«Utilizzando anche parte dei profitti di Hera ed Eni»
Cgil e Federconsumatori della provincia di Ravenna chiedono ai Comuni di attivare fondi di solidarietà (con il contributo dei gestori dell’energia) per aiutare i cittadini alle prese con gli aumenti delle bollette, ma anche dei prezzi di benzina e gasolio.
«Gli aumenti in atto – si legge in una nota inviata alla stampa -, se non saranno rapidamente contenuti, avvieranno un preoccupante processo inflazionistico, a partire dell’aumento del prezzo dei generi alimentari, le cui conseguenze graveranno in modo particolare sui lavoratori e sui pensionati. Le dinamiche salariali, segnate da ritardi nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali basati su parametri oramai anacronistici, e lo sblocco della rivalutazione delle pensioni sono inadeguati ad affrontare questa emergenza».
Cgil e Federconsumatori chiedono che «anche i gestori dell’energia facciano la loro parte, dati i rilevanti profitti accumulati. Gli accordi per lunghe rateazioni delle fatture energetiche, senza pagamento di interessi, conclusi dalle associazioni dei consumatori con i più importanti gestori operanti nel nostro territorio, come Hera ed Eni, sono importanti, anche perché le dilazioni limitano il rischio dell’interruzione delle forniture. Il problema delle morosità per le famiglie in difficoltà economica, che non possono permettersi nemmeno la rateazione, tuttavia, resta e deve essere concretamente affrontato. Servono fondi di solidarietà per le famiglie più svantaggiate, con il contributo degli enti locali e ancora una volta dei gestori, destinando parte dei loro profitti in favore delle famiglie maggiormente in difficoltà».
Il provvedimento a carico di un 32enne pluripregiudicato
Ha colpito con un pugno, mandandola in frantumi, la vetrata di un bar di Lugo, prendendosela poi anche con le Forze dell’Ordine arrivate sul posto.
Ieri (17 febbraio) – oltre un mese dopo il fatto – la polizia gli ha notificato il provvedimento del questore che gli vieta di entrare nuovamente o anche solo di stazionare nei pressi del bar per due anni.
Il protagonista della vicenda è un 32enne italiano, con numerosi precedenti, che in preda ai fumi dell’alcol nel periodo natalizio ha distrutto una vetrata di un bar del quartiere Madonna delle Stuoie, a Lugo. L’uomo aveva avuto un diverbio con un cliente che, spaventato, si era rifugiato nella veranda del locale, insieme al figlioletto. Qui è partito il pugno del 32enne, che poi se l’è presa anche con gli agenti, minacciandoli e offendendoli.
Il 32enne era stato subito denunciato e ora, al termine dell’istruttoria condotta dalla divisione anticrimine della Questura di Ravenna, a suo carico è stato emanato il provvedimento.
La stagione d’opera prosegue con Puccini. Allestimento del Teatro del Giglio, con l’orchestra Cherubini. In scena al teatro Alighieri il 18 e 20 febbraio
«La sentirò da italiano», decise Giacomo Puccini di Manon Lescaut, il romanzo dell’Abate Prévost che già Massenet aveva messo in musica. Ma all’atmosfera “della cipria e dei minuetti” creata dal francese, Puccini preferì una partitura che fosse dominata dalle più disperate passioni.
Quelle che – per il nuovo appuntamento della Stagione d’Opera del Teatro Alighieri di Ravenna, venerdì 18 febbraio alle 20.30 e domenica 20 alle 15.30 – la regia di Aldo Tarabella e le scene di Giuliano Spinelli trasfigurano in un solo e imponente elemento scenico: un palazzo che si trasforma progressivamente in un relitto, simbolo del naufragio delle speranze e degli amori.
L’allestimento del Teatro del Giglio, in coproduzione con il Teatro di Pisa e teatri dell’Emilia Romagna, vede Marco Guidarini alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, mentre sulla scena il ruolo della protagonista è affidato a Monica Zanettin e Paolo Lardizzone veste i panni di Renato Des Grieux. Marcello Rosiello, Alberto Mastromarino e Saverio Pugliese sono rispettivamente il fratello di Manon, il banchiere Geronte e l’amico Edmondo.
«Abbiamo creato un allestimento – spiega Aldo Tarabella circa la collaborazione con lo scenografo Giuliano Spinelli – che è divenuto un unico elemento poetico che potesse dialogare con la storia di Manon: un palazzo monumentale che, al pari dei sogni e delle ambizioni della protagonista dell’opera, subirà crolli e mutazioni. Ho pensato che questa storia potesse sopravvivere oltre il tempo, come se fosse stata incisa sulle mura del palazzo per poi essere raccontata in un altro tempo, agli inizi del Novecento, rendendola così ancor più vicina a noi, durante un inizio d’anno a Parigi».
