Raffaelli, l’editore che da Rimini continua a pubblicare poesia

Nato nel 1992, ha più di settecento titoli in un catalogo che comprende anche narrativa, saggistica, teatro, una rivista on line e un progetto in “progress” di biblioteca dei classici on line

Raffaelli

L’editore Walter Raffaelli

Tutti abbiamo scritto almeno una poesia. Non intendo solo per compito scolastico, intendo proprio come opera necessaria, scaturita da un momento intenso che poteva essere detto solo attraverso quella forma sacra e imperscrutabile che è il dettato poetico. Eppure, quanti hanno comprato, anche tra i lettori forti, un libro di poesia?
I dati parlano chiaro: lo scaffale di poesia piange. Eppure c’è chi, malgrado il cronico destino del poverello dei librai, continua a produrre ottimi libri poetici. E non a caso ha sede a Rimini.

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Johan Andreas dèr Mouw (Adwaita)

Raffaelli editore pubblica libri dal 1992, e dopo 27 anni continua a tenere la poesia come asse trainante della propria produzione. Fondata da Walter Raffaelli, ha all’attivo più di 700 titoli in un catalogo che comprende anche narrativa, saggistica, teatro, una rivista online e anche un interessante progetto “in progress” di biblioteca dei classici digitale in abbonamento. È una “Sorta di felicità” per utilizzare il titolo di una delle ultime raccolte pubblicate, quella di Marina Giovannelli: «convoco i fantasmi/ li convinco a narrarmi/ segreti» scrive l’autrice, originaria di Udine e autrice tra le altre cose di un bel lavoro di letteratura comparata e studi sociali sulle sorelle, un saggio necessario che rimette una delle parole più rimosse e scomode della presenza delle donne. “sorellanza”.

E i fantasmi convocati dall’editore Raffaelli sono tanti e interessanti: dai classici della letteratura novecentesca, che occupano largo spazio nella biblioteca digitale, a classici a noi ignoti di altre latitudini. Come ad esempio Johan Andreas dèr Mouw, astronomo e filosofo olandese, conosciuto con lo pseudonimo Adwaita (in sanscrito: non duale) che verso la fine della vita aveva scoperto la rivelazione del sonetto. Tradotto per la prima volta in italiano, Servo Brahma costituì un piccolo scandalo che ancora riecheggia nella tollerante terra dei Paesi Bassi e che potete godervi nella collana Lyra Neerlandica, rigorosamente con testo a fronte.

La passione per il sapore della lingua, per l’importanza del tradimento della traduzione, è confermata anche dal saggio Tradurre L’infinito di Leopardi: un compito infinito di Susan Stewart. Poeta vincitrice di molti premi prestigiosi negli Usa, ha sempre affiancato l’attività di traghettatrice del senso, traducendo ad esempio anche Alda Merini in inglese. È inoltre Chancellor of the Academy of Poets and MacArthur Fellow, e affianca l’attività di docente in qualità Avalon Foundation Professor alla Princeton University. Riporto questi aspetti biografici non per elencare titoli accademici, ma per render conto dell’importanza di un testo saggistico di questo genere che è editato anche in lingua originale.
È di fatto un esempio di testo che può essere letto e usato con molte funzioni: come manuale o testo di studio per i traduttori, come saggio sulla difficile e infinita arte di reinventare una lingua o come bell’esempio di riflessione obliqua sul poeta di Recanati. Il tutto con lingua poetica.

E la poesia torna anche nel romanzo Io non sono Clizia di Valeria Traversi, visto che al centro di questa indagine romanzata e al confine tra la ricostruzione storico letteraria e la fiction c’è la relazione tra Irma Brandeis (Clizia) e Eugenio Montale (Arsenio). Arricchito di un’interessante bibliografia finale e basato sull’epistolario della coppia che coppia mai non fu se non nei versi, l’ultima opera narrativa edita da Raffaelli ricorda per certi versi La scienza degli addii di Elisabetta Rasy, dedicata alla coppia Nadezda e Osip Mandelstam, in cui l’amore tra due esseri vissuti e terreni diviene concime per la poesia, che forse così terrena non è: «Esiste qualcosa che va oltre il contingente, oltre gli accadimenti tangibili; per alcuni è Dio, per altri il destino, per i poeti la Poesia».

Dalla fiction con base documentaria, al racconto autobiografico che diventa anche non fiction letteraria il salto è breve: ecco allora anche Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei dello scrittore di Riccione Rodolfo Francesconi, di cui Raffaelli ha pubblicato numerosi titoli. Un racconto autobiografico o meglio un ritratto in parole in cui sono chiamati i libri amati a fare da specchio parlante. Ogni capitolo è introdotto da uno psicanalista, e forse molti lettori vorranno sapere se un pezzo di sé è contenuto in qualche lettura. Perchè più che quel mangiamo, siamo quel che leggiamo. Anche se non è chiaro quanto la lettura influisca sulle scelte e quanto le scelte sulla lettura.
Uno studio della University of Oklahoma di qualche anno fa in parte dava ragione a questa opinione consolidata tra i voraci lettori: pare che gli appassionati di fantascienza, fantasy e narrativa letteraria tendono ad avere un approccio etico più libero e aperto, mentre gli amanti di romanzi rosa, gialli e crime fiction sarebbero più assolutisti in termini di definizione di bene e di male. La possibilità di immaginare alternative morali sembra più probabile tra chi ama gli elfi o la narrativa classica, mentre i lettori di genere vedono il bianco e il nero.
Anche se François Mauriac glossava la citazione spesso attribuita ad Heidegger sull’identità tra lettura e chi siamo, aggiungendo che sì, poteva essere abbastanza vero… però quello che conta di più è quello che leggiamo più di una volta. E cosa si presta ad essere letto e riletto più di una volta se non la poesia?

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