Tra grottesco e realismo, le tavole di Davide Reviati per il suo nuovo graphic novel

In mostra i lavori del noto fumettista ravennate, che il 16 giugno sarà alla Classense per presentare il volume Chickamauga

FRONTE 2Domenica 16 giugno, in occasione dell’ultimo giorno della mostra, Davide Reviati sarà presente per incontrare il pubblico e autografare le prime copie del suo nuovo lavoro, il prezioso libro in serigrafia “Chickamauga”, pubblicato da Else Edizioni.

Nell’attesa della pubblicazione, abbiamo avuto a disposizione un piccolo catalogo della mostra curata da Paolo Trioschi e Massimo Marcucci, che oltre alle immagini dell’autore raccoglie i testi di presentazione di Goffredo Fofi e Walter Pretolani insieme a una breve analisi di Giovanni Russo, dedicata a Morti di sonno e Sputa tre volte, le opere precedenti che hanno reso celebre Reviati. Alcune delle tavole di queste due graphic novel sono esposte insieme alle nuove, rendendo chiara la virata imposta dall’autore al proprio lavoro.

La prima differenza riguarda la storia narrata: abbandonate le storie dei suoi ragazzi in bilico fra giochi, desideri e dura realtà, tralasciata la tipologia di narrazione di Dimenticare Tiananmen – sospesa fra memorie personali e dimensione della grande storia -, la nuova opera si ispira a un breve testo narrativo dello statunitense Ambrose Bierce, vissuto fra il 1842 e il 1914, i cui racconti sono stati pubblicati poco più di una decina di anni fa da Fanucci. La storia di Bierce è esemplare per comprenderne stile e contenuti: a 19 anni si arruolò come volontario nell’esercito nordista e partecipò senza quasi interruzione ai quattro anni della guerra civile, fino alla sua conclusione nel 1865. Trasferitosi poi a San Francisco, iniziò la carriera di giornalista avviando la pubblicazione di racconti che si caratterizzano per uno stile macabro e cinico. La durezza e la dimensione sarcastica, che gli valsero il titolo di “The Bitter”, non sono le uniche corde stilistiche di Bierce ma indubbiamente esiste una relazione fra l’aura amara delle sue narrazioni, poco inclini ad assolvere il genere umano, e la partecipazione in prima linea alla guerra civile. Lo scrittore partecipò infatti ad alcune fra gli scontri più tragici di quel conflitto, come Shiloh e Missionary Ridge, dove fu testimone diretto di eventi terribili. Il peggio lo aspettava però a Chickamauga, una località che secondo alcuni in lingua Cherokee significherebbe “fiume di sangue”. Considerata la battaglia più sanguinosa della guerra civile dopo quella di Gettysburg, questa battaglia e i suoi 16mila caduti risultarono indelebili alla memoria di Bierce che tornò a parlarne in un breve saggio autobiografico e nel racconto fantastico su cui ha lavorato Reviati. Seguendo le tavole in mostra, si segue il racconto che ha per protagonista un ragazzino, figlio di contadini, che gioca in solitudine nei boschi e che a causa dello spavento per un animale, per il lettore un semplice coniglio – perde l’orientamento e vaga fra i boschi, fino ad addormentarsi per lo sfinimento. Al risveglio una strana nebbia è teatro per altri incontri di animali e di strani uomini: il bambino si ritrova fra i due eserciti, in quella no man’s land in cui numerosi feriti arrancano a carponi mentre altri muoiono fra gli spasmi. In una sorta di scambio surreale, al bambino i volti dei soldati appaiono quelli di pagliacci tinti di rosso, le loro lacrime gli ricordano i compagni di gioco. Il protagonista dà quindi inizio a una recita grottesca, cavalcando i moribondi per gioco e guidando con la spada di legno immaginari plotoni di soldati. Finzione e realtà, registro grottesco e narrazione realistica si mescolano continuamente capovolgendo i motivi dell’orrore: solo il ritorno a casa pone fine agli slittamenti di senso, trasformando il bambino da attore inconsapevole di un ruolo caricaturale nell’ennesima vittima della carneficina. Si tratta di una sfida con un testo dai registri molteplici che – a giudicare dalle tavole in mostra – Reviati riesce ad assolvere con grande sensibilità. La sua dimestichezza col mondo interiore e fantastico di protagonisti di questa fascia d’età conferma l’interpretazione di un mondo rarefatto e poetico: l’atmosfera è sempre sospesa, la dimensione credibile e priva di suoni, come deve essere per fedeltà al racconto. Il grottesco non è forse fra le caratteristiche usuali del disegnatore ma credo che la lettura continuativa delle tavole, una volta pubblicate, possa restituire anche questa dimensione del racconto di Bierce.

Oltre alla differenza di ispirazione, va segnalata una scelta stilistica del tutto innovativa da parte dell’autore: dal segno più sintetico e contrastato dei lavori precedenti, le nuove tavole sono passate a uno stile più pittorico e sbavato, che ricorda per gli effetti quello di Stefano Ricci, un altro grande disegnatore contemporaneo. Le immagini di Reviati risultano più incisive mentre la gamma cromatica rimane chiusa fra il bianco e nero – con tutte le gradazioni intermedie – e il rosso, restituendo un potente effetto visionario che ben si adatta alle tinte restituite dal racconto di Bierce.

La mostra, visitabile fino a domenica 16 giugno, osserva i seguenti orari: feriali e domenica: 15.30 -18.30. L’ingresso è libero.

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