Accanto alle voci protagoniste, la compagnia di canto si completa con Marco Innamorati nei panni dell’oste e del sergente degli arcieri, Irene Molinari in quelli di un musico, Cristiano Olivieri come il maestro di ballo e il lampionaio, Alessandro Ceccarini come comandante di Marina, mentre Greta Battistin e Giulia Petrucciani dividono il ruolo del parrucchiere. Il Coro Arché è preparato da Lorenzo Biagi. A curare le luci è Marco Minghetti, mentre i costumi sono di Rosanna Monti e le coreografie del corpo di ballo sono affidate a Luigia Frattaroli.
Informazioni e biglietti tel. 0544 249244 oppure sul sito web del teatro.
Sottotitoli e trama del libretto sono disponibili in diretta su smartphone e tablet con l’app gratuita Lyri.
Si tratta di un intervento da quasi 3 milioni di euro. A pesare, le difficoltà nel reperire i materiali
Il sopralluogo al ponte del 17 febbraio 2022
Chiuso da quasi un anno, il ponte sul Lamone che collega Torri a Savarna, nella frazione di Mezzano, non riaprirà a fine mese come previsto. Ora l’obiettivo del Comune è quello di riaprirlo a fine primavera-inizio estate.
L’aggiornamento sui lavori è stato fornito in un sopralluogo con l’assessora Federica Del Conte, che ha parlato di ritardi dovuti alla crisi dell’edilizia e alla difficoltà nel reperire i materiali.
Il vecchio ponte è stato completamente demolito e l’alveo del fiume leggermente spostato, come da programmi, ma del nuovo ponte al momento nel fiume si vedono solo i due piloni nel fiume.
Si tratta di un intervento di alta ingegneria, del valore complessivo di 2,8 milioni di euro.
Si protrarranno quindi di qualche mese i disagi per i residenti e in particolare gli abitanti di Grattacoppa, Savarna e Mezzano, costretti a utilizzare via Basilica e alle prese con il passaggio a livello sulla ferrovia Ravenna-Ferrara, presso Glorie. «Le sue chiusure – commentava il decano dell’opposizione Alvaro Ancisi pochi giorni fa -, non solo per i frequenti treni passeggeri, ma anche per i treni merci, molto lunghi e lenti, sono numerosissime e ininterrotte, perché questa è l’unica ferrovia, oltretutto ad un solo binario, tra nord e sud d’Italia sul corridoio Adriatico. La durata delle chiusure è in media di dieci interminabili minuti, durante i quali si producono lunghissime file di auto in sosta. Preoccupano le eventuali emergenze, quando ambulanze o mezzi di polizia e dei vigili del fuoco resterebbero bloccati sul posto. Ma preoccupa soprattutto che a volte il treno passi anche a sbarre alzate», ha segnalato l’esponente di Lista per Ravenna in un’interrogazione al sindaco.
Dai dipinti di Faruffini al mito del viaggio. Apertura e visite guidate fino al 26 febbraio
Dante sulla porta della casa degli Alighieri
Hanno preso il via le prime visite guidate alla mostra “Dante e Faruffini: il fascino del Poeta su un pittore dell’Ottocento”, che saranno condotte dal curatore della mostra Benedetto Gugliotta: i prossimi appuntamenti sono in programma per il 18, il 22 e il 26 febbraio.
Complementare alla mostra è la visita a Casa Dante, ospitata in un’antica dimora nobiliare e recentemente inaugurata, offre la possibilità di riscoprire, grazie ad opere d’arte e testimonianze di vario genere, la fortuna di Dante tra Otto e Novecento. Le opere provenienti dalle Gallerie degli Uffizi e le ricche collezioni dantesche della Biblioteca Classense consentono di immergersi profondamente nel lascito materiale dantesco e di conoscere meglio il legame tra il poeta e la città suo “ultimo rifugio”.
La visita inizia alle 17 a Casa Dante (via Guido Da Polenta 4) e prosegue alle 17.30 in Classense (via Baccarini 3/A). Il Museo Dante, compreso nel prezzo ma non nel percorso, potrà essere visitato autonomamente entro la settimana successiva, su prenotazione.
La mostra su Dante e Faruffini è visitabile fino al 26 febbraio, nella Manica lunga della biblioteca Classense.
Si tratta di un omaggio al pittore lombardo Federico Faruffini (1833-1869), il cui percorso artistico ha più volte incrociato il Sommo Poeta, di cui fu attento ed appassionato lettore. Il rapporto tra i due viene indagato nella mostra ravennate, patrocinata dalla Società Dantesca Italiana e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante e curata da Benedetto Gugliotta, responsabile dell’Ufficio Tutela e valorizzazione della Biblioteca Classense, e da Anna Finocchi, storica dell’arte tra le principali conoscitrici dell’opera faruffiniana.
Pochi dipinti, incisioni e volumi d’epoca formano un itinerario raccolto e prezioso, allestito negli spazi della Manica Lunga. Tra le opere più importanti, il celebre “La porta di casa degli Alighieri. Reminiscenze a Firenze” (olio su tela, 1859, coll. priv.), recentemente esposto ai Musei di San Domenico di Forlì, che si potrà ammirare per la prima volta accanto al delizioso bozzetto preparatorio e all’incisione che lo stesso artista ne trasse, quest’ultima concessa dai Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia insieme ad un’altra opera.
