giovedì
21 Agosto 2025

Fiamme all’ex cinema Astoria: bruciano rotoli di carta, indagini in corso

I vigili del fuoco hanno spento tutto in poco tempo e poi perlustrato l’edificio abbandonato dal 2017

Un incendio di lieve entità si è sviluppato nella serata di ieri, 23 giugno, in un’area ristretta all’interno dell’ex cinema Astoria di Ravenna, chiuso dall’estate 2017. L’intervento dei vigili del fuoco, allertati da una telefonata verso le 21.30, si è risolto velocemente. I pompieri hanno poi perlustrato l’intero edificio in stato di abbandono, senza rilevare elementi di ulteriore pericolo. Il ritrovamento delle porte aperte e alcuni rotoli di carta bruciati fanno pensare al gesto volontario di qualcuno. I carabinieri di Ravenna stanno indagando per chiarire le responsabilità. L’immobile è di proprietà della cooperativa Acmar ed è andato all’asta diverse volte nell’ambito del concordato.

Ecologia di Comunità e San Rocco rilanciano il valore del “piatto sospeso”

Incontro fra i promotori ravennati dell’iniziativa avviata da alcuni anni a contrasto della povertà e dello spreco alimentare

San Rocco Piatto Sospeso Ecologia Comunità

Alla “Mensa di Fraternità” della Parrocchia di San Rocco a Ravenna – in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato – Don Paolo, parroco della Chiesa San Rocco, e Antonio Fantini, presidente dell’Associazione San Rocco, hanno organizzato una cena in collaborazione con i protagonisti del ‘Piatto Sospeso’ (i volontari di Ecologia di Comunità e i cuochi e produttori di RavennaFood).
Ospiti ai tavoli chi frequenta la “mensa sociale” o necessita di sostegno alimentare e, in via eccezionale, tutte le realtà che quotidianamente collaborano alla catena di solidarietà dei ravennati.
Un incontro promosso per rimarcare che con l’impegno delle istituzioni, delle imprese, del volontariato si può mantenere attivo un importante punto di riferimento per chi si trova in stato di bisogno.

Commenta l’assessore alle politiche sociali del Comune di Ravenna Gianandrea Baroncini: «In questi anni il progetto Piatto Sospeso, con il sostegno del Comune di Ravenna, ha sempre avuto l’obiettivo di aiutare le persone indigenti, seguite dalla rete cittadina di solidarietà, ad avere pasti caldi, preparati e selezionati con cura, promuovendo inclusione sociale ed al contempo promuovendo consapevolezza e coinvolgimento dei cittadini e del volontariato sociale. Serate come quella di ieri sono quindi molto utili ed apprezzate poiché trattare una questione complessa in un modo che renda protagonista la comunità e la realtà territoriale serve a rafforzare la cultura diffusa per il diritto al cibo, ma al contempo aiuta a promuovere un’attenzione sempre crescente alla lotta allo spreco».

«Questa serata conviviale, così come l’intero progetto del Piatto Sospeso, non sono solo un modo per offrire un pasto a chi ne ha bisogno, ma anche per costruire relazioni, come ci ha sempre insegnato Don Ugo – ribadisce Antonio Fantini –. Iniziative del genere sono fondamentali per conoscere il cuore dei problemi e il cuore delle persone da parte di tutta la Ravenna solidale».

Insomma, conclude Franco Chiarini di Ecologia di Comunità, «un momento importante, che potrebbe diventare un appuntamento annuale grazie al lavoro di Matteo Salbaroli, capofila del gruppo RavennaFood, Massimiliano Gentile del ristorante “Babaleus”e responsabile del progetto Piatto Sospeso, Paolo Belletti del Villaggio del Fanciullo, Paride Cellarosi del ristorante “Radici”, Mattia Borroni del ristorante “Alexander”, Alberto Pelloni dell’azienda avicunicola di Glorie e Roberto Casali di “Ecopesce” di Cesenatico e tutti gli altri/e soci e socie».

Ecologia di Comunità è il comitato che raggruppa una decina di associazioni unitesi per progetti di ”contrasto alla povertà alimentare”, tra cui RavennaFood e SlowFood Ravenna.

In luglio inizia il trasloco negli uffici comunali di via Berlinguer. Otto anni dopo

Costi lievitati da 18 a 32 milioni di euro. Potrà così iniziare la riqualificazione per lo studentato in zona stazione

viale berlinguer ufficiInizierà il 4 luglio il trasloco dei dipendenti comunali nei nuovi uffici di viale Berlinguer. La notizia è riportata sul “Carlino Ravenna” in edicola oggi, 24 giugno, e la riportiamo in quanto si tratta del cantiere probabilmente più “tribolato” della storia recente di Ravenna, partito nel 2014 con l’obiettivo iniziale di terminare l’intervento nel 2017.

