«Il Mar sempre più museo del mosaico. Il flop di Classis? Deve essere completato»

L’assessore Sbaraglia: «Stiamo lavorando per una mostra di Alberto Burri per la prossima biennale»

Fabio Sbaraglia

L’assessore Fabio Sbaraglia in una foto scattata al museo Dante

Seconda e ultima parte (qui la prima, più incentrata sui tagli) all’assessore alla Cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia, nei giorni scorsi ospite della nostra redazione.

Assessore Sbaraglia, passiamo alle recenti polemiche sul nuovo museo del territorio di Ravenna, Classis, che nel 2022 ha visto calare gli incassi rispetto al 2021, con dati lontanissimi da quelli previsti dal piano di sostenibilità presentato in occasione dell’apertura di fine 2018.
«I dati di partenza del 2019, immaginati in prospettiva, erano incoraggianti. Poi ovviamente è arrivata la pandemia e tutto quello che ne consegue. Ma in generale voglio sottolineare due cose: Classis è stato un progetto di rigenerazione straordinario, abbiamo restituito alla collettività uno spazio come quello dell’ex zuccherificio, con un progetto premiato anche in concorsi internazionali. In secondo luogo va ricordato che quel museo ha necessità di essere completato. Il finanziamento del ministero dell’anno scorso (circa 2,5 milioni di euro, ndr) permetterà alla fondazione Ravennantica di aprire due nuove sezioni dopo l’estate, che completeranno il racconto del territorio. Per poi andare a predisporre lo spazio dove si prevede di ricoverare la barca di Teodorico. E in ultimo va rilanciata tutta l’area di Classe, che deve tenere insieme museo, Antico Porto e basilica: l’area ha un potenziale che si esprime solo se la concepiamo come un sito unico archeologico non di Ravenna, ma della Romagna. Con adeguate strategie di promozione turistica, che vadano fuori dal nostro Comune, che coinvolgano altre amministrazioni. Così come la mobilità: deve essere un sito più facilmente raggiungibile, meglio servito dal trasporto pubblico, a partire dai treni. Ne stiamo parlando con la nuova direttrice, da poco insediatasi (Francesca Masi, ndr), della fondazione Ravennantica, che continua a essere strategica per noi, offrendo un livello alto di servizi, anche per i siti statali, garantendo lavoro di qualità a tante persone, soprattutto donne. La fondazione punta molto sulla didattica; con la ripresa del turismo scolastico da qui a giugno abbiamo già superato i numeri del 2022. Con la pandemia questo aspetto era stato azzerato».

Perché non è stato riproposto il progetto dell’arena estiva al museo Classis?
«Quello è stato un progetto straordinario, legato a specifici finanziamenti regionali per cui quell’anno (era l’estate del 2021, ndr) avevamo candidato l’arena di Classis, appunto, per dare nuova linfa allo spettacolo dal vivo, recuperare gli spettacoli che erano saltati a causa della pandemia. Nel 2022 abbiamo preferito candidare ai fondi della legge regionale invece la Biennale del mosaico, così come per il 2023 (la biennale si terrà per due anni consecutivi, recuperando l’edizione persa a causa della pandemia, ndr)».

Ha da poco firmato un accordo di collaborazione per valorizzare il mosaico di Ravenna e la ceramica di Faenza: la biennale potrebbe diventare una sorta di Argillà, una mostra-mercato del mosaico?
«Si tratta di due elementi distintivi delle due città, ma anche diversi tra loro con caratteristiche peculiari, la ceramica forse si presta più facilmente a mostre-mercato e ci sono artigiani delle città del circuito internazionale da coinvolgere. Per quanto riguarda il mosaico, forse questo è più complicato ma lo sviluppo e la promozione della dimensione di alto artigianato del mosaico è uno degli obbiettivi che abbiamo. Già dalla prossima Biennale, l’intenzione è quella di coinvolgere il comparto del design, applicato al mosaico, che potrebbe essere molto interessante».

Arriviamo così al Mar, in procinto di riaprire con il nuovo allestimento.
«Dal 24 marzo tornerà fruibile la Pinacoteca che in queste settimane è stata oggetto di interventi straordinari (i dettagli a questo link, ndr). Nel corso della primavera è invece prevista l’apertura del riallestimento della Collezione dei mosaici contemporanei, l’intervento più atteso e strategico. Sarà un racconto nuovo, un allestimento e una collezione che nel tempo vorremmo implementare per connotare il Mar sempre più come museo del mosaico. Il piano terra lo immaginiamo completamente dedicato all’arte musiva, con spazi anche laboratoriali per incentivare la didattica, oltre ad attività espositive a tema».

Ci conferma le indiscrezioni sulla mostra di Alberto Burri?
«Abbiamo aperto un contatto e possiamo dire che puntiamo a fare una mostra di Alberto Burri a Ravenna in ottobre in occasione appunto della Biennale. Dobbiamo definire ancora alcuni aspetti, ma di certo è una mostra che la nostra città attende da tempo, che dovrà ricordare le suggestioni ravennati che hanno ispirato l’artista. Sarà un altro modo per parlare di mosaico come linguaggio che non sia per forza coincidente con le tessere, ma in un’ottica più espansa».

