lunedì
18 Agosto 2025

Mamma e figlio di Ravenna fanno vincere 40mila euro ai “Soliti Ignoti” su Rai Uno

Protagonista la titolare di un’agenzia di pratiche auto, tra l’altro premiata l’anno scorso in municipio

Letizia Cortesi Figlio Soliti IgnotiMamma e figlio di Ravenna hanno fatto vincere 40mila euro a una coppia di Casalmaggiore (Cremona) nella puntata dei Soliti Ignoti andata in onda sabato 25 marzo, su Rai Uno.

Letizia Cortesi, 43 anni, era l’ignoto numero 2 del programma, con i concorrenti che hanno indovinato il suo mestiere grazie anche a un indizio («lavoro per chi si muove»). Si tratta infatti della titolare di un’agenzia di pratiche auto di Ravenna («immatricola auto»), premiata tra l’altro anche l’anno scorso in municipio nell’ambito della manifestazione che vuole valorizzare il ruolo delle donne nel sistema imprenditoriale locale.

Il “parente misterioso” era il figlio, Federico, di 18 anni. La somiglianza tra i due ha permesso alla coppia di concorrenti di indovinare (raddoppiando il montepremi) e di portarsi a casa 40mila euro.

È possibile rivedere la puntata a questo link.

 

La nebbia o gli irti colli

Riflessioni in merito alle diverse percezioni in giro per la Romagna di quell’ammasso di goccioline d’acqua che diminuisce la visibilità

Nebbia, foto di Adriano Zanni
Foto di Adriano Zanni

«…mo se la morte è così, non è un bel lavoro».
(Amarcord, Federico Fellini)

Anche per quest’anno è finita la stagione delle nebbie. Arriva la primavera e con essa il buono e il cattivo che si porta didietro. Le rondini ti cagano sul parabrezza ma inizia a scemare quella velata paranoia che tiene in ostaggio tutti quelli come me, che per vari motivi entrano ed escono dal comune di Ravenna, e certe sere continuano a guardar fuori dalla finestra nella paura di dover impazzire con quella coltre informe e capillare che, ok, cambia nome a seconda di quale sia la città dove siete cresciuti.

Prendiamo per esempio la definizione Treccani della parola “nebbia”: ammasso di goccioline d’acqua aventi diametro di qualche millesimo di millimetro, e quindi leggerissime, che si formano in prossimità del suolo o sopra il mare e i laghi o lungo i fiumi per condensazione di vapor d’acqua, diminuendo in misura più o meno sensibile la visibilità.

Nebbia, foto di Adriano Zanni
Foto di Adriano Zanni

Dal punto di vista della definizione in senso stretto non credo ci siano differenze sostanziali tra una città romagnola e l’altra, eccezion fatta per una cosa: quanta se ne debba ammassare per poter essere definita un ammasso. Nel vernacolo cesenate, ad esempio, chiamiamo nebbia qualsiasi quantitativo di quella roba lì. Il che, nei primi anni di frequentazioni della città di Ravenna, ha provocato spesso reazioni scomposte nei miei commensali. Ho memoria abbastanza viva della prima conversazione compiuta sulla nebbia che ebbi in questa città. Eravamo seduti a un tavolo d’angolo in un pub ora chiuso in zona stazione che si chiamava Bierhaus; io penso di aver riferito in merito a qualche difficoltà incontrata nel tragitto. Certo, era un tavolo di ventenni e bisogna perdonare la boria di quegli anni, ma è difficile trovare parole compiute per quel che è successo nella mezz’ora successiva. Se fossimo stati negli anni dieci probabilmente avrei potuto parlare di fogsplaining: la nebbia spiegata a un forestiero imberbe, da persone che possono farlo per diritto di nascita. Gli sguardi spenti che nascondono indicibili esperienze di vita, tipo ultimi 30 minuti di Apocalypse Now (e probabilmente la stessa canzone dei Doors che suonava nello stereo). L’ilarità negli occhi di qualcuno dei presenti, l’imbarazzo nel silenzio di qualcun altro. Viene da Cesena. Pensa di aver visto la nebbia. L’orrore. L’orrore.

