Previsti contributi e strumenti finanziari a sostegno della progettazione e fino all’acquisto degli impianti. Ma anche iniziative di comunicazione e formazione
Un condominio che produce da sé l’energia elettrica di cui ha bisogno e ne accumula anche per alimentare una flotta di automobili elettriche: a Scandiano (Reggio Emilia) è già una realtà, che la Regione intende replicare su larga scala grazie alla legge sulle Comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile approvata all’unanimità in Assemblea legislativa lo scorso 24 maggio.
Giunge così al termine l’iter legislativo avviato con una proposta di legge della Giunta regionale (di cui è stata relatrice la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Silvia Piccinini, da sempre promotrice del progetto) finalizzata a sostenere lo sviluppo delle Cer e dell’autoconsumo collettivo.
Un ambito in cui, oltre a Scandiano, in Emilia-Romagna sono già attive diverse sperimentazioni: a Imola un gruppo di imprese produce collettivamente e consuma energia generata da fonti rinnovabili, a Bologna si lavora a Geco, un progetto per sviluppare la produzione sostenibile di energia nella zona Pilastro-Roveri.
La legge individua le “azioni di sistema” e le misure di sostegno e promozione dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche, prevedendo l’erogazione di contributi e strumenti finanziari che accompagnino le comunità dalla costituzione e progettazione, fino all’acquisto e alla installazione degli impianti di produzione e accumulo. Sono inoltre previste: iniziative di comunicazione, informazione e partecipazione dei cittadini; formazione delle professionalità coinvolte; accordi con i Comuni e con l’Anci Emilia-Romagna finalizzati alla diffusione e condivisione delle “migliori pratiche”; il sostegno alla realizzazione di sportelli informativi e al potenziamento degli sportelli territoriali Energia.
Per l’attuazione, oltre il primo stanziamento inserito in legge di 200mila euro per il 2022 e 150mila per il 2023, la Regione ha previsto di utilizzare le nuove risorse comunitarie destinando almeno 12 milioni di euro del Fesr, da affiancare alle risorse previste dal Pnrr, e rinforzando tramite l’Fse le attività formative su impianti e tecnologie green.
La Regione e gli enti locali individueranno, entro un anno dall’entrata in vigore della normativa, i tetti degli edifici pubblici e le aree pubbliche da mettere a disposizione per l’installazione degli impianti a servizio delle comunità energetiche rinnovabili.
Sarà istituito anche un registro regionale delle comunità energetiche, che saranno chiamate ogni anno a redigere un bilancio dell’energia prodotta, autoconsumata e condivisa. Verrà istituito un Tavolo tecnico permanente con funzioni consultive e di confronto.
Con questa legge la Regione intende supportare tutte le tipologie di comunità energetiche coerenti con la norma ma, per contrastare la povertà energetica e favorire l’inclusione sociale, prevede di concedere contributi maggiori per la costituzione di Comunità energetiche rinnovabili composte da soggetti con fragilità economica, oppure da enti del Terzo settore, enti proprietari di gestione di alloggi di edilizia residenziale pubblica o sociale, o situate in aree montane e interne del territorio regionale o, in alternativa, che realizzino progetti di inclusione e solidarietà in collaborazione con gli enti del terzo settore o con gli enti locali.
Il fatto a Ravenna, in via Maggiore. In ospedale un 36enne
Si è presentato nel cuore della notte a casa dell’ex, ubriaco, iniziando ad aggredire verbalmente la donna, che ha chiamato la polizia. Quando la Volante è giunta sul posto, però, non c’erano più tracce dell’uomo. Che è tornato però poco dopo con una leggera ferita da arma bianca sul collo.
A finire in ospedale – soccorso attorno alle 3 di notte dagli uomini del 118 – è stato un 36enne di origini tunisine che ai poliziotti non ha saputo fornire sul momento una chiara spiegazione, accusando una terza persona dell’aggressione.
Oggi, 8 giugno, l’uomo verrà ascoltato dalla polizia per tentare di ricostruire la vicenda, avvenuta a Ravenna nella centrale via Maggiore.
A proposto dei “discutibili” piani infrastrutturali di Italia e Europa per sopperire agli approvigionamenti russi. Una documentata riflessione contraria
Gasdotto in costruzione
Riceviamo e pubblichiamo questo documentato intervento di Marina Mannuci, ambientalista e attivista ravennate dei movimenti per la lotta al cambiamento climatico, dedicato all’emergenza energetica a seguito della guerra in Ucraina.
Nel mese di aprile il Copasir, Comitato parlamentare sulla Sicurezza della Repubblica, ha approvato una relazione sulle conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina nell’ambito della sicurezza energetica evidenziando le strategie di diversificazione degli approvvigionamenti del gas necessarie per l’affrancamento dell’Italia e dell’Europa dal gas russo.