Contrattempi, ritardi, indagini giudiziarie hanno mano a mano spostato più avanti la data di fine lavori, con i costi che secondo le stime del Carlino sono lievitati dagli iniziali 18,5 fino a 32,2 milioni di euro, con il Comune che finirebbe con l’investirci 12,7 milioni anziché 8 (l’Arpae della Regione, che vi avrà sede, ne spenderà quasi 20, a fronte di una stima iniziale di poco più della metà).

Il trasloco degli uffici comunali durerà circa un mese e in viale Berlinguer arriveranno i dipendenti comunali che al momento lavorano in viale Farini nell’immobile di fronte alla stazione che verrà così liberato e sarà quindi a disposizione di Ravenna Holding per l’intervento di riqualificazione che lo dovrebbe trasformare nel nuovo studentato universitario della città, con oltre cento posti letto.

Siccità: il potabilizzatore della Standiana potrebbe non ricevere più acqua

La società Romagna Acque fa il punto sulle esigenze del territorio e la zona ravennate è quella con prospettive più critiche perché il nuovo impianto è alimentato dal Po tramite il Cer ma potrebbe interrompersi il prelievo nel Ferrarese

CERIl Ravennate è il territorio della Romagna con le prospettive più critiche per via della siccità. Lo rende noto Romagna Acque, la società pubblica che gestisce le fonti.

L’azienda ha fatto il punto sulle zone di sua competenza dopo che la Regione Emilia-Romagna il 21 giugno ha decretato lo stato di crisi regionale per la siccità prolungata, indicando come imminente da parte del presidente Stefano Bonaccini la richiesta dello stato di emergenza nazionale.

«Buona parte della risorsa utilizzata durante l’estate nel territorio ravennate – si legge nella nota – proviene dai due potabilizzatori situati nei pressi della città, il NIP1 delle Bassette e il recente NIP2 della Standiana. Quest’ultimo, in particolare, riceve acqua dal Po tramite il Canale emiliano-romagnolo (Cer) il cui utilizzo primario riguarda però l’agricoltura».

Proprio la situazione siccitosa del Po, ben evidenziata dalla cabina di regia regionale, rischia di portare, nei prossimi giorni, ad una sostanziale chiusura dell’impianto ferrarese del Palantone, che fornisce l’acqua dal Po al Cer: in quel caso, anche l’impianto della Standiana non riceverebbe più acqua. «In considerazione della probabile emanazione dello stato di emergenza idrica regionale, si confida che si possa continuare a prelevare in sicurezza la risorsa necessaria dal Cer per alimentare i due principali impianti di potabilizzazione dell’area ravennate; in caso contrario, sarà necessario riequilibrare diversamente le fonti di approvvigionamento del territorio ravennate».

Il grande serbatoio dela Romagna è la diga di Ridracoli, sull’appennino forlivese nei pressi di Santa Sofia. «Al 20 giugno si registrava un livello di 28,2 milioni metri cubi d’acqua su un massimo possibile di 33 milioni. Un livello inferiore rispetto allo stesso giorno del 2022 quando era di 30,4 milioni, ma molto maggiore rispetto ai più recenti anni critici: nel 2017 era di 25,1 milioni e nel 2007 addirittura di 21,9 milioni». La soglia minima di prelievo (prevista attorno ai 5 milioni) è dunque ancora molto lontana, e lascia abbastanza tranquilli anche rispetto alle richieste idropotabili della riviera durante l’estate, che mediamente incidono per circa 15-18 milioni nel periodo compreso fra giugno e settembre.

Il resto della Romagna

A dare ulteriore apporto alla parte riminese della costa c’è anche la diga del Conca, che oggi è quasi al colmo (un milione e 208mila metri cubi su un totale di un milione e 303mila): l’impianto di prelievo e potabilizzazione sta per entrare in produzione per contribuire a soddisfare le richieste estive. Come noto, la risorsa idropotabile per il territorio riminese proviene in parte dalle fonti locali, ubicate sul territorio stesso, ed in parte dalla struttura dell’Acquedotto della Romagna (la rete che distribuisce l’acqua proveniente ds Ridracoli), con una proporzione variabile in funzione della disponibilità di acque superficiali veicolate dall’Adr e che in media annualmente si aggira sul 60 percento di fonti locali e 40 di Adr.