Ogni ravennate che si rispetti ha la sua fog story.

Nebbia, foto di Adriano Zanni
Foto di Adriano Zanni

Le fog story sono tutte uguali, ma hanno segnato i loro protagonisti al punto da chiedere con troppa veemenza di essere raccontate fino allo sfinimento: quella volta che i casi della vita ti hanno messo/a con le spalle al muro e costretto/a ad utilizzare l’automobile per andare da A a B, in condizioni di visibilità che ti impedivano di vedere pure il cruscotto dell’auto, e in qualche modo sei riuscito/a a cavarci i zampetti.

Il folklore si sviluppa spesso intorno ad esperienze al limite, come gli abitanti di certi villaggi del sudest asiatico che hanno visto un maremoto con i loro occhi. La nostra generazione non ha visto la guerra e non ha visto la fame: il folk s’è dovuto adattare a quel briciolo di disagio che ci è rimasto (i massimi poeti di questo approccio percettivo alla vita contemporanea sono gli 883, non a caso bassaioli cresciuti in una città funestata dalle nebbie padane) e trarne il massimo guadagno in termini di immaginario. Voglio dire, la più bella nebbia della storia del cinema è nei ricordi d’infanzia di un riminese.

Ravenna: terre palustri, acquitrini a tradimento, banchi compatti di nebbia che definiscono la geografia stessa di certi posti che raggiungere in certe serate della tarda adolescenza era così tignoso che se ci si pensa oggi, in una notte di cielo terso, sembrano quasi non essere mai esistiti (un esempio facile? Il Rigolò).

Nebbia foto di Adriano Zanni
Foto di Adriano Zanni

Va detto che la nebbia esiste anche nella valle del Rubicone (già è più difficile dimostrare che esista davvero la valle del Rubicone), e qualche volta ho avuto paura anche io ad andare in macchina per i miei colli natii con quel muro davanti. Ma forse noi dell’entroterra abbiamo un’impostazione più classica: c’è la nebbia e ci sono gli irti colli, come nella poesia di Carducci. Ravenna supplisce alla mancanza di colli con più nebbia, e sono stato presto educato a tener conto che quella difficoltà fosse pressoché nulla rispetto a quel che succede una volta superato un borghetto chiamato Casemurate, che a dispetto della sostanziale irrilevanza geografica del paese in sé è conosciuto da tutti quelli della mia generazione (sia a Cesena che a Ravenna) come una specie di punto limite della visibilità romagnola in autunno e inverno, tipo le colonne d’Ercole della E45 e il posto dove finiscono tutti i calzini spaiati del mondo. Da lì in poi comincia tutta un’altra cosa. E naturalmente 25 anni di frequentazioni quotidiane della statale Orte/Ravenna mi hanno convinto, o comunque suggestionato, in merito alla questione: in quel luogo qualcosa finisce e ricomincia. L’ho attraversato abbastanza volte da sentirmi ormai parte di un tessuto sociale diverso, e ho accumulato anche io qualche fog story: quella volta che stavo andando a Sant’Alberto, a casa della mia fidanzata, e sono stato costretto dai lavori stradali a deviare per Mezzano/Grattacoppa/Savarna nella peggior notte di nebbia della mia vita; quell’altra volta in cui di ritorno da Lido Adriano mi sono ritrovato per qualche motivo all’imbocco del traghetto per Porto Corsini. In quei momenti cominci davvero a sentire la dimensione spirituale di quei muri di glassa gommosa che ti si stagliano davanti. hai visto il tuo piccolo tsunami e puoi entrare di diritto nella cittadinanza ravennate, che ancora oggi ha opinioni forti e molto arroganti su questo particolare argomento.

