Gli elettori coinvolti sono 126mila in provincia di Ravenna per scegliere i loro tre rappresentanti nei consigli di zona. Si può votare nei negozi fino al 5 marzo
Fino al 5 marzo gli oltre 240mila soci di Coop Alleanza 3.0 della Romagna – di cui 48mila a Forlì-Cesena; 126mila a Ravenna e provincia; 65mila a Rimini e provincia – potranno scegliere i rappresentanti sociali della cooperativa, votando i nuovi Consigli di Zona, l’organo di rappresentanza sociale sul territorio. Complessivamente nei territori in cui è presente Coop Alleanza 3.0 – dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia – saranno oltre due milioni i soci chiamati ad eleggere i 968 soci che siederanno nei 51 consigli di Zona dislocati in tutte le aree di presenza della cooperativa, di cui uno a Forlì e Cesena, 3 a Ravenna e provincia e uno a Rimini e provincia.
Le informazioni sui candidati sono pubblicate su all.coop/elezioni. Le liste sono disponibili anche ai seggi nei negozi nel periodo delle votazioni.
Nei supermercati, i seggi sono aperti dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19; negli ipercoop, sono aperti con orario continuato dalle 9.30 alle 19. Per votare basta presentarsi con la propria carta socio Coop e un documento di riconoscimento nei seggi allestiti. Si può esprimere una preferenza per il presidente di zona e due per i consiglieri di zona.
A metà marzo i nomi degli eletti saranno pubblicati sul sito di Coop Alleanza 3.0.
Numerosi gli appuntamenti tra cui quelli di Ammonite, Savarna e San Pancrazio con fuochi, dolcetti e vin brulé. E una cena al circolo Aurora di Ravenna
Tornano i “Lôm a mérz”, i fuochi tradizionali che nelle campagne segnavano l’inizio della buona stagione e i contadini bruciavano le stoppie nelle aie in segno anche di buon auspicio per i futuri raccolti.
Tra i tanti appuntamenti, domenica 27 febbraio ad Ammonite si accenderà il fuoco alle 18 al suono della fisarmonica di Erik Scalini, mentre a partire dalle 14 al museo etnografico Sguré di Savarna ci saranno mostre ed eventi per attendere l’accensione dei fuochi con il buio. Sempre accompagnati da biscotti e vin brulé.
Al Museo della vita contadina di San Pancrazio, invece, l’appuntamento è per lunedì 28 febbraio, quando si svolgeranno attività didattiche, inaugurazioni mostre, degustazione di dolcetti vari, con intrattenimento musicale, a partire dalle 19.30.
All’osteria Aurora di Ravenna, invece, Slow Food organizza per mercoledì 2 marzo a partire dalle 18.30 un incontro sulle tradizioni contadine e, a seguire, una cena a tema per i soci.
In generale, l’evento, grazie all’impegno dell’associazione organizzatrice “Il lavoro dei contadini” è un’occasione di festa in cui riscoprire antiche usanze e riti rurali e degustare vini e cibi tipici dell’enogastronomia romagnola.
La tragedia ai confini d’Europa nelle parole di Tania, originaria di Donetsk, nel Donbass, immigrata a Ravenna una decina di anni fa. Testimonianze a distanza di 8 anni
Viadotto ferroviario bombardato a Donetsk nella regione del Donbass in Ucraina (2014, foto di Maxim Zmeyev/Reuters)
Ripubblichiamo dai nostri archivi – con un appendice aggiornata proprio a ieri 25 febbraio – un’illuminante testimonianza sulla tragedia del conflitto in Ucraina raccolta dalla nostra collaboratrice Marina Mannucci otto anni fa (sulla rivista “Casa Premium”, sezione “Città e società”, febbraio 2015).
In una sera d’autunno del 2014 mi reco a casa di Tania, una ragazza ucraina che vive a Ravenna da alcuni anni. Ho deciso di intervistarla dopo aver ascoltato qualche stralcio della sua vita e di quello che stava succedendo nel suo paese. E così sono pronta ad ascoltare la storia di Tania e di sua madre con la quale condivide un appartamento in città […].