Nel forlivese al momento non si registrano particolari problematiche sul fronte della produzione degli impianti non interconnessi con l’acquedotto della Romagna: solo presso gli acquedotti di Lombardesca (Bagno di Romagna) e Vallicella (SantaSofia) è stato necessario il reintegro con autobotti a causa di anomali consumi nella rete. Rimane comunque sempre alta l’attenzione per gli impianti di produzione a servizio degli abitati di Modigliana e Tredozio, di Balza e di Monteguidi e Montegranelli (nel comune di bagno di Romagna).

«Questa ennesima estate siccitosa – sottolinea il presidente di Romagna Acque, Tonino Bernabè – ci conferma da un lato la validità della scelta strategica fatta alcuni anni fa, quando decidemmo di realizzare il nuovo impianto della Standiana e di favorire una ulteriore integrazione fra le diverse fonti idropotabili, anche al fine di ridurre progressivamente il consumo da falda. Dall’altro lato, ci pare che l’ipotesi di aumentare la captazione di 15-20 milioni di metri cubi annui grazie a un nuovo invaso in Appennino che possa contenere questi volumi, con appositi studi già più volte presentati e discussi anche in ambito regionale, sia sempre più contingente e corroborata dagli eventi atmosferici in questa situazione ormai condizionata da evidenti cambiamenti climatici. La scelta di realizzare nuovi invasi potrebbe essere la soluzione più idonea e urgente per fare fronte ai fabbisogni, tenuto anche conto di come stanno cambiando i regimi idrologici dei nostri territori, con poche piogge e sempre più concentrate in periodi limitati. E la logica della differenziazione e dell’integrazione delle fonti rimane la risposta più adatta, anche per il futuro».

Accolti in municipio nove neo diciottenni nati in Italia da genitori stranieri

Il sindaco: «Sempre un’emozione. Ora si vada avanti con lo Ius Scholae»

Cittadini ItalianiSi è svolta oggi, giovedì 23 giugno, nella sala preconsiliare del municipio di Ravenna, la cerimonia dedicata ai neo maggiorenni nati in Italia da genitori stranieri, che con il conseguimento della maggiore età hanno ottenuto la cittadinanza italiana, ai sensi dell’articolo 4 della legge 91 del 1992.

Nove ragazzi di origini diverse (albanese, rumena, bulgara, cinese e polacca) sono stati accolti dal sindaco Michele de Pascale che, insieme all’assessora all’Immigrazione Federica Moschini, ha donato loro una copia della Costituzione, una bandiera dell’Italia e una bandiera dell’Unione Europea.

I nove giovani, cinque ragazze e quattro ragazzi, sono nati in Italia, hanno compiuto 18 anni, non sono mai espatriati e hanno presentato richiesta di cittadinanza italiana prima dei 19 anni.

«Siamo molto felici di accogliere questi giovani come nuovi cittadini italiani ed europei – dichiara il sindaco Michele de Pascale -. Si tratta di una cerimonia emozionante e molto sentita da parte dell’Amministrazione comunale, che oggi assume un significato particolare. Proprio domani, 24 giugno, si discuterà alla Camera la proposta di legge per la riforma della cittadinanza, lo Ius scholae (provvedimento che se approvato permettera a chi è arrivato in Italia prima dei 12 anni di acquisire la cittadinanza dopo aver completato un ciclo scolastico di cinque anni, ndr). Si tratterebbe di un primo e significativo tassello in questa importante battaglia di civiltà per tutti quei ragazzi e quelle ragazze che non possono ancora dirsi italiani malgrado lo siano a tutti gli effetti».

Il Teatro delle Albe porta tutti in “Paradiso”. Coinvolti anche 600 cittadini

Dal 24 giugno all’8 luglio l’ultima parte del trittico dantesco del Teatro delle Albe. Si parte dalla Tomba per poi entrare nel vivo dello spettacolo ai giardini pubblici

Inferno Albe 2017
“Inferno”, Teatro delle Albe, 2017 (foto Silvia Lelli)

Il viaggio iniziato nel 2017 con Inferno, proseguito con Purgatorio nel 2019, si corona con Paradiso, ultima anta del trittico Chiamata pubblica per la Divina Commedia. Teatro che, nella commissione di Ravenna Festival a Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, diventa itinerante e musicale, la città un palcoscenico, i cittadini – seicento quest’anno – coinvolti in tutte le fasi del Cantiere Dante.