Sì, ho adottato ormai stabilmente la prospettiva ravennate: fino a un certo quantitativo di nebbia, non è nebbia. Sì: ho sviluppato la stessa sicumera sgarzolina del ravennate medio, che di fronte ai quantitativi standard di nebbia non accende mai gli appositi fari e non rallenta la velocità manco di mezzo chilometro orario. Sì: la vera nebbia, quella che fa bruciare per davvero i focolari del folk ravennate, non si vede ormai da più di un decennio, e nessuno di noi ha davvero paura a mettersi in macchina di questi tempi (lo so che l’avete pensato, leggendo le prime righe dell’articolo). Sì: anche io, di tanto in tanto, mi trovo a fare un pochino di fogsplaining ai miei amici parenti e colleghi cesenati. Eeeeeeh, non avete idea. 

Francesco Farabegoli, cesenate trapiantato a Ravenna, scrive o ha scritto su riviste culturali come Vice, Rumore, Esquire, Prismo, Il tascabile, Not

Incendio Lotras, a Faenza partono il 3 aprile i lavori di demolizione e bonifica

Ci vorranno almeno cinque mesi. L’azienda pronta a nuovi investimenti

Incendio Lotras 2Partiranno il 3 aprile i lavori di demolizione, messa in sicurezza e rigenerazione dell’ex magazzino della Lotras System di via Deruta, teatro del devastante incendio doloso che scosse l’intera città di Faenza nell’agosto del 2019.

Un cantiere di cinque mesi che vedrà coinvolta l’azienda Ireos – già impegnata anche sulle macerie del Ponte Morandi o nelle operazioni di recupero della Costa Concordia – e Arpae, che supervisionerà le attività di bonifica.

Al termine, l’azienda si impegna a investire e a ricostruire nell’area dove sorgeva il capannone da circa 20mila metri quadri, nel frattempo acquisita dalla stessa Lotras (che occupa a Faenza circa 45 dipendenti).

Da segnalare anche come sia stato siglato un patto di collaborazione che prevede da parte della Lotras la restituzione del 50 percento (pari circa a 1,2 milioni di euro) delle spese sostenute dal Comune nel periodo dell’emergenza. Con l’obiettivo di entrambi (Comune e azienda) di rifarsi nei confronti del colpevole dell’incendio, quando e se verrà individuato dalla magistratura.

Il Comune di Ravenna risparmia sulla cultura: «Tutti gli operatori coinvolti»

L’assessore Sbaraglia annuncia un taglio di circa l’11 percento, analogo a quello già operato un anno fa. Per le convenzioni 60mila euro in meno del 2018

Intervista Sbaraglia In Redazione
L’assessore Fabio Sbaraglia nel corso dell’intervista realizzata nella redazione di Ravenna&Dintorni con i giornalisti Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Manservisi e il direttore Fausto Piazza

A un anno e mezzo dal suo insediamento, in un momento particolarmente complicato per le casse comunali, abbiamo ospitato in redazione l’assessore alla Cultura di Ravenna, Fabio Sbaraglia.

Classe ‘84, Sbaraglia ha alle spalle una già lunga carriera tra le file del Pd locale, da sempre con un occhio attento verso l’ambito culturale, con un passato da presidente della commissione Cultura del Comune.

Questa è la prima parte della nostra intervista (quella incentrata sui tagli), pubblicata invece integralmente sull’ultimo numero del nostro giornale cartaceo.

Assessore, cosa è cambiato nella fruizione culturale con la pandemia?
«In generale, la pandemia ha cambiato profondamente l’abitudine di tutti, anche le modalità di accesso e fruizione di tutto quello che è lo spettacolo e l’offerta culturale in senso più ampio. E non è purtroppo una frase fatta. I musei non sono più tornati a quello che erano nel 2019, i teatri e lo spettacolo dal vivo faticano, i cinema non ne parliamo. Addirittura le biblioteche, con i dati di accesso e di prestiti del 2022 che risultano più bassi di quelli del 2019: la pandemia ci ha cambiato nel profondo. Ci vorranno mesi, forse anni nel ripensare il rapporto e un nuovo coinvolgimento del pubblico. Gli operatori culturali ravennati sono coinvolti naturalmente appieno in questo processo».

