Il Comune di Ravenna risparmia sulla cultura: «Tutti gli operatori coinvolti»

L’assessore Sbaraglia annuncia un taglio di circa l’11 percento, analogo a quello già operato un anno fa. Per le convenzioni 60mila euro in meno del 2018

Intervista Sbaraglia In Redazione

L’assessore Fabio Sbaraglia nel corso dell’intervista realizzata nella redazione di Ravenna&Dintorni con i giornalisti Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Manservisi e il direttore Fausto Piazza

A un anno e mezzo dal suo insediamento, in un momento particolarmente complicato per le casse comunali, abbiamo ospitato in redazione l’assessore alla Cultura di Ravenna, Fabio Sbaraglia.

Classe ‘84, Sbaraglia ha alle spalle una già lunga carriera tra le file del Pd locale, da sempre con un occhio attento verso l’ambito culturale, con un passato da presidente della commissione Cultura del Comune.

Questa è la prima parte della nostra intervista (quella incentrata sui tagli), pubblicata invece integralmente sull’ultimo numero del nostro giornale cartaceo.

Assessore, cosa è cambiato nella fruizione culturale con la pandemia?
«In generale, la pandemia ha cambiato profondamente l’abitudine di tutti, anche le modalità di accesso e fruizione di tutto quello che è lo spettacolo e l’offerta culturale in senso più ampio. E non è purtroppo una frase fatta. I musei non sono più tornati a quello che erano nel 2019, i teatri e lo spettacolo dal vivo faticano, i cinema non ne parliamo. Addirittura le biblioteche, con i dati di accesso e di prestiti del 2022 che risultano più bassi di quelli del 2019: la pandemia ci ha cambiato nel profondo. Ci vorranno mesi, forse anni nel ripensare il rapporto e un nuovo coinvolgimento del pubblico. Gli operatori culturali ravennati sono coinvolti naturalmente appieno in questo processo».

E nel frattempo, devono anche affrontare una riduzione delle risorse. Quanto è costretto a tagliare il Comune di Ravenna sulla spesa per la cultura?
«Purtroppo in questi due anni è stato inevitabile contenere la spesa anche sul fronte della cultura. Il bilancio che si sta profilando per il 2023 vede una riduzione dei trasferimenti sul capitolo cultura di circa l’11 percento sull’anno precedente, che si somma a un calo analogo avvenuto tra 2022 e 2021 (a questo link i dettagli delle principali spese del comparto cultura del Comune di Ravenna, ndr). Abbiamo operato nella redistribuzione di questa percentuale evitando tagli lineari ma non c’è un operatore o realtà culturale che tra l’anno scorso e quest’anno non sia stato coinvolto nel taglio delle risorse».

Anche le fondazioni Ravenna Manifestazioni e Ravennantica, per anticipare i maligni?
«Sì, certo, anche per loro è un momento delicato ma si sono fatte carico di questa parte con grande responsabilità, accettando un ridimensionamento».

Il Comune continuerà a sostenere le realtà culturali con il sistema delle convenzioni, al momento scadute?
«Sì, sono esaurite il 31 dicembre e l’obiettivo è aprire a inizio aprile il nuovo bando, che sarà retroattivo, sosterrà cioè anche le attività avviate dal 1° gennaio».

Può anticiparci le principali novità?
«Manteniamo lo schema del recente passato, con un avviso pubblico di selezione dei progetti per aree tematiche. Certamente si cercherà di incoraggiare le aggregazioni tra proposte di diversi operatori, per superare le frammentazioni spesso esistenti anche in campi omogenei. E mi piacerebbe che da questo rinnovo emergesse una proposta culturale che nel complesso riuscisse a coinvolgere sempre di più anche i territori più periferici del nostro comune».

Complessivamente a quanto ammonterà il fondo per le convenzioni?
«Circa 540mila euro».

Nel 2018, quando fu approvato il piano quinquennale, erano 600mila e nel frattempo i costi si sono alzati, i prezzi aumentati…
«Certo, ma esistono sempre altre forme per finanziare i soggetti culturali, come le compartecipazioni, i patrocini, la messa a disposizione di spazi: strumenti che sostanziano un sostegno diffuso alla cultura. D’altronde è difficile riuscire ad accompagnare la crescita di una realtà culturale esponenzialmente, quello che possiamo fare è garantire una somma importante per riuscire a mantenere vivo un tessuto diffuso, cerchiamo di fare il massimo con quello che abbiamo. Lo sforzo che abbiamo operato è stato quello, in un contesto difficile come quello che stiamo descrivendo, di mantenere invariato sul capitolo convenzioni l’importo del 2022 (quando sono venuti meno i finanziamenti aggiuntivi per il centenario dantesco, ndr)».

E i privati potrebbero fare di più? Le fondazioni stanno facendo la loro parte?
«Le fondazioni bancarie continuano a garantire un supporto importante e anche dai privati c’è partecipazione. Cito a titolo solo esemplificativo l’intervento di Marcegaglia che ha finanziato l’acquisizione dell’installazione di Tresoldi al Mar, o l’impegno di Eni sullo spettacolo dal vivo. Certo dobbiamo fare di più soprattutto cercando di ampliare la platea degli sponsor privati tramite lo strumento dell’Art Bonus».

Intanto la Regione, sempre a guida Pd, ha tagliato risorse (stimate in circa il 14 percento) a diversi operatori…
«Le condizioni di bilancio in questi momenti purtroppo sono tali che non permettono a enti locali e Regioni di compensare eventuali riduzioni della spesa. Sappiamo che l’impegno da Bologna è quello di recuperare almeno in parte con l’assestamento di bilancio».

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