Dal 24 giugno all’8 luglio (tutti i giorni tranne il lunedì) si parte alle 20 dalla Tomba di Dante fino a immergersi nel vivo vortice di anime ai Giardini Pubblici – su cui si affaccia la Loggetta Lombardesca – con le musiche di Luigi Ceccarelli, le luci di Fabio Sajiz, scene e costumi degli allievi dell’Accademia di Brera.

Al centro di questa nuova colossale produzione del Festival, in collaborazione con Teatro delle Albe /Ravenna Teatro e con il contributo straordinario del Comune di Ravenna, c’è la parola “allegrezza”, perché il Paradiso è la cantica della gioia che si fa suono, danza, festa dionisiaca, un inno alla carne trasfigurata – “tra la carne e il cielo,” per dirla con Pasolini. «Questo percorso dantesco rafforza una visione che da decenni sorregge il nostro operare: il teatro vive se sa farsi “arte” nel dialogo con la vita e la città – sottolineano Marco Martinelli ed Ermanna Montanari –. Come il poeta e cittadino Dante Alighieri sapeva, la politica e la tensione alla bellezza sono le due facce della stessa spiritualità. Nella Commedia, lo spettatore gioca un ruolo preciso: è lui stesso Dante, l’everyman, il pellegrino che dal fondo della selva oscura prima scende nelle viscere della terra, poi sale la montagna del Purgatorio e si ritrova a scalare i cieli insieme a Beatrice, fino alla visione beatifica del XXXIII canto. Per il Paradiso abbiamo scelto alcune figure, da Piccarda Donati a Giustiniano, da San Tommaso a Cacciaguida, San Pier Damiani, San Pietro… L’ascesa spirituale di quell’uomo smarrito segna al tempo stesso una metamorfosi dell’universo sonoro, dalle grida infernali fino all’armonia delle sfere celesti, dove luce e suono sono un’unica vertigine».
In scena – oltre ai cittadini che hanno risposto alla Chiamata pubblica e agli stessi Montanari e Martinelli – Luigi Dadina, Alessandro Argnani, Camilla Berardi, Roberto Magnani, Laura Redaelli, Alessandro Renda e Salvatore Tringali.

Marco Martinelli Ermanna Montanari
Marco Martinelli e Ermanna Montanari

La commissione di Ravenna Festival è stata l’occasione per attivare importanti e significative collaborazioni e riscoprire la capacità di Dante di parlare a un pubblico più che vasto. Inferno ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali (Premio Ubu 2017 per “miglior progetto curatoriale”, Premio Associazione Nazionale dei Critici di Teatro-ANCT, Lauro Dantesco ad honorem e Premio Culturale della VDIG-Vereinigung Deutsch-Italienischer Kultur-Gesellschaften), Purgatorio è andato in scena in un allestimento materano, parte del programma ufficiale di Matera – Capitale Europea della Cultura 2019.

Il marchio Reclam a fianco dell’impresa

Come ormai storico media partner di Ravenna Festival, quest’anno la società editrice Reclam, proprio in occassione del suo ventennale, ha scelto di affiancare col proprio marchio l’atto finale della grandiosa impresa teatrale del “Cantiere Dante”. Un sostegno, daltra parte non occasionale, poiche suggella, la lunga e intensa collaborazione fra R&D e Ravenna Teatro.

L’architetto Guerrieri confermato amministratore unico dell’Agenzia per la mobilità

L’assemblea dei soci ha nominato Petetta nuovo presidente

L’assemblea soci di Amr – la società consortile di proprietà degli enti locali delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini con il compito di progettare, sviluppare e coordinare i servizi di mobilità – ha nominato Giuseppe Petetta, assessore alla mobilità e viabilità del Comune di Forlì, come nuovo presidente. Contestualmente è stato confermato quale amministratore unico l’architetto Guido Guerrieri. Petetta assume l’incarico di presidente dopo un breve periodo in cui la posizione di vertice era stata affidata, ad interim, alla vicesindaca di Rimini, Roberta Frisoni.

Nel periodo emergenziale del Covid, Guerrieri ha gestito le esigenze degli enti locali soci dell’agenzia, dai potenziamenti cosiddetti “bis covid”, alle razionalizzazioni chirurgiche senza creare disservizi all’utenza. «Ringrazio gli enti soci per la fiducia rinnovata. Un grande riconoscimento va al personale dell’Agenzia che durante l’emergenza ha saputo interagire anche a distanza con tutti gli stakeholder. La disponibilità della Regione e dei gestori locali del TPL sono stati fondamentali per favorire il superamento dell’emergenza e garantire sempre un servizio adeguato nel nostro territorio. La pandemia ha creato una battuta di arresto per molte attività programmate dall’Agenzia, una su tutte, la gara per il TplL, obiettivo e stimolo principale di questa Agenzia per i prossimi mesi».

