Tornano i “Ritratti d’autore” di Misano Adriatico tra filosofia e grande letteratura

Al cinema teatro Astra dal 28 febbraio al 16 aprile. Il programma completo

ImmagineLa stagione culturale 2020 della biblioteca di Misano Adriatico, curata da Gustavo Cecchini, apre, venerdì 28 febbraio,  con “Ritratti d’autore”, rassegna filosofico- letteraria dedicata a opere entrate a far parte dell’olimpo dei classici, presentate al pubblico da illustri maestri.

Un appuntamento di piacere ma anche «un’urgenza nel tempo in cui le statistiche sulle competenze di lettura indicano gli studenti italiani in difficoltà nella comprensione di un testo scritto», si legge nella nota di presentazione, che continua: «La qualità della lettura è indice della qualità del pensiero perché leggere in profondità alimenta processi cognitivi quali il pensiero critico, la riflessione personale, l’immaginazione, l’empatia, finanche (perché no?) l’intuizione. I futuri adulti potrebbero non disporre degli strumenti fondamentali per prendere decisioni consapevoli, rimanendo oltretutto esclusi dal godimento della narrazione. Saranno condannati a perdersi “il bello”?».

Oggi più che mai – scrivono gli organizzatori – «i classici possono rappresentare manuali di sopravvivenza capaci di fornire le conoscenze basilari per le necessità particolari del XXI secolo».

La prestigiosa rassegna, giunta alla XIII edizione, sarà inaugurata venerdì 28 febbraio dal filosofo Carlo Sini con Se questo è un uomo di Primo Levi. Reduce da Auschwitz, l’autore pubblicò l’opera nel 1947, l’editore Einaudi la accolse nella collana “Saggi” nel 1958 e da allora, tradotta in tutto il mondo, viene continuamente ristampata. Libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, Se questo è un uomo è un capolavoro letterario di misura e compostezza già classiche. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, l’opera è un’analisi fondamentale dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio. Al centro il tema della necessità della memoria, perché “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Bisogno di conoscenza che non scade ma si riaccende sempre di nuovo, ieri, oggi e domani, se ognuno di noi è ancora uomo.

Martedì 3 marzo lo storico Franco Cardini si misurerà con un classico per eccellenza: l’Eneide di Virgilio. Le peripezie che portarono Enea a toccare molte sponde del Mediterraneo, fino ad approdare in Italia, spinsero T.S.Eliot a definire l’Eneide un classico di tutta l’Europa. Infatti la fuga di un piccolo gruppo di Troiani verso una nuova terra incontrò un nuovo futuro destinato a segnare per sempre la storia del paese raggiunto e dell’Europa intera. “Canto l’eroe che profugo da Troia venne in Italia … sballottato per terra e per mare … molto soffrì.” Sono tanti gli Enea contemporanei che fuggono un mondo, il loro mondo, alla ricerca della felicità o solo di una vita dignitosa.

Venerdì 13 marzo il debutto di una voce nuova per Misano: il filosofo Erasmo Silvio Storace con: Ecce homo. Come si diventa ciò che si è di Friedrich Nietzsche. I mesi tra il 1888 e il 1889 costituiscono per Nietzsche quel punto di non ritorno varcato il quale egli cadrà nelle tenebre della follia. In questi mesi il filosofo consegna ai posteri alcuni dei suoi scritti più pregnanti, lucidamente folli e follemente lucidi, tramite i quali intende “presentarsi all’umanità”. Ecce homo, la sua autobiografia, è in questo senso un capolavoro in cui troviamo la summa del suo pensiero che fa i conti, una volta per tutte, con il cristianesimo e con l’ateismo, nonché con la necessità di riabilitare la corporeità rispetto alla dimensione meramente spirituale. In queste pagine egli prevede “una crisi come mai ve ne furono sulla terra”, per affrontare la quale bisogna “essere dinamite” e “divenire ciò che si è”. Lavorare su questo testo, a distanza di oltre un secolo, significa tornare a interrogarsi sulle radici dell’uomo.

L’Amleto di Shakespeare sarà di scena venerdì 20 marzo con il filosofo-jazzista Massimo Donà. Composta tra il 1600 e il 1602, Amleto è forse l’opera più nota di Shakespeare e della storia del teatro intero. La “maschera Amleto”, dietro la quale si cela il volto dell’autore stesso, percorre l’intero itinerario teatrale del bardo e ha messo a dura prova l’ingegno dei critici più illustri: Goethe vi ha visto il prototipo dell’eroe romantico, sensibile e tormentato; Eliot un uomo dominato da emozioni inesprimibili; Coleridge un individuo incapace di agire, bloccato da un’eccessiva attività del pensiero e dell’immaginazione, costretto dalla situazione a contravvenire alla propria natura. Certo è che la forza del personaggio – e dell’opera – sta proprio in questo suo essere così ricco di sfumature, sfuggente e complesso, saldamente ancorato nel suo tempo eppure capace di far risuonare le corde più profonde del lettore e dello spettatore di ogni epoca.