E nel frattempo, devono anche affrontare una riduzione delle risorse. Quanto è costretto a tagliare il Comune di Ravenna sulla spesa per la cultura?
«Purtroppo in questi due anni è stato inevitabile contenere la spesa anche sul fronte della cultura. Il bilancio che si sta profilando per il 2023 vede una riduzione dei trasferimenti sul capitolo cultura di circa l’11 percento sull’anno precedente, che si somma a un calo analogo avvenuto tra 2022 e 2021 (a questo link i dettagli delle principali spese del comparto cultura del Comune di Ravenna, ndr). Abbiamo operato nella redistribuzione di questa percentuale evitando tagli lineari ma non c’è un operatore o realtà culturale che tra l’anno scorso e quest’anno non sia stato coinvolto nel taglio delle risorse».

Anche le fondazioni Ravenna Manifestazioni e Ravennantica, per anticipare i maligni?
«Sì, certo, anche per loro è un momento delicato ma si sono fatte carico di questa parte con grande responsabilità, accettando un ridimensionamento».

Il Comune continuerà a sostenere le realtà culturali con il sistema delle convenzioni, al momento scadute?
«Sì, sono esaurite il 31 dicembre e l’obiettivo è aprire a inizio aprile il nuovo bando, che sarà retroattivo, sosterrà cioè anche le attività avviate dal 1° gennaio».

Può anticiparci le principali novità?
«Manteniamo lo schema del recente passato, con un avviso pubblico di selezione dei progetti per aree tematiche. Certamente si cercherà di incoraggiare le aggregazioni tra proposte di diversi operatori, per superare le frammentazioni spesso esistenti anche in campi omogenei. E mi piacerebbe che da questo rinnovo emergesse una proposta culturale che nel complesso riuscisse a coinvolgere sempre di più anche i territori più periferici del nostro comune».

Complessivamente a quanto ammonterà il fondo per le convenzioni?
«Circa 540mila euro».

Nel 2018, quando fu approvato il piano quinquennale, erano 600mila e nel frattempo i costi si sono alzati, i prezzi aumentati…
«Certo, ma esistono sempre altre forme per finanziare i soggetti culturali, come le compartecipazioni, i patrocini, la messa a disposizione di spazi: strumenti che sostanziano un sostegno diffuso alla cultura. D’altronde è difficile riuscire ad accompagnare la crescita di una realtà culturale esponenzialmente, quello che possiamo fare è garantire una somma importante per riuscire a mantenere vivo un tessuto diffuso, cerchiamo di fare il massimo con quello che abbiamo. Lo sforzo che abbiamo operato è stato quello, in un contesto difficile come quello che stiamo descrivendo, di mantenere invariato sul capitolo convenzioni l’importo del 2022 (quando sono venuti meno i finanziamenti aggiuntivi per il centenario dantesco, ndr)».

E i privati potrebbero fare di più? Le fondazioni stanno facendo la loro parte?
«Le fondazioni bancarie continuano a garantire un supporto importante e anche dai privati c’è partecipazione. Cito a titolo solo esemplificativo l’intervento di Marcegaglia che ha finanziato l’acquisizione dell’installazione di Tresoldi al Mar, o l’impegno di Eni sullo spettacolo dal vivo. Certo dobbiamo fare di più soprattutto cercando di ampliare la platea degli sponsor privati tramite lo strumento dell’Art Bonus».

Intanto la Regione, sempre a guida Pd, ha tagliato risorse (stimate in circa il 14 percento) a diversi operatori…
«Le condizioni di bilancio in questi momenti purtroppo sono tali che non permettono a enti locali e Regioni di compensare eventuali riduzioni della spesa. Sappiamo che l’impegno da Bologna è quello di recuperare almeno in parte con l’assestamento di bilancio».