Nata in Russia, la mamma di Tania, quando compie 15 anni si trasferisce a studiare in Ucraina dove vivono le sue zie, si diploma ragioniera, comincia a lavorare, si sposa con un uomo ucraino e nascono Serghei e Tania. L’8 dicembre del 1991 l’Unione Sovietica viene ufficialmente sciolta; il primo gennaio 1992, nascono le prime nazioni indipendenti di Russia, Ucraina e Bielorussia. La “macro storia” incide sulla “micro storia” della mamma di Tania; i mezzi di sostentamento non sono più sufficienti per mandare avanti la famiglia, e nel 1999 decide di partire in corriera e venire in Italia in cerca di lavoro (Tania ha solo nove anni). Giunge a Napoli, dove non conosce nessuno; le viene offerto di trovarle un lavoro in cambio degli ultimi soldi rimasti. Accetta e dovrà aspettare tre giorni, senza mangiare, bevendo alle fontane pubbliche e dormendo in pullman prima di iniziare a lavorare presso un’anziana signora. Di quel periodo ricorda che tutte le notti si chiudeva in bagno e piangeva.
Nel frattempo le scade il visto di soggiorno e per alcuni anni non è in grado di rinnovarlo; riesce perciò a tornare a casa per rivedere i suoi cari solo dopo quattro anni; nel frattempo i figli sono cresciuti e fatica a riconoscerli.
Sono tre anni che Tania, ormai adulta, l’ha raggiunta in Italia ed ora vivono insieme e, a guardarle e vederle muoversi in questa casa di Ravenna, si avverte quanto questo ricongiungimento sia benefico per entrambe.
«Ho perso della mia vita le cose migliori ma almeno ho fatto qualcosa per i miei figli; hanno potuto studiare all’Università e sono riuscita a comprare loro una casa; ora però, con quello che sta succedendo in Ucraina, c’è il rischio che vengano bombardate».
Questa riflessione ci porta a spostare i discorsi sulle ultime vicende avvenute in Ucraina da quando, nell’aprile 2014, a seguito dell’accordo di libero scambio con l’Unione Europea osteggiato dall’allora presidente filo-russo Yanukovich, poi destituito, la regione orientale del Donbass è stata travolta da un movimento secessionista e dalla reazione del governo di Kiev. A partire dalla secessione della penisola della Crimea, sul Mar Nero, che si è dichiarata repubblica indipendente, legata alla federazione russa, ma non riconosciuta né dal governo ucraino né da gran parte della comunità mondiale.
L’Ucraina, il più grande paese d’Europa per estensione geografica, una straordinaria terra di confine tra Est e Ovest, è luogo pressoché sconosciuto agli italiani. Spesso confusa con la Russia, è una nazione ricca di storia in cui s’incontrano e dialogano culture composite (ebrea, polacca, armena, tatara, asburgica); il Bacino del Donec, noto anche come Donbass, è una delle sue regioni.
Il toponimo “Donbass” nasce verso la fine del XIX secolo, quando nell’area furono scoperti numerosi giacimenti di carbone e fu coniato questo termine, per indicare la nuova regione carbonifera nella sua interezza. Questo territorio, che è il più ricco dell’Ucraina ed in cui si trovano le autoproclamate Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk, versa ora nella più totale devastazione. Muoversi nel Donbass è diventato molto difficile per i numerosi posti di blocco che continuamente sbarrano il transito oltre che per il costante pericolo di finire sotto il tiro dei cecchini. La città di Lugansk è semideserta: scarseggiano gas, acqua, energia elettrica, generi alimentari e medicinali; molti dei suoi abitanti si sono rifugiati in Russia in campi profughi o presso parenti. Anche nella città di Donetsk la situazione è critica; nonostante nella zona centrale, nei dintorni del Palazzo dell’Amministrazione regionale e nella zona orientale, la vita sia ripresa, una vera tregua non c’è mai stata.
I combattenti di Lugansk e di Donetsk sono volontari e la maggior parte di loro è costituita da ex minatori che ritengono che la guerra non si risolverà presto, convinti però che indietro non si torna. Il loro obiettivo è la creazione di una nuova entità statale, la “Novorossia”, che dovrebbe includere, oltre le due Repubbliche autonome di Lugansk e di Donetsk, anche il territorio da Kharkov fino a Odessa.