01+ +Facciata+del+MARE, mosaico a parte, torneranno le grandi mostre al Mar di Ravenna?
«Il Mar è un museo che non può pensare di misurare la propria efficacia su una mostra in più o in meno o su 10mila o 60mila visitatori. Deve farlo invece sulla base della propria capacità di ritagliarsi un ruolo di centro culturale per la città. Con attività durante tutto l’anno. Ecco perché erano necessari interventi strutturali, la rimessa a disposizione delle collezioni del moderno e del contemporaneo. Il Mar deve continuare ad aprire collaborazioni e connettersi con i festival di musica, di teatro, di danza, i progetti con le scuole. Il mese scorso è stato caratterizzato da mostre per i più piccoli e vogliamo che diventi un appuntamento fisso, così come se riuscisse a diventare una casa anche per gli adolescenti e i giovani: a questo proposito abbiamo sottoscritto un protocollo con Accademia di Belle Arti e il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, campus di Ravenna. Per quanto riguarda comunque le mostre temporanee, in questi due anni abbiamo scelto di concentrarci sulla Biennale ma nei prossimi mesi proporremo al Cda di nominare un comitato scientifico che abbia la funzione di costruire proposte per una serie di eventi espositivi di natura identitaria, con mostre a partire dal 2024».

L’opera di Sol Lewitt di cui tanto si è discusso l’anno scorso, per la presunta volontà dell’autore di non esporla, tornerà visibile?
«È una di quelle scelte che spetterà al comitato scientifico».

Passiamo a Dante. Cosa resta del centenario?
«Una zona dantesca rinnovata negli spazi e nell’offerta, con il restauro della tomba, il riallestimento del Museo, l’apertura di Casa Dante. E il coinvolgimento dei ravennati che si sono confrontati con l’attualità del Poeta attraverso il “cantiere” che ha visto partecipare i cittadini per la messa in scena della Divina Commedia, per esempio, o nella rinnovata formula della cerimonia dell’annuale, senza dimenticare l’eccezionalità della “lettura perpetua” della Commedia. Nei prossimi anni Ravenna deve impegnarsi a mantenere vivo e rilanciare l’aspetto identitario della figura di Dante».

Tra i contenitori culturali ravennati, ci sono novità per l’Almagià?
«Dal 2023 è passato di competenza, in Comune, dall’Ufficio Politiche giovanili a quello Cultura e questo ne connoterà anche la sua funzione. Trattandolo come contenitore culturale al pari di Alighieri e Rasi, su cui negli anni scorsi ci sono stati interventi importanti, anche l’Almagià sarà presto coinvolto da un intervento strutturale che lo dovrà rendere più funzionale e flessibile. Stiamo poi predisponendo il nuovo bando, in quanto il vecchio è scaduto a fine anno scorso (al momento la gestione è in proroga alla Cooperativa E, ndr)».

La Classense come se la passa?
«È un’istituzione in salute, con oltre 200.000 accessi solo nella sede centrale, e oltre 140.000 prestiti nel 2022. Il suo lavoro sia sul versante della pubblica lettura che sulla biblioteca specialistica è riconosciuto ovunque, senza considerare il grande impegno su tutto il territorio con il sistema delle biblioteche decentrate. La Classense sarà al centro di interventi molto importanti, con finanziamenti per abbattere le barriere architettoniche (così come al Mar) e favorire l’accessibilità. Nel 2024 e 2025 verranno inoltre costruiti una scala e un ascensore e saranno rese fruibili le sale della biblioteca storica, al momento aperte solo in occasioni speciali come le visite guidate del Fai. E nei prossimi due anni verrà completato anche il cantiere e il restauro per poter riaprire anche la sala dell’aula magna, chiusa dal terremoto del 2019. Nel frattempo si è scelto di fare un investimento importante anche sul personale assumendo in pianta stabile due nuove unità».

Restauro AccademiaCon la statizzazione del conservatorio e dell’accademia di belle arti le due istituzioni saranno nuove protagoniste anche della vita culturale?
«Certamente c’è la “concorrenza” in città di tante realtà che in campo musicale potrebbe limitare in termini di spazio le attività pubbliche del conservatorio, ma è anche vero che proprio per questo Ravenna offre a chi si cimenta in studi musicali un’amplissima opportunità di accesso ad una proposta che in campo musicale è molto ricca. L’augurio è che lo sia anche in termini di possibili sbocchi. Negli ultimi anni però registriamo con piacere un coinvolgimento sempre maggiore delle attività del conservatorio in collaborazioni importanti, penso a Ravenna Festival, o la presenza di concerti al Museo Nazionale. Per quanto riguarda l’Accademia, credo sia importante coinvolgerla in processi produttivi, visibili in città, come avvenuto nell’ultima biennale con i restauri su alcuni mosaici del Parco della Pace, così come so che si stanno sviluppando altri progetti di produzioni musive. La cartina di tornasole sarà però nel lungo periodo, quando potremo valutare il percorso di valorizzazione e promozione dei linguaggi del mosaico, non da una mostra, ma dalla crescita degli studenti da fuori Ravenna. Se sarà significativa saremo riusciti ad accendere l’attenzione sul mosaico, in quanto l’unica Accademia pubblica in Italia a puntarci».

Aggiornamenti sulla mostra di Alberto Burri al Mar di Ravenna

Come anticipato dall’Assessore Sbaraglia, la mostra parte ufficialmente il 13 ottobre 2023 al Mar di Ravenna con l’inaugurazione per poi proseguire fino al 14 gennaio 2024. Leggi il nostro articolo dedicato: “Alberto Burri: una mostra con cento opere dell’artista, a Ravenna dal 13 ottobre“.

 

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