Ripartono le visite guidate in notturna ai monumenti Unesco

Tour organizzati nei mercoledì e venerdì di luglio e agosto

Galla Placidia TuristaRiparte Mosaico di Notte, l’esperienza di visita guidata notturna ai monumenti Unesco di Ravenna i mercoledì e i venerdì dall’1 luglio al 31 agosto. Al mercoledì, in italiano e in inglese, dalle 20.30 visita alla basilica di Sant’Apollinare Nuovo, al mausoleo di Galla Placidia e alla basilica di San Vitale. Il venerdì due percorsi di visita guidata, in italiano, a partire dalle 20.10: il primo al Mausoleo di Galla Placidia, alla Basilica di San Vitale, al Museo Nazionale e alla Domus dei Tappeti di Pietra; il secondo al Battistero degli Ariani, al Museo Nazionale e alla Domus dei Tappeti di Pietra. I tour sono promossi dal Comune di Ravenna, grazie alla collaborazione con l’Opera di Religione della Diocesi Ravenna-Cervia, la Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna e la Fondazione RavennAntica.

Inoltre il venerdì sera la basilica di San Vitale, il mausoleo di Galla Placidia sono aperti al pubblico dalle 21 alle 23, ultimo ingresso 22.45 (informazioni e prenotazioni sul sito la www.ravennamosaici.it). Aperto anche il Museo Nazionale dalle 20 alle 22.30 (I biglietti sono acquistabili online http://info.ravennantica.it/  o presso la biglietteria del museo).

Sono in programma anche alcuni appuntamenti di visite guidate speciali: mercoledì 13 luglio e venerdì 2 settembre visita tematica al Battistero degli Ariani a cura di Emanuela Fiori; mercoledì 20 luglio e 3 agosto visita alla cripta e alla Basilia di Sant’Apollinare in Classe a cura di Emanuela Fiori e Paola Novara; mercoledì 31 agosto visita a cura di Sandra Manara al Palazzo di Teodorico.

La prenotazione è obbligatoria sul sito www.ravennaexperience.it; i partecipanti saranno dotati di radioguide e tenuti al rispetto delle misure di sicurezza e al distanziamento sociale. Info, tariffe e prenotazioni: www.turismo.ra.it, www.ravennaexperience.it, www.ravennamosaici.it.

Omicidio Minguzzi, tutti assolti. Le difese: «È stato un festival delle suggestioni»

Udienza 17 / Il delitto del 1987 resta irrisolto: il 21enne fu rapito e trovato morto dopo dieci giorni. La sentenza dopo appena un’ora di camera di consiglio

Omicidio MinguzziL’omicidio di Pier Paolo Minguzzi è in attesa di giustizia da 35 anni e l’attesa dovrà continuare. Il delitto resta irrisolto. In tribunale a Ravenna sono stati assolti in primo grado i tre imputati per la morte del 21enne di Alfonsine. Il cadavere dello studente di Agraria, terzo genito di una facoltosa famiglia di imprenditori dell’ortofrutta, fu trovato l’1 maggio 1987 a distanza di dieci giorni dal rapimento con la richiesta di 300 milioni di lire come riscatto. Assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto, come chiesto dalle difese mentre l’accusa voleva tre ergastoli.

La sentenza è arrivata il 22 giugno, dopo un’ora di camera di consiglio – a memoria degli addetti ai lavori una delle più rapide di sempre a Ravenna – che ha messo fine alla diciassettesima udienza del processo cominciato un anno fa. La riapertura del cold case fu nel 2018 con la prima iscrizione in assoluto di un sospettato nel registro degli indagati (nel 1996 c’era stata l’archiviazione del fascicolo). Il dibattimento ha visto le deposizioni di oltre quaranta testi.

Gli imputati erano il 57enne Orazio Tasca, originario di Gela (Caltanissetta) oggi residente a Pavia, il 58enne Angelo Del Dotto di Palmiano (Ascoli Piceno) e il 66enne Alfredo Tarroni di Alfonsine. All’epoca dei fatti i primi due erano carabinieri in servizio alla stazione di Alfonsine, il terzo era un loro amico che faceva l’idraulico nel paese.