Donbass, casa bombardata (2014)
Donbass, locanda bombardata (2014)
Donetsk, Donbass, palazzo bombardato (2014)
Tania e sua madre mi parlano anche di un problema molto sentito da filorusse/i rispetto all’uso della lingua d’origine. L’Ucraina è divisa in due macroregioni: un est russofono e industrializzato, un ovest ucrainofono prevalentemente agricolo. Negli ultimi anni una delle questioni che ha influenzato il dibattito politico in Ucraina è stata la volontà o meno di adottare il russo come seconda lingua ufficiale. L’ucraino è oggi, ai sensi della Costituzione, l’unica lingua di Stato, nonostante il paese sia prevalentemente bilingue – un quinto dei cittadini ucraini, infatti, parla il russo. L’elemento linguistico s’incrocia con aspetti territoriali e politici; la questione è quindi geopolitica e coinvolge l’eredità sovietica, la divisione est-ovest e le diverse accezioni dell’identità nazionale. Le distinzioni politico-culturali, le differenti economie e il problema linguistico hanno fatto emergere le identità regionali nel Donbass e, ad ovest, in Transcarpazia, con conseguenti richieste di autonomia.
Mi spiegano che le distinzioni tra i partiti politici ucraini non sono legate solo a motivi ideologici, ma anche a linee di consenso che seguono problematiche territoriali, economiche (entrambi gli schieramenti sono legati a diverse oligarchie) e linguistiche.
Credo che una conoscenza approfondita della storia dell’Ucraina ci aiuti a comprendere meglio le profonde divisioni sia culturali che politiche di questo paese. Le regioni orientali dell’attuale Ucraina hanno storicamente fatto parte dell’impero russo per secoli, subendone profondamente la penetrazione della lingua e della cultura.
Viceversa alcune regioni occidentali, oggi il perno del nazionalismo ucraino, sono divenute parte dell’Unione Sovietica solo dopo la Seconda guerra mondiale, avendo fatto parte in precedenza dell’impero austro-ungarico e poi della Polonia, della Cecoslovacchia, dell’Ungheria e della Romania.
«Queste differenze culturali emergono anche dai testi giuridici, nei quali troviamo contraddizioni che derivano proprio dallo scontrarsi della concezione dell’Ucraina come Stato nazionale con la realtà multietnica che presenta. Non a caso, il processo di adozione della Costituzione è stato il più lungo fra le repubbliche ex sovietiche» (Simone Stefan, La difficile partita della lingua russa in Ucraina, vedi articolo sulla rivista Limes ). Secondo Ryszard Kapuściński l’immagine che abbiamo del mondo dipenderebbe anche dalle strutture della lingua madre; di qui la fatica del dialogo tra individui provenienti da diverse lingue madri, che li spinge a vedere il mondo in modo diverso [..].
Otto anni dopo…
25 febbraio 2022. Ho pensato di chiedere a Tania di rivederci per ascoltare le sue parole riguardo al conflitto in corso fra Russia e Ucraina. Nel salutarmi, con molta apprensione, ci tiene però immediatamente a chiarire che non ha niente da dire e che lei è per la pace.
La tranquillizzo (comprendo i suoi timori) e le dico che non parleremo di ideologie e di leader e ci terremo ben distanti da definizioni dicotomiche del mondo ma che i suoi racconti saranno utili per analizzare e capire quello che sta succedendo dal punto di vista di chi subisce il conflitto.
Rassicurata, Tania mi racconta che i suoi parenti, il padre, il fratello, la nuora, il nipote e le sue amiche che si trovano nel territorio di Donetsk, nella regione del Donbass, stanno vivendo questi giorni con un «gran disordine di pensieri»; hanno paura. Le scuole sono chiuse, stanno chiudendo i negozi e gli alimentari sono presi d’assalto. Il lavoro nelle miniere di carbone è fermo e c’è il pericolo che un disastro ambientale possa ricadere sulla popolazione civile e minacciarne la salute. A preoccupare non sono solo le miniere di superficie, esposte alla pioggia e al vento, ma soprattutto quelle sotterranee profonde in media tra 720 e 1.380 metri che sono esposte ad allagamenti. Per limitare questi rischi sarebbe necessario che l’acqua venisse pompata regolarmente via dalle miniere ma il conflitto sta rendendo difficile una gestione attiva e la manutenzione delle infrastrutture nelle quali ormai la sorveglianza è quasi nulla. Le conseguenze di possibili inondazioni sarebbero catastrofiche per la regione: inquinamento dell’acqua potabile, cedimento del suolo e conseguente distruzione delle infrastrutture.
