De Pascale: «Bonaccini l’uomo giusto per un’alternativa di governo»

Il sindaco di Ravenna sostiene il Presidente della Regione: «Una candidatura appoggiata, non a caso, da molti amministratori italiani. Personalmente darò una mano, ma le mie priorità sono Pnrr e riforma delle Province»

Bonaccini De Pascale Savarna

Grande favorito alle primarie per il dopo Letta nel Pd, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini può contare sul sostegno di molti sindaci e amministratori, tra questi anche Michele De Pascale, primo cittadino di Ravenna da subito convinto che il candidato modenese possa aprire una fase nuova per il partito.

In generale, queste primarie al momento non sembrano particolarmente coinvolgenti per temi, dibattito, questioni messe in campo. Qual è la sua sensazione?
«Secondo me c’è un fraintendimento di fondo, non si può pensare al congresso come uno strumento salvifico in grado di suscitare entusiasmo; il congresso è il luogo dove fare le scelte giuste, ma poi gli obiettivi si raggiungono con il lavoro, con l’impegno e la credibilità nel tempo. Del resto, è quello che abbiamo visto fare anche a Meloni. Dall’opposizione si tratta per il Pd di costruire una prospettiva per il futuro del Paese».

Il fatto di essere già il Presidente della Regione non è un limite per Bonaccini? Come potrà interpretare entrambi i ruoli?
«Il mandato di Bonaccini in Regione scade tra due anni, quindi la sovrapposizione sarebbe limitata nel tempo a un periodo in cui, e questo è importante ribadirlo, il Pd è e resterà all’opposizione. Questo è un punto fondamentale della mozione di Bonaccini. Non si devono ripetere gli errori fatti in passato, rispetto a cui non ho sentito molta autocritica dai dirigenti del partito. Inoltre, credo che sia importante dimostrare che non siamo solo in grado di evocare un’alternativa di governo, ma anche di praticarla concretamente. E non è casuale che la candidatura di Bonaccini non sia partita dalle correnti dei leader e sia sostenuta da tanti amministratori e sindaci».

Bonaccini è spesso descritto e percepito come un “uomo forte”, diretto, concreto. Nel momento in cui abbiamo la prima premier donna e che ci sono candidature femminili alla guida del partito, una figura come la sua non rischia di essere un po’, per così dire, superata?
«Come noto sono e sono sempre stato sostenitore della parità di genere e dell’empowerment delle donne in politica, ma non credo che candidare un uomo possa essere di per sé una scelta “superata”. Sul carattere o l’immagine di Bonaccini, è vero che appare energico, forte, ma è altrettanto vero che sono quasi dieci anni che governa la Regione con un patto sottoscritto da tutte le parti sociali e con una vastissima maggioranza senza particolari fibrillazioni. Credo sia un buon punto di equilibro per evitare due mali opposti: l’uomo solo al comando da un lato, e la politica che discute senza mai decidere dall’altro».

Il rischio è quello di essere troppo incentrati sul modello Emilia-Romagna?
«Tra i sostenitori ci sono il sindaco di Bari, Firenze, Ancona. Sicuramente credo sia importante che la squadra a suo sostegno sia molto più ampia anche territorialmente. Certo il fatto che ci siano tre candidature dall’Emilia-Romagna un po’ dovrà far riflettere».

È segno di forza o debolezza del partito regionale che non ha trovato un’unità? Cosa distingue programmaticamente Bonaccini da De Micheli, per esempio?
«Il congresso è nazionale e quindi le numerose candidature del nostro territorio sono non solo legittime, ma credo anche motivo di orgoglio. Personalmente non sono assolutamente contro De Micheli, a cui mi lega stima e amicizia da molti anni. Ritengo semplicemente piú forte la candidatura di Bonaccini, oltre all’opportunità di ripartire da chi come lui non abbia avuto ruoli negli ultimi governi».

Ed Elly Schlein? Come valuta la sua candidatura?
«Ho sempre pensato che uscire dal Pd sia stato un errore di Elly e di altri compagni dopo di lei e quindi penso che la loro decisione di rientrare sia una bellissima notizia. Elly è sicuramente una delle migliori intepreti di istanze e di una cultura in cui non mi riconosco completamente ma che credo debbano far parte del Pd. Personalmente, l’unico appunto che posso muoverle è che io non me la sarei sentita di entrare in un partito per guidarlo, credo ci sia un po’ una sottovalutazione della difficoltà e della complessità nel guidare una forza politica. In caso di sua vittoria poi, per il suo percorso sarebbe oggettivamente in maggiore difficoltà nel motivare anche i sostenitoti degli altri candidati a continuare ad impegnarsi nel Pd».

Se Bonaccini dovesse vincere, lei che ruolo avrà nella sua squadra?
«Sto dando una mano e continuerò a farlo, ma le mie priorità in questo momento sono altre: le risorse del Pnrr sul nostro territorio e la riforma delle Province a cui lavoro da tempo come presidente dell’Unione Province Itlaiane e che potrebbe essere in dirittura di arrivo».

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