Avviando interventi di potenziamento infrastrutturale delle interconnessioni fra i paesi Ue, in particolare di quelle verso il nostro Paese, così come delle dorsali che lo attraversano da Sud a Nord superando le attuali strozzature nella rete che limitano la capacità di trasporto del gas, «sarebbe possibile rifornire attraverso l’Italia anche i grandi consumatori europei grazie alla capacità del TAG di operare in regime di flusso inverso» (i gasdotti Trans Austria Gas – TAG 1 e TAG 2 – trasportano gas naturale dal confine Slovacchia/Austria, fino al sud dell’Austria).
Nella relazione si sottolinea anche la necessità che l’Italia promuova, in sede comunitaria, interventi infrastrutturali e adotti una politica per l’Africa volta ad assicurare stabili relazioni con i Paesi del Mediterraneo. A un mese di distanza, in maggio, la Commissione Europea ha pubblicato le misure contenute nel testo del nuovo piano RePowerEu (piano energetico presentato dalla Commissione europea, per eliminare entro pochi anni le importazioni di carbone, gas e petrolio dalla Russia e potenziare gli obiettivi climatici Ue al 2030) che si pongono lo scopo di un’azione europea comune per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde.
I punti positivi del piano sono l’obbligo legale di installare l’energia solare su tutti i nuovi edifici pubblici e commerciali di dimensioni superiori a 250 mq entro il 2026 e su tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2029 e la proposta di raddoppiare il tasso di diffusione delle pompe di calore, con un obiettivo di 10 milioni di unità nei prossimi 5 anni.
Mappa dei gasdotti in Europa
Non in linea con gli obiettivi che il piano si propone è invece la possibilità per gli Stati Membri di derogare al principio del non arrecare danno significativo all’ambiente per investimenti in petrolio e gas. Il testo del piano riporta, infatti, che un nuovo gasdotto dovrebbe collegare la Catalogna alla Liguria o alla Toscana e che è stato approvato il raddoppio del TAP – Trans Adritic Pipeline. Si tratta di parte del Corridoio Meridionale del Gas che trasporta in Europa il gas naturale del giacimento di Shah Deniz II in Azerbaijan, attraversando il nord della Grecia, l’Albania e il Mare Adriatico prima di approdare nel sud Italia, in Puglia, dove si connette alla rete di distribuzione italiana del gas.
Il progetto di un gasdotto per collegare la Catalogna alla Liguria o alla Toscana sembra poter usufruire di circa 12 miliardi di euro di finanziamenti europei per gasdotti, oleodotti e rigassificatori stanziati dal RePowerEu che dovranno essere spesi per realizzare l’indipendenza dal metano della Russia.
Per la messa in opera e l’incremento dall’attuale capacità del Tap da 10 miliardi di metri cubi a 20 servono cinque anni, più o meno lo stesso tempo necessario per la messa in opera del gasdotto che dovrebbe collegare Spagna e Italia. Snam ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la spagnola Enagas per studiare la fattibilità del gasdotto sottomarino tra la Spagna e Italia, con una capacità «tra i 15 e i 30 miliardi di metri cubi. La commissione europea privilegia lo stoccaggio autorizzando un investimento per collegare i terminali di importazione di gnl (gas naturale liquefatto) nella penisola iberica e la rete dell’Ue per «contribuire a diversificare l’approvvigionamento di gas nel mercato interno» e «sul lungo termine servire per l’idrogeno rinnovabile».
Rete dei gasdotti in Italia
Sta di fatto che all’impegno per una spinta all’utilizzo di fonti rinnovabili e all’aumento di efficienza energetica continuano a contrapporsi investimenti nei combustibili fossili, soprattutto gas e, quindi, rigassificatori e gasdotti. Se nel breve periodo è necessario un aumento di forniture di gas utilizzando le infrastrutture esistenti e una riorganizzazione dei rapporti commerciali, la criticità consiste nell’ausilio proposto di nuove infrastrutture con contratti di lungo periodo. Si tratta, infatti, di impianti che oltre a essere incompatibili con i traguardi climatici da raggiungere come da Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, diventeranno rapidamente obsoleti e sempre più costosi man mano che i Paesi Ue avanzeranno nella decarbonizzazione.
Nuove infrastrutture di gas, legate a garanzie pubbliche, con periodi lunghi di ammortamento, infatti, contrastano con il calo della domanda di gas, stimato di circa il 40% entro 2030. Contratti fortemente esposti al rischio di prezzi elevati sono a carico di cittadine/i e imprese e vincolano a costose dipendenze da fonti fossili oltre a non indurre ad abbassare l’altissimo costo del gas in modo strutturale.
Annalisa Perteghella, analista del think tank italiano per il clima “Ecco”, fa notare che ridurre la dipendenza dalla Russia senza ridurre più in generale la dipendenza dal gas, rischia semplicemente di spostare altrove il problema senza raggiungere una soluzione: «Non dobbiamo illuderci che la sola diversificazione dei fornitori sia una soluzione vincente sul lungo periodo. Considerando che la maggior parte dei paesi esportatori è collocata in regioni dalla stabilità solo apparente, come il Mediterraneo o l’Africa subsahariana, non sono da escludere nuovi rischi di interruzione delle forniture in futuro».
Le analisi contenute nelle ricerche dello studio “Accenture-Agici” e dello studio “Ecco” ipotizzano come il nostro Paese potrebbe rinunciare in tempi relativamente rapidi al gas russo con una transizione verde accelerata e senza costruire nuovi impianti fossili.
