Samantha Gardin, una donna per il centrodestra: «Non siamo né razzisti, né fascisti»

Parla la candidata leghista all’uninominale di Ravenna per la Camera: «Bisogna rimettere mano al Jobs Act. La flat tax? Aiuta gli imprenditori e favorisce i consumi»

Gardin Alberghini

Samantha Gardin, candidata all’uninominale alla Camera a Ravenna per il centrodestra, con Massimiliano Alberghini, candidato invece per il Senato

Samantha Gardin, classe 1980, residente a Bagnacavallo, una laurea in Economia aziendale e una carriera da commercialista, segretaria provinciale della Lega Nord, capogruppo a Palazzo Merlato, con un passato di nuotatrice agonista nel Ravenna Nuoto («Oggi nuoto ancora per i fatti miei»), è la candidata alla Camera nel collegio uninominale di Ravenna per la coalizione del centrodestra. Di fatto, a ben guardare le posizioni e considerando le previsioni e simulazioni, potrebbe essere l’unica donna della provincia di Ravenna ad andare in Parlamento, perché il collegio è contendibile e perchè ha anche un cosiddetto “paracadute” nel proporzionale.

Gardin, partiamo proprio da questa considerazione: non era dal centrodestra che ci si aspettava una candidatura importante al femminile. Quanto contano per lei le questioni di genere e quanto saranno al centro della sua eventuale attività parlamentare?

«Sinceramente non credo che sia il fatto di essere uomo o donna a dover fare la differenza, ma l’impegno. Avrei fatto politica anche senza quote rose, vengo da un mondo maschile, quello della revisione contabile, in cui sono arrivata ai vertici senza mai pormi il problema, e ho anche avuto
due figli. Credo che il mio partito abbia dimostrato lo stesso atteggiamento: è la meritocrazia che conta».
Salvini è stato di recente indicato come “mandante morale” dell’attentato di matrice razzista a Macerata. Secondo lei ci sono responsabilità politiche nel razzismo dilagante?
«Non voglio commentare il caso Traini, credo che stia alla polizia indagare. Il problema è che si crea tensione sociale facendo entrare troppe persone che per culture diverse ma anche per impossibilità di trovare lavoro e casa finiscono troppo spesso per vivere di espedienti e darsi alla criminalità. I sistemi di accoglienza come Sprar e Cas non funzionano, anche perché servono a far fare business e soldi a chi li tiene in piedi».
Però ci sono leggi internazionali che ci obbligano all’accoglienza dei rifugiati e, da come parla, sembra quasi che lei voglia cambiare il sistema di accoglienza più che rimandarli a casa…
«La maggioranza di quelli che arrivano, quando vanno di fronte alla commissione, non sono riconosciuti come rifugaiati. Quelli bisogna riportarli a casa, e se non lo si è fatto, non è per mancanza di risorse, ma per mancanza di volontà politica».
Insieme a quello del razzismo, un altro tema è tornato di attualità. La domanda è semplice: il fascismo, secondo lei, ha fatto anche cose buone?
«È una domanda provocatoria. Come molti sanno, mia nonna era una staffetta partigiana, ma che non ha mai amato parlare di Resistenza. Il fascismo ha fatto anche cose buone, come la previdenza sociale. Ma ne ha fatte anche di assolutamente sbagliate. Credo ne abbia fatte più di sbagliate che di buone».
C’è chi nel Pd chiama al voto utile. A voi interessa questo argomento?
«La sinistra, come era accaduto anche due anni fa per le amministrative, sta cercando di demonizzarci, spaventando l’elettorato medio. Ma noi non siamo né fascisti, né razzisti. Se un cittadino chiama, facciamo il possibile per rispondere. E credo che questo i ravennati lo abbiano visto, ormai».
Nella vostra coalizione ci sono forze che invocano la famiglia tradizionale. Lei voterebbe un provvedimento per eliminare le unioni civili?
«Ho tanti amici gay, credo che tutte le persone conviventi vadano messe nella possibilità di poter vivere come gli altri, dal punto di vista per esempio dei beni patrimoniali. Diverso è il discorso sull’adozione, che credo vada affrontato nelle sedi più opportune e non credo di avere gli strumenti per stabilire se una persona omossessuale è in grado o meno di crescere bene un bambino».
Sono note a tutti le posizioni sulla legge Fornero della Lega, che è per l’abolizione. Il Jobs Act vi convince? L’abrogazione dell’articolo 18 è stata una cosa giusta fatta da Renzi?
«Si è andati da un estremo all’altro. Prima un lavoratore inadempiente era protetto dall’articolo 18 (in realtà il licenziamento per giusta causa era previsto per quanto non automatico, ndr), oggi un imprenditore può licenziare senza preavviso dichiarando uno stato di crisi. È una riforma fatta a metà, che non funziona. Bisogna rimetterci mano partendo però da un tema fondamentale: la riduzione delle tasse sul lavoro. In questo modo gli imprenditori non dovrebbe più “spremere” eccessivamente i lavoratori i quali riceverebbero un giusto compenso…».
La famosa flat tax di cui parlate, ma che così concepita finirebbe per assicurare il risparmio maggiore ai redditi più alti. Non è un problema secondo voi la divaricazione tra ricchi e poveri e la concentrazione della ricchezza in poche mani?
«La verità è che andrebbe incontro a imprenditori, che così potrebbero assumere più persone, aiuterebbe i consumi perché tutti avrebbero più denaro da spendere e soprattutto andrebbe incontro alle esigenze del ceto medio che è il motore di questo Paese e che paga il 75 percento delle tasse, per- ché in fondo quelli veramente ricchi sono davvero pochissimi. Il sistema degli scaglioni produce distorsioni assurde, basta a volte guadagnare 60 euro in più per ritrovarsi con un netto inferiore a quello dell’anno precedente…».
Se dopo le elezioni non esce una maggioranza, c’è una grande coalizione per cui non voterebbe mai la fiducia ? E potrebbe invece approvare un governo con i grillini?
«Direi che a oggi il Pd è lontano anni luce e con il Movimento 5 Stelle non vedo le basi. Si stanno sfaldando al loro interno, basta vedere che a Ravenna hanno dovuto candidare uno di Ferrara, senza alcun criterio di territorialità».
A proposito di territorio: tre priorità di quello ravennate trascurate in questi anni a cui mettere mano.
«Sicuramente le infrastrutture necessarie per la logistica dello sviluppo del porto. E poi l’attivitaà produttiva, dall’agricoltura al commercio, che va sostenuta abbassando la tassazione. E poi la sicurezza, Ravenna è la capitale dei foreign fighters e guarda caso ha anche la seconda moschea più grande d’Italia oltre a quelle abusive, ricavate dai negozi».
Salvini è arrivato a dire che l’Islam è incompatibile con le nostre leggi. E perà le nostre leggi prevedono la libertà di culto…
«Le altre religioni si sono organizzate in modo da firmare patti con lo Stato italiano, i musulmani no. Bisogna che le regole siano le stesse per tutti. Ho tanti amici che erano musulmani ma arrivati in Italia hanno deciso di non praticare più».
Un’ultima domanda a proposito di Salvini: condivide la sua svolta “nazionalista” della Lega tanto critica- ta invece da Gianluca Pini, parlamentare uscente che l’ha di fatto “benedetta” alla sua prima uscita da candidata?
«Mi pare che quanto a divisioni, gli altri partiti non stiano meglio. Si tratta di un dibattito interno. Io rappresento la sezione di Ravenna e ho deciso di non prendere pubblicamente posizione per tutela della mia provincia. Poi dopo il 5 marzo, vedremo come saranno andate le cose».

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