Mezzo milione di euro in meno dal Comune di Ravenna a Mar e Classense

Il bilancio della Cultura: oltre 2 milioni per i teatri, quasi 1 milion e Ravennantica

L'assessore Sbaraglia al Mar
L’assessore Sbaraglia al Mar

Come confermato dall’assessore nell’intervista a questo link, il taglio del Comune di Ravenna alla Cultura negli ultimi due anni è stato nell’ordine di circa l’11 percento all’anno.

Un contenimento della spesa da cui non si sarebbe salvato nessuno, a partire dalle due istituzioni culturali del Comune, quella del Mar, il Museo d’Arte della città di Ravenna, e della Biblioteca Classense.

Nel dettaglio, il Mar vede i trasferimenti da Palazzo Merlato ridursi dai 400mila del 2022 a 280mila. La Classense, invece, dovrà rinunciare nel 2023 a 340mila euro dal Comune, con i trasferimenti che si assestano a quota 800mila euro.

Le altre voci di spesa più importanti del comparto Cultura riguardano i trasferimenti per la gestione dei teatri (l’Alighieri e il Rasi) che nel 2023 complessivamente ammontano a 2.040.000 euro, circa 200mila euro in meno rispetto al 2022, da spartirsi tra Ravenna Manifestazioni (la quota maggiore, occupandosi anche di Ravenna Festival e di stagione di Opera e Danza) e Ravenna Teatro (con la stagione dei teatri).

E infine la fondazione Ravennantica, che quest’anno riceverà dal Comune 900mila euro, invariati rispetto al 2022, quando invece erano stati tagliati di oltre 200mila euro rispetto al 2021.

Va ricordato come in seguito a un accordo di collaborazione tra istituzioni culturali, Ravennantica sia destinataria anche del 50 percento delle entrate da biglietteria del Mar, di cui gestisce i bookshop (corrispondendo a sua volta l’8 percento al museo), e da quest’anno anche di 200mila euro di rimborso spese dalla stessa Classense per la gestione del Museo e di Casa Dante.

«Nel caso specifico delle due istituzioni culturali (Mar e Classense) – commenta l’assessore Fabio Sbaragliala riduzione del contributo è stata operata tenendo conto di alcuni elementi che ne potessero mitigare l’impatto. Per quanto riguarda la biblioteca mi riferisco soprattutto alla scelta importante di investire sull’assunzione di due unità di personale, nonchè della possibilità di disporre dei proventi derivanti dalla biglietteria dell’area dantesca. Per quanto riguarda il Mar invece il minore trasferimento tiene conto della disponibilità di applicare una parte dell’importante contributo Unesco su attività del museo connesse alla biennale e alla promozione del mosaico».

Le associazioni di categoria al Comune di Ravenna: «Tasse in Italia già troppo alte»

Preoccupazione per l’aumento di Irpef, Imu, Tari e Cosap previsto dal bilancio

Palazzo MerlatoLe associazione di categoria Confartigianato, Cna, Confcommercio e Confesercenti hanno redatto unitariamente un breve documento di considerazioni sul Bilancio di previsione del Comune di Ravenna, inviandolo alla giunta.

«Pur consapevoli che anche gli enti Locali hanno difficoltà nel far quadrare i propri bilanci esprimiamo grande preoccupazione per le scelte su Irpef, Imu, Tari e Cosap, che vanno nella direzione dell’incremento della pressione fiscale che in Italia è già a livelli troppo alta, alimentando ulteriormente questo circolo vizioso che va interrotto con provvedimenti incisivi, in primis dal Governo».

Nel documento c’è anche l’appello a mantenere i finanziamenti a favore dei Consorzi fidi, fondamentali per abbattere i tassi di interesse a carico delle imprese e sostenerne la capacità di indebitamento per investimento, e a non perdere di vista il Piano di Investimenti sostenuto con i fondi Pnrr.

Gli ultimi due punti, ma non per importanza, che vedono l’intervento unitario di Confartigianato, Cna, Confcommercio e Confesercenti, sono le manutenzioni del territorio, non solo la città, ma anche le zone artigianali/industriali e i lidi, e quello relativo all’energia, affinché si trovino «reali e concreti percorsi di semplificazione urbanistica che diano la possibilità di utilizzare le aree e i tetti delle imprese per l’installazione di impianti fotovoltaici, accelerando di fatto un percorso di transizione ecologica non più rinviabile».