Il percorso, idealmente partito da Firenze, dove il pittore si ispirò nel 1856 per “La porta di Casa degli Alighieri”, termina con l’opera incisoria intrapresa da Faruffini per l’edizione Pagnoni della Commedia (1865) e soprattutto con l’albo di firme della tomba di Dante (1863-1897), che contiene un disegno dantesco, recentemente riscoperto dal curatore della mostra, tracciato da Faruffini il 27 ottobre 1863 in occasione di un suo finora sconosciuto viaggio in Romagna.
Si riannodano così i fili di un antico rapporto tra Ravenna, Dante e i viaggiatori che, lungo il dipanarsi dei secoli e ciascuno con la propria sensibilità, hanno reso omaggio al sepolcro del Poeta. Nel pantheon dei visitatori e delle visitatrici illustri dell’età moderna e contemporanea Faruffini si aggiunge a Vittorio Alfieri, Lord Byron, Pio IX, Vittorio Emanuele II e altri sovrani, d’Annunzio, Eleonora Duse, Nazario Sauro, e poi ancora De Gasperi, Einaudi, fino a Gino Bartali. La mostra è l’occasione per narrare con dipinti, bozzetti e libri dell’epoca un caso esemplare: il legame tra un grande artista dell’Ottocento e Dante, in questo caso visto anche come “padre della Patria”.
Porta casa degli Alighieri
Albo di firme tomba di Dante
Faruffini, Carte de visite
Pittore, incisore e fotografo, la biografia di Federico Faruffini (Sesto San Giovanni 1833 – Perugia 1869), vicino alla Scapigliatura, morto suicida nel 1869, racconta la storia di un artista tormentato e rivoluzionario, capace di mietere successi a Parigi e Roma. Vincitore della medaglia d’oro al Salon de Paris del 1866 e del terzo premio all’Exposition Universelle dell’anno seguente, nel suo breve tragitto esistenziale lavorò all’insegna della continua sperimentazione. Passò dalla pittura storica all’incisione e alla fotografia, sempre con originalità e dedizione. Fu apprezzato da molti contemporanei ma anche osteggiato da parte della critica ufficiale, soprattutto di ambito milanese. Sono noti anche i suoi sentimenti patriottici e la vicinanza alla famiglia Cairoli.
“Il cammino dell’eroe. Dante, Alice e altri viaggiatori”, altra mostra tributo al Sommo Poeta
Sempre alla biblioteca Classense è ancora aperta anche la mostra “Il cammino dell’eroe. Dante, Alice e altri viaggiatori”, dedicata al tema del viaggio, cardine della Divina Commedia e di molti romanzi, fiabe e miti. Curata da Daniela Poggiali, responsabile delle collezioni grafiche della biblioteca è allestita nel Corridoio Grande del secondo piano e sarà visitabile fino al 26 febbraio.
Le avventure di Pinocchio
Locandina
Il viaggio è il tema centrale di molti romanzi, fiabe e miti: spesso presuppone una situazione iniziale del protagonista che viene sconvolta per accadimenti straordinari e risolta attraverso un cammino catartico che sancisce anche la redenzione e la crescita emotiva del personaggio. La mostra propone ai suoi visitatori di vivere il percorso espositivo rileggendo gli intrecci narrativi di tanti straordinari racconti che meritano di essere letti da parte di grandi e piccoli: lo fa esponendo numerosi volumi, appartenenti alle collezioni classensi, di letteratura per l’infanzia e per ragazzi, tra i quali poter tornare ad esplorare – insieme ai personaggi (noti e meno noti) – meravigliose e fantastiche ambientazioni ed emozionanti avventure. I libri e le illustrazioni in esposizione raccontano il fantastico cammino di Dante verso la salvezza e i viaggi pieni di insidie di tanti personaggi che ci fanno compagnia fin dall’infanzia. L’esposizione permette anche di riflettere sulla bellezza e sulla storia degli apparati figurativi dei volumi, talvolta molto più significativi di quelli “per adulti” e spesso dovuti ad artisti e illustratori notissimi.
Possentini, “Stregatto”
La mostra si apre con una prima presentazione degli elementi tipici del viaggio di formazione, concentrandosi, in particolar modo, sulla Commedia dantesca. Seguono poi le bacheche dedicate ai racconti più noti della tradizione occidentale, dalle avventure di Alice a quelle di Pinocchio, dalle vicissitudini di Scrooge a quelle di Dorothy, con belle edizioni come Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, pubblicata nel 1921 dalla casa editrice Bemporad e con le illustrazioni di Carlo Chiostri oppure Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie. Dietro lo specchio, con le tavole dallo stilo unico di John Tenniel o, ancora, i volumi editi nella collana storica della Rosa d’Oro o dalla casa editrice milanese Boschi. Le edizioni presenti sono databili dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri e congiungono le collezioni storiche della Classense, delle sedi di Casa Vignuzzi e della Biblioteca Holden; in mostra anche alcune locandine dei fondi di manifesti cinematografici della Biblioteca e alcuni pezzi gentilmente concessi da collezionisti e appassionati.