In questi giorni, al suono delle sirene, è iniziato l’esodo dei civili con l’evacuazione in Russia di donne, anziani e bambini ed è stato lanciato un appello alle armi per gli uomini di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Sono migliaia i profughi che hanno varcato il confine. Anche per chi sceglie di restare le cose non sono facili, a partire dai bambini che devono rimanere chiusi in casa. Le persone sono nel panico anche per il Covid: ci sono ancora moltissimi contagi, gli spostamenti per andare dal medico o in ospedale sono molto pericolosi e, in ogni caso, gli ospedali specializzati hanno difficoltà a far fronte all’emergenza. Mancano fondi e il personale inizia a essere distaccato per curare i feriti di guerra in aumento.
Per tutto il tempo del nostro incontro, Tania si è stretta le mani con movimenti brevi. Una volta terminato, mi ha accompagnata al cancello e mentre ci salutavamo mi ha detto: «non è giusta, tutta questa sofferenza, non è giusta…».
I dati provinciali e regionali mostrano la riduzione della curva pandemica
Per il territorio provinciale di Ravenna oggi, 25 febbraio, si sono registrati 261 nuovi casi di contagio da Covid. I tamponi eseguiti sono stati.1.244. Oggi la Regione ha comunicato 3 decessi in provincia: si tratta di 1 paziente di sesso femminile di 86 anni e due pazienti di sesso maschile di 72 e 82 anni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 108.587.
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 1.180.240 casi di positività, 2.857 in più rispetto a ieri, su un totale di 20.363 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 9.573 molecolari e 10.790 test antigenici rapidi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 14%.
Il calo della curva epidemica è di nuovo testimoniato anche dai dati settimanali validati dal ministero della Salute: l’incidenza settimanale dei nuovi casi ogni 100mila abitanti scende a 445, 2 da 613, 5 di sette giorni fa; l’Rt regionale a 0,55 (da 0,64 la settimana scorsa); il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva all’11% (rispetto al 12%) e quello di occupazione dei posti letto ordinari nei reparti Covid al 19% (rispetto al 22% la settimana scorsa). L’Emilia-Romagna è confermata in zona gialla.
I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 85 (-10 rispetto a ieri, pari al -10,5%), l’età media è di 63,8 anni. Sul totale, 42 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 65,7 anni), il 49,4%; 43 sono vaccinati con ciclo completo (età media 61,7 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.488 (-76 rispetto a ieri, -4,9%), età media 74,3 anni.
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 3 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 6 a Parma (-2); 6 a Reggio Emilia (invariato); 9 a Modena (-3); 30 a Bologna (-2); 8 a Imola (-1); 8 a Ferrara (+1); 4 a Ravenna (-3): 1 a Forlì (invariato); 2 a Cesena (-1); 8 a Rimini (-1).
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 40.199 (-2.903). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 38.626 (-2.817), il 96,1% del totale dei casi attivi.
Si registrano 18 decessi. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.856.
Gara in programma l’1 marzo in Vaticano. Prima una visita al comando del Corpo dello Stato pontificio
La Romagna faentina affronta le guardie svizzere del Papa. È la sfida che andrà in scena l’1 marzo in Vaticano per un’amichevole di calcio a otto. Una delegazione di ventiquattro dipendenti ed ex dipendenti dell’Unione Romagna faentina, di cui sedici attivi nel gruppo sportivo della polizia locale, si recherà nello Stato pontificio per la partita.
Prima della gara la delegazione manfreda parteciperà a una visita guidata in Vaticano e visiterà il comando delle guardie svizzere, dove omaggerà il corpo armato del Pontefice con alcuni oggetti di ceramica faentina.