Non è reato commemorare il gerarca fascista Ettore Muti: archiviata l’indagine

Lo ha deciso il Gup di Ravenna, stabilendo che la riunione pubblica del 2020 aveva una valenza commemorativa

CERIMONIA ETTORE MUTI AL CIMITERO DI RAVENNA 2020Non è reato commemorare il gerarca ravennate Ettore Muti con il rito fascista della cosiddetta “chiamata al presente” (una voce grida il nome e il gruppo risponde in coro “Presente”).

Lo ha deciso nei giorni scorsi il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Ravenna chiudendo un’indagine nei confronti di 31 partecipanti alla celebrazione annuale del 23 agosto 2020 davanti al cimitero monumentale in memoria di Muti, ucciso a Fregene nel 1943.

La posizione degli indagati è stata archiviata. Fra loro c’erano esponenti di Forza Nuova e Associazione Arditi d’Italia: fra emblemi e simboli del regime mussoliniano, il gruppo aveva celebrato la ricorrenza che da anni si ripete ma mai era approdata in un’aula di tribunale.

Il gup ha accolto l’istanza della procura: la manifestazione non ha messo a repentaglio in concreto la tenuta dell’ordine costituzionale, trattandosi di una riunione pubblica autorizzata con una valenza commemorativa e non un’adunata. Contro la richiesta di archiviazione si era opposta la Consulta Provinciale Antifascista di Ravenna che aveva affidato all’avvocato Andrea Maestri il mandato per un esposto contro la manifestazione.

La stessa consulta ha commentato la sentenza in un comunicato inviato alla stampa che è possibile leggere integralmente cliccando qui.

Cospito, minacce ai giudici: perquisizioni e quattro indagati a Ravenna

In relazione ad almeno una dozzina di volantini scritti a mano e trovati sui muri, con attacchi espliciti alla magistratura

Cospito 3
Alfredo Cospito

La polizia ha compiuto alcune perquisizioni a Ravenna in relazione ad almeno una dozzina di volantini scritti a mano e trovati appiccicati sui muri del centro della città il 24 febbraio scorso a favore della liberazione dell’anarchico Alfredo Cospito dal carcere duro, il 41bis.

Proprio quel giorno – come ricordato dal Resto del Carlino – la Cassazione avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di revoca.

Quattro per ora gli indagati in concorso, tre donne e un uomo, di età comprese tra 32 e 63 anni, per minacce a corpo giudiziario e imbrattamenti aggravati.

I quattro farebbero parte di un gruppo anarco-comunista attivo a Ravenna chiamato “La Comune”.

Tra le frasi riportate sui volantini, sequestrati dalla Digos, oltre a richiami sulla liberazione di Cospito e a invettive a magistrati, forze dell’ordine, al Pd e anche a giornalisti, politici e “cittadini silenziosi”, compare un attacco esplicito alla magistratura: “Si Alfredo muere todos los jueces son un objetivo“, cioè se Alfredo muore tutti i giudici sono un bersaglio. (fonte Ansa.it)

Si parla di guerra in Ucraina alla Classense con Annalisa Camilli

 

Annalisa Camilli 1Si parla di guerra in Ucraina al secondo appuntamento di “Scritture di Frontiera”, la rassegna letteraria curata da Matteo Cavezzali alla biblioteca Classense di Ravenna, che nasce dalla collaborazione tra Scrittura Festival e l’assessorato all’Immigrazione del Comune nell’ambito della settimana d’azione contro il Razzismo e le discriminazioni.

Mercoledì 29 marzo alle 18 sarà ospite Annalisa Camilli, inviata di guerra per la rivista Internazionale e autrice di Un giorno senza fine. Storie dall’Ucraina in guerra (edizioni Ponte alle Grazie).