Visite guidate con prenotazioni allo 0544-215676 o tramite mail: museodanteravenna@ravennantica.org
Visita guidata gratuita, tariffa 5 euro per l’ingresso a Casa e Museo Dante.
Massimo 15 posti, obbligatori il green pass rafforzato e mascherina FFP2.
“Dante e Faruffini: il fascino del Poeta su un pittore dell’Ottocento”.
Orari di apertura: da martedì a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.30.
“Il cammino dell’eroe. Dante, Alice e altri viaggiatori”.
Orari di apertura: da martedì a sabato dalle 9 alle 19.
Ci si può candidare anche per minori non accompagnati e studenti universitari
Dall’Albo delle famiglie accoglienti del Comune di Ravenna, progetto gestito da Refugees Welcome Italia, parte un appello per trovare nuove disponibilità sul territorio. Sono tre, in particolare, le fasce di popolazione per le quali si cercano persone singole, coppie o famiglie con figli.
In dicembre, sulla piattaforma dell’Albo, sono arrivate diverse candidature di persone migranti, sia donne che uomini, in età compresa tra i 20 e i 27 anni, in uscita dai percorsi istituzionali di accoglienza. Si tratta di persone che, per un pieno raggiungimento dell’autonomia, necessitano di un’ulteriore finestra di tempo, spazio e relazioni, bisogno per il quale l’accoglienza in famiglia (sei mesi, rinnovabili a seconda delle disponibilità) può essere una valida soluzione.
Per candidarsi basta iscriversi sul sito dell’Albo https://famiglieaccoglienti.comune.ra.it: si verrà contattati per un colloquio conoscitivo, che darà accesso a una formazione online di tre incontri, dopo la quale si procederà, in caso di idoneità, all’abbinamento. Proprio in questi giorni, in città, è iniziata una nuova convivenza.
L’Albo può essere utile anche per gli studenti universitari fuori sede in cerca di un alloggio. Ormai sono molti i poli universitari presenti sul territorio di Ravenna e molti studenti riscontrano serie difficoltà nel reperire un’abitazione in affitto in città, sia per i tempi che per la disponibilità degli alloggi. Le famiglie accoglienti possono svolgere una funzione importante anche sotto questo punto di vista: essere una risorsa preziosa per gli studenti universitari al fine di sostenerli nella prima accoglienza e nella ricerca di una sistemazione più stabile.
In questo caso, basta mandare una mail a albofamiglieaccoglienti@comune.ra.it per candidarsi.
Per i minori stranieri non accompagnati accolti dalle comunità del territorio si cercano, poi, persone e famiglie disponibili per un sostegno part time, senza residenzialità, funzionale a rafforzare la rete sociale e i percorsi di autonomia di ragazzi adolescenti (16/17 anni). Si tratta di un’opportunità alla quale si accede cliccando la sezione minori del sito dell’Albo (https://famiglieaccoglienti.comune.ra.it) e compilando il form “sostegno familiare diurno” con l’indicazione nelle note “Msna”.
Oltre ai minori stranieri non accompagnati si segnala il bisogno di individuare disponibilità da parte di coppie con o senza figli e persone singole, disposte ad affiancare, supportare temporaneamente famiglie che non riescono a prendersi cura dei loro figli, bambini e ragazzi, che come tutti, richiedono attenzioni.
«Dalla primavera scorsa, quando abbiamo lanciato l’Albo – affermano Benedetta Rivalti dell’U.O. Immigrazione del Comune di Ravenna e Silvia Manzani di Refugees Welcome Italia – Ravenna ha risposto con slancio, tanto è vero che nei mesi scorsi sono stati attivati undici abbinamenti nell’ambito del progetto mentoring, dove persone del territorio si pongono come guide per i percorsi verso l’autonomia di giovani uomini e donne migranti. In dicembre, in particolare, è stato registrato un boom di disponibilità da parte di giovani studenti e studentesse, in età 20-30 anni, che si sono candidati come mentori e sono, al momento, in attesa di un abbinamento. Ovviamente, più l’Albo viene conosciuto e si diffonde, facendo crescere poco a poco la cultura dell’accoglienza, più le persone in cerca di una guida o di una famiglia accogliente si iscrivono. Ecco perché è necessario, di tanto in tanto, fare un aggiornamento sull’andamento del numero di persone che cercano e che offrono, e rilanciare alla cittadinanza i bisogni più urgenti che scaturiscono dall’Albo stesso. Speriamo, anche questa volta, di trovare la giusta sensibilità».
