Ausl: «Ogni anno in provincia 3-4 casi di infezioni in alveari per malattie tipiche»

Il servizio Veterinario ispeziona le aziende per verificare l’esecuzione della profilassi

Pexels Frank Meriño 3221394«La Romagna ha un’alta concentrazione di attività di apicoltura e si può dire che le api sul nostro territorio godano di condizioni di salute mediamente buone». La dottoressa Diana Venturini è la direttrice dell’unità operativa Sanità animale e Igiene delle produzioni zootecniche per l’Ausl Romagna in provincia di Ravenna. Ai suoi uffici arrivano in media ogni anno 3-4 segnalazioni per casi di infezioni da malattie tipiche dell’insetto e 4-5 segnalazioni per morìe improvvise quasi sempre riconducibili ad avvelenamenti per trattamenti fitosanitari in agricoltura.

«La malattia più comune è la varroasi portato da un parassita. Poi ci sono la peste europea e la pesta americana. Sono infezioni che colpiscono solo questi insetti e non si trasmettono all’uomo. Esistono delle linee guida su quante somministrazioni di farmaci vanno fatte ogni anno. Farle nei periodi consigliati è la cosa migliore e l’Ausl è incaricata di svolgere ispezioni sull’effettiva esecuzione». Tutto questo per un’opera di protezione di un essere vivente prezioso: «L’impollinazione per effetto delle api è fondamentale per un numero altissimo di specie vegetali».

Pexels 🐴chuanyu 2231469Per il caso recente di morìa segnalata dalla cooperativa Villaggio del Fanciullo non è stato possibile individuare l’origine, ma l’ipotesi di un avvelenamento dovuto a prodotti chimici distribuiti sui campi è molto probabile: «Quasi certamente è successo questo. Quando accade preleviamo campioni delle api morte e facciamo analisi di laboratorio cercando di individuare le sostanze chimiche. Qualche volta si risale al responsabile che quasi sempre ha fatto trattamenti in periodi non consentiti o con sostanze non ammesse. In quel caso ci sono delle sanzioni». La dottoressa Venturini rivolge quindi un invito agli apicoltori: «È importante la tempestività delle segnalazioni perché prima ci attiviamo e maggiori sono le possibilità di successo per scoprire le cause».

Pexels Johann Piber 702931La presenza di api selvatiche in natura e non in allevamento è ormai una vera rarità: «Dobbiamo considerare che viviamo in un ambiente fortemente antropizzato. Quando si verifica una sciamatura che potrebbe portare alla creazione di un nuovo alveare di solito qualcuno si rivolge ai vigili del fuoco o alle associazioni e viene fatto il recupero con l’immissione in una cassetta artificiale». Nessuna paura però di fronte a uno sciame ronzante: «Vale un principio molto semplice: l’ape non fa nulla all’uomo se non viene disturbata. Magari possono essere un po’ più irritate in presenza di certe condizioni meteo come il vento. E può capitare di essere punti perché magari sbadatamente se ne scaccia una». Alcune persone sono allergiche al veleno: «Nei casi più gravi si va in shock anafilattico e serve una terapia».

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