1I tre si sono sempre dichiarati innocenti, negando collegamenti con un’altra vicenda dai contorni molto simili che invece li vide protagonisti a luglio 1987: l’omicidio di un carabiniere che portò a tutti condanne ultraventennali (già scontate). Tarroni, Del Dotto e Tasca furono arrestati in flagranza a Taglio Corelli dopo una sparatoria in cui rimase ucciso il 23enne Sebastiano Vetrano (raggiunto da un colpo sparato da Del Dotto con un revolver di Tarroni). A bordo di una Fiat 127 bianca i tre andarono nei pressi di una casa colonica in via Reale per ritirare una borsa con 150 milioni di lire depositata da un altro imprenditore dell’ortofrutta, Roberto Contarini, che avevano minacciato al telefono chiedendo inizialmente 300 milioni per non fargli fare la stessa fine di Minguzzi.

La giornata in corte di assise si è aperta, come da programma, con le arringhe difensive. Il primo a prendere la parola è stato l’avvocato Andrea Maestri (difesa Tarroni): «L’atroce, disumano, orribile delitto Minguzzi ha le caratteristiche di un sequestro a scopo di omicidio, di matrice mafiosa». Il legale già in altre occasioni del dibattimento aveva suggerito la criminalità organizzata come pista alternativa da battere per individuare il colpevole. «La relazione del medico legale ci dice che la morte è avvenuta quasi subito dopo il rapimento. Se il movente era economico come l’accusa attribuisce agli imputati, perché uccidere l’unica ragione che avrebbe permesso di ottenere i soldi?».

3Il difensore definisce i tre imputati con l’espressione “banda degli sgangherati”: «Decisero di surfare l’onda di paura che si era diffusa in paese a seguito del sequestro Minguzzi per organizzare l’estorsione a Contarini. E il dato empirico dice che venne ideata malamente e si fecero vent’anni di carcere. Allora come possono essere ideatori e realizzatori di un delitto quasi perfetto rimasto ancora impunito?».

Per quasi due ore Maestri ha cercato di mettere in fila gli elementi che, a suo parere, sosterrebbero l’ipotesi mafiosa o quantomeno non permettono di definire la colpevolezza del suo assistito oltre ogni ragionevole dubbio. Ad esempio il modo in cui venne trovato il cadavere nelle acque del Po di Volano: legato a una grata da 16 kg con mani e piedi dietro la schiena, il cosiddetto “incaprettamento” che fa parte delle ritualità mafiose. E poi i controlli svolti da Minguzzi, carabiniere di leva alla caserma di Mesola, nei confronti di un pregiudicato dimorante sui lidi ferraresi.

Per poco più di un’ora invece ha parlato l’avvocato Gianluca Silenzi che assiste Del Dotto. Focus dell’intervento sull’alibi: dalle 19 del 20 aprile 1987 il carabiniere marchigiano rimase di piantone per 24 ore (nella notte fra il 20 e il 21 ci fu il rapimento). Così risulta dai brogliacci dei turni. «Non risultano testimonianze che dicano di averlo visto uscire o che abbiano avuto richieste di sostituirlo». Nel suo esame il militare disse anche che quella notte rispose alle telefonate della madre di Minguzzi che non vedeva rientrare il figlio. La donna ha smentito. Silenzi afferma che ci sono due riscontri a favore della versione fornita da Del Dotto: «Il comandante dei carabinieri di Comacchio dice che la mattina del 21 era stato chiamato dai carabinieri di Alfonsine per la scomparsa di Minguzzi. Il vicecomandante di Alfonsine ricorda di essere entrato in caserma alle 7 e di aver trovato il comandante che già sapeva della scomparsa. Come si può spiegare se il primo a denunciare la scomparsa sarebbe stato il cognato di Minguzzi alle 7.40?».

5Intervento conclusivo del difensore (d’ufficio) di Tasca. L’avvocato Luca Orsini non ha usato parole tenere per definire l’imputato con cui ammette di avere difficoltà a relazionarsi: zoticone, gretto, ignorante, un poco di buono, fonte inesauribile di sospetti, troglodita impulsivo e sconclusionato. «Ma proprio una persona così ha diritto a una difesa di fronte a questo festival delle suggestioni che ha caratterizzato il pubblico ministero».

Per tutto il processo Tasca è stato soprattutto una voce. L’imputato è l’unico a non essersi mai presentato in aula dove invece sono state ascoltate le registrazioni delle telefonate, sia quelle ai Contarini che fece Tasca per sua stessa ammissione, sia quelle ai Minguzzi che secondo il perito fonico dell’accusa furono fatte da Tasca ma non per il perito della corte.

