I film d’animazione? Roba da grandi

I titoli da non perdere secondo il ravennate Bendazzi, prestigioso storico del cinema

Non chiamateli cartoni. Lo storico del cinema Giannalberto Bendazzi, nato a Ravenna, residente a Milano dove ha insegnato “storia del cinema d’animazione” all’Università Statale e che ha tenuto corsi in molte delle più autorevoli scuole di cinema dalla Griffith University in Australia alla Nanyang Technological University a Singapore, ha sempre odiato il termine “cartoni”. «Rimanda a un’animazione per bambini, mentre il cinema di animazione è ricchissimo di varietà molto diverse tra loro e solo una piccola parte di queste è pensata per i bambini».
Per molto tempo il cinema d’animazione è stato considerato di serie B, oggi è finalmente giunto a una sua dignità artistica?
«Questa classificazione che discriminava il cinema di animazione rispetto al cinema “vero” è nata proprio da questo equivoco che fosse una cosa per bambini e quindi un cinema infantile. Questo è errato due volte: è falso perché l’animazione ha prodotto moltissimi film per adulti, ed è sbagliato perché anche il cinema di animazione per bambini ha prodotto grandi capolavori».
Quando il cinema di animazione nacque non era affatto per bambini…
«I primi film di animazione erano per adulti, molti avevano contenuti espliciti legati anche al consumo di alcool, di sigarette e al sesso. Temi ovviamente vietati ai bambini. Poi venne Walt Disney con una idea geniale e rivoluzionaria: “Se facciamo dei film che piacciono ai bambini e li fanno stare tranquilli piaceranno anche alle loro mamme”. La cosa funzionò e dopo il suo enorme successo moltissimi lo emularono e nacque il cinema d’animazione per l’infanzia».
Quanto influisce il cinema d’animazione sulla formazione dei bambini?
«Molto e positivamente. L’animazione aiuta i bambini ad immergersi in mondi fantastici e ad entrare in contatto fin da subito con una delle forme più complesse e ricche del cinema.
Oggi l’animazione risente ancora di questo legame col mondo infantile, o si è affrancata?
«Anche se in molti non se ne rendono conto oggi l’animazione è utilizzata soprattutto per il cinema “per adulti”. Pensiamo a tutti gli aspetti legati agli effetti speciali. Intere scene di film vengono girate da un uomo in mutande sospeso a dei cavi in una stanza verde completamente vuota. Tutto il mondo che circonda questi personaggi è disegnato e animato intorno a loro. Utilizza tecniche molto sofisticate, ma è a tutti gli effetti animazione».
Hollywood è ancora il centro della produzione animata?
«Sì, senza dubbio. Anche se altri paesi come la Cina e il Giappone superano gli Stati Uniti come numero di film prodotti, di fatto la potenza della diffusione del cinema americano è ancora largamente predominante anche nell’animazione, e in America si producono ancora oggi alcuni dei migliori film».

Un frame da La Città incantata

La piccola animazione italiana come può competere con i grandi centri mondiali di produzione?
«Competere non è semplice per un motivo: la colpa è principalmente della Rai. La Rai è il principale produttore di cinema di animazione del paese e crea prodotti per la televisione, ma ha una visione antiquata del cinema per cui pretende film animati per bambini fatti con paramentri che li rendono di bassissimo livello. Ci sono però diversi autori che riescono ad autoprodursi e creare bei film. Però nel cinema la quantità è legata anche alla qualità. Se si produce tanto nascono, in mezzo agli altri, anche ottimi film, se si produce poco diventa difficile trovare capolavori».
Ravenna ebbe un ruolo importante agli albori del cinema di animazione con Ginna e Corra…
«Negli anni 1911-12 due giovani ravennati, i fratelli Arnaldo e Bruno Ginanni Corradini, meglio noti con i nomi d’arte di Ginna e Corra, sperimentano per primi quella tecnica della pittura diretta su pellicola. Fu di fatto il primo film di animazione astratto della storia. Era un cinema che non derivava dalla fotografia, ma dalla pittura e per la precisione pittura futurista. Il loro scopo era ottenere “musica cromatica”. Il primo a metterli nei libri di storia del cinema fu il critico Mario Verdone, anche se non ne comprese a pieno la portata della loro invenzione che mutò la storia del cinema. Purtroppo i loro film sono andati perduti…».
Quali sono secondo lei i tre film d’animazione da vedere almeno una volta nella vita?
«Direi senza esitazione Biancaneve e i sette nani di Walt Disney, La città incantata di Hayao Miyazaki e Allegro non troppo di Bruno Bozzetto».
Tre titoli che abbracciano un po’ tutto l’immaginario dagli Stati Uniti al Giappone fino all’Italia…
«Non è una risposta diplomatica o ponderata, è una risposta del tutto istintiva. Credo siano tre capolavori imprescindibili».

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