Lo spettacolo di Marco Belpoliti, per la regia di Marco Martinelli, inaugura la riapertura del Rasi rinnovato «Sul palco con me ci saranno idealmente Ghirri, Celati, Scabia, Tondelli, la musica di Lindo Ferretti. E l’anguilla…»
Pianura, foto di Luigi Ghirri
Lo spettacolo che segnerà l’attesa riapertura del Rasi, venerdì 18 e sabato 19 febbraio, è Pianura di e con Marco Belpoliti, per la regia di Marco Martinelli. Per l’intellettuale emiliano si tratta di un ritorno alle scene con un testo che è innanzitutto un viaggio attraverso la pianura Padana denso di riferimenti geografici, storici e letterari. In una serie di quadri in movimento Belpoliti percorre questo spazio attraverso il tempo e le stratificazioni.
Belpoliti, cosa possiamo aspettarci dallo spettacolo? Il libro da cui è tratto, Pianura, edito da Einuadi, è fitto di informa-zioni, dettagli, personaggi. Come è diventato una messa in scena? «Per lo spettacolo è stata fatta una scelta, insieme a Marco Martinelli, di animare nove capitoli sui tanti che sono. Inoltre abbiamo tagliato e riscritto il testo, per condersarlo in uno spettacolo che non durerà più di un’ora e mezza, lasciando fuori anche quelle parti che sarebbe difficile trasporre in teatro».
Nel libro troviamo a guidarci molto personaggi, tra cui Gianni Celati e Luigi Ghirri. Ma anche Tondelli e Giovanni Lindo Ferretti, solo per citarne alcuni. Chi la accompagnerà idealmente sul palco?
«Ci saranno Ghirri, di cui ricorre il trentennale della morte, e Celati, scomparso purtroppo da poco, e Giuliano Scabia, una figura di riferimento per il teatro. E sì, ci saranno anche Tondelli e le musiche di Lindo Ferretti. E anche un personaggio molto amato da queste parti, l’anguilla, un misterioso essere marino d’acqua salata e dolce, un serpente che esce dall’acqua».
Lo scrittore Marco Belpoliti
Tra i capitoli del libro ce ne sono due particolarmente toccanti e intensi dedicati proprio a Marco Martinelli, “Martino”, e a Ermanna Montari, in particolare alla Campiano del libro L’abbaglio del tempo che lei ha definito tra i migliori che le sia capitato di leggere. «È così, il libro di Ermanna ha una tonalità narrativa inconsueta, con una freschezza e un’autorevolezza che nascono da un racconto vero, per quanto rivissuto, rielaborato e riscritto. È un libro che viene da lontano, è un prontuario di leggende personali. Nello spettacolo c’è anche uno dei due capitoli che citava, ma non dirò quale…».
Il suo libro, invece, come potrebbe essere definito? Pianura è insieme un saggio, un romanzo, un’auobiografia, una geografia dell’anima…
«Non sta a me definirlo, spetta agli altri farlo. È un racconto, a tratti un romanzo; è anche un’autobiografia ma attraverso gli altri, io sto un po’ ai margini, come un regista a teatro. È un libro con molte facce, dipende da dove si vuole porre l’accento».
Fonti, documenti, testimonianze, sembra un lavoro di anni. Quando nasce l’idea?
«Le cose più vecchie risalgono a più di trent’anni fa, alcuni materiali erano usciti, altri erano solo appunti. C’è stata un’occa- sione fortunata: sono andato a insegnare all’ ETH in Svizzera un corso di italiano per sei mesi e questo mi ha dato il tempo di riprendere in mano questi appunti e metterli in ordine. La scrittura poi mi ha richiesto quasi un anno».
La pianura del suo libro è quella Padana, scandagliata in ogni anfratto, ma esiste un tratto comune a tutte le pianure del mondo e, soprattutto, ai loro abitanti?
«La pianura ha un aspetto malinconico. L’orizzonte è lontano, raggiungerlo è sempre faticoso, ma allo stesso tempo si chiude su di noi e noi siamo come stretti come in una morsa. E il cielo è per terra, arriva fino ai nostri piedi. Questa è un’esperienza che si fa di notte, quando il cielo cala fino al suolo senza penetrarlo. Quindi il buio della notte e il bianco lattiginoso e opaco della nebbia fanno sentire tutto così vicino, mentre quando c’è il sole o un refolo di vento tutto sembra lontano. Credo che tutte le pianure delmondo abbiano delle parentele, per noi è un rapporto sovrastimato che ci schiaccia. Ed è un luogo del fantastico, i mostri stanno acquattati nei cespugli, nelle pievi di campagna, nei pertugi dei pozzi, qui vive una popolazione misteriosa».