Venerdì 27 marzo un’altra voce nuova: la filosofa Maria Michela Sassi si misurerà con la figura mitologica di Medea, resa celebre dall’omonima tragedia di Euripide. La vicenda della principessa della Colchide, assassina dei propri figli per vendetta nei confronti dello sposo che l’ha abbandonata, è fra le più inquietanti che la tradizione dei miti greci ci abbia consegnato. Alla potente rappresentazione di Euripide, andata in scena ad Atene nel 431 a. C., sarà dedicata un’analisi volta a districare le contraddittorie emozioni che costituiscono una vera e propria sindrome emotiva, nell’intreccio fra amore e odio per l’amante traditore, umiliazione e ira, piacere nella vendetta e disperato dolore di fronte a un futuro senza figli. Non mancheranno riferimenti a due importanti versioni cinematografiche: la Medea di Pasolini, più nota, e la meno nota ma altrettanto impressionante Medea di Lars von Trier.

Venerdì 3 aprile Silvano Petrosino si cimenterà con Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline. «Céline è stato creato da Dio per dare scandalo» scrisse Bernanos riferendosi all’opera. Questo scandalo è quello della vita stessa, non la «nuda vita» studiata dal biologo o dal naturalista ma la vita «vestita» dal particolare modo d’esistere dell’uomo che, pur essendo un vivente, non si riduce mai nell’essere un semplice vivente. Il vissuto del soggetto umano è infatti sempre abitato da fantasmi, allucinazioni, paure, deliri, sensi di colpe e miserie, e la scrittura di Céline fa di tutto per non tradire il senso di questa «aggrovigliata trama dell’umana esperienza» (Cassirer). Lo scrittore francese è stato «un distruttore formidabile di stupidità, d’inutilità, di vuoto stilistico, un vendicatore furioso della parola, un autentico e veridico oracolo» (Ceronetti) e Viaggio al termine della notte rappresenta uno dei vertici più alti della furia celiniana.

Venerdì 10 aprile Marco Guzzi parlerà di Friedrich Hölderlin: la scelta di Cristo. L’esperienza poetica ed umana di Hölderlin può essere di grande aiuto per comprendere le sfide spirituali che l’Occidente globalizzato, e quindi ognuno di noi, deve affrontare. Nei pochi anni della sua vita consapevole, infatti, che fu interrotta da un stato di follia lungo e penoso, il grande ispiratore del pensiero di Heidegger, ha attraversato diverse fasi: dal rifiuto di un cristianesimo inaridito alla ricerca ad Oriente, in Grecia, della vitalità perduta e dell’entusiasmo, dal rivolgimento nazionale, e cioè dal ritorno verso la Germania, che proiettò verso il futuro quel rinnovamento che prima aveva cercato indietro, verso le origini greche della nostra civiltà, fino al confronto inedito col mistero di Cristo. Anche noi, in modi vari e diversi, ci troviamo di fronte a tutte queste alternative mentre la storia del pianeta oscilla sul baratro di un possibile annientamento. Ora più che mai perciò la scelta del nostro destino risulta inderogabile e pressante, e, come ci insegna Hölderlin, la cosa più difficile è ritrovare ciò che ci è più proprio nella piena libertà dell’età adulta.

Chiuderà giovedì 16 aprile Nuccio Ordine proponendo “Il candelaio: vita e teatro in Giordano Bruno”. Con Il Candelaio, Giordano Bruno (1548-1600) inaugura la «Nolana filosofia»: una vera e propria ouverture in cui è possibile ritrovare i grandi temi del suo pensiero che saranno poi ripresi e sviluppati nei sei movimenti dei dialoghi successivi. Qui – in chiave comica ed oscena – il grande filosofo ci parla della dialettica tra realtà e apparenza, della fortuna, della dissimulazione, della religione, dell’onore e delle corna. Riprendendo la concezione del ridicolo esposta da Socrate nel Filebo di Platone, Bruno mostra l’impossibilità di separare – nella scena teatrale e nella scena della vita – commedia e tragedia, riso e pianto, comico e serio.

Tutti gli incontri si terranno presso il Cinema Teatro Astra di Misano Adriatico con inizio alle ore 21.

L’ingresso è libero sino ad esaurimento posti, non è prevista prenotazione. Info: 0541618484; biblioteca@comune.misano-adriatico.rn.it; www.misano.org

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