Il gruppo sportivo della polizia locale non è nuovo a trasferte e incontri in Italia e all’estero, resi possibili grazie ai contatti coltivati nel tempo con i gruppi sportivi di forze armate attivi a livello italiano e internazionale. Un esempio datato 1980 è la visita della polizia municipale di Faenza ai colleghi della celebre forza di polizia britannica Scotland Yard. In tempi più recenti il gruppo ha vinto il Trofeo dell’Amicizia contro la gendarmeria di San Marino.
Copertoni di auto, bombole del gas, retine da allevamento mitili: il progetto di collaborazione con i ricercatori del Cestha e Hera prosegue anche per il 2022
Copertoni di auto, bombole del gas e reti abbandonate sono solo alcune delle tipologie di rifiuti che i pescatori delle cooperative La Romagnola e Nuovo Conisub di Marina di Ravenna hanno ritrovato negli ultimi mesi nei fondali delle acque romagnole, arrivando in poco tempo a raccoglierne oltre 300 kg. I ricercatori del centro ricerche marine Cestha si sono occupati della catalogazione dei rifiuti pescati, identificando le tipologie più ridondanti e documentando quelle più “strane”: le retine degli impianti di mitilicoltura rimangono ancora decisamente il rifiuto più abbondante, assieme ai rifiuti plastici di origine civile come bottiglie e sportine. Esistono poi recuperi eccezionali di oggetti che è difficile capire come siano arrivati a largo: bombole di gas o i resti di un carrello della spesa.
Le tipologie di pesca praticate nella marineria sono diverse, ciascuna delle quali si trova, sempre più spesso, a interfacciarsi con la presenza dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino. I pescatori subacquei che raccolgono le cozze, ad esempio, durante le loro immersioni sui banchi naturali, hanno più volte dovuto occuparsi di reti fantasma, ossia quelle reti abbandonate in mare che risultano essere una pericolosa minaccia per la fauna marina: continuano infatti a catturare e a far morire gli organismi che vi si impigliano. Anche i pescatori artigianali hanno imparato a confrontarsi con il problema: ci sono giornate in cui i rifiuti catturati dalle loro reti superano di gran lunga il peso del pesce. La piattaforma Ogyre, una start-up innovativa si è di recente interessata al fenomeno, e sta lavorando proprio con le marinerie locali per standardizzare le attività di recupero.
I materiali raccolti sono stati conferiti negli appositi contenitori, distinguibili per la particolare grafica che li ricoprono collocati presso la sede del Cestha (Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat) di Ravenna per la raccolta dei rifiuti marini e della plastica in particolare.
Questa iniziativa è nata da un’idea di Heralab, il laboratorio di idee attivo a Ravenna dal 2013 che coinvolge vari stakeholder del territorio al fine di promuovere idee e soluzioni volte a migliorare la sostenibilità ambientale e sociale dei servizi erogati ai cittadini. In particolare, si tratta di un progetto sperimentale che prevede, nell’ambito di un Accordo attivato nel 2019 con l’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna del Mare Adriatico centro-settentrionale, una collaborazione fra Hera e i vari soggetti aderenti (Associazioni di pescatori di Ravenna e di Cervia e Circoli di navigatori diportisti), che intendano fornire il proprio concreto contributo per la raccolta dei rifiuti in mare. L’accordo con Hera rimarrà in vigore per tutto il 2022, con la possibilità di rinnovo anche per le stagioni successive.
Le proteste dei camion hanno impedito l’attività dello scalo. De Pascale e Randi definiscono la cosa «intollerabile»
L’attività del porto di Ravenna anche oggi, 25 febbraio, ha subito rallentamenti per i blocchi stradali delle manifestazioni degli autotrasportatori contro il caro carburanti. Il sindaco Michele de Pascale e l’assessora con delega al Porto Annagiulia Randi definiscono le proteste non più tollerabili: «Condotte che vanno ben oltre alle manifestazioni autorizzate, stanno provocando conseguenze di ordine pubblico e danni dal punto di vista economico e commerciale».