L’autore e regista Marco Martinelli (foto Lidia Bagnara)
Ma ci vive ancora? Perché la pianura, e quella Padana in modo particolare, è anche la zona che è stata forse più deturpata dall’intervento dell’uomo per la facilità di attraversarla e modificarla. Nel suo libro lo mette nero su bianco parlando proprio di Ravenna: per quanto è bello il centro storico, per quanto invece… «Oggi è un deserto con rovine industriale, con qualcosa che è stato lasciato indietro nel progresso. Pensi ai distrubutori dismessi che per anni restano chiusi, recintanti, abbandonati. Questa moderntà l’abbiamo patita, è vero, ci sono zone devastate. Tutto il territorio della pianura è antropizzato, non c’è un solo boschetto che non sia stato lavorato dalla mano dell’uomo, il quale ha seminato tutte le piante. Che a loro volta sono circondate dalla pianura, che non puoi limitare. Non c’è una sola zolla di terra che non sia stata rivoltata. E questo lo rende un territorio usurato e nuovo insieme, perché in continua trasformazione».
Il libro si apre del resto parlando di centuriazione.
«Quello è proprio l’inizio, quando gli appezzamenti vengono affidati ai combattenti delle guerre che hanno conquistato la terra. La centuriazione è una specie di griglia razionale che cattura elementi istintuali della pianura, che ancora ci sono, basta saperli vedere».
E di sicuro li vedremo a teatro, che per lei appunto è un ritorno. Tra i lavori che negli anni ha portato anche a Ravenna ci sono anche quelle sul “corpo” dei leader politici del Novecento. Dopo il corpo di Bossi e Berlusconi, avrebbe senso oggi tornare sul tema con i leader e i “capi” di oggi?
«Sicuramente sì, anche se nessuno è come Berlusconi, nessuno ha quel narcisismo così evidente. Tuttavia si potrebbe parlare per esempio del corpo di Mattarella e della gestualità di Draghi. E poi penso a Salvini così carnevalesco, con i suoi travestimenti a uso dei social, o Letta, che invece mi fa pensare al periodo quaresimale, lo vedrei bene in una processione di oranti in attesa della Pasqua di resurrezione. La segretaria di Fratelli d’Italia mi pare invece una nuvola, che può oscurare il cielo, ma che è pas- seggera, volatile, non densa».
Sarà volatile, ma è anche l’unica donna tra i “capi” della politica oggi: è un problema che ha anche a che fare con il bisogno che abbiamo di un “corpo del capo”? «Sì, sicuramente, ed è piuttosto paradossale che venga proprio dalla destra, che ha sempre invece mortificato la figura femminile. Ma in generale, basta pensare a come suona diversamente la parola capa, che è quasi derisoria, rispetto a capo, che incute autorevolezza».
A proposito di genere e lingue, lei è tra i firmatari di qualche petizione pro o contro la schwa, a favore di una lingua più inclusiva?
«Non firmo appelli di nessun genere, se non per far spostare i bidoni dell’immondizia da davanti a casa, come mi è successo di recente».
I dati provinciali dicono che il tasso di positività dei tamponi è uno su tre e i decessi odierni sono 3
Per il territorio provinciale di Ravenna oggi, 17 febbraio, si sono registrati 315 casi di contagio da Covid. I tamponi eseguiti sono stati 934 quindi uno su tre ha dato esito positivo. Oggi la Regione ha comunicato tre decessi in provincia: tre uomini di 75, 82 e 91 anni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 106.279.
In tutta la regione invece dall’inizio dell’epidemia si sono registrati 1.157.600 casi di positività, 3.475 in più rispetto a ieri, su un totale di 27.601 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 12.711 molecolari e 14.890 test antigenici rapidi. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 12,6%.
I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 102 (-3 rispetto a ieri, pari al -2,9%), l’età media è di 63 anni. Sul totale, 53 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 61,7 anni), il 52%; 49 sono vaccinati con ciclo completo (età media 63,9 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna sono oltre 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato. Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 1.837 (-93 rispetto a ieri, -4,8%), età media 74,7 anni.
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 6 a Piacenza (invariato rispetto a ieri), 8 a Parma (-1); 8 a Reggio Emilia (+1); 16 a Modena (-2); 30 a Bologna (+4); 8 a Imola (+1); 7 a Ferrara (-2); 8 a Ravenna (-1); nessuno a Forlì (-1); 2 a Cesena (-2); 9 a Rimini (invariato).
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 737 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 235.927) seguita da Modena (528 su 180.535), Reggio Emilia (461 su 127.464), Parma (336 su 94.288); poi Ravenna (315 su 106.279), Rimini (299 su 114.834), Ferrara (259 su 78.496); quindi Cesena (158 su 65.415), Forlì (148 su 55.002), il Circondario Imolese (127 su 36.028) e, infine Piacenza, con 107 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 63.332.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 66.354 (-5.597). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 64.415 (-5.501), il 97,1% del totale dei casi attivi.
In regione si registrano 37 decessi. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 15.677.
