Nel secondo romanzo di Cavezzali la storia del primo terrorista (che era romagnolo)

Dal 10 settembre in libreria la nuova prova del giovane scrittore ravennate, il 12 all’Hana-Bi di Marina di Ravenna la prima presentazione del libro pubblicato da Mondadori

Matteo CavezzaliÈ con un certo orgoglio che scriviamo la notizia: il ravennate Matteo Cavezzali, storico collaboratore di questa rivista fin dalla sua fondazione, sarà in libreria dal 10 settembre con il suo secondo romanzo, Nero d’Inferno, pubblicato da Mondadori, dopo il successo di Icarus, il suo libro sulla vicenda di Raul Gardini.

Questa volta la storia è quella di un migrante italiano che diventa un bombarolo negli Stati Uniti degli anni Venti. Il libro sarà presentato per la prima volta il 12 settembre all’Hana-bi di Marina di Ravenna alle 21. Intanto, gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa.

Matteo, come nasce l’idea, dove hai trovato la storia?
«Inizialmente volevo scrivere la vita di un ragazzo che si affilia all’Isis. Poi leggendo un saggio di un americano sul terrorismo ho visto che per chiamare l’autobomba utilizzava la parola Boda’s Bomb. Mi sono detto che era un termine strano e ho cercato da dove derivasse, così ho scoperto che veniva dal nome di Mario Buda un ragazzo nato a 30 km da casa mia che era stato il primo terrorista moderno. Mise la prima autobomba a Wall Street nel 1920 facendo quaranta vittime a seguito della quale fecero la prima legge antiterrorismo. Allora ho pensato che attraverso Buda potevo capire il meccanismo che porta una persona a volere una strage, perché lui era sotto molti aspetti come me. Ho scoperto così una storia piena di colpi di scena, fughe, traffico di alcol nell’America del proibizionismo, la vicenda di un’emigrazione drammatica, la storia di un romagnolo sanguigno, anarchico, fatalmente affascinato dalla vendetta».

È un romanzo, una cronaca, un messaggio?
«É un romanzo basato su forti fonti storiche, una vicenda sconosciuta ai più perché a nessuno faceva comodo raccontarla. Tutti escono male da questa storia. Per molti versi ci parla di quello che sta accadendo oggi e ciò che accadrà nel prossimo futuro se le ingiustizie continueranno a essere considerate la norma da accettare».

Come ci hai lavorato? Cosa deve aspettarsi, dal punto di vista della scrittura, chi ha letto e amato il tuo primo libro, Icarus?
«Per alcuni aspetti il lavoro ha una struttura simile, ovvero ho rintracciato e unito diverse fonti: archivi dell’Fbi, dell’Ovra ovvero la Polizia segreta Fascista e fonti dirette di chi lo aveva conosciuto (è morto negli anni ’60). Credo però sia un passo avanti nella mia scrittura perché ho sperimentato nuovi modi di narrare. Ci sono diverse voci che ci raccontano la storia, ognuno dal suo punto di vista».

A questo proposito, sei stato anche premiato, hai fatto mille presentazioni. Già al secondo romanzo sei stato “cooptato” da Mondadori. Ci racconti qualcosa del tuo primo anno da scrittore? Come ti sei sentito in questo ruolo?
«É stato un anno pieno di soddisfazioni e nuove sfide, che ha coinciso però con un anno molto difficile a livello personale. Scrivere mi piace da sempre, è stato strano scoprire che molti amavano leggere quello che scrivevo. La telefonata di Mondadori è stata inaspettata, lì ho trovato un editor di grande prestigio come Alberto Rollo, che ho subito coinvolto anche in ScrittuRa festival (di cui Cavezzali è fondatore e direttore artistico, ndr) lui ha lavorato con grandi autori come Tabucchi, Baricco, Saviano e molti altri ed è stato un onore che sia venuto a trovarmi qui a Ravenna».

Dì la verità, i premi vengono tanto bistrattati, ma ogni autore sogna di vincerne uno e magari proprio lo Strega…
«Woody Allen ha mandato molti film a Cannes a patto che fossero sempre “fuori concorso”. Quando i giornalisti gli chiedevano il motivo rispondeva che i film sono un’esperienza personale, ognuno è libero di amare quello che vuole: se volete vincere una gara iscrivetevi a una gara podistica, solo li saprete se siete davvero più bravi. Credo che valga lo stesso per i libri. Certo i premi che ha vinto Icarus hanno aiutato a far conoscere il libro e quindi fanno sempre piacere, ma non credo che si possa fare una graduatoria dei libri più belli. Per esempio c’è anche chi dice che Dostoevskij scriva male, che parrebbe una bestemmia se a dirlo non fosse stato Nabokov… Ogni gusto è legittimo».

Sei scrittore, giornalista, organizzatore di un festival di sempre maggior successo. Come sta la letteratura in Italia? Sono anni che diciamo che in questo paese non si legge, o si legge sempre meno…
«Mi pare che sia in ottima forma. Ci sono molti autori di grande talento, anche se ogni tanto l’editoria è un po’ timida a proporre testi troppo sperimentali. Temo che oggi un libro come Se una notte d’inverno un viaggiatore di Calvino non troverebbe mai un editore perché considerato troppo “strano”».

Secondo te, cosa si potrebbe o dovrebbe fare per promuovere la lettura? Cosa funziona e cosa no?
«Bisogna aiutare i ragazzi a trovare dei libri che gli piacciono e non obbligarli a leggere libri che li “vaccinano” contro la lettura. I classici fanno bene e devono essere letti, ma bisogna lasciarli scegliere di più. C’è almeno un libro che può far innamorare della lettura, non per tutti è lo stesso però. I ragazzi devono capire che leggere è come andare al cinema o vedere una serie su Netflix. Se un film ti ha fatto schifo non vuol dire che non ti piace il cinema ma che non ti piace quel film. Il vantaggio della letteratura é che puoi scegliere tra tutti i libri del mondo e non solo sui dieci o venti titoli che trovi alla multisala o in streaming».

Domanda al Cavezzali lettore: ti capita mai di scegliere un libro per il titolo o la copertina? Ci dici qual è stata l’ultima volta? E in generale, cosa preferisci leggere?
«Mi lascio molto suggestionare da titoli e copertine, anche se la maggior parte dei libri li scelgo per il loro autore o per la trama. Alcuni libri che ho scoperto per caso sono Nato in Urss (Hacca edizioni) di Vasile Ernu con una copertina con la scritta CCCP fatta come il logo della Coca-Cola o Anime Baltiche di Jan Brokken il cui titolo mi affascinava e del cui autore poi mi sono appassionato. Sono un lettore onnivoro, leggo romanzi, saggi, cose molto diverse tra loro. I miei romanzieri di riferimento sono Conrad, Celine, Calvino, Buzzati, Nabokov, Didion, Carver, ma anche non romanzieri come Schopenhauer, Bauman, Sacks, questa estate ho letto i diari che Darwin tenne durante i suoi anni di navigazione sul Beagle e sono molto appassionanti».

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