venerdì
22 Agosto 2025

Ambientalisti contro il Pitesai e le posizioni “estrattive” del sindaco De Pascale

Gli attivisti, davanti alla centrale Eni di Casalborsetti, hanno contestato il rilancio delle estrazioni di gas e del nucleare

Ambientalisti No Gas Emergenza ClimaUn centinaio di attivisti ambientalisti, convocati dal Coordinamento ravennate “Per il Clima-Fuori dal Fossile”, Legambiente, Fridays for Future e Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna, si sono ritrovati sabato 12 febbraio in un presidio nei pressi della centrale turbogas dell’Eni a Casalborsetti, con l’adesione di diverse sigle politiche (fra cui “Ravenna in Comune”) e associative e di molte personalità della società civile, per contestare – così com’è accaduto in diverse altri presìdi nazionali  le politiche governative sulla cosiddetta “transizione energetica” e l’emergenza climatica.

«Proprio poche ora prima della mobilitazione – scrive in un comunicato stampa il Coordinamento ravennate “Per il Clima Fuori dal Fossile” – era giunta notizia dell’ infausta approvazione del “Pitesai”, il piano governativo che, sostanzialmente, dà il via libera a nuove trivellazioni, e consente il potenziamento di quelle attuali, per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi in grandi aree del Paese, fra cui pressoché tutta la pianura Padana e l’Adriatico.
Dobbiamo registrare con tutta amarezza che a Ravenna il sindaco Michele De Pascale, saluta con grande soddisfazione l’annuncio del Ministero, ed anzi si schiera irreversibilmente con gli interessi del comparto estrattivista, facendosi addirittura paladino di ulteriori provvedimenti ad hoc, al fine di accelerare al massimo l’ attività estrattiva».

«Si continua a far finta di ignorare le verità fondamentali – spiega la nota degli ambientalisti –. Il caro energia che la popolazione subisce è dovuto a molti fattori di tipo geopolitico e non al fatto che l’estrazione di gas nazionale sia troppo limitata. Se anche questa venisse raddoppiata, porterebbe a un 12-13% la quantità di metano italiana e intaccherebbe solo in misura minima la dipendenza da quello importato. Anche perché il gas estratto nei nostri territori verrebbe venduto comunque ai prezzi di mercato.
Il metano è un gas altamente climalterante, non tanto nel processo di combustione, quanto proprio nelle fasi dell’estrazione, del trasporto, dello stoccaggio e della distribuzione; e quindi l’incremento delle estrazioni è destinato a far crescere pericolosamente le emissioni.
Nello specifico ravennate tale aumento della potenza estrattiva comporterà un peggioramento del fenomeno della subsidenza, già molto grave per il nostro territorio.
Le tecnologie e i progetti per passare alle fonti rinnovabili, che permetterebbero in pochi anni di modificare consistentemente e in meglio emissioni, elementi climalteranti, inquinamento di prossimità e complessiva qualità dell’aria, e ridurre la dipendenza energetica, esistono, sono estremamente documentati ed altamente efficienti, e continuano a venire ostacolati in ogni modo.
I posti di lavoro prodotti da una politica di effettivo sostegno alle rinnovabili sarebbero più numerosi di quanti ne possa produrre il sistema estrattivista.
Si dovrebbe incentivare la realizzazione di piani per il risparmio energetico, la produzione diffusa da rinnovabili tramite le Comunità Energetiche, e invece su tali possibilità non si investe nulla.
La tecnologia, strettamente collegata al modello estrattivista, della cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, che a Ravenna viene proposta spacciandola come strumento per la transizione, in tutto il mondo sta dando risultati mediocri o addirittura fallimentari e in alcune realtà ha addirittura prodotto più emissioni di quante ne abbia catturate».

A queste posizioni antagoniste si sonno affiancate le critiche del gruppo politico locale di opposizione (ma senza rappresentanza in consiglio comunale) ‘Ravenna in Comune” che denuncia: «In testa alla lobby del gas, come sempre, il Sindaco di Ravenna, sempre più rappresentante solo di chi pare a lui e, certo, non di tutta la comunità ravennate… Siamo stufi di sentire raccontare frottole per cui aumentando la produzione nazionale diminuirebbe il costo del gas. Il gas già oggi è venduto dalle aziende italiane all’estero ricavando extra profitti che nessuno tassa. Anzi, continuano i provvedimenti della fiscalità che avvantaggia il fossile. Una immediata riconversione alle rinnovabili è indispensabile per il lavoro, per il pianeta e, anche, per la sopravvivenza economica delle attività produttive no oil e della cittadinanza. Ieri abbiamo manifestato in tutta Italia per ottenerlo».

«Con gli aumenti del gasolio per camion spendo 10mila euro in più al mese»

La testimonianza di De Donato (Quick): «Gli effetti si vedono nei prezzi finali. Servono aiuti per le aziende»     

De DonatoIl caro energia non riguarda solo le bollette, ma si manifesta anche in termini di aumento dei prezzi del gasolio. Un problema che sta mettendo in ginocchio in particolare il settore dell’autotrasporto. Per rendere meglio l’idea, abbiamo raccolto la testimonianza di Roberto De Donato, titolare della Quick di Ravenna, che si occupa di distribuzione di prodotti alimentari con  13 mezzi. Ricevute alla mano, ci mostra come in novembre abbia speso oltre 33mila euro di gasolio, contro i 20mila circa che pagava in media nel 2020.