Nell’ex chiesa del 1250 sette mesi di lavori costati 750mila euro. Le vecchie poltroncine vendute per aiutare la Croce Rossa. Il 18 e 19 febbraio inaugurazione con la prima nazionale di Pianura di e con Marco Belpoliti e regia di Marco Martinelli
Riapre il teatro Rasi di Ravenna dopo sette mesi di lavori di riqualificazione e innovazione, senza ritardi rispetto alle previsioni nonostante la pandemia. L’investimento complessivo è stato di 750mila euro: 550mila per i lavori gestiti direttamente da Ravenna Teatro (di cui 400mila coperti dal contributo della Regione e del Comune di Ravenna) e 200mila che il Comune di Ravenna ha stanziato per i lavori al tetto. La riapertura al pubblico, prevista per il 18 e 19 febbraio, si articola in due giornate di incontri e spettacoli: tra questi la prima nazionale di Pianura, di e con Marco Belpoliti, regia di Marco Martinelli.
Il progetto è stato firmato dall’architetto Carlo Carbone, protagonista di altre ristrutturazioni nel settore, e ha previsto diverse innovazioni. Tra queste la principale è la sostituzione delle poltrone in favore di una gradinata telescopica mobile, che permette lo sconfinamento dello spazio scenico a tutta la platea. Inoltre, l’area sotto la galleria è diventata una sala autonoma, che può essere utilizzata per ospitare prove, mostre e incontri. La progettazione ha dato molta importanza all’aspetto acustico, ottimizzandolo per ottenere una costanza di livello fino alle ultime file.
«Inizia per il Rasi, ex chiesa costruita nel 1250, una fase completamente nuova, che lo propone come spazio teatrale del nuovo millennio». Queste le parole del sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, che sottolinea come nella nuova vita di questo spazio bisognerà impegnarsi per l’evoluzione dei contenuti. «Ci troviamo davanti – continua il primo cittadino – a un altro positivo esempio di come a Ravenna l’amore per la cultura e la collaborazione tra soggetti diversi che mettono risorse e competenze a disposizione della comunità diano sempre buoni frutti. I lavori appena conclusi, nei tempi previsti nonostante la pandemia, restituiscono al pubblico e alle tantissime realtà culturali che ogni anno calcano il palcoscenico del Rasi un luogo di cultura che è sempre stato preziosissimo per Ravenna e che ora si presenta riqualificato e rifunzionalizzato. Ora l’augurio, dopo le tante chiusure dovute alla pandemia, è quello di vedere questi spazi sempre pieni di pubblico».
«Il nostro Rasi – aggiunge l’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia – è sempre stato, oltre che teatro, casa per tanti ravennati e non che negli anni hanno saputo trovare nei suoi spazi un luogo da frequentare. Questo intervento di rinnovamento proietta il Rasi, e con esso Ravenna, in una dimensione finalmente europea in cui sarà ridefinito il rapporto con la fruizione e le esigenze della scena contemporanea».
Il percorso è stato caratterizzato dalla cooperazione e dal dialogo tra una amministrazione pubblica e un soggetto privato per poter intervenire su un bene pubblico. La ristrutturazione è stata possibile grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna, attraverso un bando del 2018 rivolto a interventi nei teatri della regione, e alla compartecipazione dell’amministrazione comunale e al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione Fsc. Regione e Comune hanno poi avviato il rapporto con la cooperativa Ravenna Teatro, unico soggetto privato ad aver partecipato al bando vincendolo. Al cantiere hanno collaborato Legacoop Romagna e Confcooperative, insieme alla Cooperativa Muratori e Cementisti Faenza che ha guidato i lavori. Il teatro Rasi non è stato il primo e non sarà l’ultimo spazio a cui verrà dedicata attenzione dalla Regione: è uno dei 17 progetti portati avanti avanti dall’Emilia-Romagna.
Infine è stato intrapreso un percorso, insieme al Comune e alla Croce Rossa, per il recupero delle poltrone del vecchio allestimento: sono state messe a disposizione di associazioni di volontariato e la Croce Rossa le ha messe in vendita a 30 euro ciascuna. I proventi della raccolta saranno impiegati per l’acquisto di mezzi di soccorso.
Progetto costato 20-30mila euro, finanziato da Faventia Sales. Ogni giorno il complesso è frequentato da circa duemila persone per università, uffici e attività
Gli spazi esteri del complesso ex Salesiani di Faenza hanno un nuovo impianto di videosorveglianza con 16 telecamere ad alta risoluzione. Gli occhi elettronici sono stati posizionati nelle parti pubbliche di uso comune come il parcheggio, la corte interna, il campo da calcio ed entrambi gli accessi carrabili e pedonali. L’impianto, già attivo, è connesso al sistema di videosorveglianza urbana dell’Unione della Romagna Faentina sotto la direzione tecnica del competente Settore Lavori Pubblici.
