Il Pd secondo gli amministratori locali, alla ricerca del “sentiment” perduto

Gli stimoli alla politica nazionale nel dibattito a cinque con i sindaci di Firenze, Ravenna, Ancona, Brescia e la presidente della Regione Umbria

Dario Nardella Pd

Dario Nardella, sindaco di Firenze

Continua la festa dell’Unità nazionale di Ravenna con incontri e dibattiti che portano in città personalità della scena politica italiana. In questi giorni, una particolare attenzione è dedicata al governo degli enti locali. Questa sera, domenica 26 agosto, sarà per esempio la volta di un confronto tra due governatori di Regione, Stefano Bonaccini del Pd presidente dell’Emilia-Romagna e Giovanni Toti di Forza Italia, presidente Regione Liguria, alle 20.

Ieri sera, invece, protagonisti sono stati cinque amministratori dei dem: la presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, il sindaco di Firenze Dario Nardella che ha da poco confermato l’intenzione di correre per il secondo mandato e si prepara dunque alla complicata sfida del 2019, Valeria Mancinelli sindaca di Ancona ed Emilio Del Bono, entrambi appena rieletti per il secondo mandato, mentre in gran parte delle altre città d’Italia il Pd subiva quella che forse è stata la sconfitta più grave della sua storia.

Moltissimi gli spunti che sono arrivati da questi amministratori e che potrebbero essere preziosi per quello che Nardella, da buon fiorentino, ha definito il “Rinascimento” necessario del Partito democratico (negando peraltro che alla Leopolda possa arrivare l’annuncio di nuovi fantomatici partiti di Renzi, che ha difeso ).

Concretezza, dato di realtà, scontro aperto e sincero, confronto schietto e alleanze sui progetti sono alcuni degli elementi su cui ha insistito in particolare Valeria Mancinelli, che ha tenuto a ricordare come senza primarie non sarebbe mai stata candidata a sindaco di Ancona la prima volta e dunque non avrebbe potuto raggiungere la vittoria nemmeno di giugno scorso. Tra le sue parole d’ordine per il prossimo congresso quella della capacità di fare scelte e di sviluppare quel senso di responsabilità e appartenenza che, più che la tanto invocata “unità” serve a sconfiggere il nemico peggiore: il fuoco amico. Neanche a dirlo, non sono mancati gli applausi a queste parole.

Emilio Del Bono sposa la necessità dell’umiltà, invocata anche il giorno prima dal segretario Martina, che è condizione necessaria per fare il sindaco. Ed è convinto che anche nel Nord, nella Lombardia leghista dove governa, gli spazi per un’alternativa ci siano, perché la Lega che con Salvini ha preso respiro nazionale, sta perdendo la vocazione dei territori. Mentre è proprio qui, dice Del Bono, che si affrontano tutte le grandi questioni del nostro tempo: convivenza, sicurezza, opere pubbliche, servizi sociali. Il congresso? Del Bono è sulla linea di Marini, e per la verità di tutti: vero, libero e basato su dati di realtà. Senza che ogni posizione del singolo lo allinei o incaselli per forza in una corrente, una tendenza questa che ha, secondo il sindaco di Brescia, molto inibito il confronto interno.

Catiuscia Marini Pd

Catiuscia Marini, presidente del gruppo Pse nel Comitato delle Regioni d’Europa

Presidente del gruppo Pse nel Comitato delle Regioni d’Europa, Catiuscia Marini ha offerto l’occasione per riflettere sui temi dell’Europa in questo momento di grave scontro tra Bruxelles e Roma. L’Europa percepita come “matrigna” da tanti italiani ma che, secondo Marini, è invece dietro tanti investimenti, tanti progetti di innovazione che riguardano proprio I territori. Come cambiare questa percezione? Come raccontare che cosa significa davvero l’Europa nella vita quotidiana delle persone e raccontare però anche allo stesso tempo come vada cambiata? Questa la sfida che, secondo Marini, solo il Pd può raccogliere in vista delle prossime europee dove i movimenti di destra e sovranisti, compreso Salvini, potrebbero ottenere risultati straordinari aprendo nuovi e – secondo Marini – naturalmente inquietanti, scenari.

E con le Europee nel 2019 arriva anche una cruciale tornata di amministrative che vede appunto anche la corsa di Dario Nardella al secondo mandato. Come affrontarla? Non solo parlando di quanto di buono è stato fatto, come è accaduto alle Politiche (e Nardella è l’unico sul palco a ribadire con forza che I governi Renzi-Gentiloni hanno fatto un lavoro straordinario) dove non si è riusciti a comunicare una visione e uno slancio per il futuro. E, auspica il primo cittadino fiorentino, un linguaggio unico del partito per Europee e Amministrative, convinto che le differenze e i contenuti rispetto ai populisti stiano in parole come civismo e fiducia. Sarebbe allora utile il congresso prima delle elezioni per chi si candida? Sì, secondo Nardella e non solo, ma a patto che non sia una conta. Se quello deve essere, meglio forse rimandare a dopo le elezioni.

Michele De Pascale Pd

Michele de Pascale, sindaco di Ravenna

Convinto sostenitore della necessità di un congresso in tempi brevi è sicuramente Michele de Pascale, come va ribadendo da tempo. Naturalmente anche lui auspica un congresso vero che porti a parole nuove, idee nuove e una nuova classe dirigente per affrontare quelle che devono essere le sfide di una forza di centrosinistra: la tutela delle persone più fragili, le risorse per la sanità, per l’istruzione, per l’inclusione insieme al rispetto delle regole per tutti. E nell’ottica proprio di questa accelerazione verso il ricambio, il 6 e il 7 ottobre sarà a Roma per la convention appena convocata da Nicola Zingaretti, unico al momento che si è detto pronto a candidarsi per la segreteria, ma, assicura, è pronto ad ascoltare tutti i candidati che dovessero presentarsi.

La sensazione, ascoltando questi amministratori dalle storie politiche diverse alle spalle che per primi ammettono differenze di vedute su temi specifici ma che chiaramente condividono una visione della società lontana anni luce da quella della Lega e ormai anche da quella del Movimento 5 Stelle è che ancora effettivamente esiste un’area politica alternativa che guarda in qualche modo alla storia della sinistra ma che deve cercare parole nuove per declinarsi e ritrovare quel “sentiment” evocato sul palco con il proprio elettorato perduto e, soprattutto, con i giovani che alle ultime elezioni hanno guardato altrove.

Le argomentazioni di queste persone, come del resto in genere di tutti gli amministratori locali di ogni colore politico, che parlano con passione di palazzi recuperati in centro storico, di progetti di risanamento, di trasporti pubblici e tutele sociali per i cittadini, possono suggerire che la politica possa ancora servire a dare risposte a bisogni concreti e collettivi. Sì, forse il Pd dovrebbe ripartire da qui, dai territori. Ed è una lezione che farebbe bene a tutte le forze politiche.

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