«Mediamente ora ho un costo fisso di gasolio che è di 10-12mila euro in più al mese – conferma –, una spesa che per il 50 percento ricade sui nostri committenti, a cui applichiamo questa sorta di clausola per il caro gasolio. Non deve stupire quindi, a catena, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari anche sugli scaffali, per il consumatore finale».
Clausola che lascia comunque una piccola azienda come la Quick in gravi difficoltà: «Ho dei contratti da rispettare, non posso ridurre i mezzi, nonostante  l’aumento dei costi».

Piuttosto, l’imprenditore fa appello  al Governo, come tanti suoi  colleghi. «È arrivato il momento di contribuire davvero alla vitalità delle aziende, invece che dare soldi direttamente alle persone per non lavorare (il  riferimento naturalmente è al reddito di cittadinanza, ndr). Spesso è difficile trovare dipendenti proprio perché la gente ora preferisce lavorare in nero, continuando a percepire i sussidi. È arrivato quindi il momento di aiutare le persone tramite le aziende, sostenerle per fare in modo che possano assumere ed essere loro a dare con il lavoro sostegno e nuovo benessere alla collettività».

In provincia calano a 380 i nuovi positivi e anche i ricoveri. Morta un’anziana

In Regione i contagiati sono oggi 4.401, in gran parte asintomatici con sintomi lievi, in isolamento domiciliare

Vaccinazione CovidNel territorio ravennate oggi si sono registrati 380 casi a fronte di 1.076 tamponi eseguiti: si tratta di 177 pazienti di sesso maschile e 203 pazienti di sesso femminile. È stato comunicato anche un decesso, un paziente di sesso femminile di 86 anni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio in provincia sono 105.034.

In Emilia-Romagna sono stati 4.401 rilevati casi di positività, in più rispetto a ieri, su un totale di 25.834 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, di cui 10.2017 molecolari e 15.617 test antigenici rapidi.
Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 17%. Mentre  L’età media dei nuovi positivi di oggi è di 38,1 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 1.162 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 233.019), seguita da Modena (640 su 178.576) e Reggio Emilia (446 su 126.086); poi Ravenna (380 su 105.034), Rimini (377 su 113.632), Parma (372 su 93.064) e Ferrara (304 su 77.467); quindi Cesena (207 su 64.779), Forlì (204 su 54.395), Piacenza (178 su 62.857), e, infine, Circondario Imolese con 131 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 35.667.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 89.938 (-8.536). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 87.749 (-8.512), il 97,6% del totale dei casi attivi.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 121 (-5 rispetto a ieri, pari a -4%), l’età media è di 63,5 anni. Sul totale, 59 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 62,6 anni), il 48,8%; 62sono vaccinati con ciclo completo (età media 64,4 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,7 milioni, circa 300mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato.
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 5 a Piacenza (+1 rispetto ieri), 12 a Parma (-2); 6 a Reggio Emilia (-1); 22 a Modena (+2); 31 a Bologna (-4); 11 a Imola (-1); 10 a Ferrara (dato invariato rispetto ieri); 9 a Ravenna (-2); 2 a Forlì (+1); 4 a Cesena (+1); 9 a Rimini (dato invariato rispetto ieri).
Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.068 (-19 rispetto a ieri, -0,9%), età media 74,5 anni.

Invece, le persone complessivamente guarite sono 12.908 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.039.078.

Il virus continua però a mietere vittime, oggi si registrano 29 decessi: 1 in provincia di Piacenza (un uomo di 77 anni), 7 in provincia di Parma (due donne di 68 e 88 anni e cinque uomini di 67, 73, 85, e due di 95 anni), 3 in provincia di Reggio Emilia (una donna 88 e due uomini di 77 e 83 anni), 6 in provincia di Modena (due donne di 87 e 88 anni e tre uomini di 66, 76, 79 e 82 anni), 5 in provincia di Bologna (due donne di 59 e 89 anni e tre uomini di 51, 80 e 84 anni), 2 in provincia di Ferrara (una donna di 89 anni e un uomo di 93 anni), 1 in provincia di Ravenna (una donna di 86 anni), 4 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 91 anni e tre uomini di 71, 79 e 92 anni).

Continua, intanto, la campagna vaccinale anti-Covid. Alle ore 14 di oggi in tutta l’Emilia-Romagna erano state somministrate complessivamente 10.001.646 dosi; sul totale sono 3.737.754 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, il 93%. Le terze dosi fatte sono 2.560.396.

Alessandro Pessoli e l’inesistenza di barriere tra vita e arte

Alla biblioteca Classense fino al 22 febbraio l’opera Me and Him dell’artista cervese, che oggi vive a Los Angeles

Alessandro Pessoli Me And HimA distanza di più di 20 anni dalla sua ultima mostra a Ravenna, Alessandro Pessoli torna in città grazie al curatore Paolo Trioschi e al prestito della Zero Gallery di base a Milano e New York.
Fino al 22 febbraio sarà possibile vedere Me and Him, una tela di grande effetto, nella Sala del Mosaico della Biblioteca Classense.

