Ambiguo, moderno, affascinante: chi era Leo Longanesi

Leo Longanesi«Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa» diceva Leo Longanesi in uno dei suoi celebri aforismi pungenti che oggi, nell’epoca della scrittura breve ed efficace, dovrebbero tornare a fare scuola. Longanesi che oltre ad essere giornalista fu scrittore, illustratore ed editore. Longanesi, che nacque nel 1905 a Bagnacavallo, fu a detta di molti il primo giornalista italiano moderno. Con il suo giornale Omnibus anticipò il giornalismo di costume e di opinione che formò la nuova generazione di cronisti come Benedetti che poi creò L’Europeo e L’Espresso, Pannunzio de il Mondo e Indro Montanelli, che gli dedicò anche una affettuosa biografia.
Longanesi però è anche una figura ambigua. Giovanissimo aderì convintamene al fascismo e poco più che ventenne si macchiò di crimini come  il pestaggio di Arturo Toscanini, colpevole di essersi rifiutato di suonare gli inni del regime prima di un concerto. Non tutti gli storici concordano nella presenza di Longanesi all’aggressione avvenuta a Bologna, sicuramente la difese apertamente sui giornali. Quegli attacchi convinsero il Maestro a fuggire in esilio negli Stati Uniti. Dopo la caduta del regime Longanesi ha un repentino mutamento, si trasferisce a Milano e inizia a scrivere per Il Messaggero. Il tono dei suoi articoli passa dall’arrogante al sarcastico. Dopo la sconfitta politica il giovane tracotante diventa un uomo più saggio e aperto. Il suo modo di scrivere e pensare è talmente diverso che a stenti si riesce a riconoscere nei due stili la stessa persona. Fonda la casa editrice che ancora oggi porta il suo nome ed è il primo a portare in Italia autori come Hemingway e la letteratura sovietica, è lui a scoprire e pubblicare alcuni degli scrittori che diventeranno storia della nostra letteratura come Alberto Moravia, Elsa Morante, Dino Buzzati e Ennio Flaiano. Fonda Il borghese, rivista che segna un nuovo passo tra i periodici degli anni ’50. Finché un giorno, mentre è ancora in redazione, il suo cuore smette di battere, quando ha solamente 52 anni. Finisce così la breve vita di un grande giornalista, un polemico con una biografia ambigua, la cui penna ebbe un grande rilievo nella vita culturale italiana del ‘900. Se è vero che ogni uomo è fatto di contraddizioni, per il caso di Longanesi queste sono talmente marcate da renderlo difficile da comprendere, e danno alla sua figura una luce misteriosa, oscura e allo stesso tempo affascinante. Era un uomo arguto e difficile che di sé stesso diceva: «Sono un misantropo che cerca compagnia per sentirsi solo». A Longanesi sono dedicate varie iniziative (vedi box) durante la festa di San Michele a Bagnacavallo per i sessant’anni dalla morte che ricorre il 27 settembre.

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