Lascio a lettrici e lettori la riflessione per comparazione sulle scelte intraprese dalle istituzioni pubbliche del nostro territorio. La crisi energetica richiede la presa in carica di una reale economia verde, scelte di stili di vita sostenibili e, come proponeva Elena Pulcini, «un’etica della cura che comprenda tutto il mondo vivente […]. C’è un legame tra la sfida ecologica e la prospettiva della cura, da sempre uno dei temi portanti del pensiero delle donne. Ed è particolarmente urgente in una fase nella quale prevale a livello globale un revival di violenza sull’inerme – sia esso la natura, l’ambiente, le donne o i migranti. Tutto ciò richiede una capacità di resilienza che le donne hanno sviluppato in secoli di marginalizzazione. Attingere a questa capacità diventa oggi una risorsa preziosa per proporre nuove visioni del mondo: tese alla difesa di ciò che è fragile e vulnerabile, alla solidarietà con chi non ha voce, alla contaminazione con l’altro da sé» (da un’intervista rilasciata da Elena Pulcini, professoressa di Filosofia sociale presso l’Università di Firenze, recentemente scomparsa, durante il Festival della Filosofia di Modena 2019).
Lo chiedono le tre centrali cooperative, candidando il territorio anche come polo nazionale per la transizione energetica
È tempo di far nascere la Provincia Romagna. Lo chiedono le centrali cooperative, Agci, Confcooperative e Legacoop, sottolineando la necessità di un ente dotato delle stesse funzioni e degli stessi poteri attribuiti alla Città metropolitana di Bologna.
«I territori delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, devono rappresentare l’ambito sul quale innestare i poteri, le attribuzioni e le funzioni di un nuovo Ente intermedio, collocato tra Comuni e le Unioni dei Comuni, e la Regione – precisano le Centrali Cooperative in una nota inviata alla stampa -. Noi pensiamo ad una Provincia Romagna istituita con funzioni di programmazione e di gestione di tematiche di ambito sovracomunale e di area vasta. Spetta alle istituzioni individuare la strada migliore e più corretta per arrivare a un simile traguardo».
La proposta è stata formalizzata in occasione dell’incontro organizzato da Alleanza delle Cooperative Italiane (Aci) oggi, martedì 7 giugno, a Cesena.
La convinzione espressa nel documento delle tre centrali è che senza un riferimento politico istituzionale preciso e certo, le azioni che verranno definite nel Piano strategico “Romagna Next” rischino di restare distinte e slegate da un impianto unitario e di sistema.
«Proponiamo per questo che già ora le tre Province romagnole si rendano protagoniste della sottoscrizione di un accordo di programma che le impegni ad esercitare insieme le competenze attualmente loro assegnate dalle leggi ed eventualmente estendere gli ambiti della loro collaborazione». Le centrali cooperative ritengono strategico riprendere il confronto con le altre categorie economiche sul Tavolo delle Associazioni d’Impesa della Romagna, costituitosi nello scorso anno e sottolineano che la proposta di dar vita alla Provincia Romagna comporta un affinamento delle norme regionali relativo all’ordinamento istituzionale, modificando il sistema delle deleghe assegnate agli enti locali e gli strumenti di programazione.
La Romagna viene inoltre candidata dalle centrali come potenziale polo nazionale di produzione di energia da fonti rinnovabili e dalla transizione ecologica ed energetica.Tra le infrastrutture indispensabili per «un territorio che voglia confrontarsi e competere con i maggiori distretti d’Europa» vengono elencate alcune priorità come il corridoio Adriatico, visto come grande asse strategico di interesse nazionale e lo sviluppo di E45-E55, fino all’innesto on il raccordo autostradale Ferrara mare e con l’A13». Tra i nuovi potenziamenti prioritari il Porto di Ravenna in rapporto con la rete ferroviaria.
La Regione ha ufficializzato il calendario. Vacanze pasquali dal 6 all’11 aprile
Ragazzi fuori dal liceo classico di Ravenna lo scorso settembre
In Emilia-Romagna la prima campanella per l’inizio del prossimo anno scolastico 2022-2023 suonerà giovedì 15 settembre 2022, con chiusura delle lezioni in tutte le scuole di ogni ordine e grado della regione fissata per mercoledì 7 giugno 2023.
Lo ha stabilito la Regione, nel rispetto della delibera di Giunta (n.353/2012) “Determinazione del calendario per gli anni scolastici 2012-2013, e seguenti”.
Il calendario riguarderà sia le classi del primo ciclo di istruzione (elementari e medie), sia il secondo ciclo del sistema di istruzione (superiori) e formazione (IeFP).
La sospensione delle lezioni è prevista nella giornata del 2 novembre per la commemorazione dei defunti, per le vacanze natalizie dal 24 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023, e per quelle pasquali dal 6 all’11 aprile 2023.