Dalla prima presenza di Pessoli a Ravenna in Santa Maria delle Croci nel 2000 – in una personale condivisa con la disegnatrice Francesca Ghermandi curata da Maria Rita Bentini per il ciclo “no border” – è passata molta acqua sotto i ponti sia in termini di progettualità che in termini di vita.
Pessoli, nato a Cervia nel 1963, allora lavorava a Milano e possedeva già un profilo solido in campo nazionale. Oggi vive a Los Angeles da più di un decennio con la famiglia e ha ormai un curriculo del tutto internazionale: i suoi lavori, trattati da importanti gallerie del mondo, sono stati esposti nei maggiori musei e spazi italiani e stranieri come la Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, il Museo di Arte Moderna di San Francisco, così come a New York, a Parigi, Los Angeles e così via.

Fra la grande tela oggi a Ravenna e il nucleo di opere su carta presentate 20 anni fa rimane senza dubbio il collegamento costituito dalla immensa e sconfinata passione per il disegno: Pessoli ribadisce in alcune inter viste che questo rappresenta una sorta di eter no ritorno nel proprio lavoro, la sorgente e il mezzo che incarna il proprio racconto visivo interiore. Talvolta, disegnare diventa anche un rimedio distensivo a posteriori nel copiare un lavoro finito, quasi per riappropriarsene senza il disturbo della carica emotiva in atto. Me and Him – un dipinto di grandi dimensioni ad olio, pittura spray e acrilico su tela nel 2020 che è stato eseguito nella solitudine pandemica mondiale – riprende il tema religioso già affrontato dall’artista in alcune serie prodotte negli ultimi dieci anni.

Lungi dal testimoniare una conversione, è l’iconografia sacra nella sua stratificazione temporale a essere indagata, la drammaticità che le è connaturata, la pregnanza semantica accumulata nelle versioni del soggetto dal Medio Evo ad oggi. E se in questa pala d’altare sono presenti colori pop, gelati e fiori, faccine tristi e allegre, cuori e colombe, non è certamente per abbassare il registro del soggetto ma per mescolare il tema sacro alla vita nel suo raccogliere lento di resti di oggetti e frammenti di immagini. La realtà quotidiana costituisce infatti una sponda sempre presente nel lavoro di Pessoli, soprattutto nelle serie realizzate dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti. Questo, per così dire, “sporcare” la sacralità del tema e la stessa aura dell’opera è un altro elemento di continuità nel lavoro dell’artista: forse dato nell’imprinting ricevuto nel periodo dei primi studi al Severini di Ravenna e all’Accademia di Belle Arti di Bologna, il metodo ricorda il modo di procedere delle Avanguardie, in particolare del Futurismo e del Cubismo, nel loro operare con mezzi linguistici diversi – dal collage all’assemblaggio e alle scritte – per ribadire l’inesistenza di una barriera fra arte e vita.

Nel corso degli anni Pessoli ha ridotto la differenza fra la sfera artistica e la vita anche mediante l’utilizzo di mezzi espressivi misti, che vanno dal disegno all’animazione, dal collage a pittura, all’uso di tecniche differenti all’interno dello stesso lavoro. La pittura dell’artista è veloce e procede per associazioni più che per condensazione di un progetto: nel suo farsi, l’opera attinge ad un universo infinito di suggestioni che prelevano frammenti dalla realtà, come si diceva, ma contestualmente si ispirano e rubano al fumetto, alla storia dell’arte, alla fotografia, all’immaginario pop e di internet, al cinema e all’animazione, senza mancare prelievi alla letteratura. In questo modo di operare – che si potrebbe definire la vera quintessenza del postmoderno – la pittura si ammanta di colori sbavati e brillanti per sedurre lo spettatore mettendo alla prova la sua resistenza alla convivenza di registri opposti che fanno coabitare il grottesco, la solennità, il dramma o la surrealtà.

Davanti a questi lavori che operano per continui scarti ed eccessi – di immaginario, di colori, di contrasti, di registri linguistici – più che per sottrazioni, l’opera si presenta come un campo di lavoro e di lotta in cui le immagini si sovrappongono, si innescano e deformano, scompaiono e infine si stabilizzano. La parola fine, il punto definitivo del lavoro, vengono messi solo al momento della verifica della sua tenuta compositiva e emotiva. Nello stringere un accordo col tempo e la memoria, Pessoli sottolinea chiaramente come le immagini siano sedimentazioni continuamente slittanti di significati. Non garantiscono approdi o rifugi ma solo pause di senso in equilibrio precario. Così simili al procedere della vita.

«La ripresa industriale ha bisogno di energia: ecco il caro bollette»

D’Angelillo della società di studi Genesis analizza gli aumenti: «Manca una strategia nazionale per il fabbisogno, rischiano di saltare interi settori: vanno aiutate prime le imprese che le famiglie ma con interventi strutturali»

Gas2Siamo ancora ufficialmente in una pandemia ma non come due anni fa. La ripresa economica per alcuni è in moto (Pil nazionale 2021 al 6,5 percento) ma l’aumento dei costi energetici e il carovita sta diventando una zavorra pesante. Ne parliamo con l’economista ravennate Massimo D’Angelillo, fondatore e presidente della società di studi e ricerca Genesis di Bologna.

Il caro energia è sotto gli occhi di tutti, nero su bianco nelle bollette ricevute da famiglie e imprese. Quali sono le ragioni?
«C’è un fattore internazionale che è la scarsità di risorse in un momento storico di ripresa industriale dopo la fase più pesante della recessione per il Covid. Poi per l’Italia si aggiunge la storica dipendenza dalle importazioni di energia con una politica energetica mai definita in maniera strategica. Si dice che possano essere aumenti temporanei, ma intanto stanno facendo disastri in alcuni settori produttivi».