Camilli raccoglie le storie di chi ha perso i familiari nei bombardamenti, di chi non è riuscito a scappare, di chi è tornato per combattere e vuole arruolarsi, di chi ha scelto di vivere nel sottosuolo delle città ridotte in macerie o è stato costretto a fuggire. Ma riflette anche sul racconto della guerra e sulle sue retoriche, sulla distanza da tenere quando si descrive la sofferenza degli altri. Sullo sfondo le strategie militari, i movimenti degli eserciti, i tentativi della diplomazia internazionale, la propaganda e le fake news, mentre al centro rimane la voce di quelli che più di tutti hanno subito le tragiche conseguenze del conflitto: i civili.

Il 5 aprile sarà invece ospite Guido Barbujani, autore dei saggi Sono razzista, ma sto cercando di smettere (Laterza) e Come eravamo (Laterza).

Una mappa con indovinelli per coinvolgere i bambini nelle visite guidate a Ravenna

L’idea del consorzio Incoming, che coinvolge anche gli esercizi commerciali

Caccia TessoroIl consorzio Ravenna Incoming ha ideato un gioco dedicato ai visitatori più giovani che accompagnano i genitori nelle visite guidate a Ravenna prenotate tramite il consorzio stesso (dal sito ravennaexperience.it o attraverso contatto diretto).

Il gioco si chiama “Caccia al TesssOro – Le tessere, l’oro di Ravenna”: è composto da una mappa della città con una serie di domande, in lingua italiana o inglese, che sarà distribuita dallo Iat di piazza San Francesco (sede di avvio dei vari tour) ai ragazzini fra i 7 a 13 anni che prenotano una visita con i genitori.

Giocando con questa particolare mappa, i ragazzi possono intraprendere un “loro” specifico tour intanto che seguono la guida, scoprendo i segreti e rispondendo agli indovinelli che vengono loro proposti. Una volta che avranno risposto a tutte le domande, riceveranno un premio che potrà essere ritirato all’interno degli esercizi commerciali cittadini: «Uno stimolo per far sì che la famiglia in visita entri negli esercizi della città, favorendo dunque anche il commercio e la ristorazione», spiegano dal consorzio.

«Con i commercianti cittadini sta crescendo una collaborazione sempre maggiore, anche grazie ai recenti tour organizzati proprio per loro – spiega Francesca Ferruzzi, direttrice di Ravenna Incoming -. Per la mappa in avvio i premi sono offerti da noi: ma ci piacerebbe ricevere proposte virtuose da parte dei commercianti che vogliano aderire offrendo un premio di loro produzione, richiamando poi le famiglie vincitrici in negozio per riceverlo».

Confcommercio: «Si fa fatica a trovare personale stagionale qualificato»

Secondo il presidente Mambelli è colpa anche del Reddito di cittadinanza. In una nuova bacheca on line oltre 70 annunci

Lavoro Stagionale«Dalla ristorazione al settore della balneazione, anche a Ravenna gli imprenditori fanno fatica a trovare personale stagionale qualificato».  Così Mauro Mambelli, presidente Confcommercio Ravenna.

«Secondo un sondaggio di Fipe Confcommercio (la Federazione italiana Pubblici esercizi) – continua Mambelli – in tutta Italia mancano migliaia di addetti, soprattutto figure professionali che non si trovano per il settore turistico. I livelli di occupazione non sono ancora tornati a quelli registrati prima dello scoppio della pandemia, nonostante la ripresa dei consumi degli ultimi due anni. Ma trovarli non è facile: per il 30 percento delle figure richieste ciò dipende dal numero ridotto di candidati, mentre per il 13,8 percento il motivo principale è l’inadeguatezza dei curricula presentati».

Una delle figure più ricercate è quella del cameriere di sala, seguono cuochi e aiuto cuochi, banconisti di bar e di gelateria. Per circa il 70 percento delle posizioni è richiesta esperienza nel settore.