I due amministratori pubblici si dicono totalmente solidali con gli autotrasportatori che, come altre categorie, stanno avendo gravi problemi legati al caro energia: «Sindacati e associazioni hanno ottenuto un primo importante stanziamento dal Governo a cui dovranno seguire altri provvedimenti a sostegno della categoria. Ringraziamo le forze dell’ordine e di polizia e la prefettura di Ravenna per l’impegno profuso in queste ore. Serve uno sforzo ulteriore affinché si ripristini immediatamente la piena operatività del porto nell’interesse di tutta la comunità».
Nei tre giorni di proteste si sono verificati anche atti vandalici verso gli autotrasportatori che, in questo quadro di difficoltà, vogliono esercitare il proprio lavoro: «Lo diciamo con forza e chiarezza per questo tipo di comportamenti a Ravenna non c’è posto e laddove si siano verificati, siamo certi che verranno combattuti con immediata fermezza».
Mancata osservanza delle norme di sicurezza. Altri due pescatori sanzioni per raccolta illegale di molluschi
Pesca di frodo all’interno del porto. Sanzione da mille euro a testa per due pescatori sorpresi dalla capitaneria nella notte tra il 23 e il 24 febbraio nella raccolta di molluschi bivalvi. La guardia costiera ha contestato la violazione delle normative nazionali per pesca in zone vietate, oltre al sequestro del prodotto ittico (con immediato rigetto in mare) che, si specifica, non può essere raccolto perché oltre al fatto che l’attività di pesca in acque portuali può rappresentare un pericolo per la sicurezza della navigazione, il prodotto stesso verrebbe consumato da ignari acquirenti senza avere i previsti requisiti di igiene.
Un’altra persona invece è stata denunciata per inosservanza di norme in materia di sicurezza della navigazione: nel tentativo di raggiungere una zona all’interno del porto di Ravenna, verosimilmente per l’esercizio della pesca non consentita, si ribaltava con il natante con altre 2 persone finendo in acqua, creando un serio pericolo innanzitutto per loro stessi. Al termine degli accertamenti è stata contestata anche una sanzione amministrativa per violazione all’ordinanza della locale autorità marittima che disciplina la sicurezza della navigazione negli specchi acquei portuali.
La fattura di gas di dicembre è stata 64mila euro, il quadruplo del 2020. L’assessore ha incontrato i gestori per programmare gli interventi per garantire la continuità dell’impianto
La bolletta del gas da 64mila euro a dicembre 2021 per la piscina comunale di Ravenna, quadruplicata rispetto al 2020, ha fatto il giro del web arrivando fino a essere citata come esempio da Matteo Salvini in Parlamento e ora il Comune decide di intervenire. L’assessore allo Sport, Giacomo Costantini, ha incontrato ieri sera, 24 febbraio, i rappresentanti delle società natatorie.
Il caro bollette sta incidendo molto ed è stato necessario trovare un modo, concordando con gli attuali gestori, per assicurare l’equilibrio economico e quindi continuare a garantire l’apertura dell’impianto. L’assessorato allo Sport ha così valutato di utilizzare tutte le leve a disposizione presentando tre tipologie di intervento che saranno portate in giunta nella riunione del 2 marzo: azioni di ristoro, organizzative ed economiche.
È una nota stampa inviata dal Comune a fornire i dettagli: «Prevedere un ristoro per gli impianti sportivi pubblici maggiormente energivori; rimodulare l’organizzazione degli orari che non vadano ad intaccare lo svolgimento delle gare e che tengano in considerazione gli orari di minor afflusso; ritoccare le tariffe al nuoto libero e il ritorno ai costi per corsia delle società natatorie al momento pre-pandemia, considerando che attualmente sono ancora ridotte del 40 percento».
Costantini ricorda che le previsioni della criticità legata al caro bollette indicano che non si risolverà in breve tempo: «Nonostante tutto la nostra piscina rimane tra le più economiche della regione».