Chi ne risente di più?
«Tutte le imprese che hanno processi produttivi che prevedono riscaldamenti e raffreddamenti. Per prima cosa si pensa all’industria siderurgica, è vero. La ceramica. Ma non solo. Anche l’agroalimentare, oppure le terme: sono tutt’altro tipo di attività eppure vivono di energia in grandi quantità».

Qual è la fotografia energetica italiana?
«Siamo importatori per gran parte del fabbisogno, ad esempio della Francia. Complessivamente quindi siamo dipendenti da altri Stati, ma abbiamo qualche punta di eccellenza. Ad esempio abbiamo un’eredità importante nel settore idroelettrico e ora anche il fotovoltaico è molto diffuso. Però ad esempio non siamo stati in grado di diventare produttori di materiali per questi impianti: abbiamo molti installatori ma acquistiamo gli strumenti soprattutto dalla Cina».

Nella catena dai produttori agli utilizzatori, c’è speculazione?
«Quando ci sono sbalzi forti nelle quotazioni di un mercato c’è sempre qualcuno che fa speculazione. Succede ora con le materie prime ma succede da sempre con le azioni in Borsa».

Saranno davvero rincari solo temporanei o ce li porteremo dietro?
«Per capire a quali livelli si assesterà il mercato ci vorrà circa un anno. Non resteranno questi valori ma non torneremo nemmeno a quelli che conoscevamo un anno fa. È quello che vediamo accadere da sempre con il prezzo della benzina alla pompa».

La bastonata di una bolletta ha effetti diversi se colpisce una famiglia o un’impresa. Su quale fronte sarebbe è più giusto intervenire?
«Senza dubbio l’industria. È come dopo la guerra: prima si ricostruì la produzione e poi si pensò al benessere. Anche perché se le imprese reggono si conservano posti di lavoro, se le aziende cominciano a fermarsi poi si innesca un domino: vengono a mancare occupazione e rimettersi in moto ha dei costi altissimi».

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L’economista Massimo D’Angelillo

Ma l’intervento pubblico nel mercato è opportuno?
«Si mette una pezza ora che ci sono soldi a disposizione dal Pnrr. Ma quelle risorse finiranno e i contributi non stanno intervenendo per soluzioni strutturali proiettate al futuro. Non c’è pianificazione. E se ci fosse darebbe risultati fra 5-10 anni. Questo significa che per evitare la situazione attuale avremmo dovuto inter – venire dieci anni fa. Ma in Italia non è così che si lavora nella pianificazione».

Qualche industriale ha suggerito il ritorno al prezzo amministrato: una quota pagata dalle imprese e il resto dallo Stato. Si può fare?
«Non credo che sia possibile in un’Europa che spinge per la liberalizzazione dei mercati e la concorrenza. Indirettamente è come se stesse succedendo con i contributi e i ristori, ma non può diventare una cosa formale. Abbiamo voluto il libero mercato a tutti i costo, ora ne subiamo le conseguenze: ogni mercato può avere degli scompensi».

Il caro-energia pesa su una inflazione che sta arrivando a punte mai viste da anni.
«Incidono le bollette ma incide anche un rialzo dei prezzi di alcune attività come rea – zione per recuperare le perdite di due anni di pandemia. Bar, ristoranti e altre attività che sono sopravvissute hanno debiti da ripianare e intervengono sui prezzi. Però così ci sarà più gente che non potrà più permettersi quelle cifre e diventa un circolo vizioso su cui pesa anche il green pass».

In che modo?
«Lo shopping e il consumo hanno bisogno di un clima disteso per essere incentivati. Se entrare in un negozio richiede di esibire un certificato, anche chi è vaccinato si troverà comunque in un contesto che non favorisce gli acquisti. E c’è comunque un 10 percento di clienti che non potranno più essere tali. Questo diventerà un ulteriore spinta al commercio online».

Nuovi “Mikrokosmi” sonori con il piano di Antonio Chen Guang

Appuntamento mattutino, domenica 13 al teatro Alighieri, con il repertorio classico del giovane solista di origini cinesi

Antonio Chen Guang PianistaDomenica 13 febbraio alle 11, alla sala Corelli del teatro Alighieri di Ravenna prosegue la rassegna di musica classica “Mikrokosmi”. L’appuntamento è con il giovane e virtuoso pianista cinese Antonio Chen Guang.

Chen Guang ha iniziato fin da piccolo lo studio del pianoforte al Central Conservatory of Music di Pechino. All’età di quattordici anni si è trasferito a New York, ammesso alla prestigiosa Julliard School. Ha ottenuto il diploma all’Accademia Pianistica Internazionale di Imola con Vovka Ashkenazy e attualmente si perfeziona all’Università di Vienna con Lilya Zilberstein. Vincitore di numerosi primi premi internazionali tra cui lo Scriabin, lo Chopin-Roma e l’Olga Kern International Competition in Usa nel 2016, ha recentemente ottenuto il terzo premio al Santa Cecilia International Piano Competition in Portogallo. Ha collaborato con Anna Tifu, Enrico Dindo, Christian Arming, Stefan Milenkovich, Ezio Bosso, Yves Abel, Paul Badura-Skoda, Pavel Berman. Il suo primo cd è dedicato a muisiche di Bach, Brahms e Berg.