In una delle telefonate ai Minguzzi, il sequestratore si sbaglia e chiede di parlare con “Minguzzo”. La storpiatura finale dei cognomi, secondo l’accusa, è un tratto frequente nella parlata di Tasca. L’avvocato invece assicura che sia un tratto comune a molti siciliani: «Sono arbitro di calcio e mi è capitato di arbitrare a Lido Adriano che è come essere a Bagheria per la presenza di molti siciliani. Il mio cognome diventava tutt’altro per molte persone e non credo fossero tutte Tasca».

A pesare sulla posizione di Tasca c’è una intercettazione ambientale captata nell’abitacolo del suo furgone dopo la notifica della riapertura del fascicolo. L’ex carabiniere è da solo e parla con se stesso a voce alta, con rabbia: «Se non c’è quello che si pente». L’accusa ci vede la paura di un colpevole che si augura che nessuno si penta. Per Orsini è solo il disappunto di un impulsivo che vede di fronte il rischio di un processo.

Un lungo weekend alla scoperta della cozza selvaggia di Marina di Ravenna

Dal 24 al 26 giugno, al bacino pescherecci, incontri, stand gastronomici, show cooking ed escursioni alle piattaforme

Piattaforma Cozza Pescherecci

Torna in presenza la festa della “Cozza Selvaggia di Marina di Ravenna”, una delle più pregiate in Italia. L’appuntamento è dal 24 al 26 giugno per un lungo weekend dedicato alla gastronomia di mare e all’ambiente, nel periodo clou della raccolta dei mitili, che crescono spontaneamente in mare aperto alla base delle piattaforme in Adriatico.

Promossa da Tuttifrutti e Slow Food, la festa vede la partecipazione delle cooperative dei cozzari e dei 60 ristoranti del territorio che inseriscono quest’anno le cozze di Marina nei loro menù. Anche la grande distribuzione e diverse pescherie aderiscono al progetto, con l’impegno di promuoverle sui loro banchi.
Il centro della manifestazione nella tre giorni della festa è rappresentato dall’area del bacino pescherecci – fra Molo Dalmazia e l’ex Mercato del Pesce – a Marina di Ravenna dove si terranno incontri e show cooking e dove alcuni stand proporranno al pubblico le cozze (gestiti da Ageop e Associazione Ristoratori Ravennati, Amarissimo Cala Celeste, Circolo Aurora Osteria & Cultura, Ristorante del Mercato Coperto).

Tra le altre iniziative, da segnalare venerdì 24, alle 17, in Molo Dalmazia l’inaugurazione della mostra fotografica open air e della festa. Sabato mattina torna dopo lo stop a causa del Covid la gita in mare alle piattaforme, con le imbarcazioni che saranno affiancate dal gommone di Cestha che libererà due tartarughe marine dopo le cure prestate nel centro di recupero di Marina. Nel pomeriggio, alle 17.30 nell’atrio del Mercato del Pesce incontro sul tema “Filiera e mercato del pescato. Dove si trova la Selvaggia di Marina di Ravenna?”. Alle 18.30 (anche di domenica) sarà possibile osservare il pasto serale delle tartarughe al Cestha, nell’ex Sala Aste del Pesce.

Il ponte di Grattacoppa costerà 80mila euro in più. È chiuso da marzo 2021

Approvata una variante per consentire un miglior inserimento delle rampe dei rilevati stradali

Ponte Grattacoppa 6La giunta comunale di Ravenna ha approvato una perizia di variante al progetto di demolizione e ricostruzione del ponte sul Lamone, a Grattacoppa. Con l’approvazione di tale variante, rispetto al finanziamento originario di 2,8 milioni di euro, la spesa complessiva per la realizzazione dell’intervento aumenterà di 80mila euro.

Nei prossimi giorni l’amministrazione comunale incontrerà l’impresa e le chiederà – valutate dalla stessa le caratteristiche progettuali della variante – di assumersi e dichiarare un impegno preciso circa l’ultimazione dell’intervento. La ricostruzione fu affidata inizialmente alla Rcb di Bologna il 12 febbraio 2020 con l’obbligo di terminarla il 2 marzo 2021, ma i lavori furono rimandati fino alla chiusura del marzo 2021. Una proroga dopo l’altra la scadenza è slittata al 25 giugno 2022, ma non sarà rispettata.