Saranno possibili operazioni di durata massima di 13 mesi con tassi di interesse agevolati
La Cna della provincia di Ravenna ha raggiunto un accordo la banca Unicredit che consente a tutti gli associati, a prescindere dall’appartenenza a particolari settori o da determinati cali di fatturato, di spalmare nel tempo il costo delle utenze gravose. Nel dettaglio, l’accordo prevede un pricing dedicato sulle richieste specifiche di finanziamento, supportato anche dalla garanzia di Artigiancredito, il consorzio di garanzia di riferimento per l’artigianato e la Piccola e Media Impresa. Saranno valutate operazioni della durata massima di 13 mesi, previa presentazione delle opportune documentazioni di spesa. L’accordo prevede per gli associati Cna tassi di interesse particolarmente vantaggiosi. Tutti coloro che fossero interessati ad avere informazioni e/o alla predisposizione delle pratiche possono rivolgersi alle sedi Cna della provincia.
«La drammatica impennata delle bollette – afferma Cna – impatta sul 95 percento delle imprese, in particolare sulle imprese artigiane e le Pmi che pagano un prezzo dell’energia quattro volte superiore a quello delle grandi imprese e il 35% in più della media Europea».
Il titolo è “Tra la carne e il cielo”, le parole usate dell’intellettuale per descrivere l’incontro con la musica di Bach
L’edizione 2022 del Ravenna Festival, la 33esima della celebre kermesse, sarà dedicata a Pier Paolo Pasolini, in occasione del primo centenario dalla nascita dello scrittore e intellettuale. Il titolo “Tra la carne e il cielo”, infatti, riprende proprio le parole con cui Pasolini descrisse il folgorante incontro con la musica di Bach. La presentazione del Festival, con un evento pubblico a ingresso libero, si terrà al teatro Alighieri alle 11 del 12 marzo.
Interpellanza in consiglio regionale dal consigliere Mastacchi. La cessione gratuita non si sarebbe mai perfezionata per la mancata approvazione del protocollo da parte della giunta
Il consigliere regionale Marco Mastacchi (Rete Civica Progetto Emilia-Romagna) ha presentato un’interpellanza in merito all’acquisizione da parte della Regione della penisola di Boscoforte, nei territori del Delta del Po, nei pressi di Sant’Alberto. Un protocollo di intesa firmato nel 2008 fra la Regione e il privato che ne è in possesso prevedeva la cessione gratuita ma questa non si sarebbe mai perfezionata per la mancata approvazione del protocollo da parte della giunta regionale.
Boscoforte è una penisola valliva, al confine tra Argenta, Comacchio e Ravenna. È una zona umida unica a livello nazionale ed europeo, sia per rilevanza ambientale che per potenzialità turistica, la penisola di Boscoforte richiama un’avifauna particolarmente ricca, è luogo privilegiato per la sosta e la nidificazione di numerose specie e vede esemplari di cavalli Delta/Camargue allo stato brado scorazzare tra essenze vegetali e arboree di svariate famiglie.
Oggetto di contenziosi pluriennali tra vari soggetti pubblici e la proprietà, è una penisola caratterizzata da una notevole varietà di ambienti legati alla contemporanea presenza di acqua dolce e di acqua salmastra con canneti, salicorneti, barene, dossi sabbiosi e canali. Nel 1962 viene recintata da un privato, fatto che apre a un contenzioso ultradecennale. Nel 2008 un protocollo d’intesa tra la Regione Emilia Romagna, il Parco del Delta, le Province di Ferrara e di Ravenna, il Comune di Comacchio e la Società Bonifica Valli Meridionali di Comacchio prevede oltre la cessione al demanio regionale della penisola anche numerose iniziative volte a garantire la gestione complessiva del sistema idraulico. Già una risoluzione a firma di diversi consiglieri della Giunta aveva chiesto l’impegno della Regione ad acquisire la disponibilità della Penisola di Boscoforte.
L’atto ispettivo di Mastacchi mira a definire se esista un’intesa siglata dalla Regione Emilia Romagna nel 2008 e quali siano i motivi che ne ostacolano l’approvazione, considerato che l’acquisizione nella disponibilità della Regione Emilia-Romagna della Penisola di Boscoforte costituirebbe un’occasione importante per lo sviluppo economico-turistico per i territori del Delta del Po. In seconda battuta Mastacchi chiede anche se è intenzione della nostra Regione procedere in tempi brevi con l’acquisizione della penisola, considerato che la proprietà ha espresso in più occasioni la volontà di cederla alla Regione Emilia-Romagna.