Il programma musicale della matinée prevede, di Ludwig van Beethoven, la Sonata per pianoforte op. 110; di Claude Debussy, “Images livre 1”; di Sergei Rachmaninov, “Moments mu- sicaux” op.16.

Gli esercenti: «Energia e materie prime, come faremo a non aumentare i prezzi?»

La Confcommercio di Ravenna stima incrementi dei costi di gestione del 100% per i bar, e del 73% per i ristoranti

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Mauro Mambelli, presidente provinciale Confcommercio e Fipe

Il caro energia sta colpendo pesantemente le imprese della ristorazione, del commercio e della ricettività che quest’anno dovranno sostenere un aumento della bolletta come mai si era visto. Con incrementi del 100 percento per i bar e del 73 per i ristoranti, secondo una stima di Confcommercio Ravenna. Che in una nota pubblicata sul proprio sito internet sottolinea come i rincari si stiano sommando alla sofferenza del periodo delle feste e alle difficoltà dovute dalla pandemia che, dal 10 gennaio – secondo un monitoraggio effettuato dall’associazione provinciale sulle imprese associate –, si trovano a dover fare i conti con un crollo della clientela.

In sostanza, secondo elaborazioni statistiche basate sugli aumenti medi a base annua, saranno pesanti quelli per i bar, la cui bolletta elettrica passerà in media da 4 a 7 mila euro per salire, con il costo del gas, da 5 a 10 mila euro in totale. I ristoranti registreranno una maggiore spesa elettrica che passerà da 7 a 12 mila euro che, con il gas, farà segnare un maggiore costo totale che da 11 mila salirà fino a 19 mila euro.
Per i negozi alimentari, che usano molto l’elettricità per la refrigerazione degli alimenti, la bolletta elettrica passerà da 15 mila a 24 mila euro, mentre i costi del gas, usato per lo più per il riscaldamento dei locali, passeranno da 1.300 a 2.300 euro, con il totale che salterà così da 16 mila a 26 mila.
I negozi non alimentari avranno una bolletta energetica, fra gas ed elettricità, che passerà da 5 mila a 7 mila euro, con l’incremento maggiore dovuto all’elettricità. Per gli alberghi la spesa per la bolletta elettrica passerà da 49 mila a 79 mila euro, un aumento del 61 percento. A questo poi si aggiunge la bolletta del gas che passa da 10 mila a quasi 20 mila euro. Per un albergo tipo (con consumi di 260 mila chilowattora/anno di elettricità e 18 mila metri cubi di gas), la spesa annua passa da 59 mila a 98 mila euro.

«Questo è veramente troppo – dice Mauro Mambelli, presidente provinciale di Confcommercio e Fipe, la federazione che raggruppa i pubblici esercizi –. Da due anni stiamo lottando tenacemente con la pandemia che ancora non ci dà tregua, con le restrizioni che hanno modificato il nostro lavoro, e ora con questi aumenti del costo dell’energia davvero insopportabili per le nostre aziende. Con il raddoppo di questi costi non so se sarà possibile non applicare un aumento dei nostri prezzi (che lo ritengo sempre una sconfitta e che potrebbe portare fuori mercato tante imprese, soprattutto del settore turistico) perché, oltre a questo, dobbiamo fare i conti con l’aumento delle materie prime, con rincari anche dell’ordine del 30 percento. Se sommiamo tutto questo, diventa difficile stare sul mercato, ma non è possibile scaricare sui consumatori questi oneri, se non si vuole indebolire la dinamica dei consumi».

Secondo Mambelli quindi il caro bollette può essere affrontato solo attraverso misure strutturali nazionali. Un problema «che deve trovare soluzione – continua – perché in caso contrario, molte attività non riusciranno ad arrivare alla fine dell’anno e non per le restrizioni dovute all’emergenza epidemiologia, ma per gli importi esorbitanti delle bollette di energia elettrica e del gas e per gli aumenti di gestione dell’impresa».

Nel ravennate 454 nuovi contagi, 3 morti e 11 pazienti in terapia intensiva

In regione continua la discesa dei casi positivi, in calo anche ricoveri ospedalieri nei reparti Covid e in rianimazione

Coronavirus Test LaboratoriIn provincia di Ravenna, oggi 12 febbraio, si sono registrati 454 nuovi casi di contagio da Coronavirus su un totale di 1.573 tamponi eseguiti: si tratta di 209 pazienti di sesso maschile e 245 pazienti di sesso femminile. Sono stati comunicati anche 3 decessi, pazienti di sesso femminile di 80, 92 e 97anni. I casi complessivamente diagnosticati di infezione al Covid 19 da inizio contagio nel ravennate sono 104.654.

In regione i casi di positività rilevati oggi sono 4.497 in più rispetto a ieri, su un totale di 31.924 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. Complessivamente, la percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è del 14%. L’età media dei nuovi positivi di oggi è di 39,2 anni.
La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 894 nuovi casi (su un totale dall’inizio dell’epidemia di 231.862), seguita da Modena (669 su 177.936); poi Reggio Emilia (549 su 125.640), Ravenna (454 su 104.654), Parma (406 su 92.694), e Ferrara (409 su 77.163); quindi Rimini (396 su 113.255), Cesena (227 su 64.572), Piacenza (171 su 62.679); infine Forlì (180 su 54.191) e il Circondario imolese, con 142 nuovi casi di positività su un totale da inizio pandemia di 35.536.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, sono 98.481 (-7.412). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 96.268 (-7.347), il 97,8% del totale dei casi attivi.