Il progetto ha avuto inizio circa due anni fa, finanziato da Faventia Sales come ente privato con un investimento tra i 20mila e i 30mila euro. Il complesso si estende su un’area di 12mila mq scoperti e 12mila coperti e ogni giorno accoglie circa duemila persone. Il circuito di sicurezza, sulla base di una convenzione tra pubblico e privato, viene concesso in comodato d’uso gratuito per essere integrato e utilizzato nell’ambito del sistema di videosorveglianza dell’Unione della Romagna Faentina. Il circuito è gestito dalla polizia locale tramite la propria centrale operativa che risulta anche titolare del trattamento dei dati della privacy. Con queste 16 nuove telecamere l’Unione della Romagna Faentina raggiunge oggi circa 200 telecamere attive sul territorio.
Faventia Sales è una società per azioni a partecipazione pubblica proprietaria del complesso “Ex Istituto Salesiani”. Nata nel 2005 col fine di non disperdere il patrimonio culturale, sociale ed educativo creatosi nel luogo nel corso degli anni, la società oggi conta 21 attività al suo interno: l’università di Bologna, i servizi sociali e il centro per le famiglie; la Scuola di Musica Sarti; la società Faventia Calcio che gestisce sia il campo da calcio che gli impianti sportivi annessi; la Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza; alcuni locali e una palestra, oltre a diversi uffici. Il complesso include inoltre un parcheggio aperto h24, molto utilizzato dalla comunità faentina.
Chat sui social con centinaia di iscritti da tutta la regione per corse illegali con auto e moto anche senza targa. Il 2 gennaio la polizia locale ha interrotto un evento con un pubblico di cento persone e dieci concorrenti
Corse clandestine a Massa Lombarda organizzate tramite gruppi sui social. Sfide tra auto e moto, senza targa o con targhe coperte guidate anche da minorenni, sulle strade della zona industriale attorno a via della Cooperazione, nei pressi del Lidl. Cinque giovani (due minorenni e tre maggiorenni) sono stati denunciati per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, competizione tra veicoli e organizzazione di evento non autorizzato. Per i genitori di un minorenne al volante è arrivata una sanzione di 3.570 euro. Altre undici persone sono state sanzionate per le numerose violazioni al codice della strada, in totale 66 punti sottratti dai documenti di guida e per 3 patenti è stato avviato il procedimento di sospensione. L’indagine condotta dalla polizia locale della Bassa Romagna è iniziata a ottobre 2021.
Una segnalazione ai vigili urbani portò all’interruzione di una gara il 31 ottobre. Gli agenti avviarono un’indagine su alcuni gruppi social e chat locali che contavano centinaia di iscritti da tutta la regione, utilizzati per promuovere le esibizioni. Grazie alle indagini sui social, la polizia locale ha scoperto che una nuova corsa clandestina era in programma per il 2 gennaio: grazie a personale in borghese, gli agenti hanno potuto accertare la presenza di un centinaio di persone tra il pubblico e una decina di motociclisti e automobilisti impegnati in gare. L’intervento ha permesso di identificare le persone e i gruppi social sono poi stati chiusi spontaneamente dagli organizzatori.
«È sempre più complicato arginare episodi che nulla hanno a che fare con la corretta convivenza civile, rispettosa delle prerogative legate al bene comune – ha dichiarato il sindaco di Massa Lombarda Daniele Bassi, referente per la Sicurezza dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna -. Va quindi sottolineata con forza l’efficacia del controllo e del presidio del territorio a livello preventivo e, quando occorre, sanzionatorio. Esprimo soddisfazione e gratitudine per questa brillante indagine da parte della Polizia locale della Bassa Romagna, in un contesto di grande collaborazione istituzionale con le forze dell’ordine dello Stato, che accomuno ai nostri agenti nell’apprezzamento per la quotidiana, preziosa opera al servizio dei nostri concittadini».
Intervento da 700mila euro. Due giornate di spettacoli, incontri e proiezioni per l’inaugurazione
La presentazione alla stampa del nuovo teatro Rasi
È stato presentato alla stampa questa mattina (17 febbraio) il “nuovo” teatro Rasi di Ravenna, chiuso da sette mesi per i lavori di riqualificazione che lo hanno profondamente trasformato.
La riapertura verrà celebrata con due giorni di iniziative, venerdì 18 e sabato 19 febbraio, tra spettacoli, proiezioni e incontri (a questo link il programma dettagliato).
Per quanto riguarda l’intervento di riqualificazione, la platea è stata sostituita da una gradinata telescopica che si congiunge alla galleria, anch’essa rinnovata. Sotto la galleria è stata realizzata una nuova sala indipendente, allargando anche l’ingresso. Il tetto del teatro è stato rifatto completamente, al pavimento dell’abside in fondo alla scena è stata data la stessa pendenza del palcoscenico. Sono inoltre state rifatte l’acustica e l’illuminazione.
Il progetto è dell’architetto fiorentino Carlo Carbone, esperto di acustica per lo spettacolo.
Il costo è ammontato a circa 700mila euro (di cui 200mila a carico della Regione Emilia-Romagna e il resto del Comune, proprietario del teatro), 100mila euro in più rispetto al previsto, a causa delle complicazioni che in questi mesi di pandemia hanno pesato in generale sui cantieri edili, a partire dall’aumento del costo dei materiali.