La rivelazione del cinema indie americano: “Lady Bird”

Girato dalla giovane Greta Gerwig,ha fatto il pieno di nomination agli Oscar con una classica storia di formazione, di passaggio all’età adulta

Ragazze Lady Bird

Una scena da Lady Bird

È uscito nelle sale una piccola grande rivelazione del cinema americano indipendente: il fenomeno Lady Bird, della giovane regista Greta Gerwig, che partendo in sordina ha avuto grandissimi riconoscimenti e premi tra festival, critica, e soprattutto pubblico, un effetto a valanga che l’ha portato ad avere 5 nomination agli Oscar (rimanendo però a bocca asciutta), tra cui miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista.

La storia è il classico romanzo di formazione in versione indie. È il 2002, da un anno c’è stato l’attentato alle Torri Gemelle, e siamo a Sacramento, la città meno interessante della California per la protagonista Christine “Lady Bird” (interpretata da un’ottima Saoirse Ronan, che avete già apprezzato in Amabili resti di Peter Jackson e in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson). Christine è all’ultimo anno della high school, ed è nella fase critica della fine dell’adolescenza. Ha deciso di cambiarsi il nome in Lady Bird; vorrebbe andare a studiare a New York e non nello squallido college sotto casa; e in più la scuola che frequenta è un liceo cattolico, scelto solo per non trovarsi in mezzo alle gang della scuola pubblica. Si aggiunga che la famiglia è in crisi economica: il padre ha perso il lavoro ed è in crisi depressiva, la madre psichiatra è costretta a turni doppi in ospedale, il fratello adottivo deve lavorare in un bar dopo la laurea. In questo fase di crisi generazionale, Lady Bird vorrebbe evadere, ma al tempo stesso cerca anche l’amore. Durante le prove per il musical di fine anno della scuola, conosce il bravissimo ragazzo Danny, di famiglia benestante, anche se tipicamente cattolica e tipicamente reaganiana. L’amore per Danny, il primo della sua vita, sembrerebbe bellissimo, ma… Ovviamente non si deve spoilerare nulla oltre il primo terzo di film. La storia di Lady Bird è e rimarrà quella del coming of age, del passaggio all’età adulta, ma con un pregio assoluto che le rende universale e meritevole del successo: non è mai scontata né banale. Tutti i passaggi narrativi sono per certi versi “classici” nel genere, ma sempre sviluppati con una grazia, un cuore e un’intelligenza rarissime. La giovane regista Greta Gerwig parte da qualcosa che potrebbe essere autobiografico (è lei stessa originaria di Sacramento), ma subito ci si rende conto che la scelta del luogo non è riferita a se stessa, bensì alla conoscenza profonda delle dinamiche delle tranquille città di provincia americane. Con stile sereno, in realtà comprendiamo le divisioni di classe nella società americana e il senso di vergogna che si ha nell’essere poveri, vergogna che in Lady Bird porta a cambiarsi il nome, in quanto vergogna di se stessi di fronte agli altri. E la maturazione passerà attraverso rituali di passaggio ancestrali: il ballo a scuola, il primo bacio, la prima volta che si fa sesso, le litigate con le amiche…
Un film solo apparentemente leggero, non convenzionale nell’affrontare un tema eterno come l’adolescenza.

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