I pazienti attualmente ricoverati nelle terapie intensive dell’Emilia-Romagna sono 126 (-6 rispetto a ieri, pari al -4,5%), l’età media è di 64,5 anni. Sul totale, 62 non sono vaccinati (zero dosi di vaccino ricevute, età media 63 anni), il 49%; 64 sono vaccinati con ciclo completo (età media 65,8 anni). Un dato che va rapportato al fatto che le persone over 12 vaccinate con ciclo completo in Emilia-Romagna superano i 3,8 milioni, circa 200mila quelle vaccinabili che ancora non lo hanno fatto: la percentuale di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva è quindi molto più alta rispetto a chi si è vaccinato.
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 4 a Piacenza (-3), 14 a Parma (numero invariato rispetto a ieri); 7 a Reggio Emilia (-3); 20 a Modena (invariato); 35 a Bologna (invariato); 12 a Imola (invariato); 10 a Ferrara (invariato); 11 a Ravenna (+1); 1 a Forlì (-1); 3 a Cesena (invariato); 9 a Rimini (invariato).
Per quanto riguarda i pazienti ricoverati negli altri reparti Covid, sono 2.087 (-59 rispetto a ieri, -2,7%), età media 74,4 anni.

D’altra parte in Emilia-Romagna registrano 26 nuove vittime del Covid: 4 in provincia di Parma (due donne di 76 e 90 anni e due uomini di 77 e 81 anni), 5 in provincia di Reggio Emilia (tre donne di 78, 89 e 93 anni e due uomini di 88 e 92 anni, di cui uno deceduto a Rimini), 2 in provincia di Modena (due uomini di 97 e 89 anni), 5 in provincia di Bologna (tre donne di 79, 88 e 89 anni e due uomini di 68 e 73 anni), 1 in provincia di Ferrara (un uomo di 87 anni), 3 in provincia di Ravenna (tre donne di 80, 92 e 97 anni), 1 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 93 anni), 4 in provincia di Rimini (due donne di 85 e 86 anni e due uomini di 79 e 97 anni).
In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 15.531.

Le persone complessivamente guarite sono 11.883 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 1.026.170.

Per quanto riguarda le vaccinazioni alle ore 14 sono state somministrate complessivamente 12.278 dosi; sul totale sono 3.735.624 le persone over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale, pari al 93%. Le terze dosi fatte sono 2.551.121.

Il 15 maggio si rialza il sipario del restaurato teatro Rossini di Lugo

La riapertura dello storico palcoscenico lughese, il più antico della Romgana, dopo tre anni di lavori, con un concerto di musica classica

Teatro Rossini Interno 2022Chiuso per opere di restauro e consolidamento strutturale nel giugno 2019, finalmente dopo tre anni di cantiere (in ritardo di 18 mesi rispetto alle previsioni di fine lavori) si rialza il sipario dello storico teatro Rossini di Lugo. Fondato nel 1758, è il teatro all’italiana più antico dell’Emilia-Romagna tra quelli in attività .
La riapertura è fissata per il 15 maggio, giorno di San Ilario, patrono della ciità principe della Bassa Romagna, «con grande un concerto di musica classica – annuncia in una nota stampa il Comune di Lugo – simbolo di una nuova rinascita dopo la pandemia attraverso la cultura».

Teatro Rossini Palco In Restauro
Il pacoscenico del teatro Rossini durante le opere di restauro

L’evento inaugurale inaugurale, in effetti, sarà un’apertura singola per festeggiare con la cittadinanza un traguardo tanto atteso, perché solo dall’autunno 2022 il Rossini sarà pronto ad accogliere al suo interno gli amanti della musica e della prosa per l’avvio della programmazione stabile. Per il sindaco Ranalli – continua l’annuncio –«la riapertura del Rossini è densa di tanti significati, ognuno di noi potrà trovarci un suo personale senso di ripartenza dopo anni così difficili. Dobbiamo essere orgogliosi di questo grande e accurato lavoro e di avere nella nostra città un luogo di cultura così carico di storia. È il teatro di tutti i cittadini e per questo l’abbiamo curato con grande attenzione e con la consapevolezza di chi sa quanto sia complesso intervenire su un pezzo della storia di una comunità. Continuiamo a lavorare per una Lugo che si prenda cura dei suoi spazi. Il giorno di s. Ilaro, la nostra città avrà un motivo in più per festeggiare».

In questi tre anni il Teatro Rossini è stato oggetto di un vero e proprio restauro, coordinato dal settore Patrimonio del Comune di Lugo in collaborazione con il settore tecnico della Fondazione Teatro Rossini. Dopo l’ultimo, importante intervento del 1986, sono stati realizzati importanti lavori che hanno interessato la riduzione del rischio sismico, l’efficientamento energetico, il rifacimento delle principali condotte dell’impianto di riscaldamento, il potenziamento e l’ottimizzazione dell’impianto illuminotecnico interno ed esterno, il miglioramento del comfort interno, il rifacimento filologico della colorazione della facciata settecentesca, la ristrutturazione integrale del sistema stradale adiacente al Teatro (vicolo del Teatro, Largo Pratella, via Amendola, la parte a ridosso della zona ovest), l’installazione di un sollevatore per gli allestimenti del palcoscenico, il nuovo sipario e nuove attrezzature per gli allestimenti del palcoscenico e le attività relative alla scenotecnica. Inoltre sono state restaurate le raffigurazioni dei palchi di prim’ordine facendo emergere le decorazioni originarie che sono attribuibili, per tipologia di immagini, riquadrature e colorazioni ad alcune modalità pittoriche relative ai palchi teatrali del Bibiena.
L’investimento sostenuto dal Comune di Lugo è stato di circa 2milioni e 150mila euro comprensivi di un contributo della Regione Emilia-Romagna.