La normativa nazionale dispone che l’anno scolastico debba contare non meno di 200 giorni di attività didattica nonché un congruo numero di giorni per lo svolgimento di ulteriori interventi didattici e educativi. Nell’esercizio delle proprie competenze, con la propria delibera la Regione ha fissato in cinque giorni aggiuntivi il periodo per gli interventi didattici ed educativi, che potranno essere articolati dalle istituzioni scolastiche anche in termini di ore, quantificate in misura forfettaria in numero di 30.
Le singole istituzioni scolastiche hanno la facoltà di procedere ad adattamenti del calendario scolastico in relazione alle esigenze specifiche derivanti dal Piano dell’offerta formativa, nel rispetto delle date di inizio e termine delle lezioni.
Resta infine confermata la facoltà per le scuole dell’infanzia (3-6 anni) di anticipare la data di avvio e di posticipare quella di fine attività didattiche, con le modalità e nei limiti previsti dalla delibera regionale: la scelta deve rispondere alle finalità del piano dell’offerta formativa e alle decisioni degli Organi collegiali della scuola interessata, e deve essere assunta d’intesa con il Comune d’appartenenza.
Legacoop punta sull’autoconsumo e le rinnovabili: già 26 le aziende interessate. L’appello di Galanti: «Serve snellire gli iter burocratici. No alle speculazioni». Il 10 giugno convegno sul tema a Ravenna
«Stiamo analizzando il tema, oggi più attuale che mai, da più di un anno. E come succede spesso di fronte alle novità, il modo migliore per capire se funzionano, è tentare di realizzarle». Lo dice Emiliano Galanti, responsabile del progetto sulle Comunità energetiche rinnovabili messo in campo da Legacoop Romagna con l’obiettivo di promuoverne la realizzazione in forma cooperativa (sul tema è in programma anche un convegno il 10 giugno a Ravenna, vedi fondo pagina).
Lo scopo del progetto è quello di risparmiare sui costi energetici, ma anche di promuovere l’incremento di impianti da fonti pulite, siano essi solari, eolici o a biogas.
Il primo passaggio è stato l’incontro di presentazione dello scorso marzo, a Ravenna, seguito dalla raccolta delle manifestazioni di interesse a partecipare da parte delle imprese associate. Dalle cooperative di braccianti a quelle sociali, dalle agricole alle edili, da quelle della filiera del vino a quelle che operano nella raccolta dei rifiuti, sono 26 le aziende cooperative (per un fatturato complessivo di oltre 800 milioni di euro) che hanno scelto di cogliere l’opportunità di ridurre la spesa energetica partecipando attivamente alla transizione.
Ne è seguita la fase di raccolta dati di consumo, stato dell’efficienza energetica, esigenza di potenza installabile, disponibilità di superfici dove realizzare un impianto.
Con queste informazioni l’associazione – in collaborazione con la cooperativa energetica “ènostra” di Milano – produrrà per le aziende interessate un’analisi di fattibilità̀ di comunità energetica o di altro modello per la produzione e l’autoconsumo.
Emiliano Galanti di Legacoop Romagna
«Il nostro obiettivo – continua Galanti – è di accompagnare le cooperative che intendono sfruttare le opportunità offerte da una comunità energetica, mettendo loro a disposizione uno studio di fattibilità che permette di comprendere i costi e i benefici di un’operazione di questo tipo. In questo modo le stimoliamo a lavorare su efficienza e sull’autoproduzione energetica. Il modello cooperativo crediamo sia il migliore per potere gestire i rapporti interni a una comunità energetica».
Legacoop si sta dunque attrezzando per essere pronta una volta che i decreti attuativi permetteranno di realizzare comunità energetiche in grado di garantire economie di scala maggiori rispetto alle attuali (sfruttando la cabina primaria e non più solo la secondaria, oltre che impianti di potenza superiore, vedi articolo in proposito su queste pagine) con l’obiettivo di far risparmiare le imprese del territorio e di promuovere la nascita di nuove cooperative.
«Per poter davvero passare alla fase operativa però – è l’appello lanciato da Galanti – occorrerà uno snellimento degli iter burocratici da parte degli enti coinvolti: faranno la differenza i tempo entro cui si riusciranno a ottenere le autorizzazioni, per esempio». «L’altro rischio da evitare – conclude il responsabile di Legacoop – è quello che progetti sulla carta così meritevoli possano trasformarsi in una sorta di speculazione finanziaria a opera di grandi operatori del settore, che magari cercheranno di offrirsi per la gestione dell’impianto. Le comunità energetiche possono rappresentare un valore aggiunto se costituite e gestite interamente dalle imprese stesse o dai cittadini che vi aderiranno».
«La crisi energetica che stiamo attraversando – aggiunge Sara Capuzzo, presidente della coop “ènostra” – impatta pesantemente sulle imprese. Risparmio energetico e autoproduzione sono le azioni più efficaci per affrancarsi dalla dipendenza dalle fossili. Promuovendo questo progetto, Legacoop Romagna offre alle proprie associate un’ottima opportunità per abbattere i costi in bolletta e le emissioni climalteranti e per contribuire all’affermazione di un modello energetico più democratico ed equo».