Secondo Confcommercio Ravenna è fondamentale «sviluppare una strategia condivisa con istituzioni, parti sociali e imprese per avvicinare soprattutto le nuove generazioni, superando definitivamente una logica di mero assistenzialismo che ha reso sempre più complicato l’incontro tra domanda e offerta» – sottolinea ancora Mambelli: «Una delle motivazioni che spingono le persone a rifiutare un posto di lavoro è legato al reddito di cittadinanza. Sempre più spesso i lavoratori stagionali decidono di non accettare le proposte lavorative per non perdere i soldi del reddito».

Per venire incontro alle richieste delle aziende, Iscom E.R. Ravenna in collaborazione con Confcommercio Ravenna, ha attivato una bacheca on line per la ricerca di personale, a questo link www.iscomer.it/offerte-di-lavoro/. Le aziende possono pubblicare gratuitamente l’annuncio di lavoro, sia annuale che stagionale, e incontrare i candidati adatti alle proprie esigenze.

Al momento sono presenti nella bacheca 43 annunci: 13 riguardano la categoria lavori annuali. Tra le richieste troviamo la ricerca di un assistente di studio odontoiatrico, addetti al banco e laboratorio, un cuoco/a, camerieri, baristi, e un addetto/a alla manutenzione e alla programmazione apparecchiature in vendita nel negozio e presso i clienti (bilance, registratori di cassa).

Nella categoria lavori stagionali sono presenti 30 annunci: tra questi troviamo la ricerca di diversi cuochi e aiuto cuochi, manutentori di campeggio, addetti alla spiaggia negli stabilimenti balneari. Sono richiesti baristi, receptionist, magazzinieri e addetti alle casse nei supermercati, tuttofare.

Ravenna, nel quartiere Alberti torna la “caccia alle uova”. Iscrizioni entro giovedì

L’anno scorso quasi 350 adesioni. Gadget per tutti, il ricavato per la ricerca sui tumori dei bambini

caccia alle uova quartiere albertiDopo il successo della prima edizione dello scorso anno, con quasi 350 iscritti, torna la “Caccia alle Uova”, iniziativa benefica organizzata dagli esercenti del Quartiere Alberti di Ravenna.

L’evento è in programma nel pomeriggio di sabato 1 aprile, dalle 15 alle 18, fra piazza Bernini, viale Alberti, via Brunelleschi e via Le Corbusier.

Il ricavato delle iscrizioni e della vendita delle uova di cioccolato – che sarà possibile acquistare il giorno stesso presso lo stand in Piazza Bernini allestito da Ageop – sarà devoluto in beneficenza per il progetto “Lotto anch’io”, dedicato alla ricerca sui tumori solidi dei bambini. Nell’occasione sarà possibile fare anche donazioni libere al progetto.

A rendere fattibile l’iniziativa è anche la collaborazione che si è creata con numerose scuole cittadine, i cui alunni dipingeranno centinaia di uova e le consegneranno agli esercenti del Quartiere che aderiscono. In particolare, collaborano il Polo Lama Sud, le scuole “Gaudenzi”, “Fusconi”, “Tavelli”, “Randi” e “La mongolfiera”.

Sabato prossimo, a partire dalle 15, chi si è iscritto avrà tre ore di tempo per cercare – nelle varie strade della zona – il maggior numero possibile di uova, che nel frattempo gli esercenti avranno nascosto. Entro le 18, il “raccolto” andrà riportato al punto di consegna di piazza Bernini, dove verrà effettuato il conteggio: chi avrà raccolto il maggior numero di uova riceverà un premio.

Il montepremi è messo in palio dagli esercenti Fra le uova nascoste, dieci avranno anche dipinto un pesciolino: a chi le trova verrà regalato un gadget da Ageop. Un pesciolino rosso verrà inoltre regalato dall’Aquarium Center di via Le Corbusier a chiunque si presenterà con la ricevuta dal tagliando dell’acquisto dei biglietti.

L’iscrizione è da farsi entro giovedì 30 marzo, e costa 3 euro: sarà possibile iscriversi ai negozi Aquarium Center, Emily Dress, Cartoleria Giro Giro Tondo,“Merceria e …”.

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