Teatro Rossini Particolare Restauri
Un particolare dei restauri interni al teatro Roccini

Il teatro Rossini prende forma tra il 1758 e il 1760 quando vengono costruite le parti principali, su progetto di Ambrogio Petrocchi. A partire dal 1760 i lavori interni come la sistemazione del palcoscenico, della platea e dei palchi furono completati da Antonio Galli Bibiena. Il teatro venne intitolato a Gioachino Rossini nel 1859.
L’inaugurazione ufficiale avvenne nell’agosto-settembre del 1759 con l’opera Il Mercato di Malmantile di Domenico Fischietti, dopo l’innalzamento delle sole opere murarie esterne. Successivamente, il teatro ultimato venne inaugurato durante la Fiera del 1761, con Catone in Utica, dramma musicale su libretto del Metastasio. Al Rossini hanno suonato nel 1813 Nicolò Paganini e Arturo Toscanini nel 1902, e fu anche il teatro dove debuttò il compositore lughese Francesco Balilla Pratella. Non solo, una preziosa locandina ritrovata nel 2010 testimonia la presenza in orchestra, e precisamente al cembalo, dello stesso Rossini in occasione dell’opera La nobiltà delusa, rappresentata nel 1806.
Nel corso del Novecento il teatro fu adibito a cinema e, pur continuando a mantenere la funzione di fulcro della vita cittadina, conobbe un progressivo declino. Dopo la prima guerra mondiale e durante il ventennio fascista vi si tennero diverse manifestazioni di carattere sociale. Alcuni veglioni danzanti vi furono ospitati ancora nel secondo dopoguerra. Fu proprio il suo ruolo civico ed il ricordo degli antichi fasti a scongiurarne la demolizione, anche se il teatro venne chiuso al pubblico a metà degli anni ’50 e restò inutilizzato per un intero trentennio.
Il 3 dicembre 1986, a seguito di una raffinata operazione di restauro scientifico affidata all’architetto bolognese Pier Luigi Cervellati e quasi interamente finanziata dal Comune, con il contributo della Regione Emilia-Romagna e dei tre istituti di credito locali, il teatro Rossini riaprì ed è stato attivo per altri intensi trent’anni di programmazione, ospitando artisti di fama nazionale e internazionale, fino alla chiusura per il nuovo restauro nel 2019.

 

Studente 13enne sorpreso a scuola con un coltello, sequestrato dalla polizia

Il ragazzino è stato segnalato dagli agenti della Municipale alla Procura dei minori di Bologna e ai Servizi sociali faentini

Coltello Studente FaenzaUno studente 13enne di Faenza, su segnalazione del personale scolastico alla Polizia locale che lo aveva notato in possesso di un coltello, è stato fermato dagli agenti che hanno requisito l’arma. Si tratta di una lama a serramanico di 11 centimetri. Al termine degli accertamenti l’oggetto è stato posto sotto sequestro e il minorenne segnalato alla procura dei minori di Bologna e ai Servizi sociali dell’Unione.

In una nota stampa, la polizia dell’Unione faentina fa sapere che, secondo uno studio dell’Osservatorio nazionale sull’adolescenza, istituito presso il Ministero per la famiglia, il 6,5% dei minorenni fa parte di una banda, mentre il 16% ha commesso atti vandalici e tre ragazzi su dieci hanno partecipato a una rissa. Tra i reati nei quali vengono coinvolti o sono direttamente responsabili gli adolescenti troviamo il danneggiamento, furti e ricettazioni, rapine, estorsioni, risse e lesioni e reati legati al cyberbullismo.
Proprio sul fronte delle fragilità che coinvolgono gli adolescenti, se da un lato la polizia locale dell’Unione tiene molto alta l’attenzione, i Servizi Sociali dell’Unione hanno tra i loro programmi moltissimi progetti rivolti ad adolescenti, famiglie e operatori, proprio per intercettare, comprendere ed eventualmente quali strade intraprendere se ci si trova di fronte a situazioni di disagio.

Al via la riqualificazione della pineta Miserocchi di Marina Romea

Intervento del servizio Tutela ambiente e territorio del Comune di Ravenna da oltre 50mila euro

Pineta MiserocchiLa pineta Miserocchi, collocata tra l’abitato di Marina Romea e lo specchio acqueo della pialassa Baiona, sarà al centro di un intervento di riqualificazione del valore complessivo di quasi 51mila euro. L’obiettivo sarà raggiunto mediante l’integrazione di interventi di gestione forestale, il ripristino degli habitat costieri e la rimozione dei detrattori ambientali. Attraverso gli interventi selvicolturali previsti, si cercherà inoltre di fare in modo che l’ecosistema possa essere valorizzato anche in funzione della promozione di un turismo naturalistico. Durante lo svolgimento dei lavori sarà assicurato il presidio da parte del corpo di vigilanza comunale assegnato alle zone naturali.