In questa prima fase – ci spiega Capuzzo – «stiamo facendo la fotografia energetica delle varie cooperative aderenti, per dare a ciascuna una risposta coerente con la propria situazione, che non è detto sia la comunità energetica, essendo previste anche alternative sempre legate all’autoconsumo nella nuova legge».
Occupandosi direttamente di produzione di energia rinnovabile, in questo periodo, “ènostra” è subissata di richieste. «Stiamo seguendo in tutta Italia una ventina di progetti in questo momento – ci dice ancora Capuzzo –, più o meno grandi. Nel sud della Sardegna, per esempio, stiamo attivando due comunità con un centinaio di soci complessivamente. In Puglia seguiamo progetti delle pubbliche amministrazioni contro la povertà energetica, nei quartieri popolari, quindi investimenti a fondo perduto. Per dare un’idea dell’interesse che si è creato in questo periodo, solo stamattina ho ricevuto cinque richieste di preventivi…».
Il 10 giugno convegno a Ravenna
Le “azioni di Legacoop per promuovere le comunità energetiche” cooperative saranno al centro di un convegno in programma venerdì 10 giugno al mercato coperto di Ravenna. Si parlerà delle caratteristiche delle comunità, degli aspetti giuridici e fiscali e degli strumenti finanziari con rappresentanti di Rse, Regione e del mondo cooperativo e un intervento anche del sindaco De Pascale. Coordina Emiliano Galanti, responsabile del progetto di Legacoop.
Dal 2009 al 2021 sono state 272 le donne accolte allo sportello di Cervia
È stato installato nel pomeriggio di ieri (6 giugno) un leggio commemorativo delle donne vittime di femminicidio del territorio di Cervia.
È stato posto a fianco del Monumento di piazzale dei Salinari, per rafforzare il messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime.
Un’iniziativa congiunta dell’Amministrazione comunale e del Centro Antiviolenza Linea Rosa, in occasione del 13° anniversario delle loro attività di contrasto alla violenza di genere sul territorio.
«Gli atti di violenza contro le donne non sono incidenti isolati, né eventi causati da raptus o da gesti dettati da follia – commenta la presidente di Linea Rosa Alessandra Bagnara -, ma sono il triste risultato di un sistema radicato, diffuso, fondato su violenze quotidiane di tipo economico e psicologico, fisiche e sessuali, in cui gli uomini detengono il potere e lo esercitano attraverso numerose forme di subalternità e stereotipi di genere. È quello che è accaduto a Paola Fabbri e Sandra Lunardini (vittime cervesi, ndr), uccise dai loro mariti, o ex, perché rifiutavano di ricoprire questo ruolo. Quando avviene un femminicidio è l’intera comunità a rimanere ferita e a subire una perdita».
Dal 2009 al 2021 sono state 272 le donne accolte allo sportello di Cervia, alcune delle quali ospitate nelle due case rifugio del territorio.
«L’obiettivo di questo momento – ha aggiunto Valentina Barducci, referente di Linea Rosa per il Comune di Cervia – è ricordare chi purtroppo non ce l’ha fatta, lanciare un messaggio di solidarietà a chi attraversa un momento di difficoltà e far riflettere l’intera comunità. La sua funzione è proprio di dare speranza; un compito che come Centro Antiviolenza portiamo avanti quotidianamente grazie anche alla collaborazione di tutti/e e, soprattutto, dell’amministrazione comunale, che ha messo a disposizione delle donne vittime di violenza due beni sottratti alla mafia destinandoli a case rifugio».
Appuntamento il 7 giugno, alle 18, con l’ultima puntata dedicata al racconto a più voci di due dipinti conservati al museo della città
“Maddalena” (scuola artistica Emiliana), Mar
Nel solco del percorso di “Storie di Ravenna”, Ravenna Teatro e MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna propongono, per martedì 7 giugno, alle ore 18, l’ultimo appuntamento che intreccia racconto storico e iconografico e visione di alcune opere del museo.
Il titolo dell’incontro è “Colei che ha molto amato. Maria Maddalena tra arte e letteratura”, con gli interventi di Giovanni Gardini, Laura Redaelli e Jenny Burnazzi. La visita guidata sarà a cura di Daniele Carnoli, che presenterà l’opera di Giorgio Vasari, Compianto su Cristo deposto dalla croce, e Maddalena in meditazione, un dipinto di ambito artistico emiliano.
Osserva sul tema Giovanni Gardini: «Maria Maddalena, lungo il corso dei secoli, è stata identificata come donna bellissima e devota, penitente e sensuale, coraggiosa e appassionata. Nella sua figura la tradizione ha concentrato diversi volti femminili presenti nei Vangeli, dalla peccatrice anonima alla donna di Betania, colei che cosparse di unguento il capo di Cristo, sino a Maria, sorella di Marta e Lazzaro. Numerose leggende ne hanno ampliato la vicenda ispirando, nel tempo, innumerevoli artisti».
