo Conti propone in questo caso una linea di mediazione, ripercorsa anche in altre occasioni. Pur avendo infatti idee chiare su interventi e restauri – che risentono dichiaratamente dei gusti del tempo avversi al barocco – cerca di considerare l’integrità del patrimonio e le richieste della modernità secondo un’azione mediatrice che verrà applicata anche alla conservazione delle pinete ravennati.

Nelle teche della Classense seguono quindi le attività dell’ingegnere: i progetti e le fotografie del progetto del Cimitero monumentale e della risistemazione della balaustra della Loggetta Lombardesca, le carte di fondazione del Consorzio agrario, i numerosi scritti sulle casse di colmata del Lamone, fino all’esposizione romagnola del 1904. Si segue così fra le carte la versalità e integrità di un grande professionista insieme alla storia di una città che a lui deve molte delle sue pagine.

“L’arte di Romolo Conti. Il Capo Ingegnere del Comune di Ravenna fra le bonifiche del territorio e i lavori alla Tomba di Dante” –  Biblioteca Classense (corridoio grande), Ravenna; fino all’8 aprile. Orari di apertura: Lu 14-19, Ma-Sa 9-19; ingresso libero.

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