La pineta Miserocchi, di proprietà comunale, fa parte del parco regionale del Delta del Po e della Rete Natura 2000: è molto apprezzata da famiglie in vacanza, escursionisti e birdwatcher. Infatti in questo luogo è possibile passeggiare con la stessa comodità che caratterizza un parco urbano, ma a stretto contatto con la naturalità dei luoghi.

Questa azione di conservazione della natura è inserita nell’ampio programma di riqualificazione delle aree protette di proprietà comunale, avviato dal settore “Zone naturali” del servizio Tutela ambiente e territorio del Comune di Ravenna, in collaborazione con il Parco del Delta del Po. L’applicazione delle misure di conservazione rientra nelle responsabilità che l’Unione europea assegna agli enti gestori per proteggere habitat e specie di interesse comunitario.

Una minaccia costante è rappresentata dall’invasione di specie estranee all’habitat oggetto di tutela. La pineta Miserocchi, nata come impianto artificiale di pino marittimo, oggi sta vivendo un rinnovamento naturale soprattutto di leccio. Sono in atto infiltrazioni di specie esotiche che rischiano di compromettere gli sforzi di conservazione dei tre habitat presenti: le praterie mediterranee su suoli sabbiosi, le dune grigie a vegetazione erbacea e le foreste dunari. Con l’occasione verranno rinnovate le panchine e rimossi i detrattori ambientali presenti. Inoltre, per salvaguardare la diversità strutturale e biologica, al posto delle piante rimosse verranno piantumate specie arboree autoctone e create macchie arbustive a completamento della composizione dell’habitat. Grazie a questo intervento sarà possibile raggiungere un duplice obiettivo: garantire la conservazione naturalistica del sito anche in proiezione futura ed elevare la qualità della fruizione turistica.

«Bollette triplicate, clienti ridotti dal Covid: una follia»

Gentile (Le Tradizioni di Nick): «Non ho tagliato sul personale, ma è inevitabile adeguare i prezzi»

Nick1«Quando qualche anno fa ho ristrutturato tutto il locale, l’ho fatto all’insegna delle classi energetiche più alte, con l’obiettivo così di riuscire anche a risparmiare. E invece…». Invece Nicola Gentile, titolare del frequentatissimo Le Tradizioni di Nick, ristorante-pizzeria di Alfonsine, si ritrova come quasi tutti i suoi colleghi a fare foto incredulo alle bollette energetiche di questo inizio 2022. Si va dai 1.600-1.800 euro al mese di elettricità di un anno fa («quasi 2mila euro d’estate, quando avevo l’aria condizionata al massimo, e però almeno facevo 300 coperti…») ai 6mila euro dell’ultima bolletta. «Una follia – commenta Gentile – con il paradosso che ora, a causa del Covid, tra regole e quarantene, di coperti ne faccio circa un quarto». Difficile andare avanti, di fronte a questi numeri. «Ho mantenuto i miei dipendenti, ne ho una quindicina, e ora sto “buttando dentro” quello che in questi anni eravamo riusciti a mettere da parte. Ma è evidente che così non si può andare avanti. Il primo passo sarà aumentare i prezzi, dal prossimo mese, anche perché sono forse l’unico da queste parti che non li ho ancora mai toccati dal 2016».

Il ristorante appena  aperto: «Costretto  a ridurre il personale»
Tra le varie difficoltà a cui aveva  previsto di andare incontro  aprendo una nuova attività in  piena pandemia, quella delle  bollette non c’era. Ma oggi  Mohammed Kamal, titolare del  primo ristorante marocchino di  Ravenna (il Marrakech, aperto  due mesi fa in via Circonvallazione  al Molino, nel borgo San Rocco),  deve farsi carico di una bolletta  dell’elettricità che da un  mese all’altro è passata da 400 a  2mila euro.  «Sono stato costretto quasi a dimezzare  il personale – ci confida  al telefono – e sto pensando di  restare chiuso qualche giornata  in più. D’altronde questo aumento  arriva  proprio al termine  di un periodo  in cui, tra quarantene  e regole  anti assembramenti,  non siamo  riusciti a  sfruttare tutti i  nostri coperti,  anzi. E abbiamo  comunque deciso  di non alzare i  prezzi».

Nick2Elettricità quadruplicata. E i cappelletti costano 1 euro in più
A mostrarci le proprie bollette è anche Michele Foschini, titolare della sempre  affollata gastronomia L’Alma in città, in via della Lirica, a Ravenna. L’elettricità di  dicembre è passata in un anno da 378 euro a quasi 1.500 euro; il gas da 70 a 400  euro. Il primo effetto è nel menù: piatti a 1 euro in più. «Lo stanno facendo tutti,  non ci sono molte alternative. Considerando anche l’aumento delle materie  prime e di costi fissi come quello delle posate biodegradabili, che ci costano  alcune centinaia di euro in più al mese».

E c’è chi ha deciso di restare chiuso due sere a settimana
Tra i locali che hanno fatto parlare di sé in queste settimane c’è anche La Casa della Birra di Bagnacavallo che, a fronte di un aumento di oltre il doppio nelle bollette, ha deciso di non aprire per un paio di serate a settimana. E prepara già una serata di San Valentino a lume di candela, anche come forma di protesta, ironica, contro l’aumento dell’elettricità…

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