Giorgio Vasari, “Compianto su Cristo deposto dalla croce”, Mar
La serie di spettacoli “Storie di Ravenna” nasce dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti, utilizzando però i tempi e i linguaggi del teatro. Un vero e proprio racconto a più voci, corredato da immagini e letture, che vuole arrivare a un pubblico vasto ed essere anche un momento di incontro e condivisione. Un percorso che quest’anno si è arricchito di due ulteriori appuntamenti con l’obiettivo di intrecciare competenze storiche alla valorizzazione del patrimonio museale della città.
Gli eventi sono stati realizzati in collaborazione con RavennAntica Fondazione Parco Archeologico di Classe e MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna.
L’ingresso costa 10 euro (comprende lo spettacolo e la visita guidata alle opere). I posti sono limitati.
Informazioni e prenotazioni presso la biglietteria del MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna tel. 0544 482477, aperta dal martedì al sabato dalla ore 9 alle ore 18 e domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 19 (chiusa il lunedì).
Terza per i giovani (l’anno scorso era prima), esce dalle prime venti per bambini e anziani
Ravenna perde posizioni nella classifiche della Qualità della vita del Sole 24 Ore declinate per fasce d’età: bambini, giovani e anziani. La seconda edizione dei tre indici, calcolati ciascuno su 12 parametri statistici forniti da fonti certificate (Istat, Miur, Centro studi Tagliacarne, Iqvia), è stata presentat in anteprima al Festival dell’Economia di Trento.
Le classifiche, pubblicate la prima volta a giugno 2021 come una tappa della storica indagine di fine anno, sono state aggiornate dal Sole 24 Ore per raccontare come è cambiata la mappa del benessere in base alle “risposte” dei territori alle esigenze specifiche di tre target generazionali.
Per quanto riguarda i “bambini”, Ravenna si piazza al 22esimo posto della classifica vinta da Aosta, mentre un anno fa era nella top ten (all’ottava posizione); tra i “giovani” è invece terza (l’anno scorso era prima, mentre quest’anno a comandare è Arezzo), mentre per quanto riguarda gli “anziani” (over 65) crolla dal secondo al 27esimo posto (a vincere in questo caso è Cagliari).
Dal 10 giugno per 87 sere consecutive di proiezioni
La trentottesima edizione della rassegna cinematografica estiva “Bagnacavallo al cinema” si terrà da venerdì 10 giugno fino al 4 settembre al parco delle Cappuccine, per 87 sere consecutive di proiezioni.
A curare l’iniziativa per il Comune di Bagnacavallo saranno Ivan Baiardi e Gianni Gozzoli di Cinecircolo Fuoriquadro, che si occuperanno di organizzazione, biglietteria, bar e proiezioni.
Per migliorare la programmazione e la selezione dei film si è deciso di dividere Il programma in due parti: la prima parte dal 10 giugno al 22 luglio, la seconda dal 23 luglio al 4 settembre. Grazie a questo sarà possibile recuperare le proiezioni annullate causa maltempo e programmare ulteriori incontri con registi e attori.
Come ogni anno verrà proposta una selezione dei migliori film della stagione cinematografica, oltre ad alcune novità in uscita: “Ennio” di Giuseppe Tornatore, “Madres Parallelas” di Pedro Almodovar, “Esterno Notte” di Marco Bellocchio, “Lightyear – la vera storia di Buzz” di Angus Mclane, “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino e come al solito ci sarà una particolare attenzione per i film d’essai e il cinema italiano.
Oltre ai film torneranno gli incontri di “Accadde domani” in collaborazione con Agis e Fice – Emilia-Romagna.
Il 25 giugno saranno presenti Giulia Steigerwalt (regista) e Matteo Rovere (regista e produttore) per il film “Settembre”, in una serata dedicata oltre che al film anche a “Groenlandia”, una società di produzione indipendente, tra le più importanti e attive oggi in Italia. Il 2 luglio sarà ospite della rassegna il grande attore Elio Germano per il film “America Latina”. La serata sarà condotta da Matteo Cavezzali e Gianni Gozzoli. Il 7 luglio ci saranno Bonifacio Angius (regista) e Stefano Deffenu (attore e sceneggiatore) per il film “I giganti” in concorso al Locarno Film Festival 2021 e Premio per la miglior regia e Premio della giuria giovani al Annecy cinéma italien. Il 12 luglio sarà la volta della regista Chiara Bellosi per il film “Calcinculo”, il suo secondo lungometraggio di fiction.
La presentazione alla stampa della rassegna è stata anche l’occasione per ricordare Gino Rotondi, venuto a mancare alcuni mesi fa, maschera storica e presenza iconica dell’arena estiva.
Panoramica sulla sua filmografia alla vigilia della rassegna ravennate al via mercoledì 8 giugno, con il documentario di Giuseppe Bertolucci
Da spettatore, seduto in una sala buia, probabilmente fumosa, col pulviscolo illuminato dal fascio di luce del proiettore, così – per molti – nasce la passione per la settima arte. Al giovane Pier Paolo Pasolini andare al cinema piace: Charlie Chaplin, Carl T. Dreyer, Sergej Ejzenštejn, sono gli autori che riconoscerà come più influenti sul suo gusto e sul suo stile.