«La variante – si legge in una nota del Comune – si è resa necessaria per consentire un miglior inserimento delle rampe dei rilevati stradali, nei tratti in cui si sono dovuti contenerne gli ingombri in pianta, attraverso il ricorso all’impiego di “terre rinforzate”. Si tratta di una tecnologia impiegata per le opere di sostegno delle terre, che permette di realizzare spalle di ponte e muri di sostegno per strade, autostrade e ferrovie».

Per effetto della variante sarà quindi necessario prevedere:

1. una nuova struttura in terre rinforzate con gabbioni, della lunghezza di circa 85 metri con paramento in pietrame, occorrente per il rilevato stradale posizionato lato Torri, in corrispondenza del lato sud della rampa di approccio al nuovo ponte, in sostituzione del paramento previsto nel progetto esecutivo in quanto inadeguato alla nuova geometria della rampa e insufficiente al relativo adeguamento altimetrico.

2. una struttura in terre rinforzate rinverdite, della lunghezza di circa 140 metri, provvista di risvolto laterale, con paramento rinverdito, occorrente per il rilevato stradale posizionato lato Grattacoppa, in corrispondenza del lato est della rampa di approccio al nuovo ponte, avente tipologia e caratteristiche di quello previsto nel progetto esecutivo, ad eccezione del sistema di rinforzo delle terre, previsto con una geogriglia in poliestere, con dimensioni diverse.

Ausl: «Ogni anno in provincia 3-4 casi di infezioni in alveari per malattie tipiche»

Il servizio Veterinario ispeziona le aziende per verificare l’esecuzione della profilassi

Pexels Frank Meriño 3221394«La Romagna ha un’alta concentrazione di attività di apicoltura e si può dire che le api sul nostro territorio godano di condizioni di salute mediamente buone». La dottoressa Diana Venturini è la direttrice dell’unità operativa Sanità animale e Igiene delle produzioni zootecniche per l’Ausl Romagna in provincia di Ravenna. Ai suoi uffici arrivano in media ogni anno 3-4 segnalazioni per casi di infezioni da malattie tipiche dell’insetto e 4-5 segnalazioni per morìe improvvise quasi sempre riconducibili ad avvelenamenti per trattamenti fitosanitari in agricoltura.

«La malattia più comune è la varroasi portato da un parassita. Poi ci sono la peste europea e la pesta americana. Sono infezioni che colpiscono solo questi insetti e non si trasmettono all’uomo. Esistono delle linee guida su quante somministrazioni di farmaci vanno fatte ogni anno. Farle nei periodi consigliati è la cosa migliore e l’Ausl è incaricata di svolgere ispezioni sull’effettiva esecuzione». Tutto questo per un’opera di protezione di un essere vivente prezioso: «L’impollinazione per effetto delle api è fondamentale per un numero altissimo di specie vegetali».

Pexels ????chuanyu 2231469Per il caso recente di morìa segnalata dalla cooperativa Villaggio del Fanciullo non è stato possibile individuare l’origine, ma l’ipotesi di un avvelenamento dovuto a prodotti chimici distribuiti sui campi è molto probabile: «Quasi certamente è successo questo. Quando accade preleviamo campioni delle api morte e facciamo analisi di laboratorio cercando di individuare le sostanze chimiche. Qualche volta si risale al responsabile che quasi sempre ha fatto trattamenti in periodi non consentiti o con sostanze non ammesse. In quel caso ci sono delle sanzioni». La dottoressa Venturini rivolge quindi un invito agli apicoltori: «È importante la tempestività delle segnalazioni perché prima ci attiviamo e maggiori sono le possibilità di successo per scoprire le cause».

Pexels Johann Piber 702931La presenza di api selvatiche in natura e non in allevamento è ormai una vera rarità: «Dobbiamo considerare che viviamo in un ambiente fortemente antropizzato. Quando si verifica una sciamatura che potrebbe portare alla creazione di un nuovo alveare di solito qualcuno si rivolge ai vigili del fuoco o alle associazioni e viene fatto il recupero con l’immissione in una cassetta artificiale». Nessuna paura però di fronte a uno sciame ronzante: «Vale un principio molto semplice: l’ape non fa nulla all’uomo se non viene disturbata. Magari possono essere un po’ più irritate in presenza di certe condizioni meteo come il vento. E può capitare di essere punti perché magari sbadatamente se ne scaccia una». Alcune persone sono allergiche al veleno: «Nei casi più gravi si va in shock anafilattico e serve una terapia».

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