Il primo contatto con la caoticità del set Pasolini lo ha da squattrinato adulto che deve reinventarsi una vita, appena arrivato a Roma dopo la fuga rocambolesca dallo scandalo di Casarsa. Per racimolare qualche soldo in più spesso frequenta gli stabilimenti di Cinecittà come comparsa.
È l’amico Mario Soldati che negli anni ’50 – finalmente ripresa l’attività letteraria e giornalistica – lo trasforma in apprezzato sceneggiatore, con collaborazioni importanti per autori come Mauro Bolognini e Federico Fellini. Nel 1961, a 39 anni – dopo aver smosso con forza le acque stagnanti dell’establishment culturale italiano dell’epoca con poesie, articoli, saggi e romanzi memorabili (il 1959 è per lui l’anno del successo internazionale con la pubblicazione de Una vita violenta) – PPP passa dietro la cinepresa dirigendo Accattone, suo primo lungometraggio.
La scelta di dedicarsi alla regia giunge spontanea, quasi a placare l’inquietudine creativa che da sempre caratterizza Pasolini come artista e intellettuale multiforme. Il cinema è l’ennesimo mezzo da scoprire e fare proprio. Egli stesso dichiara di voler esprimersi utilizzando finalmente «una tecnica diversa, di cui non sapevo nulla», un autodidatta che non ha frequentato scuole specialistiche, uno che al primo giorno di riprese non conosce la differenza tra «panoramica e carrellata».
L’autore è alla continua ricerca di nuove modalità di rappresentazione, di contatto col mondo che lo circonda. C’è poi l’impellente necessità di confronto con uno degli allora principali mezzi di comunicazione di massa, quel cinema terreno fertilissimo per la cultura borghese imperante. Pasolini vuole raggiungere più gente. Pasolini lancia una sfida. La cinepresa diviene un naturale proseguimento della sua incisiva penna, il linguaggio cinematografico per lui non è prosa, narrazione, ma poesia, lirica. E Il cinema di poesia (1965) è infatti il titolo di una relazione tenuta dal nostro durante gli storici convegni critici della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, luogo d’incontro e scambio fondamentale per la cinematografia nazionale. Da Accattone, il folgorante debutto, fino al disperato Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), sono pochi i cineasti che seppero come lui accompagnare la pratica artistica con una costante riflessione teorica sul mezzo d’espressione.
Accattone – film liminare da vedere e rivedere – è il manifesto di alcune delle fondamentali tematiche che Pasolini cineasta andrà sviluppando durante l’arco di una carriera ricca e intensa (purtroppo crudelmente interrotta) all’insegna di un cinema votato alla crescita morale piuttosto che al puro svagare o al deprecabile indottrinare. Elenchiamo allora l’ispirazione pittorica, l’uso spregiudicato delle tecniche di ripresa, la potenza comunicativa delle inquadrature, delle sole immagini – un richiamo all’utopia dell’era del Muto quando il cinema era visto come linguaggio universalmente comprensibile –, il realismo, il distanziamento dal neorealismo di Zavattini, l’utilizzo particolare delle musiche, l’accostamento tra sacro e profano, la preferenza per gli attori non professionisti (ma chi dimentica le straordinarie interpretazioni pasoliniane dei mostri sacri Anna Magnani in Mamma Roma, Orson Welles ne La ricotta e ancora Silvana Mangano, Totò, Ugo Tognazzi, Terence Stamp…). E naturalmente la questione sociale, l’occhio sul reale, la denuncia (non scordiamo i suoi documentari, i film inchiesta come Comizi d’amore del 1963-64), la costante riflessione politica.
Attraverso la sua esperienza artistica, ma anche attraverso i suoi interventi pubblici su stampa e tv, Pasolini non risparmia mai critiche polemiche e lucidissime al sistema, al mondo politico ed intellettuale, mettendo in guardia la società dai pericoli e dalle insidie fascinose della “rivoluzione borghese” in atto nell’Italia del boom economico. Tuttora drammaticamente attuali, andrebbe aggiunto.
Scena dal docufilm di Bertolucci “Pasolini prossimo nostro”
Maria Callas e Pasolini sul set del film“Medea”
La nuova edizione di Ravenna Festival celebra il centenario di quest’uomo unico e dedica uno spazio in cartellone alla sua produzione filmica. Lo fa con una speciale retrospettiva alla Rocca Brancaleone, in collaborazione con la rassegna “Rocca Cinema”.
Il 15 giugno vedremo Medea (1969), tra i film più iconici e famosi dell’autore, grazie alla scelta dell’interprete principale: Maria – la Divina – Callas. Lei è Medea, la maga che si innamora di Giasone e che lo aiuta nella conquista del Vello d’Oro. Ma Giasone vuole lasciarla per sposare la figlia del re di Corinto. Medea si vendicherà. Il mito greco rivisitato diviene metafora odierna: da una parte il mondo arcaico della donna, in armonia con la natura, dall’altra il regno della polis greca dell’uomo, basato su alienazione e rinnegamento dei valori più spontanei.
Una scena da “Il Vangelo secondo Matteo”
Totò e Ninetto Davoli in “Uccellacci e Uccellini”
Mercoledì 22 giugno è la volta di Uccellacci e uccellini (1966), la pellicola che PPP definì la più povera ma anche la più bella della sua filmografia, quella forse più vicina al suo concetto di cinema di poesia. Il tema è la crisi politica del Pci e del marxismo in versione “ideocomica”. Film non facile per il pubblico coevo che al botteghino non gradì, nonostante la presenza di una figura tanto amata come Totò, Ninetto Davoli fa da spalla. I due vagano per i dintorni di Roma assieme ad un corvo parlante, un intellettuale di sinistra filo togliattiano. Alle musiche Ennio Morricone che arrangia Mozart e Modugno.
In chiusura il 29 giugno, ll Vangelo secondo Matteo (1964): la fedele rappresentazione del vangelo, dall’annunciazione alla resurrezione, proposta da un artista fortemente laico. Accanto all’aura divina e misteriosa, Pasolini dà al suo messia un carattere rivoluzionario e sovversivo, un uomo portatore di verità radicali. Come lo stesso attore che lo interpreta, il sindacalista catalano Enrique Irazoqui che era in Italia in cerca d’appoggio contro il regime franchista. Martin Scorsese – che anni dopo si cimenterà con lo stesso argomento – lo ha definito come il miglior film mai girato sulla figura del Cristo.
Ma l’inizio della retrospettiva, mercoledì 8 giugno, è con un film non di Pasolini ma su Pasolini, un film necessario, un testamento: Pasolini prossimo nostro (2006) di Giuseppe Bertolucci. Un documentario creato con le immagini di Salò e quelle dal suo set, con PPP che rilascia una lunga intervista al giornalista Gideon Bachmann. Scegliendo tra oltre 50 ore di conversazioni inedite e trascrizioni audio, 3.000 metri di negativo, 7.200 scatti della fotografa di scena Deborah Beer, Bertolucci dà voce all’ultimo Pasolini, un profeta malinconico e rinnegato da una società devastata dall’omologazione culturale e dagli abusi di potere, quella società che proprio in Salò trova la sua spaventosa allegoria.
Inaugurati sei campi outdoor al posto di due da calcetto al circolo tennis in viale delle Nazioni. Entro fine anno previsti anche un nuovo spogliatoio e un negozio di attrezzature sportive del marchio Heroe’s, società di Bologna che sostiene il progetto
La padel mania ha un nuovo spazio in provincia di Ravenna. Dal 2 giugno è operativo un nuovo centro a Marina di Ravenna ed è il più grande della provincia. Sei campi (cinque da doppio e uno da singolo) di cui quattro verranno coperti dopo l’estate con una tensostruttura per essere operativi tutto l’anno. Le gabbie affiancheranno i due campi in terra rossa al circolo tennis in viale delle Nazioni, al posto dei due campi da calcetto in disuso da tempo. L’offerta è completata dal ristorante che già era presente e, entro fine anno, sarà costruito un nuovo edificio da adibire a club house con spazi ricevimento, altri spogliatoi e un negozio di materiale sportivo.
Dietro all’investimento da quasi un milione di euro infatti c’è la Heroe’s, società bolognese che produce e commercializza attrezzature e abbigliamento sportivi. Tutto era pronto circa un anno fa ma solo ora arriva il taglio del nastro. «Ci si è messa di mezzo la solita burocrazia, il problema con cui facciamo i conti sempre in Italia – spiega il 53enne Andrea Tonelli, uno dei tre soci –. A un certo punto abbiamo capito che avremmo avuto i permessi per aprire solo in inverno e abbiamo preferito posticipare a quest’anno per cominciare a giocare all’aperto in uno spazio spettacolare».
La Heroe’s è nata cinque anni fa dalla passione comune di tre amici che nella vita fanno altro. Tonelli è imprenditore nell’elettronica: «Il beach tennis è sempre stata una passione e con altri due soci abbiamo aperto una società che all’inizio faceva solo abbigliamento. Poi ci siamo allargati al padel e da quest’anno anche al pickleball».
L’esplosione del tennis in gabbia si misura da alcuni numeri: «Cinque anni fa in tutta Italia c’erano quattro-cinquecento campi. Il prossimo anno saranno circa cinquemila». L’intera provincia di Ravenna conta quasi una quarantina di campi. Il centro più grande in Italia è a Paderno Dugnano con diciotto piastre. L’area più gettonata è il Lazio dove c’è circa il 30 percento degli spazi da gioco. Tonelli è convinto che non ci sia più il rischio che sia tutto una bolla: «La Federazione tennis sta dedicando attenzione a questo sport, Sky ha comprato i diritti per trasmettere in diretta il World Tour e da quello che si dice nel settore gli spazi pubblicitari delle trasmissioni sono stati venduti velocemente. Il movimento sembra davvero decollato». Cosa spinge il padel? «È divertente da giocare e se giocato a buon livello è anche divertente da vedere perché gli scambi sono lunghi con colpi spettacolari. Se cominci a tennis ti serve un anno di lezioni per avere la capacità di mandare la pallina dove vuoi. A padel dopo poche lezioni puoi divertirti».